Alcune regole scolastiche giapponesi violano i diritti umani?
Un gruppo di avvocati di Fukuoka riporta alla luce un annoso problema
di Hachi194
Ne avevamo già parlato più di un anno fa: grazie ad un sondaggio condotto da NPO Burakku Kosoku wo Nakuso! che si occupa proprio di monitorare le condizioni degli studenti, si era scoperto che due terzi degli studenti delle scuole medie e la metà di quelli delle scuole superiori aveva sperimentato una qualche regola scolastica al limite dell'assurdo, che partiva dal tipo di acconciatura per passare al colore dei capelli fino ad arrivare a quello della biancheria intima!
Tali regole sono note come kōsoku e si riferiscono tipicamente a codici di condotta interni che ogni scuola media e superiore impone ai suoi alunni. Esse nacquero in Giappone nei primi anni '80 per cercare di porre un freno al drastico aumento di delinquenza giovanile e di violenza contro gli insegnanti che il paese si trovò a dover affrontare. Le autorità scolastiche decisero di irrigidire le regole di comportamento a scuola nel tentativo di frenare i comportamenti turbolenti.
A riportare alla luce l'argomento ci ha pensato la Fukuoka Bar Association, cioè l'Ordine degli Avvocati della città. Da una loro indagine pubblicata il 22 dicembre è emerso che più dell'80% delle scuole medie inferiori municipali di questa città del sud-ovest del Giappone ha regole sul colore della biancheria intima degli studenti e che la maggioranza di esse ha anche regole relative a capelli e sopracciglia.
Il gruppo di avvocati ha affermato inoltre che in alcuni casi le misure disciplinari adottate per punire gli studenti che avevano violato queste regole potrebbero essere definite come "violazioni dei diritti umani". Nel loro rapporto hanno scritto che gli alunni, allineati in fila nel corridoio, erano stati costretti a togliersi la maglietta per far controllare il colore della biancheria intima e a toglierla immediatamente se non conforme oppure a lavarsi i capelli per eliminare l'eventuale tinta, sempre mentre erano a scuola.
L'Ordine degli avvocati di Fukuoka ha iniziato questa indagine in seguito ad una richiesta di libertà di informazione al governo municipale di Fukuoka, in cui si chiedevano dettagli su tutte le regole delle sue scuole medie.
Inoltre ha anche intervistato un certo numero di studenti e personale docente per conoscere le loro esperienze e capire se ci fossero altre regole non descritte nei manuali della scuola o in altri documenti.
Tra quelle ufficiali stilate nei regolamenti delle 69 scuole, in 62 sono presenti vademecum sullo stile e la lunghezza delle acconciature (è vietato ad esempio avere i capelli corti ai lati della testa e lunghi nella parte superiore), 58 hanno regole sul colore dei capelli, 57 sul colore della biancheria intima indossata (nella maggior parte dei casi deve essere bianca) e 56 sulla forma e sul colore delle sopracciglia.
Tami Sagawa, avvocato e membro dell'Associazione forense di Fukuoka, ha dichiarato: "Anche se gli studenti possono avere dubbi sulle regole della scuola, non possono opporsi per cambiare le cose perché gli insegnanti li scoraggiano dicendo che questo andrà ad influire pesantemente sul giudizio finale del loro percorso di studi".
Il Consiglio municipale per l'educazione di Fukuoka ha commentato: "Stiamo consigliando a ciascuna scuola di rivedere regole irragionevoli e irrazionali. Se ce ne fossero alcune che costituiscono violazioni dei diritti umani, solleciteremo le scuole a cambiarle".
Non è la prima volta che l'argomento viene affrontato pubblicamente: già un anno fa il consiglio di amministrazione della prefettura di Gifu aveva eseguito una revisione approfondita delle regole nelle sue scuole superiori. Dall'indagine condotta era emerso che oltre il 90% delle sue 61 scuole superiori a tempo pieno aveva regole così severe da rischiare di compromettere i diritti umani degli studenti.
I kōsoku includevano che la biancheria intima delle ragazze dovesse essere bianca, che gli studenti dovessero informare le scuole in anticipo sui loro viaggi personali che prevedessero lunghe distanze e che gli studenti dovessero chiedere il permesso agli insegnanti per partecipare a qualsiasi assemblea al di fuori dell'orario scolastico. Si noti bene che con il termine "assemblea" erano incluse anche le manifestazioni politiche, sebbene pochi lo affermassero esplicitamente.
il funzionario del comitato educativo Masayuki Ishigami ha ritenuto necessario rivedere quelle regole scolastiche che riguardano i diritti umani degli studenti: "Ad esempio, gli insegnanti che cercano di controllare il colore della biancheria intima indossata dalle ragazze può essere vista come una violazione dei diritti umani" ha dichiarato Ishigami.
I riflettori si sono accesi sulla tradizione del kōsoku quando nel 2017 una ragazza di 18 anni ha citato in giudizio la Prefettura di Osaka per danni dopo essere stata ripetutamente costretta dai suoi insegnanti a tingere di nero i suoi capelli naturalmente castani, perché la scuola non ammetteva colori diversi.
Queste regole eccessivamente restrittive sono ora comunemente chiamate "black kōsoku". Ad agosto del 2019, un gruppo di attivisti ha presentato al ministero dell'istruzione una petizione online firmata da oltre 60.000 persone, sollecitando un'azione immediata. Anche la Prefettura di Osaka nello stesso periodo ha preso provvedimenti per affrontare la questione, ordinando a tutte le sue scuole superiori di rivedere i loro regolamenti. Circa il 40% delle 135 scuole superiori a tempo pieno ha apportato modifiche.
Ma nonostante ciò, i progressi vanno ad un ritmo lentissimo perché molti insegnanti apprezzano ancora i kōsoku come forma di istruzione.
Ryo Uchida, professore associato dell'Università di Nagoya che ha scritto diversi libri sull'argomento, ha dichiarato: "Il principale obiettivo degli insegnanti giapponesi è mantenere le loro classi il più ordinate possibile e senza incidenti e il sistema più comune per raggiungere questo obiettivo è limitare la libertà degli studenti. Sembra quasi che le scuole siano un territorio a se stante, dove anche le regole più assurde, come il divieto per gli studenti di indossare sciarpe e collant anche in inverno, sono giustificate con il pretesto di stroncare la delinquenza sul nascere.
Secondo questo ragionamento, uno studente che indossa un accessorio alla moda oltre alla divisa, potrebbe incoraggiare altri studenti a fare altrettanto portando ad un disordine generalizzato. Ma negare agli studenti di indossare qualcosa a causa del freddo come potrebbe contribuire a promuovere la loro indipendenza e auto-iniziativa?"
Fonti consultate:
Mainichi
TheJapanTimes