Storia dell'okonomiyaki: da piatto occidentale a tradizionale
Dolce Salato in Forno torna con una nuova curiosità culinaria del Sol Levante
di Hachi194
Eccoci di nuovo con la food blogger Laura che ci parlerà di alcuni aspetti della cultura giapponese strettamente legati alla cucina e di come riproporre sulla nostra tavola piatti visti in anime e manga!
Laura nasce nel 1984, cresce con Occhi di Gatto, Prendi il mondo e vai, Hilary, È quasi magia Johnny e Il Mistero della Pietra Azzurra. Poi si innamora di Sailor Moon e a 11 anni acquista il suo primo manga. Nel 2016 visita il Giappone dove torna anche nel 2017 e nel 2019; rimane così impressionata dai loro cafè da desiderare che esistessero anche in Italia.
Da questa idea nasce il suo sito Dolce Salato in Forno che unisce le sue due passioni, i manga e la cucina, con l’obiettivo di portare l’atmosfera dei cafè giapponesi a casa propria. Potete seguirla su Facebook, Instagram, YouTube e TikTok sempre come dolcesalatoinforno e sul suo sito: DolceSalatoInForno.
Da questa idea nasce il suo sito Dolce Salato in Forno che unisce le sue due passioni, i manga e la cucina, con l’obiettivo di portare l’atmosfera dei cafè giapponesi a casa propria. Potete seguirla su Facebook, Instagram, YouTube e TikTok sempre come dolcesalatoinforno e sul suo sito: DolceSalatoInForno.
Storia dell'okonomiyaki: da piatto occidentale a tradizionale
Forse avete già sentito parlare di okonomiyaki come la "pizza giapponese", perché tonda e composta da un impasto di farina su cui viene spalmata sopra della salsa (anche se molto diversa dalla nostra!). In realtà all’impasto di farina vengono aggiunti anche uova e cavolo e, oltre alla salsa okonomiyaki, viene guarnito con maionese, alga aonori e katsuobushi. Le possibilità di farcitura di questo piatto sono davvero infinite, infatti la parola okonomiyaki è traducibile come “quello che ti piace alla griglia”.
Piatto tipico sia di Osaka che di Hiroshima, viene preparato e cotto in maniera molto diversa tanto che esistono due stili di okonomiyaki: quello del Kansai e quello di Hiroshima. Mentre in quest’ultimo la pastella viene cotta come se fosse una crêpe a cui vanno aggiunti strati di cavolo, germogli di soia, pancetta, uovo fritto e noodles, nell’okonomiyaki in stile Kansai alla pastella vengono aggiunti cavolo, tenkasu (piccole sfere di pastella di tempura), e beni shoga (zenzero rosso marinato in aceto di umeboshi) e, una volta sulla piastra, vanno aggiunti tutti gli altri ingredienti.
Da non confondere con l’okonomiyaki in stile Hiroshima è il modanyaki (o modernyaki) che, pur avendo come ingrediente i noodles, viene preparato in stile Kansai ed è solo uno delle infinite variazioni di questo piatto.
Ma come è nato l’okonomiyaki? Ripercorriamo insieme la storia di questo piatto che rappresenta l'evoluzione del cibo nelle varie epoche, grazie alla contaminazione di altre cucine straniere e alle necessità delle persone.
Probabilmente l’antenato dell’okonomiyaki è il senbei, il cracker di riso; nonostante abbiano due consistenze completamente diverse, hanno in comune gli ingredienti e il metodo di preparazione.
Nel periodo Nara (710-794), Kibino Makibi, di ritorno da un viaggio di studi nella Cina Tang, portò in patria la tecnica che aveva appreso a Chang’an per macinare il grano in farina, mescolarla all’acqua e cuocerla su una piastra di ferro, preparando quindi il senbei.
Nel periodo Azuchi-Momoyama (1573-1603), Sen no Rikyu, maestro della cerimonia del tè, trasformò il senbei nei funoyaki, dolcetti da servire come accompagnamento alla bevanda. I funoyaki venivano preparati mescolando la farina con acqua e sakè, l’impasto veniva steso in modo molto sottile e poi cotto alla piastra. Una volta pronti, venivano farciti con zucchero, miso, pepe sansho, arrotolati e serviti insieme al tè.
Verso la fine del periodo Edo (1603-1868), nei negozi di dolciumi di Tokyo, nacquero i mizuyaki. A quel tempo erano pochi i bambini che potevano permettersi la carta necessaria per imparare a scrivere, così lo facevano modellando lettere di impasto formato da farina, acqua e miele su una piastra di ferro. I bambini imparavano e mangiavano, così i mizuyaki cambiarono nome in monjayaki, ovvero “lettere alla griglia”.
Nel periodo Taisho (1912-1926) ci fu la necessità di inventare qualcosa che fosse adatto alla vendita nelle bancarelle, quindi all’asporto, per cui il monjayaki si evolvette nel dondonyaki. Il dondonyaki era piegato a mezzaluna o avvolto intorno alle bacchette e condito con alghe, igname grattugiato, cipollotto e salsa Worcestershire. Questo piatto divenne noto come issen yoshoku (il cui significato letterale è cibo occidentale da un sen), perché la salsa utilizzata era occidentale e il costo era proprio di un sen.
Dopo la seconda guerra mondiale, la carenza di riso e la farina distribuita dall’esercito americano, fecero cambiare le abitudini alimentari giapponesi che trasformarono il dondonyaki in una vera e propria portata.
Alla pastella di acqua e farina venne aggiunto il cavolo tritato, ingrediente a basso costo che, tuttavia, saziava facilmente. Nello stesso momento a Hiroshima, che aveva subito maggiori danni a causa della bomba atomica, la crisi alimentare era ancora peggiore. La farina ricevuta dagli americani era trattata come merce preziosa, così l’issen yoshoku veniva cotto a strati sottili tipo crêpe, in modo da essere prodotto con una piccola quantità di farina, e farcito con il cavolo o il cipollotto a seconda della stagionalità e costo.
Molte donne che avevano perso i mariti in guerra iniziarono ad aprire bancarelle di okonomiyaki, in quanto bastava una piastra di ferro per avviare l’attività. Grazie a questo, il piatto acquistò popolarità rapidamente tanto che, intorno al 1950, venne realizzata una salsa apposita che si sposava perfettamente con l’okonomiyaki.
Con il passare del tempo, i noodles, le uova, il pesce e la carne vennero introdotti come ingredienti con cui venivano farciti l’okonomiyaki, fino ad arrivare ad oggi, dove lo si può creare a proprio piacimento.
Pensando agli anime, non possiamo parlare di questo piatto senza citare il Mambo di Love Me Knight (più conosciuto in Italia come Kiss Me Licia) dove uno Shige (Marrabbio) brontolone preparava dei buonissimi okonomiyaki in stile Kansai aiutato dall’impacciata figlia Yaeko (Licia).
Altro personaggio legato a questa pietanza è sicuramente Ukyo Kuonji di Ranma ½. Chi lo guardava sicuramente ricorda la gigantesca spatola per okonomiyaki che portava sulla schiena che usava come arma! E come dimenticare il localino “Okonomiyaki Ucchan”? Memorabile poi l’episodio dove Ranma e Ukyo si scontrano su un ring formato da una gigantesca piastra rovente, e la ragazza combatte “preparando” un modernyaki lanciando gli ingredienti addosso al povero Ranma, e facendo venire l’acquolina a tutti gli spettatori (ma anche a noi lettori!).
Prepariamo insieme uno degli okonomiyaki serviti al Mambo, il butatama!
Ingredienti per 2 okonomiyaki:
100 gr. di farina 0
120 ml. di acqua
1 gr. di dado dashi
1 uovo
40 gr. di tenkasu
200 gr. di cavolo cappuccio
2 cucchiai di beni shoga
30 gr. di cipollotto
120 gr. di pancetta fresca
salsa okonomiyaki
maionese
katsuobushi
alghe aonori
In una ciotola versate l’acqua calda e il dashi in polvere. Mescolate e lasciate raffreddare.
Aggiungete la farina setacciata mescolando con una frusta per evitare i grumi e unite il tuorlo.
Mescolate bene e aggiungete cavolo cappuccio tagliato grossolanamente, il tenkasu, il beni shoga e il cipollotto.
In una ciotola a parte montate i due albumi a neve ben ferma, poi aggiungeteli al composto mescolando dall’alto verso il basso per evitare che si smonti.
Ungete una padella con dell’olio e scaldatela.
Versate poi l’impasto dell’okonomiyaki e disponete sopra la pancetta.
Chiudete la padella con un coperchio e cuocete per circa 6 minuti a fiamma media.
Aiutandovi con delle spatole, girate l’okonomiyaki e cuocete per altri 6 minuti circa, sempre chiudendo il coperchio.
Disponete l’okonomiyaki su un piatto e guarnite con salsa, maionese, alghe aonori e katsuobushi. Servite.