Shaman King: impressioni sul nuovo anime e la nuova edizione di Star Comics
Gli sciamani di Hiroyuki Takei ritornano in doppia versione
di Kotaro
La primavera del 2021 segna il grande ritorno di Shaman King, la famosa serie di Hiroyuki Takei.
Originariamente pubblicato su Shounen Jump della Shueisha tra il 1998 e il 2004 e poi raccolto in 32 volumi (Star Comics ha pubblicato questa prima edizione tra il 2003 e il 2006), dopo una Perfect Edition in 27 volumi (pubblicata in Italia tra il 2010 e il 2013), il manga torna in Italia nella sua Final Edition di 35 volumi sempre per l'editore di Perugia.
La storia editoriale di Shaman King è decisamente particolare: la prima edizione in 32 volumi presenta un finale raffazzonato ed estremamente deludente, che è stato riaggiustato e migliorato con diversi capitoli per la Perfect Edition. Nel 2017, l'autore passa da Shueisha a Kodansha e quest'ultima ripubblica il manga in una nuova edizione di 35 volumi (i 32 originali più 3 col finale nuovo) chiamata Final Edition, che è recentemente giunta nelle nostre fumetterie.
Shaman King è un manga decisamente particolare e controverso. Un po' per la "leggenda" del suo finale tanto deludente nella prima versione quanto apparentemente (chi scrive ha letto la prima edizione quindi non conosce come si svilupperà il nuovo finale) bello e poetico stando alle parole di chi ha letto la Perfect Edition (di cui vi rimandiamo alla recensione fatta dal nostro staff all'epoca dell'uscita italiana), un po' perché è un'opera decisamente diversa dal classico shounen di lotta ignorante, anche se ne usa tutti gli elementi: un torneo di lotta con partecipanti provienienti da ogni parte del mondo, power up, un gruppo di amici che man mano si forma e via dicendo. I primi due volumetti della Final Edition attualmente usciti in Italia sono ancora introduttivi: una serie di racconti autoconclusivi per presentare i personaggi e le regole del mondo degli sciamani, il modo in cui si legano agli spiriti e come li usano per combattere, la comparsa di un primo avversario (il "Vegeta" di turno) e i primi passi verso il grande torneo che rappresenta il fulcro della serie, sinora soltanto evocato di sfuggita. E' uno Shaman King ancora acerbo, dallo stile di disegno semplice ma particolare, debitore di quello di Nobuhiro Watsuki (autore di Kenshin, samurai vagabondo), di cui l'autore Hiroyuki Takei è stato assistente (e difatti, che cos'è lo spirito che si accompagna a Yoh...?) e molto simile a quello dell'Eiichiro Oda, anch'egli assistente di Watsuki, degli esordi. Anche il tipo di umorismo ricorda quello del primo Eiichiro Oda, così come quello di Tokuhiro Masaya, autore di Jungle no ohja Tar-chan, di cui Oda è stato assistente in un primo periodo: ad esempio, il modo in cui la sciamana Anna comanda a bacchetta il suo fidanzato Yoh e i suoi scatti d'ira incontrollabili di fronte a qualche scemata del partner sono lo stesso tipo di rapporti che legano Nami e Rufy e Jane e Tar-chan.
Tuttavia, già da questi primi volumi si possono notare le particolarità di Shaman King, che lo differenziano da molti suoi colleghi: Yoh vuole sì, letteralmente, diventare il "re degli sciamani", ma è più perché Anna e il nonno lo costringono, non perché sia realmente interessato. Yoh è lontanissimo dal protagonista-tipo degli shounen manga di questo tipo, esaltato coi combattimenti, mangione, urlatore, stupido. E' un ragazzo tranquillo, che vive in un mondo spirituale tutto suo, in simbiosi con la natura e gli spiriti e che vorrebbe starsene in pace ad ascoltare musica reggae, diventare amico di tutti e vivere in tranquillità.
"Chi riesce a vedere gli spiriti non può essere una persona cattiva" ci dice alla sua prima apparizione, e nonostante la storia cercherà di dargli torto in vari modi, Yoh finirà sempre per aver ragione, dimostrandoci che, in realtà, lo scontro tra sciamani è sempre ideologico più che fisico, che ognuno ha le sue ragioni, la sua cultura, il suo credo, il suo modo di vivere e si può essere amici rispettandosi reciprocamente.
La bellezza di Shaman King, che è anche il suo elemento più particolare e di maggior differenza con altri suoi colleghi più famosi, sta appunto qui. Nonostante sia incentrato su un torneo e su una sequela di scontri, pur avendo tutti gli elementi tipici del genere come power up, trasformazioni, valori numerici che indicano la potenza, avremo modo di notare che in realtà tutto questo è soltanto un mezzo per narrare altro, per raccontarci una storia di crescita personale, di legami, valori e scontro tra culture differenti. Più che a Dragon Ball o a One Piece, Shaman King è più vicino a Saint Seiya, altro manga di combattimenti dove ciò che importa non sono i colpi sferrati ma i dialoghi, lo scambio di opinioni, l'interscambio di culture diverse.
Proseguendo nella storia, oltre ad assumere uno stile di disegno più preciso, spigoloso e personale, Shaman King diventerà poi sempre più maturo nelle tematiche, poetico, riflessivo, ricchissimo di elementi culturali provenienti dalle più svariate religioni del mondo, raccontando la crescita dei suoi personaggi, che stringono legami, rivedono le loro posizioni, cambiano la loro visione del mondo, affrontano il loro passato. Alcune parti della storia raggiungeranno elevatissimi livelli di realismo e poesia, merito anche di un cast di personaggi interessanti e ben gestiti e un mix ben riuscito di umorismo, azione e riflessioni. Un manga unico nel suo genere, forse un po' difficile da affrontare per un lettore che vuole soltanto spegnere il cervello e vedere gente che si picchia, ma che saprà dare molto se preso nel modo giusto.
Star Comics propone la Final Edition di Shaman King in una bella edizione di 35 volumi con uscite quindicinali, pagine a colori e una chicca interessante: la "doppia sovraccopertina" che presenta da una parte le storiche illustrazioni di copertina della prima edizione e dall'altra una nuova versione delle stesse ridisegnate con lo stile più recente dell'autore. Il manga è poi stato ritradotto, riveduto e corretto e inoltre i primi due volumi sono stati presentati anche in un pack contenente un set di adesivi in omaggio.
Ora, fatti carico di tutto questo
Chissà che cosa nascerà
Quando la tua forza e il mio cuore si sovrapporranno.
Do you believe in destiny?
[...]
Silenziosamente, lo percepisco.
Un giorno, il mio sogno si avvererà.
La tua decisione, la mia esitazione.
Credi nella via che questo incontro ti mostrerà.
I live with facing my destiny.
Megumi Hayashibara, "Northern Lights" (2002)
Talmente iconiche le interpretazioni dei doppiatori, talmente iconiche le sue sigle ("Northern Lights", la seconda sigla di apertura, nel 2002 ha raggiunto la terza posizione nella classifica di Oricon rimanendovi per nove settimane e rappresenta il maggior successo commerciale della Hayashibara), che Takei si è sempre detto contrario ad un remake animato che adattasse per bene la sua opera, qualora non fosse riuscito ad avere gli stessi doppiatori e la stessa colonna sonora.
Evidentemente, qualcuno è riuscito a convincerlo, dato che proprio da questa primavera, in contemporanea con l'uscita italiana della Final Edition, è trasmesso un remake animato dell'opera prodotto dallo studio Bridge, di cui sono usciti al momento quattro episodi e che è stato acquistato da Netflix per una trasmissione a livello mondiale in un prossimo futuro.
La nuova versione dell'anime, sarà contento l'autore, mantiene tutto il cast storico della serie del 2001 ad eccezione della doppiatrice di Yoh, che prima era Yuko Sato e ora è Yoko Hikasa. Tornano i doppiatori di tutti gli altri personaggi e soprattutto torna Megumi Hayashibara, nuovamente voce di Anna e nuovamente interprete delle sigle, che non sono quelle storiche (ma nulla vieta che non possano tornare in qualche nuova versione successivamente) ma hanno comunque la stessa interprete, in modo simile a quanto successo con Sailor Moon Crystal, dove le sigle sono nuove ma a eseguirle sono vecchie conoscenze della serie storica.
"Soul Salvation", la nuova sigla d'apertura (di cui la casa discografica ha anche lanciato un bel video musicale "a tema"), è decisamente coerente con ciò che Shaman King è stato in passato, sia a livello musicale sia a livello di quanto mostrato nel video della sigla: l'iconografia dell'uccello di luce che solca i cieli tra le montagne, una delle immagini più iconiche delle vecchie sigle, ritorna nuovamente in un modo essenzialmente identico a quanto faceva nel 2001. Un po' deludente, invece, la sigla di chiusura, "Boku no yubisaki", che in realtà sarebbe anche bella se non fosse che la Hayashibara ha modificato la sua voce con uno sgradevole effetto "Hatsune Miku", totalmente innecessario quando sei Megumi Hayashibara e hai di tuo una voce iconica e stupenda, che non necessita affatto di effetti computerizzati o infantilizzazioni.
I quattro episodi sinora trasmessi hanno adattato ben tre volumetti del manga, con un ritmo molto veloce ma non superficiale. Hanno unito fra loro capitoli, tagliato, cucito e spostato piccole scene e tagliato, come era già stato fatto nella vecchia versione e come fatto in passato con serie analoghe come Yu Yu Hakusho, tre quarti del primo volume, che consistevano in episodi autoconclusivi "di prova" ormai non più necessari una volta che hai la visione completa della storia, di ciò che sarà e vuole essere Shaman King. Gli autori hanno infatti subito messo in chiaro che sanno bene dove vogliono andare a parare, introducendo sin da subito una sequenza flashback riguardante il boss finale della serie (che comparirà molto più avanti) e diversi flash relativi al bellissimo "flashback del monte Osore", il passato di Yoh e Anna che rappresenta l'apice emotivo e narrativo della serie ma che è una parte molto avanzata del manga.
Non sappiamo ancora come sarà il viaggio di Yoh e compagni in questa nuova versione animata, ma quello che abbiamo visto sinora è stato decisamente affascinante e ben confezionato, per quanto ancora acerbo. Aspettiamo le fasi più avanzate del torneo, la comparsa di tanti altri bei personaggi che si affiancheranno al protagonista e tanti bei momenti futuri (in primis, il flashback del monte Osore) che sinora non avevamo potuto vedere in forma animata, attendendo con ansia di scoprire quali nuove, mirabolanti tracce ci ha preparato Yuki Hayashi per accompagnarle e se magari a un certo punto si avvererà il nostro sogno di ritrovare "Northern Lights", magari nella splendida versione ballad comparsa in uno dei vecchi drama cd.