Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
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Yagate kimi ni naru
8.5/10
"Scito te ipsum" (Abelardo)
In questa recensione di "Yagate Kimi ni Naru" (in inglese "Bloom into You") ho iniziato con un aforisma impegnativo riferito al pensiero di Abelardo: "Conosci te stesso". La stessa affermazione appariva sul tempio del Dio Apollo a Delfi nell'antica Grecia e credo che sia stata la fonte ispiratrice di tante speculazioni filosofiche di pensatori e filosofi a cominciare da Socrate, Platone e Aristotele.
Il lettore della recensione si chiederà: "Perché?" Perché ho scomodato un pensiero filosofico classico per una serie anime come "Bloom into You"?
Perché la sua visione per me è stata una piacevole sorpresa, non tanto per l'aspetto romantico-sentimentale (alludo alla storia d'amore yuri - più o meno potenziale - tra le due protagoniste Yuu e Toko), quanto per quello introspettivo e psicologico dei personaggi, con particolare riguardo alle protagoniste di questa serie, che diventa un vero e proprio percorso alla autodeterminazione di sé stesse e all'individuazione e affermazione della propria identità.
Mi rendo conto che, scritto così, potrebbe sembrare un "polpettone" filosofico. E un po' lo potrebbe sembrare a coloro che cercheranno di "inter legere", ossia leggere tra le righe di una storia lineare, slice of life, normale, tranquilla, talvolta lenta e basata anche più sulla comunicazione non verbale che non su dialoghi e pensieri interiori che consentano allo spettatore di comprendere cosa realmente pensano i personaggi dell'anime, tra le "pieghe" e le sfumature dei loro pensieri e azioni.
In effetti, l'impressione che ho avuto della serie è quella che la storia d'amore tra le protagoniste rappresenti il modo con cui loro riescano a scoprire sé stesse, scavando nel profondo del loro io alla ricerca di ciò che realmente provano e vogliono essere con sé stesse e con gli altri. Nelle interazioni tra Yuu e Toko mi sembrano emergere alcuni concetti perlopiù psicologici come l'idea di sé cercata e l'idea di sé riflessa, il concetto di "maschera" di pirandelliana memoria nel processo della crescita nell'adolescenza, i traumi infantili che "segnano" la personalità, l'elaborazione del lutto e l'idealizzazione delle persone care mancate, il riempimento del vuoto del proprio io con sovrastrutture che si rivelano fallaci, ecc.
Toko in particolare rappresenta la classica adolescente alla ricerca di sé stessa. Si nasconde dietro la maschera e l'immagine idealizzata della sorella maggiore e si fissa nel ripercorrere le sue orme nella stessa scuola superiore, per portare a termine ciò che crede lei abbia lasciato in sospeso: la recita dei membri del consiglio studentesco nel festival culturale scolastico.
La questione della recita e la pervicacia con cui Toko si ostina a volerla eseguire, coinvolgendo tutti i membri del consiglio, sembra una sorta di coperta di Linus: una sorta di oggetto transizionale attraverso il quale Toko si avvicina alla figura idealizzata della sorella, fino a impersonificarla in tutto e per tutto.
Ma chi è Toko davvero? Quanto corrisponde l’immagine che di lei percepiscono gli altri nella vita reale rispetto a quella che è veramente? Quanto risulta autentica nello sforzarsi di apparire esattamente come le persone si aspettano da lei?
Toko sembra il classico esempio di una persona che si trova, più volente che nolente, immersa in un mondo "virtuale" che sembra imporle un atteggiamento costante di falsificazione dell’immagine e dell’identità che le appartiene.
Trattandosi di una maschera volontaria che consiste nell'impersonificazione della sua personale idea della sorella deceduta, il suo è il classico caso in cui, cercando di piacere agli altri, ha rinunciato a piacere a sé stessa, concentrata solo nel vivere una esistenza non sua contraddistinta da una serie continua di compromessi con l'unico scopo di acquisire consenso dagli altri per rafforzare la sua identità.
E Yuu è riuscita ad inquadrarla quasi immediatamente in questa sua "recita della vita", scoprendo la dicotomia che la contraddistingue e intuendo che, quando Toko cercava di essere sé stessa con lei, sembrava percepire un senso di inquietudine, disagio, fragilità, paura e inadeguatezza verso sé stessa.
Yuu sembra invece rappresentare la risposta corretta all'affermazione della propria identità: infatti, lei sembra non tenere in grande considerazione ciò che vorrebbero che lei facesse (vedi l'abbandono del softball in cui eccelleva, accettare la dichiarazione di un ragazzo frequentato alle medie, ecc.), accogliendo quella che rappresenta una delle sfide più grandi dell'esistenza: rimanere autentici e sé stessi in tutte le situazioni, senza recitare un "ruolo".
Un percorso difficile da intraprendere e mantenere con coerenza: non tutti coloro che la circondano sono accomodanti nei suoi confronti e nel suo modo di essere così "libera" di cercare e seguire ciò che sente e a cui aspira.
Nel vivere la relazione con Toko, in più occasioni le fa capire, anche in modo diretto, di non soccombere alla richiesta di corrispondere alle aspettative che si imponeva o le venivano imposte nella sua recita della vita. Ma Toko non è stoica e convinta come lei nel vivere la sua esistenza.
Yuu, non avendo ancora certezza della sua identità nella vita reale, che è in fase di costruzione e che si va definendo, resta invece molto restia a lasciarsi andare alle attenzioni che le rivolge Toko: non investe su un’identità e un rapporto che mostra al mondo una versione di loro stesse cui aderiscono senza crederci. Ed è un gran bel messaggio di speranza per coloro che affrontano l'adolescenza: una sorta di luce in fondo a una specie di tunnel ove tutto sembra difficile da affrontare.
Quando negli episodi finali entrambe realizzano che credere che il loro valore non dipenda da come sei, ma da come appari, rappresenta l'errore più grave commesso, si intuisce come entrambe abbiano realizzato che l'esistenza determinata solo da fattori esterni al loro io le abbia svuotate e fatte anche sentire sole, non solo con gli altri, ma anche con loro stesse.
Resta il rammarico di non vedere un classico happy ending ma solo un finale "aperto". Ed è proprio questo genere di finale che mi ha fatto apprezzare questa serie che dal punto di vista tecnico non ha brillato sempre per cura dei fondali, del chara design e dei dettagli.
In fondo, come ho già anticipato, questa serie non aveva come leit motiv la mera storia d'amore tra le due ragazze e gli eventuali "incidenti" di percorso, ma il percorso verso l'autodeterminazione dei personaggi, un percorso non sempre lineare e piuttosto difficoltoso:
"A volte incontrerai te stesso. Per via di uno specchio, di una vetrina, di uno sguardo diverso, di un giudizio più severo che credevi fosse destinato ad altri e che invece, puntuale, fedele, parlerà di te.
E allora avrai due scelte: o farai finta di niente e continuerai ad indossare la tua maschera oppure prenderai coscienza di chi sei.
E sarà il lavoro più difficile.
Quello che può portare alla saggezza o al deserto". (Fabrizio Caramagna)
In questa recensione di "Yagate Kimi ni Naru" (in inglese "Bloom into You") ho iniziato con un aforisma impegnativo riferito al pensiero di Abelardo: "Conosci te stesso". La stessa affermazione appariva sul tempio del Dio Apollo a Delfi nell'antica Grecia e credo che sia stata la fonte ispiratrice di tante speculazioni filosofiche di pensatori e filosofi a cominciare da Socrate, Platone e Aristotele.
Il lettore della recensione si chiederà: "Perché?" Perché ho scomodato un pensiero filosofico classico per una serie anime come "Bloom into You"?
Perché la sua visione per me è stata una piacevole sorpresa, non tanto per l'aspetto romantico-sentimentale (alludo alla storia d'amore yuri - più o meno potenziale - tra le due protagoniste Yuu e Toko), quanto per quello introspettivo e psicologico dei personaggi, con particolare riguardo alle protagoniste di questa serie, che diventa un vero e proprio percorso alla autodeterminazione di sé stesse e all'individuazione e affermazione della propria identità.
Mi rendo conto che, scritto così, potrebbe sembrare un "polpettone" filosofico. E un po' lo potrebbe sembrare a coloro che cercheranno di "inter legere", ossia leggere tra le righe di una storia lineare, slice of life, normale, tranquilla, talvolta lenta e basata anche più sulla comunicazione non verbale che non su dialoghi e pensieri interiori che consentano allo spettatore di comprendere cosa realmente pensano i personaggi dell'anime, tra le "pieghe" e le sfumature dei loro pensieri e azioni.
In effetti, l'impressione che ho avuto della serie è quella che la storia d'amore tra le protagoniste rappresenti il modo con cui loro riescano a scoprire sé stesse, scavando nel profondo del loro io alla ricerca di ciò che realmente provano e vogliono essere con sé stesse e con gli altri. Nelle interazioni tra Yuu e Toko mi sembrano emergere alcuni concetti perlopiù psicologici come l'idea di sé cercata e l'idea di sé riflessa, il concetto di "maschera" di pirandelliana memoria nel processo della crescita nell'adolescenza, i traumi infantili che "segnano" la personalità, l'elaborazione del lutto e l'idealizzazione delle persone care mancate, il riempimento del vuoto del proprio io con sovrastrutture che si rivelano fallaci, ecc.
Toko in particolare rappresenta la classica adolescente alla ricerca di sé stessa. Si nasconde dietro la maschera e l'immagine idealizzata della sorella maggiore e si fissa nel ripercorrere le sue orme nella stessa scuola superiore, per portare a termine ciò che crede lei abbia lasciato in sospeso: la recita dei membri del consiglio studentesco nel festival culturale scolastico.
La questione della recita e la pervicacia con cui Toko si ostina a volerla eseguire, coinvolgendo tutti i membri del consiglio, sembra una sorta di coperta di Linus: una sorta di oggetto transizionale attraverso il quale Toko si avvicina alla figura idealizzata della sorella, fino a impersonificarla in tutto e per tutto.
Ma chi è Toko davvero? Quanto corrisponde l’immagine che di lei percepiscono gli altri nella vita reale rispetto a quella che è veramente? Quanto risulta autentica nello sforzarsi di apparire esattamente come le persone si aspettano da lei?
Toko sembra il classico esempio di una persona che si trova, più volente che nolente, immersa in un mondo "virtuale" che sembra imporle un atteggiamento costante di falsificazione dell’immagine e dell’identità che le appartiene.
Trattandosi di una maschera volontaria che consiste nell'impersonificazione della sua personale idea della sorella deceduta, il suo è il classico caso in cui, cercando di piacere agli altri, ha rinunciato a piacere a sé stessa, concentrata solo nel vivere una esistenza non sua contraddistinta da una serie continua di compromessi con l'unico scopo di acquisire consenso dagli altri per rafforzare la sua identità.
E Yuu è riuscita ad inquadrarla quasi immediatamente in questa sua "recita della vita", scoprendo la dicotomia che la contraddistingue e intuendo che, quando Toko cercava di essere sé stessa con lei, sembrava percepire un senso di inquietudine, disagio, fragilità, paura e inadeguatezza verso sé stessa.
Yuu sembra invece rappresentare la risposta corretta all'affermazione della propria identità: infatti, lei sembra non tenere in grande considerazione ciò che vorrebbero che lei facesse (vedi l'abbandono del softball in cui eccelleva, accettare la dichiarazione di un ragazzo frequentato alle medie, ecc.), accogliendo quella che rappresenta una delle sfide più grandi dell'esistenza: rimanere autentici e sé stessi in tutte le situazioni, senza recitare un "ruolo".
Un percorso difficile da intraprendere e mantenere con coerenza: non tutti coloro che la circondano sono accomodanti nei suoi confronti e nel suo modo di essere così "libera" di cercare e seguire ciò che sente e a cui aspira.
Nel vivere la relazione con Toko, in più occasioni le fa capire, anche in modo diretto, di non soccombere alla richiesta di corrispondere alle aspettative che si imponeva o le venivano imposte nella sua recita della vita. Ma Toko non è stoica e convinta come lei nel vivere la sua esistenza.
Yuu, non avendo ancora certezza della sua identità nella vita reale, che è in fase di costruzione e che si va definendo, resta invece molto restia a lasciarsi andare alle attenzioni che le rivolge Toko: non investe su un’identità e un rapporto che mostra al mondo una versione di loro stesse cui aderiscono senza crederci. Ed è un gran bel messaggio di speranza per coloro che affrontano l'adolescenza: una sorta di luce in fondo a una specie di tunnel ove tutto sembra difficile da affrontare.
Quando negli episodi finali entrambe realizzano che credere che il loro valore non dipenda da come sei, ma da come appari, rappresenta l'errore più grave commesso, si intuisce come entrambe abbiano realizzato che l'esistenza determinata solo da fattori esterni al loro io le abbia svuotate e fatte anche sentire sole, non solo con gli altri, ma anche con loro stesse.
Resta il rammarico di non vedere un classico happy ending ma solo un finale "aperto". Ed è proprio questo genere di finale che mi ha fatto apprezzare questa serie che dal punto di vista tecnico non ha brillato sempre per cura dei fondali, del chara design e dei dettagli.
In fondo, come ho già anticipato, questa serie non aveva come leit motiv la mera storia d'amore tra le due ragazze e gli eventuali "incidenti" di percorso, ma il percorso verso l'autodeterminazione dei personaggi, un percorso non sempre lineare e piuttosto difficoltoso:
"A volte incontrerai te stesso. Per via di uno specchio, di una vetrina, di uno sguardo diverso, di un giudizio più severo che credevi fosse destinato ad altri e che invece, puntuale, fedele, parlerà di te.
E allora avrai due scelte: o farai finta di niente e continuerai ad indossare la tua maschera oppure prenderai coscienza di chi sei.
E sarà il lavoro più difficile.
Quello che può portare alla saggezza o al deserto". (Fabrizio Caramagna)
Sasaki and Miyano
5.0/10
Premetto che i BL (boys love) non sono il mio genere standard, ma ho avuto negli anni un paio di belle esperienze di manga BL davvero interessanti, e quando mi è stato detto che "Sasaki to Miyano" era il nuovo "Seven Days", mi sono lanciata sia a leggere il manga (ancora in corso di pubblicazione) che a vedere l'anime. La delusione è stata immensa.
La trama è piuttosto semplice, ma non è questo il vero problema: un ragazzo delle superiori, appassionato di BL e con un forte complesso riguardo al suo aspetto delicato e androgino, cerca di tenere nascosta la sua passione. Per una serie di circostanze, si avvicina a un suo senpai, Sasaki, che si innamora di lui quasi a prima vista e comincia a seguirlo costantemente. Mentre per Miyano nasce un'amicizia profonda, per Sasaki si tratta di una sorta di strategia per conquistare il suo adorabile kouhai, il quale alla fine finisce per innamorarsi a sua volta.
"Sasaki to Miyano" non è un vero slow-burn, ma piuttosto una sorta di "frame" in perpetuo loop di uno standard slow-burn: il momento di lento avvicinamento tra i due protagonisti viene esteso per tutta la serie, sia nell'anime che nel manga, con risultati spesso ridicoli.
La storia di Miyano e Sasaki, nell'anime, copre un anno e oltre, spalmato su due anni scolastici: i primi sei mesi sono dedicati alle manovre del senpai per avvicinarsi al suo amato, mentre i mesi successivi vedono Miyano riflettere sulla confessione di Sasaki. Tutto è molto dolce e delicato, ma anche estremamente artificiale e allungato in modo assurdo. La narrativa non offre elementi che giustifichino una tale dilatazione degli eventi: i ragazzi non discutono di nulla di rilevante e non accade nulla che dia senso a questa prolungata attesa per un eterno nulla di fatto. Cosa che acuisce il senso che per Miyano chiacchierare di manga è l'unico goal nella sua relazione con Sasaki.
La possessività di Sasaki è evidente, e in certi momenti assume connotati fastidiosi, quasi predatori. Ignora i ripetuti rifiuti iniziali di Miyano e non rispetta il suo desiderio di non essere chiamato "Miya-chan", un soprannome che trova troppo femminile. Questi comportamenti vengono però presentati come segni di grande affetto, quando in realtà sfociano in scene al limite del cringe, come quando Sasaki porta via Miyano di peso solo perché stava parlando con una ex compagna di classe delle medie. Anche in questi frangenti non c'è un dialogo serio tra i due, ma solo una rassicurazione superficiale, dove Miyano non sembra per nulla toccato dalla sceneggiata imbarazzante appena avvenuta.
"Sasaki to Miyano" è una colossale occasione persa: la caratterizzazione di base dei personaggi c'è, ma manca un intreccio che mostri interconnessioni, relazioni e crescita. Invece, i protagonisti sono come bei modellini, mossi malamente e privi di reale sviluppo. Sembra quasi che l'autore abbia voluto mantenere a tutti i costi l'atmosfera delicata e magica del momento "slow-burn", temendo di perdere lo spotlight ottenuto con quest'opera, senza osare dare una vera evoluzione alla storia.
L'anime, essendo fedele al manga, si trova a dover confezionare una serie basata su una storia incompleta, lottando per riempire dodici episodi (tredici se si conta l'extra, altrettanto inutile). Fa del suo meglio, ma manca delle infinite sfumature presenti nei brevi capitoli del manga di Harusono Syou-sensei, che almeno aggiungono un po' di spessore extra. Il risultato è un'opera inconsistente e a tratti fastidiosa.
Dal punto di vista tecnico, il disegno non è male, ma rappresenta un evidente passo indietro rispetto al tratto del manga, perdendo molto in qualità. Anche il comparto sonoro è piatto: sia l'opening che l'ending risultano irritanti da ascoltare.
In conclusione, "Sasaki to Miyano" non è il successore di "Seven Days"; non ha la spina dorsale narrativa per esserlo. L'autore sembra troppo timoroso di perdere l'attenzione ottenuta con questa serie, per permettere un'evoluzione naturale allo slow-burn perpetuo che ha creato. È davvero un peccato, perché la caratterizzazione di base dei personaggi è gradevole, ma alla fine sembra solo un'immensa occasione sprecata.
La trama è piuttosto semplice, ma non è questo il vero problema: un ragazzo delle superiori, appassionato di BL e con un forte complesso riguardo al suo aspetto delicato e androgino, cerca di tenere nascosta la sua passione. Per una serie di circostanze, si avvicina a un suo senpai, Sasaki, che si innamora di lui quasi a prima vista e comincia a seguirlo costantemente. Mentre per Miyano nasce un'amicizia profonda, per Sasaki si tratta di una sorta di strategia per conquistare il suo adorabile kouhai, il quale alla fine finisce per innamorarsi a sua volta.
"Sasaki to Miyano" non è un vero slow-burn, ma piuttosto una sorta di "frame" in perpetuo loop di uno standard slow-burn: il momento di lento avvicinamento tra i due protagonisti viene esteso per tutta la serie, sia nell'anime che nel manga, con risultati spesso ridicoli.
La storia di Miyano e Sasaki, nell'anime, copre un anno e oltre, spalmato su due anni scolastici: i primi sei mesi sono dedicati alle manovre del senpai per avvicinarsi al suo amato, mentre i mesi successivi vedono Miyano riflettere sulla confessione di Sasaki. Tutto è molto dolce e delicato, ma anche estremamente artificiale e allungato in modo assurdo. La narrativa non offre elementi che giustifichino una tale dilatazione degli eventi: i ragazzi non discutono di nulla di rilevante e non accade nulla che dia senso a questa prolungata attesa per un eterno nulla di fatto. Cosa che acuisce il senso che per Miyano chiacchierare di manga è l'unico goal nella sua relazione con Sasaki.
La possessività di Sasaki è evidente, e in certi momenti assume connotati fastidiosi, quasi predatori. Ignora i ripetuti rifiuti iniziali di Miyano e non rispetta il suo desiderio di non essere chiamato "Miya-chan", un soprannome che trova troppo femminile. Questi comportamenti vengono però presentati come segni di grande affetto, quando in realtà sfociano in scene al limite del cringe, come quando Sasaki porta via Miyano di peso solo perché stava parlando con una ex compagna di classe delle medie. Anche in questi frangenti non c'è un dialogo serio tra i due, ma solo una rassicurazione superficiale, dove Miyano non sembra per nulla toccato dalla sceneggiata imbarazzante appena avvenuta.
"Sasaki to Miyano" è una colossale occasione persa: la caratterizzazione di base dei personaggi c'è, ma manca un intreccio che mostri interconnessioni, relazioni e crescita. Invece, i protagonisti sono come bei modellini, mossi malamente e privi di reale sviluppo. Sembra quasi che l'autore abbia voluto mantenere a tutti i costi l'atmosfera delicata e magica del momento "slow-burn", temendo di perdere lo spotlight ottenuto con quest'opera, senza osare dare una vera evoluzione alla storia.
L'anime, essendo fedele al manga, si trova a dover confezionare una serie basata su una storia incompleta, lottando per riempire dodici episodi (tredici se si conta l'extra, altrettanto inutile). Fa del suo meglio, ma manca delle infinite sfumature presenti nei brevi capitoli del manga di Harusono Syou-sensei, che almeno aggiungono un po' di spessore extra. Il risultato è un'opera inconsistente e a tratti fastidiosa.
Dal punto di vista tecnico, il disegno non è male, ma rappresenta un evidente passo indietro rispetto al tratto del manga, perdendo molto in qualità. Anche il comparto sonoro è piatto: sia l'opening che l'ending risultano irritanti da ascoltare.
In conclusione, "Sasaki to Miyano" non è il successore di "Seven Days"; non ha la spina dorsale narrativa per esserlo. L'autore sembra troppo timoroso di perdere l'attenzione ottenuta con questa serie, per permettere un'evoluzione naturale allo slow-burn perpetuo che ha creato. È davvero un peccato, perché la caratterizzazione di base dei personaggi è gradevole, ma alla fine sembra solo un'immensa occasione sprecata.
Adachi and Shimamura
6.5/10
"Adachi and Shimamura" è una serie composta da dodici episodi, di genere romantico, yuri e slice of life, con un'ambientazione prevalentemente scolastica, trasposizione della omonima novel.
La trama ci presenterà la nascita del rapporto tra Adachi e Shimamura, dal loro primo anno di superiori, ognuna delle due con le proprie difficoltà nel rapportarsi con gli altri. La parte interessante della serie sarà lo sviluppo dei personaggi e nell'esplorazione che ne consegue, dei loro pensieri e delle loro reazioni, nella scoperta di sé.
La serie cercherà di approfondire quel particolare momento, nell'età dell'adolescenza, dove iniziano i primi amori, in cui si è confusi e non si riesce a dare una concreta forma ai propri pensieri, riguardo ai sentimenti che si provano, benché meno alle parole che vorremmo dire e senza escludere i comportamenti ambigui e confusi, che avremo verso gli altri.
Se il soggetto potrebbe sembrare interessante, purtroppo il grande problema di questa serie è il suo sviluppo, lento e "barcamenante" per più ragioni, il principale sarà il supplizio dell'indecisione di Adachi, su cosa fare e come comportarsi, che procederà a lentissimi passi sullo scoprire cosa prova e cosa dire per esprimerlo, mentre il secondario saranno le poche, ma spesso infruttuose sotto-trame, che anziché ravvivare il ritmo e rallegrare lo spettatore, avranno un effetto contrario, cioè quello di afflosciare gli avvenimenti e condensarli in un nulla di fatto.
I personaggi non saranno molti, e risulteranno tutti, a loro modo, molto interessanti all'apparenza, infatti, dietro ad ognuno di essi, ci saranno delle curiosità, che non faranno altro che aumentare la speranza dello spettatore, di avere magari uno sguardo innovativo e/o curioso su svariati temi, ma che al contrario non saranno approfonditi.
Verranno toccate tematiche come: la differenza fra le aspettative che le differenti famiglie hanno, sia delle protagoniste che delle amiche, nei confronti delle loro rispettive figlie, cosa si nasconde dietro a Yashiro, il rapporto fra genitori e figlia; ma purtroppo come anticipato, tali personaggi e tematiche saranno trattati a spot e come mere comparse, per potersi concentrare quasi totalmente sulle nostre due protagoniste, che al contrario riceveranno un approfondimento pieno e soddisfacente, della loro psiche, specialmente Shimamura avrà una caratterizzazione coerente e degna di essere definita tale.
Piccolo rammarico sarà a volte la difficoltà con cui si arriverà a descrivere un pensiero e una condizione complessa, con metafore e frasi che ho trovato fin troppo romanzate, per poter descrivere in maniera esaustiva una condizione particolare del proprio io o del proprio stato d'animo.
Per la grafica, personalmente l’ho trovata molto accattivante, i personaggi saranno definiti e ben particolareggiati, per le ambientazioni invece prevarrà maggiormente un andamento altalenante, con fondali a volte molto ispirati e caratteristici, che si scontreranno ad altre situazioni, in cui si avranno invece sfondi più anonimi e meno definiti.
Apprezzabili alcuni momenti più riflessivi e introspettivi, che godranno di particolari effetti e permetteranno spesso di mettere su schermo pensieri e stati d'animo delle nostre due protagoniste.
Per l'aspetto sonoro, le OST faranno tutte il loro dovere, entrambe le sigle saranno molto orecchiabili, forse un po' troppo tendente all'assuefazione la sigla d'apertura, che con il tempo risulterà un po' troppo smielata, a differenza della sigla finale che sarà più ritmata e fresca.
In conclusione, "Adachi e Shimamura", sarà una serie atipica per l'approfondimento delle due protagoniste, che risulterà molto preponderante e interessante, purtroppo, come contrappeso, ci sarà una generale lentezza nell'evolversi di alcune situazioni, che potrebbe rendere tediose alcune parti.
La trama ci presenterà la nascita del rapporto tra Adachi e Shimamura, dal loro primo anno di superiori, ognuna delle due con le proprie difficoltà nel rapportarsi con gli altri. La parte interessante della serie sarà lo sviluppo dei personaggi e nell'esplorazione che ne consegue, dei loro pensieri e delle loro reazioni, nella scoperta di sé.
La serie cercherà di approfondire quel particolare momento, nell'età dell'adolescenza, dove iniziano i primi amori, in cui si è confusi e non si riesce a dare una concreta forma ai propri pensieri, riguardo ai sentimenti che si provano, benché meno alle parole che vorremmo dire e senza escludere i comportamenti ambigui e confusi, che avremo verso gli altri.
Se il soggetto potrebbe sembrare interessante, purtroppo il grande problema di questa serie è il suo sviluppo, lento e "barcamenante" per più ragioni, il principale sarà il supplizio dell'indecisione di Adachi, su cosa fare e come comportarsi, che procederà a lentissimi passi sullo scoprire cosa prova e cosa dire per esprimerlo, mentre il secondario saranno le poche, ma spesso infruttuose sotto-trame, che anziché ravvivare il ritmo e rallegrare lo spettatore, avranno un effetto contrario, cioè quello di afflosciare gli avvenimenti e condensarli in un nulla di fatto.
I personaggi non saranno molti, e risulteranno tutti, a loro modo, molto interessanti all'apparenza, infatti, dietro ad ognuno di essi, ci saranno delle curiosità, che non faranno altro che aumentare la speranza dello spettatore, di avere magari uno sguardo innovativo e/o curioso su svariati temi, ma che al contrario non saranno approfonditi.
Verranno toccate tematiche come: la differenza fra le aspettative che le differenti famiglie hanno, sia delle protagoniste che delle amiche, nei confronti delle loro rispettive figlie, cosa si nasconde dietro a Yashiro, il rapporto fra genitori e figlia; ma purtroppo come anticipato, tali personaggi e tematiche saranno trattati a spot e come mere comparse, per potersi concentrare quasi totalmente sulle nostre due protagoniste, che al contrario riceveranno un approfondimento pieno e soddisfacente, della loro psiche, specialmente Shimamura avrà una caratterizzazione coerente e degna di essere definita tale.
Piccolo rammarico sarà a volte la difficoltà con cui si arriverà a descrivere un pensiero e una condizione complessa, con metafore e frasi che ho trovato fin troppo romanzate, per poter descrivere in maniera esaustiva una condizione particolare del proprio io o del proprio stato d'animo.
Per la grafica, personalmente l’ho trovata molto accattivante, i personaggi saranno definiti e ben particolareggiati, per le ambientazioni invece prevarrà maggiormente un andamento altalenante, con fondali a volte molto ispirati e caratteristici, che si scontreranno ad altre situazioni, in cui si avranno invece sfondi più anonimi e meno definiti.
Apprezzabili alcuni momenti più riflessivi e introspettivi, che godranno di particolari effetti e permetteranno spesso di mettere su schermo pensieri e stati d'animo delle nostre due protagoniste.
Per l'aspetto sonoro, le OST faranno tutte il loro dovere, entrambe le sigle saranno molto orecchiabili, forse un po' troppo tendente all'assuefazione la sigla d'apertura, che con il tempo risulterà un po' troppo smielata, a differenza della sigla finale che sarà più ritmata e fresca.
In conclusione, "Adachi e Shimamura", sarà una serie atipica per l'approfondimento delle due protagoniste, che risulterà molto preponderante e interessante, purtroppo, come contrappeso, ci sarà una generale lentezza nell'evolversi di alcune situazioni, che potrebbe rendere tediose alcune parti.
Mi è capitato di leggere anche qualcosa sulla novel extra inclusa nell'edizione home video. Devo dire che
Quei capitoli bonus sono stati ripubblicati di recente come romanzo a se stante con l'aggiunta di disegni e un paio di ulteriori capitoli, il titolo è Adachi e Shimamura 99. L'autore ha detto varie volte che considera il volume 8 l'effettivo finale e che tutto ciò che viene dopo è più un poscritto, anche se ormai siamo al volume 12 e la serie non si è ancora conclusa...
Ti ringrazio, spero davvero che tutto si concluda per il meglio, mi sono sempre piaciute come coppia, anche se Shimamura è un po' ottusa XD
Se l'inglese non è un problema ti consiglio vivamente la serie di romanzi originale, anche ripartendo dall'inizio e leggendo la parte coperta dall'anime (i primi quattro volumi) perché sono scritti in prima persona dal punto di vista di Adachi e Shimamura che si alterna di capitolo in capitolo e a tratti la narrazione diventa quasi un flusso di coscienza a la James Joyce. E' viscerale nel trasportarti nella mentalità spesso bizzarra delle due, che adattamenti non puramente verbali come l'anime ed il manga per forza di cose non sono in grado di rendere del tutto. Si trova sia in versione ufficiale che tradotta dai fan.
La situazione di Yagakimi è davvero un peccato. Mi urta sempre quando una serie a cui basterebbero 24 episodi non ne riceve, svela tutto il cinismo della produzione di anime che servono solo come pubblicità per il manga mentre esso è ancora in corso e non vengono considerati come opera a se stante. In Yagakimi l'anime arriva ad un paio di capitoli dalla rappresentazione teatrale a cui è dedicata buona parte della serie e la chiudono lì nel punto peggiore possibile. Mah.
Non parliamo del fatto che Miyano fanboy di BL poteva portare al ribaltamento dei soliti cliché del genere ma invece l'autrice non fa altro che usare i soliti stra-abusati espedienti narrativi senza aggiungere nulla di nuovo. Per come è sviluppata la trama, Miyano sarebbe potuto essere fan di qualsiasi cosa e non cambierebbe nulla.
Non tra i banchi di scuola posso consigliarti più di tutti La ragazza nello schermo. Poi ci sarebbero Sunstone, Maka-Maka, Tokyo After Hours, La ragazza dal mare, mi pare anche Alter Ego, Limbo, Chirality, ci sarebbe anche Black & White ma non mi sento di consigliarlo, e finirei con Sirius - Twin Stars. Queste non si svolgono tra i banchi di scuola se ricordo bene, quindi puoi provare queste. Tra i banchi di scuola mi sento di consigliarti comunque Soulmate e Kiss It Goodbye.
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