Quando si è molto dentro un certo media è facile iniziare a notare similitudini tra i vari titoli o, per meglio dire, certi trend ricorrenti. Che sia una certa impostazione, una serie di escamotage o anche solo quel personaggio che ricalca proprio un certo stereotipo in un certo contesto. Eppure, in un mondo dove apparentemente tutti raccontano la stessa storia, siamo ancora qui a leggere le avventure dello sfortunato liceale (giapponese) destinato a salvare il mondo. Perché? Per mille motivi: un contesto familiare al lettore è un buon punto di inizio, una struttura collaudata è una struttura che funziona o, ancora, se una tematica tira è più facile che il pubblico ci si avvicini anche se la trattano tutti. Reynatis è, sulla carta, figlio del filone degli urban-fantasy che per anni hanno reimpito le stagioni anime di adolescenti dotati di poteri che svolazzando per Tokyo hanno distrutto, protetto e salvato il Giappone e il mondo, contribuendo a rendere il paese del Sol Levante sempre più accattivante.
 
Reynatis recensione

Prima di essere figlio di questo filone, Reynatis nasce dalla passione di TAKUMI, un game director giovane e dai punti di riferimento ben chiari (Kingdom Hearts e The World Ends With You per la precisione), ma soprattutto con un messaggio alla base non scontato che vuole essere veicolato da un'avventura fatta di tinte e sapori familiari per i fan di anime/manga ma non necessariamente così ben presenti per i videogiocatori, se non per una spolverata di Nomuraverse. Una sfida non semplice, quella di Reynatis, nel volersi distinguere dalla massa attraverso una sincerità di intenti da parte del suo creatore, una sincerità che generalmente si ritrova più nei titoli indipendenti che non in quelli delle case più o meno grandi, come potrebbe essere FuRyu. Dunque, vediamo cosa Reynatis è stato in grado di trasmetterci e vi invitiamo a leggere la nostra intervista esclusiva e quella di Famitsu per un quadro migliore di quello che all'apparenza è solo un action-rpg stile anime, ma che in realtà nasconde molto di più.

Il Chunbyo definitivo arriva nella Shibuya più verosimile di sempre.


Nel mondo di Reynatis esiste la magia, è un fatto noto e universalmente riconosciuto. I maghi sono persone dotate di poteri sovrannaturali e per questo vengono temuti da chi non può contare su quella stessa forza. Come spesso accade, anche nella società del mondo di Reynatis il diverso viene etichettato, temuto ed escluso. Essere un mago significa essere mal visto al punto tale da, potenzialmente, perdere il sostegno di amici e parenti. Per questo motivo chi scopre di avere poteri speciali cerca di nasconderlo, vivendo nell'ombra e reprimendo il proprio io. La M.E.A. è l'unico ente statale con personale dichiaratamente magico e, seppur mal visti dalle persone, sono lo scudo dei cittadini contro i maghi male intenzionati.
 
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La M.E.A. si occupa di indagare sui casi che coinvolgono la magia, schedare i maghi non dichiarati e combattere chi causa disordini, cosa che a Shibuya succede sempre più spesso sicché un numero crescente di maghi decide di visitarla, come se fossero attirati da qualcosa. Sari Nishijima è un membro della M.E.A. mossa da un forte senso di giustizia che la porta a schierarsi in prima linea nella lotta contro la Gilda, l'organizzazione magica che vede i maghi un gradino sopra gli altri e che produce e commercia la droga più diffusa del quartiere: il Rubrum. Oltre a creare assuefazione, la Rubrum ha la controindicazione di risvegliare poteri magici nelle persone che, una volta perso il controllo, si trasformano in mostri assetati di sangue.

Marin Kirizumi è uno studente di 19 anni appena trasferitosi a Shibuya, Tokyo per il college dopo aver fatto per anni il pendolare. Il desiderio del giovane è quello di diventare il più potente mago del mondo, così potente da non doversi preoccupare di nascondere la propria identità, ma di potersi mostrare a testa alta nel mondo per quello che è. Guidato dalle parole di un padre di cui ricorda poco, Marin apre i portali sparsi per Shibuya che portano ad Another, una terra misteriosa che si dice essere l'origine della magia. All'interno di Another vi sono delle porte da aprire che soffiano un vento particolare; stando alle parole del padre, una volta aperte tutte le porte e aver fatto soffiare il vento in tutte le direzioni sarà possibile incontrare Dominus, custode della magia, ed esprimere un desiderio. Il desiderio di Marin, la sete di giustizia di Sari e le macchinazioni della Gilda porteranno Shibuya in un vortice di eventi che rivoluzionerà per sempre la società magica e non magica per quello che alla fine è il più comune e comprensibile dei desideri: voler essere liberi di essere se stessi.
 
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Giovani emarginati, organizzazioni losche dagli obiettivo misteriosi in un mondo dove poteri particolari dalle origini e implicazioni ignote sono una realtà, il tutto ambientato in uno dei quartieri più famosi del mondo. Seppur suggestive, Reynatis non parte certo dalla più originale delle basi e i suoi protagonisti e antagonisti non si discostano molto da ciò che ci si aspetterebbe da una impostazione del genere, tuttavia l'interesse rimane vivo per tutta l'avventura grazie ad un concept che permea elegantemente tutto il gioco, dal gameplay alla storia passando per ognuno dei personaggi. Reprimere se stessi sottomettendosi alla pressione sociale oppure tirare in su la testa e gridare la propria personalità a tutti? La prima è la soluzione comoda che permette di andare avanti, la seconda equivale a scontrarsi con giudizi e conseguenze. La visione dei maghi nella società di Reynatis è un'estremizzazione del pregiudizio verso determinate categorie, una realtà che da noi si traduce in sterili battaglia su X a suon di tweet mentre nel gioco di FuRyu porta a feroci scontri per le strade di Shibuya.

Il concetto di soppressione-liberazione si ritrova nel battle system con due forme per personaggio: la forma "soppressa" vede il protagonista coperto, impossibilitato ad usare la magia mentre in versione "liberata" il design estetico si fa più esuberante e il personaggio può sferrare attacchi e abilità consumando la barra della magia. La forma "soppressa" ricarica la barra della magia in modo automatico e permette di eseguire delle schivate precise che donano un grande boost alla barra. Caricando la barra oltre il massimo in questo modo si può fermare il tempo per un breve periodo e attaccare i nemici bloccati.
 
REYNATIS recensione

Le schivate precise di Reynatis non sono le solite da eseguire all'ultimo, magari portando il giocatore ad eseguire ripetute capriole nella speranza di evitare un attacco, al contrario qui si è invitati ad andare in contro al colpo per attivare una barra da riempire che, in caso di carica massima, si traduce in una schivata perfetta con aumento della magia. Una scelta peculiare che porta ad un rapido passaggio tra le due forme durante le battaglie e, per assurdo, ad una concentrazione generalmente maggiore rispetto alle schivate normale proprio perché la logica è differente e richiede di sapere che il colpo sta per arrivare e va cambiata forma oltre che gestita la schivata.

La meccanica della doppia forma coinvolge anche l'esplorazione che in "soppressa" permette di muoversi liberamente per le strade di Shibuya mentre da "liberati" si attireranno su di sé le attenzioni dei curiosi che non tarderanno a segnalare online la posizione del mago... obbligando quindi il giocatore a cambiare area entro un certo tempo, pena l'arrivo di truppe d'élite M.E.A. piuttosto difficili da battere. In forma liberata compaiono oggetti altrimenti invisibili, ma niente per cui valga davvero la pena rischiare il linciaccio dalla polizia ed ecco che si rivela un elegante tocco: mostrarsi per quello che si è nella società porta a delle conseguenze infelici.
 
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A parte questo, l'altro elemento chiave dell'esplorazione è la ricerca delle Wizart, murales magici che donano ottenere poteri e risorse a chi li osserva. Le Wizart sono un'ottima scusa per guardarsi in torno e immergersi in una Shibuya quantomai verosimile, ricolma di negozi e vita per un quartiere pulsante che i fan del Giappone conoscono a menadito. Nonostante la ricostruzione ultra-fedele del quartiere, la quale conta addirittura i titoli effettivi dei negozi, la grafica di Reynatis non offre la stessa immersività di un Ghostwire: Tokyo e rende l'ambientazione meno incisiva del dovuto, anche perché le aree non sono così tante. Da questo punto di vista, Another non aiuta perché sebbene il contrasto sia volutamente forte, le ambientazioni visitabili sono fin troppo semplici.

GIUDIZIO FINALE

Reynatis è un gioco sincero nei suoi intenti, un titolo che ha qualcosa di interessante da dire ma che sceglie di farlo con strumenti poco efficaci, perdendosi in stereotipi fin troppo noti.
Il gameplay dalle dinamiche strane, ma dal feeling piuttosto basilare difficilmente riuscirà a convincere chi non è poi così toccato dalla tematica della storia e se a questo si aggiunge la grafica e le animazioni, indietro di almeno una o due generazioni, non resteranno di certo in tanti a voler scoprire le qualità di Reynatis. Un peccato? No, perché ci sono già tante serie con giovani esper che si danno battaglia a Tokyo per un motivo o per l'altro e qui non abbiamo nulla di così caratteristico o ben fatto da far risaltare davvero Reynatis dalla massa...però sì, è un peccato perché di aspetti intriganti ce ne sono, il tutto si lascia seguire senza particolari sforzi e soprattutto il concept che permea eventi e meccaniche è quanto mai attuale e poco trattato nonostante la sua importaza: essere liberi di esprimere il proprio io dovrebbe essere una filosofia condivisa e una realtà assodata, non un sogno da realizzare.

Gioco testato su Playstation 5.