Sin dal suo annuncio durante lo scorso Lucca Comics and Games 2024, la neonata rivista Manga Issho ha fatto parlare di sé. L'ambizioso progetto comunitario, nato dall'unione delle forze di quattro case editrici europee quali Edizioni Star Comics per l'Italia, Altraverse per la Germania, Planeta Comics per la Spagna e Kana per la Francia, ha come obiettivo quello di utilizzare la grammatica del manga per creare nuove e valide opere. Disponibile a partire dal 25 Marzo, nel primo numero di Manga Issho troviamo 14 storie inedite, scritte ed illustrate da 18 artisti europei che si dividono le oltre 300 pagine di questo grosso volume.

Questa sfida editoriale merita una lunga premessa e conseguente contestualizzazione in quanto negli ultimi anni, ed ancor più oggi, si è discusso molto del fenomeno "global manga", ossia dei tanti fumettisti, illustratori e scrittori non giapponesi che scelgono di adottare uno stile narrativo o grafico fortemente influenzato dagli stili artistici tipicamente nipponici. L'arte e la cultura, così come tutto ciò che governa il mondo, sono in continua evoluzione, e il fumetto non è escluso da questo naturale processo. I manga in Italia sono giunti ormai decadi fa, ma se negli anni '80 e '90 gli appassionati italiani non erano moltissimi, dagli anni 2000 in poi sono andati in crescendo raggiungendo numeri impressionanti durante la pandemia nel 2020 e negli immediati anni seguenti. In altri Paesi, come ad esempio la Francia, questi grandi numeri erano stati raggiunti ben prima e il fumetto, nipponico o non nipponico, ha per questo radici ben più forti rispetto al nostro Paese. Era dunque facilmente ipotizzabile che diversi tra questi lettori cominciassero a proporre la propria arte ed era altresì quasi matematico che la loro arte venisse influenzata da movimenti, correnti, linee e scuole con le quali erano cresciuti e dalle quali erano stati ispirati. Questo è un passaggio che gioco forza va accettato, come accettiamo che Osamu Tezuka sia stato ispirato da Walt Disney o che Naoki Urasawa sia stato influenzato dallo stesso Osamu Tezuka. Lo stesso potremmo dirlo per ogni artista: Eiichiro Oda da Akira Toriyama, Hiro Mashima da Eiichiro Oda e potremmo continuare all'infinito perché ciascun artista potrebbe fare i propri nomi da inserire sotto alla voce "influenza" o "ispirazione". Per tutti questi motivi troviamo normale che, nomi di fantasia, Mario Rossi o Marie Martin o Noah Müller, cresciuti a pane, manga di One Piece e anime di Inuyasha qualora abbiano una piccata vena artistica ed intendano perseguire una carriera all'interno del mondo del fumetto, questa sia improntata su determinate regole di costruzione delle tavole, su stili di disegno e su narrative che seguano quelle prettamente dei fumetti giapponesi. Non stiamo ovviamente parlando di una scienza esatta, tuttavia non ci dovrebbe stupire se ciò avvenisse.

In Italia le opere nostrane in stile manga sono da tempo presenti ma, salvo rare eccezioni, non hanno mai raggiunto numeri pienamente soddisfacenti. La colpa non è certo dei bravissimi artisti che scrivono e/o illustrano queste nuove storie, né tanto meno degli editori che credono nei loro progetti, quanto più ad un mercato ricco di tante opere che tendono a schiacciare queste proposte e, diciamolo, a volte anche il loro essere vittima di una certa vena pregiudiziale che in fondo hanno ancora in molti: "Non è scritto da un giapponese e quindi di conseguenza non è valido o non mi può piacere", se non peggio. In altri Paesi questo avviene in maniera molto ridotta, basti pensare che un'opera "japstyle" come Radiant di Tony Valente ha raggiunto numeri eclatanti con addirittura una trasposizione animata e molti altri hanno avuto un ottimo successo. Non stiamo dicendo che questi fumetti debbano per forza piacere altrimenti non ci si dimostra abbastanza aperti o acculturati, ma semplicemente quello che si chiede è di dar loro una possibilità, di aprirsi alla sperimentazione, in quanto noi non siamo appassionati di fumetti nipponici, siamo appassionati di storie belle e non è detto che non se ne possano trovare anche in questo mercato.

Premesso tutto questo torniamo a Manga Issho, che di fatto resta un ambizioso e coraggioso progetto editoriale che nel suo primo grande volume sforna, come detto, 14 storie inedite, quali:
- The Secret of Scarecrow - The Armorer di Gin Zarbo;
- La sposa sirena di Ivana Murianni e Denise "Zanuse" Coraggioso;
- Kenshiro! di Sisawa Miran;
- L'ultimo trofeo di Santi Casas;
- Scho Djinn+= di Mx.Loboto;
- Shut Down with me di Karee;
- Next Stop: "Afterlife" di Sarutaka;
- Oneira - Path of the Bleeding Star di Cab e Federica di Meo;
- Arrivano le meduse! di Matteo Filippi e Saspy;
- Bloodmancer di XGreen;
- Running Free di Dominik Jell;
- Black Sand di Drawill;
- La ragazza che faceva comparire il mondo di Matteo Bussola e Fausto Chiodoni;
- Mother Jack di Reno Lemaire
Questi 14 racconti provengono da artisti delle 4 realtà territoriali europee, proposti e seguiti dall'editore di pertinenza, in un mix di opere autoconclusive e primi capitoli che potranno vedere un futuro solo grazie al voto dei lettori, come succede per le controparti cartacee giapponesi. Troviamo già diversi artisti affermati come appunto la svizzera Gin Zarbo con uno spin-off di The Secret of Scarecrow, o la spagnola XGreen, già conosciuta per Krymsoul e quì presente con Bloodmancer o i "nostri" Federica di Meo, la quale illustra un capitolo mai letto prima di Oneira e l'autore bestseller Matteo Bussola. Nei futuri volumi si aggiungeranno a questi 18 artisti altri 70 autori europei pronti a debuttare tra le pagine di questa rivista che, a tutti gli effetti, ricalca molto le classiche riviste giapponesi come Weekly Shōnen Jump. In Manga Issho come potrete immaginare non esistono un genere o un target di riferimento, infatti questo progetto si prefissa di rivolgersi ad un pubblico universale, senza distinzioni, ma con l'unica eccezione di evitare storie dove è presente estrema violenza o sessualità esplicita.
Un contenitore dunque, che spazia da storie romantiche a storie più cupe, da racconti più seriosi e drammatici a manga divertenti e ricchi di gag o di avventura. Il tutto con un perfetto equilibrio artistico, che è obiettivamente tangibile in queste pagine, con alcune tavole meravigliose che danno vita a storie avvincenti e curiose, ricalcando lo stile, le regole e i fondamenti dei prodotti nipponici che ormai conosciamo bene. Forse 14 storie da leggere tutte d'un fiato sono troppe per restare tutte impresse nella mente, soprattutto quando si parla di racconti autoconclusivi di sole 20 pagine, tuttavia permettono di farsi un'idea dell'artista e, se piaciuto, magari seguirlo nelle sue eventuali e future proposte su Manga Issho o anche esterne ad esso. Inoltre, fatto molto interessante, sarà possibile per ciascun artista presentare il proprio portfolio all'editore in varie occasioni, come ad esempio al Napoli Comicon 2025, per farsi valutare ed eventualmente entrare nella squadra dei talenti della rivista, facendosi conoscere in Italia e in Europa.
Una curiosità: a caratterizzare poi le storie realizzate dal team Italia è il fatto che sia stato l'unico a puntare, in alcune storie, su ambientazioni "nostrane", come Milano, e addirittura a sfruttare il nostro folklore, come nel caso della leggenda delle sirene di Taranto. Strumento narrativo che, a detta di Cristian Posocco di Edizioni Star Comics, sarà utilizzato spesso, alla ricerca di un connubio tra medium manga e la molteplicità di storie e leggende che la nostra Italia offre in tutte le sue componenti territoriali.

Manga Issho è editato trimestralmente in Italia da Edizioni Star Comics in formato 16,5cmx24cm, con oltre 300 pagine. Ogni Paese coinvolto avrà ovviamente la propria edizione, rispettivamente a cura di Altraverse, Planeta Comics e Kana con relativa traduzione. Mirando ad un pubblico il più vasto possibile l'edizione è basilare, senza sovraccoperta o pagine a colori e con una carta piuttosto economica. Scelta che giudichiamo sensata, visto che il prezzo di lancio a soli 4,90€, che poi diventeranno 6,90€ a volume, attirerà sicuramente molti appassionati, e non solo. Promosse anche la grafica e l'estetica del volume, con la prima copertina a cura di Gin Zarbo e il suo The Secret of Scarecrow. Accattivante anche la costina, d'impatto.
Per tanti anni il fumetto japstyle o i cosiddetti global manga sono stati presi in considerazione dagli editori nostrani senza però mai avere un vero progetto definito, pubblicizzato a dovere o in cui gli editori stessi si siano veramente esposti - pensate che per questa proposta sono stati fatti servizi televisivi anche su Rai e SkyTG24, nonché vi è stata una presentazione in Piazza del Duomo a Milano -. Con Manga Issho, dove Issho significa "insieme", sembra questa volta di essere di fronte al classico proverbio popolare, "l'unione fa la forza". Questo progetto, che poi dovremmo definire realtà, potrà portare notevole visibilità a tanti artisti che al momento si ritrovavano oscurati da un'industria che, come ogni avviene in ogni settore, volge lo sguardo più su ciò che ha un maggior riscontro economico e non ci sentiamo di biasimare nessuno in tal senso. Tuttavia in questo primo volume abbiamo potuto saggiare la qualità di questi abili disegnatori e capaci sceneggiatori e il risultato è certamente promosso, restando curiosi di conoscere nuove storie e artisti nei numeri a seguire. Ora che le case editrici hanno fatto un passo deciso verso questa corrente la speranza è che anche gli appassionati, nuovi o di lungo corso, facciano anch'essi un passo in quella direzione, per andare loro incontro. Buona fortuna.
DOMANI ORE 21:00 IN LIVE SUL NOSTRO CANALE TWITCH PRESENTAZIONE DELLA RIVISTA CON CRISTIAN POSOCCO (STAR COMICS).
Per tanti anni il fumetto japstyle o i cosiddetti global manga sono stati presi in considerazione dagli editori nostrani senza però mai avere un vero progetto definito, pubblicizzato a dovere o in cui gli editori stessi si siano veramente esposti - pensate che per questa proposta sono stati fatti servizi televisivi anche su Rai e SkyTG24, nonché vi è stata una presentazione in Piazza del Duomo a Milano -. Con Manga Issho, dove Issho significa "insieme", sembra questa volta di essere di fronte al classico proverbio popolare, "l'unione fa la forza". Questo progetto, che poi dovremmo definire realtà, potrà portare notevole visibilità a tanti artisti che al momento si ritrovavano oscurati da un'industria che, come ogni avviene in ogni settore, volge lo sguardo più su ciò che ha un maggior riscontro economico e non ci sentiamo di biasimare nessuno in tal senso. Tuttavia in questo primo volume abbiamo potuto saggiare la qualità di questi abili disegnatori e capaci sceneggiatori e il risultato è certamente promosso, restando curiosi di conoscere nuove storie e artisti nei numeri a seguire. Ora che le case editrici hanno fatto un passo deciso verso questa corrente la speranza è che anche gli appassionati, nuovi o di lungo corso, facciano anch'essi un passo in quella direzione, per andare loro incontro. Buona fortuna.
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Sono circa 330 pagine a 4,99... Non so se dalla seconda uscita aumenterà di prezzo (spero di no), ma personalmente non mi sembra un brutto prezzo.
Ben fatte anche le altre storie.
Il prezzo di lancio è 4,90 ma dietro di esso è indicato che dovrebbe essere 6,90. Le future uscite avranno quello.
Ho preso il primo volume, non è un pessimo prezzo per la qualità del prodotto, ma è un brutto prezzo per che tipo di prodotto si vuole vendere. La "rivista" di pregio difficilmente può aver successo.
Personalmente una rivista contenitore non mi interessa, dato che sicuramente non tutte le storie potrebbero interessarmi.
La maggior parte delle storie sono auto conclusive.
"prime impressioni sulla prima rivista manga europea"
"Un ambizioso progetto comunitario che volge lo sguardo ad una vasta platea di pubblico"
"L'ambizioso progetto comunitario, nato dall'unione delle forze di quattro case editrici europee quali Edizioni Star Comics per l'Italia, Altraverse per la Germania, Planeta Comics per la Spagna e Kana per la Francia"
Da come si legge, è la prima rivista contenitore diffusa/disponibile in 4 lingue e almeno quattro paesi.
Poi magari qualcuno mi smentirà
Considerando che costa quasi quanto un volume standard J-pop o un volume brossurato Planet Manga non posso lamentarmi.
Anzi l'unica cosa che mi fa storcere il naso è la cadenza trimestrale, una rivista di questo genere deve contare sul numero.
Quello che la affosserà (come sempre) è il fatto che il manga su rivista, al di fuori del giappone, è una cosa che non funziona.
Tempo un anno e la chiudono.
Si, quelle che continuano sono denominate con Capitolo 1, le autoconclusive non lo hanno
Osamu Tezuka si ispirava alla Disney solo per i disegni ma i suoi manga erano completamente diversi dallo stile Disney.
Negli anni novanta si diceva "spaghetti manga" in questo caso si tratta di un progetto europeo come dovremmo chiamarli?
Il concetto è del tutto sbagliato ☹️ non può esistere l'imitazione della letteratura russa o del cinema italiano.
Sarebbe assurdo.
Se un occidentale o di un altro continente vuole pubblicare fumetti giapponesi devo provare ad andare in Giappone... Che io sappia tranne qualche sudcoreano come Boichi nessun straniero ha mai pubblicato sulle principali riviste per ragazzi le varie Jump, Magazine, Sunday, Champion, Gangan ecc. ecc.
Nel campo seinen le cose sono diverse ma le possibilità sono sempre pochissime.
e non è una battuta è realmente li e per ora quello che ho letto non è male
Dall'Oglio sta pubblicando il suo manga su Afternoon proprio in queste settimane...
@IlSupremo
Il primo numero di Manga Issho è andato oltre le più rosee previsioni ed è già in ristampa
Dietro ci sono 4 realtà editoriali molto importanti ed è previsto un periodo di rodaggio di tre anni.
Andrebbe dato il beneficio del dubbio di almeno 3 numeri per decretarne il fallimento direi..detto che i 4 editori non sono sprovveduti e i loro conti credo se li saranno fatti bene
Non ho detto che floppa domani, ho detto che è destinato a fallire.
Afternoon è una rivista seinen gli esperimenti sono concessi mentre sulle riviste shounen le cose cambiano ☹️.
Se questa rivista vuole essere una palestra e una vetrina ben venga ma vedo difficile che un italiano potrà mai pubblicare su Shonen Jump.
Se fossi scarico, forse, le darei una possibilità.
Penso che il problema principale, sia anche il momento storico sbagliato... A me ipoteticamente sarebbe anche potuto interessare un progetto simile, ma siamo in un momento in cui tutti i manga hanno subito aumenti a tappeto, la comparsa di nuove case editrici ha fatto aumentare l'offerta a dismisura e quindi nemmeno si riesce a star dietro alle uscite dei prodotti, per come dire, "sicuri", quelli che attirano il nostro interesse, figuriamoci se ci sono i fondi per le sperimentazioni del "ma sì, lo provo"...
Dai è un trimestrale, almeno 4 numeri li fanno!
Si ma perché? Ripeto è un progetto triennale ben strutturato, domani lo spiegheremo anche in live per filo e per segno. Ci sta dietro un lavoro di due anni di 4 redazioni e 4 amministrazioni che ci stanno investendo.
Direi che qualche chance di riuscita gliela si potrebbe anche dare
Di questo non sapevo niente, è un'autoconclusivo, ho deve stare dietro alle scadenze settimanali dei Giapponesi!
Mi domando perché ci stiano investendo.
Titoli giapponesi ancora inediti non mancano, quindi non per carenza di materiale.
Così come mi pare difficile possa essere un prodotto commerciale che venda tanto, anche se ammortizzare i costi in 4 sicuramente lo rende meno costoso e quindi più profittevole.
Rimane la volontà di dare un palcoscenico internazionale a giovani autori, questo è meritevole ma difficilmente cambierà il mercato del fumetto europeo.
Perché, a mio parere, è un prodotto che parte già con diverse criticità strutturali: è costoso, ingombrante e in un certo senso ridondante. Il modello a cui si ispira, cioè quello delle riviste giapponesi come JUMP, funziona in un contesto completamente diverso. In Giappone la rivista è un oggetto effimero, economico (spesso costa l’equivalente di pochi euro), pensato per una lettura veloce e seriale. La sua funzione principale non è quella di essere collezionata, ma di offrire l’anteprima settimanale delle serie in corso, per poi spingere il lettore all’acquisto del tankobon delle opere che preferisce. In altre parole, è un mezzo, non un fine.
Manga Issho, invece, ti propone qualcosa di molto diverso: un volume trimestrale da oltre 300 pagine, venduto a un prezzo che sarà di 6,90€ (dopo il primo numero promozionale), da conservare in libreria. Ma qui nasce il problema: se davvero alcune di queste serie andranno avanti e ti piaceranno, ti ritroverai ad acquistare anche i relativi tankobon, col risultato di avere pezzi della stessa storia sparsi su volumi diversi e con doppioni nella tua collezione. Inoltre, se leggi la rivista solo per una o due serie, ti ritroverai a pagare un prodotto che per la maggior parte ti è irrilevante.
Senza contare l’aspetto fisico: è un oggetto ingombrante, da collezione più che da lettura agile, il che cozza con l’idea stessa di "rivista periodica". A lungo andare, riempirà scaffali senza reale valore di lettura ripetuta, soprattutto se molte delle storie non verranno poi proseguite o non avranno un seguito.
C’è anche un discorso di fidelizzazione: JUMP esce ogni settimana, Manga Issho ogni tre mesi. Tre mesi sono un’enormità nell’editoria seriale, e rischia di perdere l’attenzione del lettore occasionale. Inoltre, il mercato europeo non ha la stessa cultura di consumo delle riviste a episodi: qui i lettori sono ormai abituati ai volumi singoli, ben curati, e difficilmente vorranno investire tempo e soldi in una selezione così ampia e frammentata.
Insomma, per me il rischio di flop è alto perché si tratta di un prodotto che cerca di replicare un modello giapponese in un contesto che non ne condivide le dinamiche economiche, culturali e di consumo. L’idea è lodevole, il progetto è ambizioso, ma dal punto di vista pratico è poco sostenibile.
Una volta, ormai è una questione di abitudine o nostalgia, le nuove generazioni non hanno bisogno della rivista per rimanere aggiornati e Jump, per fare un esempio, è in calo da anni, parliamo di un dimezzamento delle copie ogni 10 anni (e sono abbastanza sicuro che se andiamo a vedere gli utenti di Shōnen Jump+ vedremmo un incremento proporzionale al decremento del cartaceo).
Ormai si fa così perché rimangono persone affezionate a questo metodo di pubblicazione, finché la platea sarà talmente ristretta che le riviste inizieranno a non essere più prodotte.
Non penso proprio che il modello sia quello delle riviste giapponesi, è solo un modo furbo per proporre antologie con sapore un po' nostalgico per i lettori di manga.
Funzionerà? Boh, il mio bias direbbe di no perché non è una cosa che riesco a trovare interessante, ma la linea editoriale è decisa da persone che non hanno questo bias e conoscono il mercato sicuramente meglio di me.
Possiedo un alto numero di "manga italiani" dove di "manga" c'è davvero poco.
Sarò masochista e scema, ma a me l'idea di fumetti europei/italiani/francesi etc. piace sempre e quindi do fiducia ancora una volta.
Spero che effettivamente ci sia grammatica manga su come si raccontano le storie, che esula dallo stile grafico.
Infatti il primo numero, anche solo per curiosità, ci sta comprarlo e vedere com'è, ci mancherebbe altro. Ma continuare ad acquistarli nel lungo periodo? Dubito fortemente che ne valga la pena.
Su Instagram, sotto un post relativo, due persone hanno scritto una cosa simile. Tempo fa, vidi un reel dove Moccia dichiarava che la nuova casa editrice di cui fa parte non pubblicherà manga (con ottime motivazioni aggiungerei), e nei commenti vidi parecchi, ma parecchi commenti, che dicevano cose del tipo "allora possono fallire anche domani per me. Avevo altre aspettative da loro" oppure "benissimo, allora posso ignorare tranquillamente la vostra esistenza". Una rivista che spinge sui fumetti in stile manga realizzati da autori europei, parte gia sconfitta purtroppo. Io però spero possano resistere, prima o poi vorrei comprarla, ma adesso non posso
Come ha già fatto notare un'altro utente viviamo in un momento abbastanza d'oro per quantità e numero di opere originali che arrivano dal Giappone che vengono proposte in Italia, il pubblico si domanda per quale motivo dovrebbe comprare opere "surrogate" quando può benissimo comprarsi l'originale (sto riducendo e semplificando molto, ma chi è attento avrà capito benissimo quello che voglio dire, per intenderci il pensiero di molti è perchè devo guardarmi Star Crash quando posso vedermi tranquillamente Star Wars ? ).
Secondariamente poi c'è anche un discorso di qualità di questi surrogati, leggo tentativi di creare italomanga ( ok in questo caso non ci si rivolge solo a autori italiani) da tempo immemore e la qualità non è mai stata eccelsa, recentemente per esempio mi era capitato di leggere l'opera di quella autrice italiana che se non erro ha pure vinto un premio in Giappone e dopo averlo letto mi sono domandato come avessero potuto premiare una cosa così sciatta e scialba.
Infine come è stato ampiamente già scritto c'è sempre il discorso della rivista contenitore che in Italia non ha mai avuto molto fortuna, soprattutto dopo l'esplosione del web.
Occhio che quello che dico io è diverso. Faccio un esempio che ho sott'occhio, su Scottecs Gigazine c'è Deer Postwoman di Gaia de Bernardini che è 120% manga.
Ha sia la grammatica da manga che i disegni, ed è 'na postina di nome Lavanda in cerva d'amici.
Io sono il pubblico a cui vendere manga issho, a me i fumetti italiani non Bonelli* piacciono; ancora di più se sono manga.
*anche Diabolik, 'nsomma tutti i soggetti in mezzo primo piano e le tavole che sembrano un 4koma.
un conto è disegnare in "stile manga", un conto è imitare un fenomeno culturale parlando addirittura di riviste "alla jump" e tankobon.
lo reputo un prodotto fake che di base non mi interessa.
è esattamente quello che penso. il fumetto europeo è bellissimo, ci sono un sacco di autori validi, ma ovviamente ha modalità di pubblicazione diverse da quello giapponesi e anche la cultura è diversa. ok le contaminazioni, zerocalcare stesso stiva i suoi fumetti di citazioni al mondo jap, ma l'identità è europea.
parlare di tankobon e riviste alla jump mi fa un po' ridere.
Gli euro manga possono essere belli, lo ha provato Senpai Plus dove il livello di qualità dei disegni era alto e le storie abbastanza buone. Non si deve copiare lo stile manga? Chi la detto? Il mercato dei manga è ampio e capisco che gli italiani vogliano disegnare in quel modo per vendere. Per tantissimi anni gli italiani hanno disegnato Topolino e la Disney esportava i racconti italiani in tutto il mondo: sono nati anche prodotti simili a quelli disney (tipo Geppo o PonPon) che erano ottimi prodotti ma non avevano dietro editori egualmente forti e sono rimasti circoscritti all'Italia: ma ciò non toglie che erano ottimi.
La rivista è troppo grossa: io ho in cantina Kappa Magazine, Mangazine, Zero, Shogun, Yatta! il fatto che fossero grosse mi permetteva di ammirare meglio alcuni autori. Mi ricordo che alcuni all'epoca si lamentavano che Amici o persino Young (il mensile del fantastico) e Game Over fossero troppo piccoli.
Il fatto che i manga nascano su rivista con un episodio al mese poi ci invoglia a mandare consigli: i grandi successi giapponesi spesso non vedono la loro riuscita solo grazie ad autori ed editor ma anche in virtù dell'intervento del pubblico
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