Fondata nel 2008 da veterani dell'industria, la software house francese Don't Nod si è trovata nel tempo a lavorare al fianco di diverse realtà per la produzione di prodotti anche molto diversi tra loro: Remember Me, titolo di debutto, era un action ambientato in un mondo futuristico dove le persone salvavano i propri ricordi in forma digitale e la storia ruotava intorno alla manipolazione di quest'ultimi; Life is Strange invece, senza dubbio uno dei loro titoli più celebri, accantona qualsivoglia azione per raccontare una storia adolescenziale fatta di scelte e conseguenze, il tutto con un'impronta estremamente in linea con le dinamiche giovanili. Don't Nod si è rivelata una casa poliedrica capace di spaziare tra generi e atmosfere, ma se si vuole trovare un punto comune nei loro lavori non si può non pensare alla passione per le storie toccanti. Al di là del successo o insuccesso dei singoli titoli, i lavori della casa francese hanno sempre messo in piedi delle trame importanti dove il punto di vista dei personaggi (o del giocatore stesso mediante scelte) influenzano gli eventi.
 
Lost Records recensione

Lost Records: Bloom & Rage è una storia divisa in due parti, una storia di cui per ora abbiamo avuto modo di gustare solo l'inizio, ma che già in queste sue prime ore ha mostrato ancora una volta le abilità della software house nel mettere in piedi delle avventure grafiche entusiasmanti con personaggi credibili e scelte mai scontate. Ancora una volta, Don't Nod dipinge una fase della vita e della crescita precisa: un'adolescenza vissuta di petto tra piccole rivincite e imbarazzanti cringiate, insicurezze condivisibili e una spensierata incoscienza, tipica di chi non si rende ancora troppo conto delle cose, il tutto guidato dalla caratteristica voglia di trovare il proprio posto nel mondo ribellandosi alle "imposizioni dall'alto dei grandi". Lost Records racconta la sua storia passando per due periodi precisi: oggi, il nostro 2022 tra post-pandemia e social, e l'estate del 1995, periodo in cui le protagoniste si incontrano e vivono un'esperienza che le segnerà per gli anni a venire.

Immerso tra un caldo e nostalgico 1995 e un freddo e inquietante 2022, la prima parte della storia permette al giocatore di conoscere il contesto e i suoi attori principali prendendosi tutto il tempo per imbastire l'atmosfera giusta. Atmosfera che tra spensierati giochi adolescenziali vede poco a poco stagliarsi una inquietante ombra che, come da premesse iniziali, stroncherà quella così bella amicizia di cui si sta essendo testimoni. Swann è una sedicenne di un paesino di provincia, goffa ed entusiasta come una bimba ma resa terribilmente timida ed insicura dal suo aspetto fisico e dalle sue passioni "strane" che la rendono ben poco popolare. Tra i tanti interessi della ragazza spicca in particolare quello per la cinematografia e, forte di questo, decide di realizzare un documentario sulla sua città prima di trasferirsi in Canada con la famiglia per seguire il nuovo lavoro del padre.
 
Lost Records recensione

E' così che Swann entra in contatto con la svalvolata ed estroversa Nora, la tosta ed inquadrata Autumn e la scatenata e coraggiosa Kat. Il quartetto di outsiders lega subito e la sinergia tra le quattro le porta a vivere una delle più magiche ed emozionanti estati della loro vita, tuttavia un'aria inquietante aleggia tra le scene, lasciando nei personaggi e nel giocatore uno strano senso di inquietudine per tutto lo svolgimento degli eventi, proprio come nei migliori horror spicologici. Ad alimentare la sensazione sopracitata ci pensano gli eventi del presente: già solo vedere la versione adulta delle protagoniste, dopo essersi abituati alle loro versioni di sedici anni, è un piccolo shock ma sono i commenti e le reazioni a lasciare intendere che qualcosa di terribile sta per accadere: cosa potrà mai succedere per portare quattro persone così in sintonia a non vedersi né sentirsi più per quasi trent'anni? Perché, dopo anni di silenzio, viene organizzata una rimpatriata atta a rivangare un passato che tutte avevano giurato di dimenticare?

Sulla base dell'intrigante storia di Lost Records, Don't Nod riesce a rendere il gameplay dinamico e sufficientemente interessante pur non contando su nulla di straordinario come viaggi nel tempo o enigmi particolari. Oltre ad un alto numero di oggetti con cui è possibile interagire, ottimi per dare spessore all'ambiente e rafforzare l'atmosfera del contesto, la videocamera di Swann permette di vedere il mondo con occhi diversi. La caccia ai collezionabili sarà lo stimolo che porterà il giocatore a sfoderare la camera fin troppo spesso e questo non solo sarà coerente con la personalità e abitudine della protagonista, ma permetterà di sbloccare nuove interazioni con il mondo: non tutti agiscono allo stesso modo quando hanno un obiettivo puntato contro.
 
Lost Records recensione

Menzione d'onore inoltre alla semplice ma geniale meccanica delle scelte nei dialoghi, cuore pulsante delle avventure grafiche, la quale permette di sbloccare nuove opzioni di risposta man mano che il dialogo prosegue così come è possibile ottenere degli input osservando oggetti o persone. Queste semplici aggiunte contribuiscono a rendere i dialoghi più coinvolgenti perché si è portati a non scegliere di getto la risposta, ma ad ascoltare per bene tutto il discorso prima di parlare. In tutto questo il tempo per scegliere cosa dire non manca mai e, sebbene sia possibile "lasciare in bianco", quando capita è comunque una scelta del giocatore. Le opzioni di dialogo legate ad oggetti sono segnalate in modo abbastanza chiaro ma la paura di perderle rimane e ricrea perfettamente quella sensazione di panico quando non si sa bene cosa dire e ci si guarda in torno alla ricerca di ispirazione. Un bel modo per stimolare il giocatore ad osservare il mondo che lo circonda.

Grafica e colonna sonora sono di alto livello, perfettamente in linea con le atmosfere della storia e curate per rafforzare l'efficacia di ogni evento. Nelle ultime fasi dell'avventura si notano alcuni movimenti scattosi o passaggi poco puliti, ma già alcune patch pre-lancio hanno corretto o limato tali aspetti dunque è auspicabile che al debutto effettivo il titolo non soffrirà più di questi problemi o comunque in una minima parte che verrà corretta nel giro di poco.
 
Lost Records recensione

Ultimo punto su cui è interessante porre l'attenzione: le protagoniste hanno un aspetto credibile e funzionale, non sono "brutte per moda" ma sono adolescenti che gestiscono il loro aspetto in modo... immaturo. Swann è sovrappeso e malvestita (tu giocatore puoi in parte limitare il danno scegliendo l'outfit!) e come ogni ragazza di sedici anni soffre per questo. Nora ha dei lineamenti arcigni ed è conciata, diciamo, in un modo che non la valorizza così come Kat, la ragazza con i tratti più fini, si veste da bambina/maschiaccio in modo coerente con la sua personalità. Le scelte di design sono ragionate e coerenti al contesto, come da tradizione per la casa, e non possiamo che sperare che tale logica venga applicata anche in altri titoli di altre case perché questo è un ottimo esempio di come si scrive e si disegnano dei personaggi.

GIUDIZIO FINALE

Lost Records: Bloom & Rage è un'avventura grafica intrigante e particolare. In meno di dieci ore il gioco riesce a mettere in piedi le atmosfere che vuole in modo efficace e coinvolgente, presentando personaggi e contesti che faranno da base per la seconda e ultima parte, in arrivo il 15 aprile. Sebbene sia solo la prima metà, Lost Records si rivela un titolo dal potenziale alto che narra una storia dai colori atipici e dai sapori inaspettati con personaggi dai ruoli ben presenti nell'immaginario dell'epoca e ottimamente incastonati in un periodo storico preciso, ma non per questo le protagoniste risultano meno piacevoli o inverosimili, anzi, è proprio dalla coerenza dei personaggi immersi nel contesto che Lost Records trova il suo carattere e riesce a raccontare una storia di cui viene proprio voglia di scoprire il finale.

Gioco testato su PlayStation 5.