Triton: recensione dell'opera "ambientalista" di Osamu Tezuka.
un’altra piccola grande perla inedita del “Dio del manga” Osamu Tezuka in quella splendida collana che è la Osamushi Collection
di Ironic74
E Toriton dal mare
mantello rosso come il sole
che con un magico pugnale
dei prepotenti a caccia va
mantello rosso come il sole
che con un magico pugnale
dei prepotenti a caccia va
Inutile mentire, l’unico ricordo che avevo di questo titolo, prima della lettura del manga, era la bella sigla dei Rocking Horse, che accompagnava il cartone animato (all’epoca li chiamavamo così) in Italia sia come opening che come ending. Edizione nostrana che riuscì a toppare pure il titolo, chiamandolo Toriton, abbaglio preso quasi sicuramente per una mal comprensione della pronuncia del titolo giapponese Umi no Triton) ovvero Tritone del Mare.
Ci pensa J-Pop a sistemare i conti con il giusto nome da dare a questo personaggio, portandoci un’altra piccola grande perla del “Dio del manga” Osamu Tezuka in quella splendida collana che è la Osamushi Collection. Triton è infatti uno shonen manga del Maestro fino ad oggi ancora inedito in Italia anche se datato 1968 con tanto di trasposizione animata (targata Yoshiyuki Tomino) datata 1972 e arrivata, come dicevamo, anche in Italia.
Con il senno di poi devo dire un recupero davvero provvidenziale: Triton è un titolo a cui, sono sincero, mi ero approcciato con un certo scetticismo sul fatto che mi potesse davvero piacere. Questo giudizio frettoloso non era dovuto ovviamente al valore dell’autore in sé, sarebbe folle, ma al fatto che pensavo si trattasse di un'opera dedicata ai ragazzini giapponesi di fine anni 60, avventurosa e magari con fini educativi, ma di lettura semplice per un adulto. Quanto mi sbagliavo!
Soggetto avventuroso, che non tradisce le aspettative di essere una storia semplice e d'effetto ma che si presta ottimamente a esplorare tematiche care a Tezuka (l'amore per la natura e gli animali, il rispetto dell'ecosistema, i danni dell'inquinamento della civiltà umana) in due bei tomoni da quasi 900 pagine totali. L’enorme mole non deve però spaventare il lettore interessato: come dicevamo, la leggerezza della storia e l’azione tipica del manga di quell’epoca, rendono la lettura scorrevole e mai pesante.
I personaggi, in particolar modo i cattivi, sembreranno piuttosto stereotipati e a volte caricaturali, ma sarà tutto funzionale alla storia come il tratto ormai conosciutissimo e molto cartoonesco di Tezuka che, senza esserne coscienti, abbiamo amato da bambini in trasposizioni animate come Kimba e lo stesso Toriton. Due opere invero che si assomigliano per temi e in parte personaggi, avendo due protagonisti che devono affrontare una crescita personale irta di difficoltà e nemici, che gli permetterà di poter ambire al proprio ruolo nel mondo. Due opere che pongono al centro dell’attenzione il rispetto della natura e puntano il dito contro l’opera distruttiva dell’uomo moderno, minaccia totale che supera per efferatezza qualsiasi villain partorito dalla fantasia di un fumettista. Il tutto condito dall’onnipresente vena drammatica tanto cara a quell’epoca, dove era normale far morire e soffrire tanti personaggi pur facendo riferimento ad un pubblico di giovanissimi. Vena che unisce il finale dei due protagonisti, Kimba e Triton, pur non essendocene a mio avviso bisogno, almeno per il secondo.
Ci pensa J-Pop a sistemare i conti con il giusto nome da dare a questo personaggio, portandoci un’altra piccola grande perla del “Dio del manga” Osamu Tezuka in quella splendida collana che è la Osamushi Collection. Triton è infatti uno shonen manga del Maestro fino ad oggi ancora inedito in Italia anche se datato 1968 con tanto di trasposizione animata (targata Yoshiyuki Tomino) datata 1972 e arrivata, come dicevamo, anche in Italia.
Con il senno di poi devo dire un recupero davvero provvidenziale: Triton è un titolo a cui, sono sincero, mi ero approcciato con un certo scetticismo sul fatto che mi potesse davvero piacere. Questo giudizio frettoloso non era dovuto ovviamente al valore dell’autore in sé, sarebbe folle, ma al fatto che pensavo si trattasse di un'opera dedicata ai ragazzini giapponesi di fine anni 60, avventurosa e magari con fini educativi, ma di lettura semplice per un adulto. Quanto mi sbagliavo!
Veniamo alla trama: Triton è l’ultimo superstite (a quanto sembra) della leggendaria stirpe dei tritoni, distrutta su volere di un’altra potentissima progenie marina, quella dei Poseidoni, i veri padroni degli oceani. Salvato dal delfino bianco Ruka, il nostro eroe crescerà tra gli umani, in un paesino in riva al mare in Giappone. Il suo passato però tornerà prepotentemente. Scoperto da Poseidone, Triton riuscirà a salvarsi da un gigantesco tsunami che verrà scatenato contro di lui ma che distruggerà tutto e ucciderà il suo padre adottivo. Scappato con il resto della sua famiglia a Tokyo, crescerà nella consapevolezza di dover fronteggiare per sempre questi potentissimi nemici ma anche di avere egli stesso poteri che vanno al di là dell’umano. Crescendo, Triton torna al mare per vendicarsi insieme ai suoi fedeli amici delfini Ruka, Uru, Karu e Fin, conducendo una guerra individuale che lo porterà a scoprire di non essere più solo grazie all’incontro con Pippi, l'ultima sirena sopravvissuta.
Soggetto avventuroso, che non tradisce le aspettative di essere una storia semplice e d'effetto ma che si presta ottimamente a esplorare tematiche care a Tezuka (l'amore per la natura e gli animali, il rispetto dell'ecosistema, i danni dell'inquinamento della civiltà umana) in due bei tomoni da quasi 900 pagine totali. L’enorme mole non deve però spaventare il lettore interessato: come dicevamo, la leggerezza della storia e l’azione tipica del manga di quell’epoca, rendono la lettura scorrevole e mai pesante.
I personaggi, in particolar modo i cattivi, sembreranno piuttosto stereotipati e a volte caricaturali, ma sarà tutto funzionale alla storia come il tratto ormai conosciutissimo e molto cartoonesco di Tezuka che, senza esserne coscienti, abbiamo amato da bambini in trasposizioni animate come Kimba e lo stesso Toriton. Due opere invero che si assomigliano per temi e in parte personaggi, avendo due protagonisti che devono affrontare una crescita personale irta di difficoltà e nemici, che gli permetterà di poter ambire al proprio ruolo nel mondo. Due opere che pongono al centro dell’attenzione il rispetto della natura e puntano il dito contro l’opera distruttiva dell’uomo moderno, minaccia totale che supera per efferatezza qualsiasi villain partorito dalla fantasia di un fumettista. Il tutto condito dall’onnipresente vena drammatica tanto cara a quell’epoca, dove era normale far morire e soffrire tanti personaggi pur facendo riferimento ad un pubblico di giovanissimi. Vena che unisce il finale dei due protagonisti, Kimba e Triton, pur non essendocene a mio avviso bisogno, almeno per il secondo.
Triton, al di là quindi di certe caratteristiche che restano piuttosto peculiari della sua epoca, resta comunque una lettura piacevole e sorprendentemente adatta a tutte le età. Un entry level alla sterminata produzione tezukiana che mi sento di consigliare, al pari di Zaffiro e dello stesso più volte citato Kimba. Questo perché, pur restando un’opera pensata per i giovanissimi nipponici di fine anni 60, come sempre quando si tratta di Tezuka, siamo di fronte a una storia che ricopre più piani narrativi, nonostante la sua semplicità. La lotta di Triton per difendere la sua stirpe ma anche il futuro dell’ecosistema marino, si dipana abilmente tra creature mostruose e epiche battaglie, ma anche attraverso una crescita personale non banale e alcuni spunti di riflessione che non tarderanno a stuzzicare anche il fruitore più esperto e esigente.
Il tutto nella consueta splendida veste che J-Pop Manga sta regalando ai fan del Dio del Manga e del fumetto in generale, due volumi da 16 euro l’uno ma di quasi 500 pagine, brossurati e con sovracoperta. Un buon inizio, come dicevamo, per chi vuole avventurarsi per la prima volta nell’universo tezukiano, un’opera invece che non può mancare per quelli che sono già fan da tempo