Japan Dreams: recensione della guida Mondadori ai luoghi otaku del Giappone
Il libro si propone come la guida fondamentale al Giappone degli otaku: scopriamo insieme se è così
di Zelgadis
Sfogliandolo, salta subito all'occhio l'incredibile quantità di fotografie presenti in ogni singola pagina, e la descrizione dei vari luoghi in stile Lonely Planet con un piccolo trafiletto seguito da indirizzo e orari di apertura. Insomma ce n'è abbastanza per soddisfare la curiosità di un affamato di Giappone in crisi di astinenza forzata a causa delle note vicende relative alla pandemia.
Credo sia però doverosa una premessa a spiegare il mio punto di vista. Sono il responsabile dell'organizzazione dei viaggi in Giappone qui su Animeclick, ho fatto l'accompagnatore dei gruppi per più di 15 volte, e i viaggi hanno sempre avuto un target fortemente indirizzato agli appassionati di anime e manga. Il libro va a muoversi quindi su un terreno a me decisamente familiare, anche se questo potrebbe portarmi ad essere un po' severo nel giudizio.
Vediamo prima i pregi di questo libro, che sono tanti.
Innanzi tutto, l'edizione è veramente ottima, cartonata e con un'ottima qualità della carta. Il libro è veramente pieno di foto di ottima qualità che in alcuni casi mostrano dei particolari, ma in altri hanno proprio la panoramica del luogo da raggiungere (vedi ad esempio Artnia, il negozio ufficiale di Square-Enix nascosto in mezzo a un quartiere di uffici).
I posti che vengono descritti sono talmente tanti da poter accontentare un pubblico decisamente vasto, e da poter soddisfare più che pienamente chiunque voglia andare in Giappone una volta per il "viaggio della vita". E non c'è solo lo shopping, ma anche bar e musei, per una visione a 360° di quanto ogni luogo del Giappone è in grado di offrire a un appassionato.
Considerando inoltre quanto possa essere complicato per noi orientarsi con gli indirizzi giapponesi, organizzati per quadranti e non per numeri civici, la presenza di numeri e mappe in stile Lonely Planet, è veramente apprezzata (anche se di contro l'edizione non è propriamente "tascabile").
Il libro è anche pieno di tanti articoli di approfondimento ricchi di informazioni storiche e culturali. Si vede che l'autore conosce bene l'argomento o si è documentato in modo preciso (non a caso tra le fonti citate c'è anche Patrick W. Galbraith, un vero guru in fatto di cultura pop e otaku), ed è privo quindi di banalità o inesattezze che spesso in passato si sono viste in articoli e servizi televisivi.
L'approfondimento sui maid (e butler) café è puntuale e spiega per bene cosa si può e non si può fare, e lo stesso vale anche per i manga kissa, luoghi dove si può riposare, leggere manga e giocare ai videogame, e che spesso sono anche utilizzati per il relax da quei salaryman che hanno perso l'ultimo treno notturno.
Ottimi sono anche gli approfondimenti storici sulla nascita e sviluppo di Akihabara così come la conosciamo oggi, e le spiegazioni di fenomeni tipicamente giapponesi come le dojinshi.
Una parte che ho apprezzato moltissimo è quella relativa agli eventi: dal Comiket, al Tokyo Game Show, all'Animelo, al Wonder Festival, ma vengono citati anche quelli non proprio famosissimi come il Tales of Festival. A mio parere, oltre ad indicare i siti dei vari festival, forse sarebbero stata utile anche qualche indicazione su come procurarsi i biglietti (magari se sia possibile dall'estero, ad esempio) in quanto questa è spesso un'operazione complessa, specialmente per chi non ha dimestichezza con la lingua giapponese.
Veniamo ora agli aspetti che meno mi sono piaciuti.
La guida avvisa subito che Tokyo e le altre città cambiano continuamente, con nuovi negozi che nascono e altri che chiudono, e sappiamo benissimo quanto sia vero. Però, da un libro che esce a Maggio 2022 mi aspetterei che le informazioni possano essere obsolete di qualche mese, non di qualche anno.
Ad esempio il citato Tales of Festival si è ad esempio spostato da Yokohama al Tokyo Garden Theater nel 2021, ma ci potrebbe stare che non si sia fatto in tempo ad aggiornare; tuttavia, il libro dedica (giustamente) una pagina anche al Kyoani & Do Shop! che però ha chiuso da quel fatidico 18 luglio 2019 (prima temporaneamente, per poi annunciare che non avrebbe più riaperto), giorno in cui lo studio venne incendiato causando la morte di 36 persone. Parliamo del più grave omicidio di massa del Giappone dal dopoguerra in poi, l'impatto emotivo tra gli appassionati e la risonanza mediatica dell'evento furono davvero importanti. Essendo la chiusura dello store risalente a 3 anni fa ed essendo legata a un fatto tanto tragico, forse meritava una maggior attenzione.
Inoltre, sebbene il libro avvisi del fatto che non possa essere un compendio completo, ma che vi si voglia offrire una sorta di "best of", personalmente trovo alcune scelte un pochino "curiose".
C'è un intero capitolo dedicato ai maid e butler café, uno dedicato ai game center con spiegazioni molto ben dettagliate, eppure neppure un trafiletto al divertimento tipicamente giapponese per eccellenza: il karaoke. Eppure, vista la differenza con cui viene interpretato dalla cultura giapponese (sale private anziché ritrovo comune se non in casi particolari), forse una citazione la meritava. Ormai le sigle in giapponese degli anime vengono cantate anche dai turisti occidentali, alcuni staffer dei karaoke parlano anche inglese e alcune macchine permettono anche di cantare le sigle anime più famose con i romaji venendo proprio incontro agli stranieri.
E proprio a proposito di karaoke, esistono anche dei bar karaoke in cui gli otaku si riuniscono appositamente, e tra un bicchiere e l'altro cantano le sigle dei loro anime preferiti e fraternizzano. Vista la corposa presenza di bar e ristoranti di ogni tipo nel libro (maid e butler café. game bar, bar cosplay, café a tema, ecc...) mi aspettavo potesse essere citato qualcosa del genere.
Sempre a proposito della selezione fatta, l'ho trovata in generale molto sbilanciata sui negozi di videogames (spesso vintage), negozi di idol e bar. Ovviamente sono molti anche i negozi di manga e le librerie in generale, mentre pochissimi sono i negozi dedicati a merchandising specifico: ad esempio è citato il Sailor Moon Store, ma neppure uno degli Evangelion Store.
Mi sono domandato quali siano le richieste di un appassionato medio che voglia andare in Giappone, e passando mentalmente in rassegna le diverse richieste ricevute, posso affermare che esse siano principalmente di due tipi:
1) trovare i luoghi famosi delle scene iconiche degli anime;
2) trovare gadget esclusivi del proprio titolo preferito.
Per il primo punto, senza arrivare a casi estremi che mi sono capitati, come cercare la panchina specifica di Hibike Euphonium, esistono diversi luoghi iconici che vengono immediatamente in mente, tra l'altro raccolti pure nell'Anime Tourism 88, che il libro cita.
Insomma piuttosto che inserire il museo ninja di Iga Ueno (tra l'altro deludentissimo), il santuario Namba Yasaka o il Ryokuchi Koen che appaiono fuori tema, si potevano citare cose molto più specificatamente otaku come la scalinata di your name, la location de il giardino delle parole, il tempio di Sailor Moon (molto più richiesto quello che non lo store), tutti gli scenari di Evangelion ad Hakone o la scuola di K-on! Oppure anche parchi di divertimento dove, come a Sasebo, si può addirittura fare un giro su una ricostruzione della Thousand Sunny di One Piece.
Il secondo punto anche è logico. È vero che ci sono appassionati che studiano anche la lingua giapponese, ma sono una minoranza. Per gli altri magari comprare un manga o un numero di Shonen Jump va bene, ma vanno in cerca soprattutto di beni fruibili senza dover conoscere la lingua, come gadget, magliette, artbook o figure. Ecco perché la presenza massiccia di librerie in questa guida la trovo un pochino fuori target.
Il libro dedica una sezione a Jimbocho, ai negozi di libri usati dove trovare veri e propri pezzi di storia come Garo e COM, riviste avanguardiste di enorme importanza storica, ma veramente poco conosciute qui da noi. E per carità, l'autore mostra senz'altro una cultura enorme sulla tematica, ma qui dobbiamo capire se ci muoviamo sulla saggistica alla Galbraith o se dobbiamo usare questo libro come manuale pratico per un turista appassionato. E se questa tipologia di luoghi finisce, poi, con il risultato che la trattazione su Akihabara resti veramente tanto stringata, con diverse mancanze di negozi storici, si rimane un po' a metà del guado.
In definitiva mi sento di consigliare la lettura di questo libro pur con un paio di avvertenze.
Il libro è culturalmente validissimo, l'autore parla con cognizione di causa e alcuni approfondimenti sono davvero degni nota. Offre una buona panoramica del fenomeno otaku e risulta una lettura piacevole con foto davvero evocative.
Determinati posti risultano delle scoperte anche per me (ammetto di non essere stato assiduo frequentatore di Jimbocho) sia pure se fuori target rispetto alle mie ricerche abituali.
Tuttavia, il Giappone e i fenomeni culturali si modificano in modo rapidissimo, e molti appassionati più giovani potrebbero trovare il libro mancante delle informazioni su ciò che avrebbero maggiormente a cuore. Per chi volesse quindi pianificare per conto suo un viaggio in Giappone, consiglio di utilizzare il libro come panoramica e come punto di partenza per poi approfondire maggiormente il settore di proprio interesse (magari uno specifico anime, o uno specifico tipo di merchandising) con ricerche mirate online.