Ieri, 9 febbraio 2009 è stato il 20° anniversario della scomparsa di Tezuka Osamu, il "dio dei manga".
Ricordiamolo con l'esauriente biografia tratta dal sito di Hazard Edizioni, l'editore che più di ogni altro ha avuto il coraggio di proporre anche al pubblico italiano diverse opere del fondamentale mangaka, animatore e regista giapponese; tra queste Ayako, Black Jack, Budda, La Fenice, Kimba, Kirihito:

Tezuka Osamu nasce a Toyonaka (Osaka) il 3 novembre 1928 e trascorre gran parte della sua giovinezza nella cittadina di Takarazuka (dove dal 1994 ha sede il museo a lui dedicato), scoprendo fin da giovane, la passione per il disegno.
Terminate le scuole, si iscrive nel 1946 alla Facoltà di Medicina dell’Università di Osaka – si laurerà nel 1952 prendendo la specializzazione nel 1961, senza però esercitare mai la professione di medico – proprio mentre, diciottenne, esordisce nel campo del fumetto con la pubblicazione della serie Ma-chan no Nikki [Il diario di Ma-chan]. L’anno successivo, Shin Takarajima [La nuova isola del tesoro] lo impone all’attenzione del pubblico, soprattutto per l’innovativo utilizzo dell’inquadratura, in grado di imprimere al disegno una maggiore dinamicità rispetto ai manga del tempo.
Segue una trilogia dedicata alla classica storia a fumetti: Lost Word (1948) Metropolis (1949) e Next Word (1951), che arrivano a vendere più di 400.000 copie ciascuno.
kimba1Nel 1950 crea per il mensile «Manga Shonen» Jungle Taitei [Kimba, il leone bianco], che anticiperà le tematiche del “Re leone” disneyano.
Nel 1951 è la volta del suo personaggio più noto, Tetsuwan Atom [Astroboy].
Nel 1954 su «Shojo Club» vede la luce Ribbon no kishi [La Principessa Zaffiro], il primo shojo manga (fumetto per ragazze), a cui darà un seguito nel 1959 e che verrà completamente rivisto per una nuova pubblicazione nel 1963.
Sempre nel 1954 inizia la pubblicazione – che porterà a termine solo nel 1988 – del suo lavoro più ambizioso, che definì «l’opera di una vita», Hi no Tori [La Fenice], imponente affresco della storia dell’umanità e della ricerca della vita eterna.
Alla professione di “mangaka”, affianca presto quella di animatore («il fumetto è la vera moglie, l’animazione l’amante» – amava ripetere).
Nel 1958 lavora per la Toei Doga al lungometraggio animato Saijuki.
Nel giugno del 1961 fonda una propria casa di produzione di film d’animazione, la Tezuka Osamu Production, che dal 1963 diviene la Mushi Productions (“mushi”, che significa insetto, è l’omaggio di Tezuka alla sua passione per gli insetti, e l’ideogramma che gli corisponde si ritrova anche nella sua firma). Nel 1963 la serie animata Astroboy è tra le primissime serie animate della TV giapponese; nel 1965 Jungle Taitei è la prima serie animata a colori giapponese. Curiose risultano poi la serie Space Patrol che utilizza pupazzi animati simili per fisionomia alle marionette dei coniugi Anderson, trasmessa tra il 1963 e il 1965, e Vampire (1968 / 1969), tratta da un suo manga di successo, che vede l’alternanza di disegni animati e attori.
Oltre alla produzione di animazione commerciale lavora a quella più sperimentale, con l’utilizzo di tecniche non tradizionali. Tra questi esperimenti citiamo Tales of the Street Corner,1962; Memory, 1964; Pictures at an Exhibition,1966; Jumping, 1984, con cui vince il Grand Prix allo Zagreb International Animation Festival nel 1984; Broken Down Film,1985), Grand Prix al primo Hiroshima International Animation Festival; Push, 1987, e The Legend of the Forest, 1987, che vince il Premio CIFEJ allo Zagreb International Animation Festival.
La Mushi fallisce nel 1973 ma Tezuka l’ha ormai abbandonata per dedicarsi alla nuova Tezuka Pro., fondata a Tokyo già nel 1971.
Nel giugno 1969 esce nelle sale Le mille e una nottee nel settembre 1970 il lungometraggio, Cleopatra: si tratta di due film erotici a disegni animati, caratterizzati da una grafica sperimentale, fortemente influenzata dalla cultura pop.
La serratissima produzione di fumetti continua intanto con Budda, comparso a episodi tra il 1972 e il 1983, una versione avventurosa della vita di Siddarta Gautama. Nel 1973 incomincia a disegnare blackjackBlack Jack, una lunga serie (più di 5000 tavole) che ha per protagonista un abilissimo medico radiato dall’albo, all’apparenza cinico e venale ma in realtà una figura tragica, perseguitata dal destino.
L’opera simbolo degli anni Ottanta è senza dubbio Adolf ni tsugu [La storia dei tre Adolf], uno splendido inno alla tolleranza, pubblicata tra il 1983 e il 1985 sulla rivista «Shukan bunshun» e premiata con il Kodansha Manga award nel 1986.
Tezuka muore il 9 febbraio 1989, all’età di 61 anni, praticamente al tavolo da disegno, lasciando incompiute le serie Ludwig B. (1987) e Neo Faust (1988).
Poco prima di della sua morte, alcuni importanti quotidiani nazionali si erano fatti promotori di una campagna a favore dell’assegnazione a Tezuka del premio Nobel per la Letteratura.


Per finire segnaliamo un nuovo progetto in corso tratto da una delle più famose serie di Tezuka, Kimba, il leone bianco, che la prossima estate tornerà protagonista di uno special tv d’animazione che nel contempo segnerà sià il 50° anniversario della nascita dell'importante network giapponese di Fuji TV, sia l'80° anniversario della nascita di Tezuka Osamu.