Hayao Miyazaki fa 80 anni: Curiosità sul regista premio Oscar

Per il compleanno del maestro riportiamo qualche simpatico aneddoto

di Slanzard

Nato a Tokyo il 5 gennaio 1941, Hayao Miyazaki visse un'infanzia relativamente tranquilla e felice grazie al padre che, producendo componenti per aerei da guerra, potè garantire alla propria famiglia un benessere economico durante la seconda guerra mondiale e il successivo dopoguerra. Il lavoro del padre fece nascere nel figlio una grande passione per il volo e gli aerei, amore che sarebbe durato per tutta la vita e avrebbe influenzato molte delle sue future opere. Altra sua grande passione era il disegno, in cui scoprì di avere molto talento.
Terminati gli studi universitari, Miyazaki si unì a Toei Doga, debuttando nel 1963 come intercalare in Wan wan chuushingura. Dopo una breve gavetta come intercalatore in opere come Ookami shonen ken e Gulliver no uchu ryoko arrivò per Miyazaki il salto di qualità con la promozione alle animazioni chiave in Shonen ninja kaze no Fujimaru e Hustle Punch. Negli anni successivi Miyazaki divenne uno degli animatori principali in forza a Toei, formando un forte sodalizio col mentore più anziano Yasuo Otsuka e coi compagni Isao Takahata e Yoichi Kotabe, con cui avrebbe in futuro collaborato con incredibili risultati; fu anche un periodo che lo vide molto impegnato in battaglie sindacali coi vertici aziendali Toei.
E poi arrivò Hols... Il principe del Sole – La grande avventura di Hols, il primo capolavoro di Isao Takahata che è oggi ritenuto il film che ha cambiato per sempre l'animazione giapponese espandendone i limiti artistici e narrativi fino a livelli prima impensabili. Ma all'epoca nessuno (ad eccezione del veterano Yasuji Mori) riusciva a capire cosa Takahata stesse facendo, cosa volesse raccontare con quell'opera e la complessa caratterizzazione psicologica di Hilda era per tutti un mistero. E se per Otsuka questo portò alla consapevolezza di non possedere l'abilità necessaria per fare il regista, per Miyazaki segno l'inizio di un periodo di “apprendistato” accanto a Takahata, così da assorbire parte delle sue capacità e del suo approccio intellettuale all'animazione.
 

Sempre più insoddisfatti dell'ambiente lavorativo e delle opere a cui erano costretti a lavorare, Miyazaki e Takahata abbandonarono Toei a inizio degli anni '70 per andare in aiuto di Otsuka che stava faticando nel trasporre in una serie televisiva il celebre manga Lupin III. Miyazaki ebbe così la possibilità di debuttare alla regia di alcuni episodi della prima serie di Lupin III in collaborazione con Takahata. L'anno dopo fu la volta della sua prima regia completamente in solitaria, sebbene si trattasse solamente dell'episodio pilota di pochi minuti di una serie mai realizzata tratta da un manga di Tetsuya Chiba. Seguirono alcuni anni particolarmente significativi alla Zuiyo prima e Nippon Animation poi, in cui Miyazaki collaborò tra le altre cose alla trilogia meisaku di Takahata (Heidi, Marco e Anna dai capelli rossi) per infine compiere il definitivo salto di qualità con la regia di un'intera serie televisiva: Conan, il ragazzo del futuro.
Otsuka, a cui Miyazaki aveva chiesto aiuto per dirigere le animazioni della serie, notò un forte cambiamento nel suo vecchio allievo con cui non collaborava dai tempi di Lupin IIIMiyazaki aveva accumulato un'incredibile esperienza, era diventato non solo un animatore completo ma realizzava anche i layout di base e persino le singole espressioni dei personaggi e aveva pienamente compreso come i personaggi dovessero muoversi e la gestione delle scene. Aveva inoltre appreso da Takahata l'importanza di inserire un messaggio sociale attorno a cui far ruotare le proprie opere. Per Otsuka era come se una persona normale si fosse trasformata in Hulk, sembrava di lavorare con un mago dell'animazione. Miyazaki ora non aveva più bisogno di lavorare sotto Takahata, aveva ottenuto le capacità e la sicurezza per farcela da solo, per proseguire con le proprie forze.
L'anno successivo, il 1979, Tokyo Movie Shinsha affidò a Otsuka la regia del secondo film dedicato a Lupin III, che tuttavia rifiutò consigliando Miyazaki per il ruolo. Inizialmente titubante, Miyazaki infine accettò di dirigere il suo primo lungometraggio cinematografico, il primo di una lunga e fortunata serie: Lupin III - Il castello di Cagliostro.
Otsuka tuttavia non lasciò da solo il suo vecchio allievo in questo compito così delicato, ma si occupò, come già fatto per Conan, della direzione delle animazioni e assistette il regista anche nel Character Design. Miyazaki non si limitò alla sola regia, realizzando personalmente il soggetto, la sceneggiatura e gli storyboard, seguendo quindi tutte le fasi principali dello sviluppo narrativo dell'opera.
Inizialmente il film non ebbe molto successo, ottenendo risultati inferiori al predecessore, ma conquistò con le repliche e il passaparola successivo grande notorietà e molto apprezzamento. Le numerose trasmissioni televisive ottennero buoni ascolti (in alcuni casi superiori al 20% di share) e il film vinse anche diversi premi, conquistando specialmente gli amanti dell'animazione.
Quello fu solo l'inizio di un'incredibile carriera come regista cinematografico che l'avrebbe portato ai vertici dell'animazione giapponese e a conquistare i più prestigiosi premi internazionali.
 
I premi di Hayao Miyazaki

La waifu che rapì il cuore del giovane Miyazaki


Durante l'ultimo anno delle superiori, mentre era occupato con lo studio per gli esami di ammissione all'università, Miyazaki era intenzionato a diventare un fumettista e, per senso di ribellione verso il suo esser sempre stato un "bravo bambino", aveva iniziato a disegnare gekiga cupi e drammatici. Proprio in quel periodo uscì La leggenda del serpente bianco, primo lungometraggio animato giapponese a colori e manifesto della neonata Toei doga. La visione folgorò completamente il giovane Miyazaki, commosso fin nel profondo dell'animo tanto da passare tutta la sera a piangere rannicchiato sotto il kotatsu. Miyazaki si rese conto di essere in realtà innamorato del mondo puro e sincero di quel film, decidendo di diventare un animatore e creare opere rivolte ai bambini. A colpirlo particolarmente, tuttavia, non fu solo il film, ma anche la protagonista femminile Bai Niang; si innamorò della sua dedizione e della sua serietà, non riuscendo a smettere di pensare continuamente a lei e facendola diventare una fidanzata surrogata in un momento in cui non ne aveva una vera. Miyazaki andò a rivedere il film numerose volte.
 

L'addio a Tezuka


La realtà è che sono stato enormente influenzato da Osamu Tezuka. Durante le elementari e le medie i suoi manga erano i miei preferiti, amavo la tragicità di Rock e Atom. Poi, compiuti 18 anni e deciso di iniziare a disegnare i miei manga, scoprii che avrei dovuto faticare per rimuovere l'influenza di Tezuka che si era diffusa in profondità dentro di me. Fu un enorme problema. Non avevo mai desiderato imitare Tezuka e non avevo alcuna percezione delle similitudini tra i nostri stili, eppure tutti continuavano a ripetere che i miei disegni erano simili ai suoi. Era una cosa profondamente umiliante. Sono conscio che alcuni dicano che bisogna iniziare a disegnare manga imitando altri, ma ho sempre pensato che quello fosse un approccio sbagliato. Quando finalmente fui costretto ad ammettere che il mio stile era simile a quello di Tezuka, presi tutti i disegni che avevo accumulato negli armadi e li bruciai tutti. Decisi di ripartire dalle basi del disegno, ma non fu comunque facile liberarmi dall'influenza di Tezuka. Ciò divenne possibile quando iniziai a lavorare come animatore per Toei.

Un allievo problematico


Difficilmente potreste considerarmi uno dei migliori apprendisti di Yasuji Mori. Anche da neoassunto, ero conflittuale, impudente e insolente. Consideravo il suo stile vecchio e passato di moda. Stranamente, nonostante tutto, Mori riusciva sempre a comprendere bene noi giovani animatori ed era sempre supportivo quando cercavamo di realizzare qualcosa di nuovo. Che attitudine imbarazzante ed egoista che avevo!
Mori mi assecondò sempre, approvando qualsiasi cosa e dicendomi di fare come preferivo. Fu solo durante la proiezione di Hols che compresi la reale forza di Mori. Nel tumulto della realizzazione del film non avevo la minima idea del lavoro che stava facendo Mori. Le lacrime scesero dai miei occhi. Non era perchè un progetto durato tre anni si era concluso, ma perchè non riuscivo a smettere di piangere vedendo la figura di Hilda disegnata da Mori. Pensavo di aver messo tutto il mio impegno nel film, ma mi resi conto che il mio lavoro era servito solamente a creare un contenitore. Era stato Mori a mettere l'anima al suo interno.

 
 

Riportare in vita lo spirito dei vecchi film animati


Porco Rosso è realizzato per essere un lavoro con cui gli uomini d'affari esausti per i voli internazionali possano divertirsi anche nel caso la loro mente si sia istupidita per la mancanza d'ossigeno. Dev'essere un'opera che possa divertire anche ragazzi e ragazze, così come gli anziani, ma non dobbiamo mai dimenticare che per prima cosa è un film animato per stanchi uomini di mezza età le cui cellule cerebrali sono diventate tofu.
Porco Rosso è divertente e ottimista, ma senza essere una festa esagerata.
È dinamico ma non distruttivo.
Abbonda d'amore ma è privo di lussuria.
La storia è colma di libertà e orgoglio, è semplice e priva di artifici e le motivazioni dei personaggi sono rappresentata con la massima chiarezza.
Nel film che faremo i personaggi maschili sono sempre ottimisti e pieni di vita, le donne affascinanti e tutti si godono la vita; il mondo in cui abitano è sempre allegro e meraviglioso.

 

Sequel? No, grazie!


Per quanto riguarda i nostri progetti, una delle linee guida è di non fare seguiti di film che siano diventati grandi successi. Solitamente le persone cercano di proseguire nella direzione in cui hanno avuto successo, ma noi abbiamo volontariamente evitato di agire in questo modo, non abbiamo mai scelto la via più semplice.


Il discorso per l'Oscar


Il mondo sta attualmente attraversando una situazione davvero sfortunata, e sono pertanto dispiaciuto di non poter gioire al meglio per questo premio. Tuttavia, sono profondamente grato a tutti i miei amici per lo sforzo che hanno compiuto in modo che La città incantata potesse venire mostrato in America, ed anche a tutti quelli che hanno un'opinione così alta del mio film.

Il discorso per l'Oscar di Hayao Miyazaki

Un padre assente


Sono raramente a casa. Ieri sono tornato all'1.30 di notte, l'altro ieri all'1. Non è che esca per andare in giro, sono un padre che lavora troppo duramente e che torna a casa tardi per sei giorni a settimana. Mentre faccio colazione mi ripeto più volte che è ora di andare, e i rari giorni liberi principalmente dormo.
Non ero così pessimo quando ero un normale dipendente di una compagnia. Ma quando ho iniziato a produrre i miei film, vent'anni fa, questa scaletta è diventata uno stile di vita. L'animazione non è un'attività che finisce quando una certa quantità di lavoro è stata realizzata, ma prosegue finchè non si è soddisfatti. Questo è il motivo per cui ho lasciato tutte le questioni familiari e la crescita dei figli a mia moglie. Lei era una mia collega alla Toei e per questo comprende il mio lavoro e quanta fatica sia necessaria per completare un progetto. Lei avrebbe desiderato continuare a disegnare, e quando ci eravamo sposati le avevo promesso che entrambi avremmo potuto proseguire le nostre carriere. Fino alla nascita del nostro secondo figlio, ero solito portare il maggiore all'asilo nido e riprenderlo a fine giornata. Ma quando vidi nostro figlio maggiore tornare a casa mezzo addormentato, decisi che era impossibile continuare a lavorare entrambi. Mi sono sempre pentito di aver infranto la promessa, ma da quel momento fui in grado di concentrarmi completamente sul mio lavoro. Senza di me a casa, mia moglie si occupò anche dei lavori che solitamente avrei dovuto fare io. Grazie ai suoi sforzi, ora i nostri figli sono in grado di cavarsela da soli, senza aver bisogno dell'aiuto di nessun altro. Ho cercato di essere un buon padre, ma alla fine non sono stato un buon genitore. Ho cercato di non insistere sullo studio e di non obbligarli a scegliere una strada in particolare, lasciando decidere a loro. Ma dai miei figli ho sentito dire: "Nostro padre non ci puniva con le parole, ci puniva mostrandoci la schiena."


Fonti consultate:

- Starting Point 1979 - 1996
- Turning Point 1997 - 2008
 
Starting Point & Turning Point, di Hayao Miyazaki


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