Einar conduceva una vita tranquilla da fattore prima che la guerra gli portasse via tutto, anche la libertà. La vita di Einar è stata segnata dalla violenza e dalla guerra, quando era piccolo l'invasione del Re d'Inghilterra che gli portò via il padre, poi i Danesi, che decimarono la sua famiglia e lo vendettero come schiavo alla fattoria di Ketil, dove incontra il protagonista. Einar resta un contadino che non riesce a comprendere e vivere la volenza come fa il suo tristemente collega Thorfinn. Ed è per questo che il giovane è un eccellente contraltare del figlio del Troll; Einar però non è solo il coltraltare, non vive in funzione di ciò che fa il protagonista: il suo cuore si muove nello stesso scenario storico in cui si muovono quelli dei comprimari, cambia, oscilla, arriva a vedere le profondità dell'abisso in cui giace Thorfinn, sfiorarla con un dito e tornare a cercare la superficie. Il messaggio della serie è di dura condanna nei confronti della violenza e il percorso di Einar, le sue origini, i suoi amori, i suoi viaggi, sono guidati dai flutti della storia che è notorialmente fatta dai vincitori. Einar dimostra allo spettatore che il dolore può davvero cambiare le persone, ma sta anche alle persone non cedere alla lussuria dell'odio e della vendetta. Il suo percorso, quindi, è un coerente viaggio di crescita e di monito che non va solo ad accompagnare il viaggio verso il Vinland, ma è il vento che ne spinge le vele.