Il film d'animazione profondamente toccante dello Studio Ghibli, La tomba delle lucciole, sarà trasmesso in streaming in esclusiva su Netflix a partire dal 16 settembre. Sarà disponibile in oltre 190 paesi, escluso il Giappone, come parte degli sforzi in corso per espandere la vasta gamma di anime di prima categoria della piattaforma dal Giappone.
Da poco è stato annunciato anche da noi in Italia
Netflix offre attualmente 22 film dello Studio Ghibli ai suoi membri in tutto il mondo, esclusi USA e Giappone. Da notare che il film è stato annunciato con il titolo utilizzato precedentemente al nuovo doppiaggio effettuato da Yamato Video nel 2015. Da allora il film ha avuto come titolo La tomba delle lucciole. Può essere dovuto a una traduzione diretta dall'inglese o ci sarà il vecchio doppiaggio?
Il film è tratto dal romanzo dello scrittore Akiyuki Nosaka, che purtroppo ci ha lasciato nel 2015. Nel 1967, ha vinto il premio Naoki proprio per il suo romanzo La tomba delle lucciole (Hotaru no haka), basato sulle sue esperienze personali vissute durante e immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1988 Isao Takahata decise di farne un film che, pensate, andò in sala in combo con Il mio vicino Totoro del collega e amico Hayao Miyazaki, ed a tutt'oggi considerato uno dei capolavori dell'animazione mondiale.
Fonte: about.netflix.com
Da poco è stato annunciato anche da noi in Italia
Netflix offre attualmente 22 film dello Studio Ghibli ai suoi membri in tutto il mondo, esclusi USA e Giappone. Da notare che il film è stato annunciato con il titolo utilizzato precedentemente al nuovo doppiaggio effettuato da Yamato Video nel 2015. Da allora il film ha avuto come titolo La tomba delle lucciole. Può essere dovuto a una traduzione diretta dall'inglese o ci sarà il vecchio doppiaggio?
Trama: Giugno 1945. Nel cielo sopra il Giappone i bombardieri B-25 americani, come roboanti angeli della morte, preannunciano l'imminente inferno sulla terra. Una pioggia di bombe incendiarie divora la città di Kobe seminando il terrore fra la popolazione civile. Il quattordicenne Seita assiste impotente alla morte di sua madre fra le atroci sofferenze dovute alle ustioni. Avendo perso anche il padre, ufficiale di marina caduto in un conflitto bellico senza più speranze di vittoria, il ragazzo dovrà prendersi cura della sua sorellina Setsuke di quattro anni in un paese ormai in ginocchio e allo stremo delle forze.
Il film è tratto dal romanzo dello scrittore Akiyuki Nosaka, che purtroppo ci ha lasciato nel 2015. Nel 1967, ha vinto il premio Naoki proprio per il suo romanzo La tomba delle lucciole (Hotaru no haka), basato sulle sue esperienze personali vissute durante e immediatamente dopo la Seconda Guerra Mondiale. Nel 1988 Isao Takahata decise di farne un film che, pensate, andò in sala in combo con Il mio vicino Totoro del collega e amico Hayao Miyazaki, ed a tutt'oggi considerato uno dei capolavori dell'animazione mondiale.
Fonte: about.netflix.com
"il fratellone va a pisciare" (cit.)
spero che tengano il vecchio doppiaggio!!!
Comunque con tutto il bene ma non penso che lo rivedrò, già la prima visione mi ha distrutto emotivamente e non sono pronto a diventare di nuovo una fontana
Concordo, capolavoro, ma mi ha devastato, non ce la faccio proprio...
Tranquillo, se c'è la versione Cannarsi piangerai dalle risate.
Incredibile come ci sia voluto Evangelion per liberarsene (e nemmeno del tutto visto che ancora lavora!), dopo che aveva già rovinato tutto il catalogo Ghibli.
io no so che film tu abbia visto, perché la critica ai giovani degli anni ottanta io non la vedo da nessuna parte. Nel film piuttosto si critica la generazione dei genitori di Takahata e quindi il nazionalismo nipponico degli anni quaranta.
Penso si faccia fatica a trovare un film sulla WW2 dove non ci sia una critica al nazionalismo giapponese.
Detto questo, riporto un recente commento di Cannarsi a riguardo.
dal topic su Studio Ghibli del Pluschan forum.
Ottima occasione per rivederlo.
da come avevi scritto il commento pensavo fossi d'accordo, comunque non cambia il fatto che secondo me è una stronzata.
Ma era una lettura che dava il Cannarsi (che non conosco) o riportava qualche fonte? Perché non vorrei fare facile ironia con quel cognome, ma a me sembra una tesi alquanto bislacca.
Questa intervista forse chiarisce anche meglio l'idea di Takahata.
non sono per niente d'accordo, nel film il protagonista non è ritenuto il responsabile della morte della sorella, anzi è vittima quanto la sorella, perché quello che gli uccide è innanzi tutto la guerra e soprattutto gli zii che gli abbondonano a sé stessi e con loro tutti gli adulti che non si curano di loro. inoltre i due fratelli sono anche un modo per takahata di dire che la felicità e l'amore per la vita può esistere anche nella situazioni più disperate, tema ricorrente nella sua opera.
Se cannarsi ha davvero detto quello che hai scritto allora del film non ci ha capito un cazzo, e poi io se fossi in te non prenderei per buona la sua interpretazione e mi farei una mia idea sul film.
Incredibile. Grazie del contributo! Anche se mi sembra strano leggere "intendevo rappresentare il ragazzo come un ragazzo contemporaneo [...] come se il ragazzo fosse mandato nel passato da una macchina del tempo [...] non volevo essere restrospettivo o nostalgico, ma non sono riuscito ad esprimerlo al meglio". Non penso che significhi che l'intero significato del film sia quello di criticare i giovani degli anni 80 o dei tempi moderni in generale. Ma magari mi sbaglio io.
Non penso si faccia un film per esprimere una singola idea, e forse l'intervista che ho aggiunto poi è più chiara a riguardo.
Il concetto da tenere a mente credo sia il fatto che l'idea di scegliere quel particolare romanzo sia venuta a Takahata pensando che nel Seita della storia lui vedeva gli stessi difetti che riscontrava nei giovani dell'epoca, e quindi la scintilla per il film è venuta da lì, con l'idea di mostrare come l'atteggiamento di Seita nei confronti della vita, per quanto sia comprensibile e al giorno d'oggi scusato, non è compatibile con una situazione tragica come il periodo successivo a una guerra mondiale. Un periodo in cui è necessario sopportare pur di riuscire a sopravvivere e a far sopravvivere i propri cari.
E non fa il film per sputare sui giovani degli anni '80, ma perché preoccupato che un modo di vivere così "molle" possa finire in tragedia se dovessero capitare situazioni come quella del film.
Cito ancora da nausicaa.net.
Concordo. Penso che prima di tutto si faccia un film per mostrare una storia a cui poi lo spettatore reagisce. Ricordo di aver letto a suo tempo alcune di queste interviste e inizialmente mi infastidì la chiave di lettura sui giovani viziati. In una si parlava di come il film veniva percepito (o si ipotizzava venisse percepito) dalle diverse generazioni, con gli anziani che condannavano il comportamento di Seita e i giovani che condannavano gli adulti del film. Nel momento che il film è realizzato nemmeno il regista o l'autore della storia è più proprietario della morale, quella è stabilita dal singolo spettatore in base al proprio vissuto. Anche per questo è interessante questo scambio di visioni. Penso che ci siano buone argomentazioni per tutti questi punti di vista.
Le domande che sorgono sono tante. Seita ha effettivamente portato se stesso e la sorella alla morte. Un comportamento meno molle forse avrebbe causato sofferenze per altri. Ma sarebbe sopravvissuto se fosse rimasto con la famiglia? Quanta responsabilità è sua e quanta della famiglia per questa rottura? Si paragona Seita ai giovani dell'epoca di uscita del film, cresciuti senza guerra e quindi non cresciuti velocemente e capaci di sopportare e badare a se stessi, ma è realmente loro questa responsabilità? O degli adulti, che già sono responsabilità di buona parte dei disastri? Il regista parla di timore per gli strumenti che mancavano a questi giovani più che di un giudizio sull'essere viziati, quindi non una colpa ma una preoccupazione a parer mio. Secondo me è difficile giudicare l'atto finale di un percorso con così tante variabili. Ma a prescindere da questo il film vuole mostrare la tragedia di una situazione difficile, in cui non c'è una miglior scelta certa, in cui gli attori non agiscono per nuocere ma sono vittime delle circostanze e della propria inadeguatezza ad affrontarle. Anche se magari non sono necessariamente responsabili di tale inadeguatezza. Semplicemente è tragico e il film questo lo trasmette tutto (motivo per cui anche se molto bello lo rivedo di rado).
Mi aggrego, film bellissimo, ma mi ha abbastanza distrutto emotivamente…
Splendida realizzazione ma non ho l'animo per rivederlo. Stessa cosa mi è successa con "In questo angolo di mondo"... :°°(
Hai letto anche il manga di in questo angolo di mondo? Che stavo pensando di recuperarlo visto che panini l’ha di nuovo reso disponibile…
quella che mi ha colpito di più è stata mia mamma, che normalmente non ama l'animazione giapponese. Già a metà film, (quando i fratellini vivono da soli) mi ha chiesto in lacrime se il film sarebbe continuato con questo tono tragico, e le ho risposto di sì (lo avevo già visto). è dovuta uscire un momento dalla sala perché non ce la faceva a vedere dei bambini sopportare tutto questo. Sul finale io, lei e mia sorella eravamo tre fontane (e anche il resto degli spettatori erano tutti con gli occhi lucidi). Mio fratello stranamente non si è commosso per niente, anzi era seccato dal comportamento del protagonista.
È un animo affine a Takahata!
A parte gli scherzi, mi sento di concordare abbastanza con la visione di tuo fratello, non so se userei il termine seccato, ma non sono mai riuscito ad avere grande empatia per il protagonista, certo, è vittima degli eventi, ma è anche carnefice nei confronti della sorella, decidendo di prendersene cura quando non ha né la maturità né la possibilità di farlo.
Alla fine, come pare abbia detto l'autore originale, è una storia di shinjū, doppio suicidio.
L'amore genuino e tenero che prova per la sorella non compensa la sua ingenuità, che poi è appunto uno dei temi del film.
Non doveva rendere la sorella felice, doveva fare di tutto per tenerla in vita.
Non trovo questa intervista e non mi sembra che possa egersi a lettore incondizionato della volontà di un regista, considerato che da una persona che già non capisce i contesti giapponesi nelle sue traduzioni (ad esempio nella principessa MOnonoke il suffisso -sama me lo traduce come Sommo fratello, o in si alza il vento abbiamo secondo ratello terza zia... ) mi pare che non capisca nemmeno le basi di una convesazione, figuriamoci se può interpretare la volontà di qualcuno all'interno di una sua opera.
Ti consiglio di avere più senso critico personale.
Non so, per come la vedo io i protagonisti sono entrambi destinati ad un tragico fato perché sono coinvolti in qualcosa molto più grande di loro. Non riesco a dare delle colpe al protagonista, perché ragazzino così giovane non dovrebbe comunque, in qualunque caso, avere in carico la responsabilità della sopravvivenza della sorellina. Che poi si sia comportato da irresponsabile e pecchi d'orgoglio sono d'accordo, ma ha pagato eccessivamente per le sue decisioni. Dovevano essere gli adulti attorno a loro a proteggerli. Io la vedo così, magari sono troppo buona.
Qui servirebbe abbastanza a poco, ma in effetti se venisse trasmesso tutte le sere nelle principali televisioni russe potremmo finalmente vedere qualche miglioramento
No, ho molti romanzi dei films di animazione più famosi ma di questo no, anche perché non credo ce la farei a leggerlo...
Se vuoi stare su questo genere, te lo consiglio assolutamente.
Grazie a entrambi 👍🏻
Poi, le versioni di Cannarsi sono illogiche e poco conformi al lessico Italiano in generale, per quanto rimangano capolavori anche con quella traduzione, direi che dare credito alla sola sua traduzione non ha senso, altrimenti non si sarebbe arrivati ad insorgere contro il suo lavoro.
Chissà se si potrà mai trovare con lingua originale e sub italiani, magari sarebbe la soluzione.
Soprattutto nel film in questione, dove entrambi i compiti li ha svolti Isao Takahata.
Davvero, non capisco perché stiate da diversi messaggi parlando del nulla e citando Cannarsi a sproposito.
Ha solo riportato quello che Takahata ha ribadito non in una ma in molteplici interviste, parlare del suo adattamento non c'entra nulla, vi impedisce di parlare di quello che è veramente importante (l'opera) e inquina una discussione che invece aveva avuto parecchi interventi interessanti.
Come a dire che si sta parlando del nulla e come fai a non citarlo se ha tradotto i film ghibli?
Se per te stiamo parlando di nulla, allora non vedo perché partecipare a qualcosa di inutile.
Ripeto, non conosco queste interviste, ma dopo che interiorizzi un'opera, quale che sia la spiegazione successiva da autore, traduttori, registi o chicchessia, quel che vale è quello che hai provato tu stesso. Specialmente con opere di questo calibro e genere.
Perché non c'entra con il significato dell'opera.
O mi vuoi dire che c'entri qualcosa Cannarsi con il fatto che Takahata voleva fare una critica ai giovani degli anni '80?
Perché portate OT la news, mentre in precedenza c'erano stati commenti molto interessanti. Il tutto con la solita retorica trita e ritrita anti-Cannarsi quando quest'ultimo dovrebbe essere al massimo citato per la qualità del lavoro sul film, invece ho letto solo critiche superficiali su Mononoke e Si alza il vento.
Vuoi un ulteriore esempio, halo nell'ultimo commento ha scritto "Quindi o lui ha snaturato la trama, o è quello che davvero voleva dire il regista", quando sono giorni che io e altri utenti discutevamo delle interviste di Takahata e di come Seita viene percepito.
Tu stesso hai esordito con "Non trovo questa intervista e non mi sembra che possa egersi a lettore incondizionato della volontà di un regista", quando la volontà del regista era stata già chiarita da diversi commenti, corredati da link alle interviste che tu dici di non conoscere.
Scusa ma è un po' seccante leggere "chissà cosa pensava il regista", dopo che si è fatto la fatica di cercare le fonti per capire meglio il senso dell'opera.
In linea di massima sì, ma direi che avere a disposizione i commenti di chi ci ha lavorato rimane molto importante per interiorizzare l'opera.
Anche perché lo scarto tra come l'opera è intesa e come noi la percepiamo ci fa capire meglio la differenza culturale e di valore che c'è tra noi e l'autore.
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