Pubblichiamo i risultati del concorso indetto diverse settimane fa, in occasione del debutto nei cinema italiani di Ponyo sulla scogliera.
Prima di elencare i vincitori è doveroso un ringraziamento a tutti: le recensioni sono state molte, una trentina, e in genere fatte davvero bene. La selezione è stata difficile e alla fine è stato impossibile mettersi d'accordo sui tre vincitori. Siamo arrivati, dopo una serie di votazioni e scremando quelle che non avevano riferimenti all'edizione italiana, a quattro finaliste.
Coinvolta anche Lucky Red si è deciso di premiarle tutte e quattro.
Abbiamo pertanto quattro vincitori, e non tre come avevamo preventivato.
Tutti dovrebbero aver già ricevuto il Picture Book di Ponyo offerto da Lucky Red e Mondadori.
E ora, la meritata vetrina per i vincitori.
La prima recensione premiata è di joseph1111:
Ogni volta che uno dei tuoi miti, che si tratti di musica, cinema, pittura o animazione, decide di scendere nuovamente in campo bisogna prodursi in uno sforzo non indifferente per cercare di non giudicare il nuovo lavoro sotto la lente di inevitabile benevolenza frutto del passato.
Allo stesso tempo sappiamo quanto sia difficoltoso e raro riuscire a ripetersi e a mantenere certi livelli di eccellenza precedentemente raggiunti.
Detto questo cercherò di essere il più obiettivo possibile nell’analisi dell’ultima creazione del Maestro Miyazaki , Ponyo.
Innanzi tutto è un piacere constatare come l’adattamento italiano sia finalmente a livelli consoni al livello di eccellenza del film. In più di un’occasione traspare l’attenzione e la competenza con la quale è stata realizzata. Ad esempio per chi avesse anche solo un’infarinatura di giapponese non potrebbe non notare alcune chicche a riguardo come la pronuncia di Sosuke, Sòske, o la presenza del suffisso –chan, che implica maggiore affetto tra due persone rispetto a –san.
Altra nota di merito per il doppiaggio italiano che mantiene standard qualitativi molto buoni, anche grazie alla partecipazione di elementi quali Massimo Corvo (il padre di Ponyo), voce, ad esempio, di Gendo Hikari in Evangelion.
Entrando nel merito del giudizio del film bisogna premettere che esso,come più volte dichiarato da Miyazaki, è nato e cresciuto con la finalità di riuscire a creare una storia che potesse essere compresa in toto anche, e soprattutto, da un bambino di 5 anni, la stessa età cioè dei protagonisti: Sosuke e, ovviamente, la nostra Ponyo.
Per questo motivo il film presenta una trama molto semplice e lineare. Sostanzialmente Ponyo è la storia di una ragazzina/pesce, una sorta di rivisitazione della sirenetta di Andersen, che dopo essere entrata in contatto in maniera fortuita con Sosuke, un bambino che abita in una casa su una scogliera con la madre Risa, decide di volere diventare una ragazzina a tutti gli effetti.
Grazie a dei suoi poteri innati Ponyo riesce a trasformarsi e a raggiungere Sosuke sulla terraferma, dove viene accolta con amore e gentilezza.
Nonostante le inevitabili vicissitudini che si succedono, il film non punta la propria attenzione sull’azione pura, bensì pone in primo piano le relazioni tra i protagonisti e i loro sentimenti reciproci che vengono descritti in maniera esemplare nonostante la semplicità inevitabile dei dialoghi.
La caratteristica principale di Ponyo è appunto quella di trattare temi profondi con assoluta semplicità,intento nel quale, come è ben noto, solo i grandi Maestri possono riuscire.
Quella che infatti potrebbe essere facilmente confusa come un’involuzione nel modo di trattare temi classici della poetica di Miyazaki, come il tema ambientale ad esempio, deve essere al contrario vista come la volontà di far giungere certi messaggi oltre che a tutti noi, soprattutto ad un bambino, e cioè a colui che scriverà il suo ed il nostro futuro.
Ponyo sembra trarre molti, se non tutti, gli elementi e le esperienze delle precedenti creazioni di Miyazaki per distillarne, alla stessa stregua delle pozioni magiche presenti nel film, poche gocce concentrate di saggezza, che solo l’infinita onestà intellettuale e l’innata coerenza che da sempre caratterizzano i lavori del Maestro possono dare.
I parallelismi e gli spunti che si possono notare infatti con i precedenti film non sono pochi. Ad esempio del lontano Conan si ritrova lo stesso amore innocente tra due bambini. Da Nausicaa arrivano gli echi del monito sullo sfruttamento indiscriminato della natura e la figura della Madre del Mare (Gran Mammare) richiama in maniera esplicita il Dio della Foresta della principessa Mononoke.
Ma come detto precedentemente Ponyo riesce a farci percepire quelli stessi temi con pochi accenni, con una semplice frase o semplicemente tramite il solo disegno.
E proprio il disegno rappresenta uno dei punti di forza di questo film: dopo le mirabolanti e scintillanti realizzazioni grafiche de “La città Incantata” e de “Il Castello errante di Howl”, delle vere e proprie “prove di forza” in tal senso ottenute anche grazie all’implementazione digitale, seppur ottimamente mascherate, il Dottor Hayao decide di tornare al “manuale”, realizzando un’opera in totale controtendenza, in barba a tutte le produzioni Pixar-mode del momento tese oramai a stupire a livello grafico lasciando sempre più alla banalità le sceneggiature e i dialoghi. (Sono lontani i tempi in cui Toy Story 2 veniva candidato all’oscar come migliore sceneggiatura).
Ciò che colpisce l’occhio dello spettatore fin dalle prime scene sottomarine dense di centinaia di meduse danzanti è il tratto molto più fumettistico e impreciso, quasi appunto a volersi immedesimare nel mondo infantile dei personaggi.
Sfondi indeterminati, quasi schizzati alle volte, fanno da cornice a personaggi sempre e comunque splendidamente realizzati oltre che animati in modo magistrale, come da abitudine dello Studio Ghibli.
Rimarrà per sempre indimenticabile il mare di Ponyo: un mare vivo, tanto da avere gli occhi, con le onde più blu, grosse e avvolgenti che la storia delle animazioni ricordi.
Miyazaki riesce tra l’altro a sviluppare un tema a lui da sempre congeniale, quello del volo, anche in un ambiente totalmente marino riuscendo a muovere le sue fantasiose macchine subacquee, le barche e le creature marine come se stessero “volando” dimostrando per l’ennesima volta la sua proverbiale padronanza nel rendere l’effetto della leggiadria.
In Ponyo però la natura non viene rappresentata solo in maniera idealizzata e bucolica ma, come nelle scene dello tsunami e della tempesta, si racconta anche il suo lato più violento e temibile, di fronte al quale l’uomo è impotente e inerme.
Il messaggio del rispetto della natura e della sua cura da parte dell’uomo potrà forse sembrare datato e scontato, un messaggio di cui non sappiamo che fare chiusi nei nostri uffici supertecnologici, nelle nostre auto con sempre più palloni gonfiabili per sopravvivere agli scontri frontali, nelle nostre case alveari ermeticamente chiuse all’altro, all’estraneo.
Ed invece la semplicità di quel messaggio è disarmante nella sua inconfutabile verità, nel suo invito a tornare a “toccare” la natura, a sentirla nostra, oltre che dei nostri figli.
Ponyo è la riscoperta delle piccole cose e della loro fondamentale importanza del vivere serenamente: è la dolcezza di un bicchiere di tè col miele, è il sapore del prosciutto nel panino, è assaporare l’attesa prima di un ramen bollente, è la bellezza di poter correre e sentire il vento sul viso.
L’ultima creazione di Hayao Miyazaki è una fiaba per bambini, ma una fiaba anche e soprattutto per il mondo dei “grandi” spesso troppo frenetico e stressato per accorgersi di quanto possa essere meraviglioso.
La seconda recensione premiata, scritta da Yukari:
Ponyo sulla scogliera è l'ennesimo capolavoro con cui Miyazaki è riuscito nuovamente a superarsi.
L'aspetto tecnico del film è di altissimo livello.
L'animazione è eccezionale.
Disegnato a mano, colorato con tonalità pastello e ad acquerello, il film avvolge lo spettatore in atmosfere calde e tenui, trasportandolo in un immaginario da favola.
Il mare è il protagonista indiscusso, la sua forza i suoi colori, la sua bellezza e la sua natura indomabile, vengono descritti con accurata sensibilità.
Non solo i suoi abitanti, ma grazie ad immagini come le onde che prendono forma vivente, comprendiamo che il mare possiede un'anima, questo il messaggio di uno dei più grandi animatori del sol levante. Un'anima pacifica ma piena di vigore, in grado non di distruggere, ma di far sognare. Non a caso, quando il mondo marino invade quello terrestre, da parte del protagonista bambino, Sosuke, non c'è alcun timore, nuotare tra pesci preistorici, sembra la cosa più naturale del mondo. Miyazaki tende sempre a mostrare la natura pacifica, al contrario vede l'uomo che propende alla distruzione. Una nota ambientalista sempre presente, il tema è ormai caro al regista, ma ciò che prepotentemente viene fuori da questo splendido film, è la tenerezza, i sentimenti puri ed incondizionati dei bambini, capaci, di capire da soli, quali cose siano realmente fondamentali.
I bambini non si soffermano all'apparenza, piuttosto vivono le sensazioni che ognuno riesce a trasmettere all'altro.
Ponyo è una pesciolina che sogna di vivere sulla terraferma. Scappa dalle "grinfie" di un padre oppressivo, riuscendo a raggiungere la tanto sospirata terra.
Scoprendo il mondo degli umani, grazie al suo incontro con il dolce Sosuke, pian piano si innamora di entrambi. Un amore genuino, allegro.
Senza alcun timore verso l'ignoto, la protagonista vive questa esperienza con tutta la curiosità e l'impazienza di cui sono capaci i bambini. Attraverso i suoi occhi, Miyazaki ci mostra i valori che arricchiscono realmente la vita degli individui, ci dice che per essere felici bisogna vivere la semplicità dei sentimenti più genuini. Certo potrebbe sembrare una banalità, ma la pace che si prova vedendo questo film lo smentisce. La tenerezza che infonde nel cuore, emoziona lo spettatore e lo trascina con forza nel mondo che tutti, infondo al proprio animo, sognano.
I personaggi, soprattutto quelli della terraferma, sono molto realistici, non a caso sembrerebbe che il regista si sia ispirato alla sua famiglia nel descriverli. Il padre di Sosuke, Capitano di un'imbarcazione, è sempre assente perchè immerso nel suo lavoro (Miyazaki e lo studio Ghibli) scatenando piccole liti con la moglie che invece, sempre presente, lo attende a casa preparando una cena che non mangerà (la moglie del regista si è infatti sempre lamentata dello stacanovismo di Miyazaki). Il marinaio, anche da lontano riesce comunque a dimostrare il suo affetto, attraverso il suo lavoro, alla famiglia (Non vi ricorda qualcosa?). Il bambino è ispirato al figlio del regista, quando aveva 5 anni. Un'anziana e burbera signora invece, sembrerebbe essere un omaggio alla madre di Miyazaki.
Le figure femminili mettono in luce la potenza della maternità, da cui attingono grande energia e forza d'animo, ma anche la sensibilità per comprendere i propri figli, appoggiandoli e sostenendoli nella scoperta della vita.
L'arrivo di Ponyo scatenerà eventi pericolosi per l'incolumità della terra, il compito di salvarla allora spetterà al giovane Sosuke. Il piccolo protagonista maschile ci dimostrerà che non bisogna temere il diverso, e che le persone vanno accettate per ciò che sono, senza badare alle differenze.
La colonna sonora è assolutamente meravigliosa, una vera perla! Il maestro Joe Hisaishi, riesce a scandire i temi del film con un forte impatto, accompagnandolo nel viaggio attraverso le profondità del mare e le stradine della cittadina. Bravissimo!
Un plauso alle traduzioni ed all'adattamento, nonchè al doppiaggio. Cannarsi è riuscito a ricreare perfettamente, non solo le caratteristiche vocali dei personaggi, somigliantissime alle originali jappo, ma anche la filosofia e la cultura giapponese che risiede nel linguaggio, senza appesantire i dialoghi. In una eccellente fluidità, lo spettatore può godersi tutto il sapore della cultura nipponica, non solo attraverso le splendide immagini, ma anche grazie al mistero delle parole.
Il film è sicuramente rivolto maggiormente ai bambini, infatti i messaggi sono molto espliciti e leggibili. Miyazaki mette da parte lo stile filosofeggiante, sostituendolo del tutto con la poesia.
Come un pittore, il regista, attraverso la tavolozza dei colori, pennella, con grande intensità, una vasta gamma di emozioni e sentimenti, commuovendo, con tutta la forza della poesia, l'animo dello spettatore.
Magico, splendido!
Assolutamente imperdibile.
La recensione di Yabuki:
La Trama. Ponyo, un essere marino a metà tra un pesce ed una bambina, fugge dalla sua casa in fondo al mare su di una medusa ed arriva sulla terra ferma. Lì incontra un ragazzino, il cui nome è Sousuke, che la libera da un barattolo in cui era intrappolata per via dei numerosi rifiuti che risiedevano in mare. Sousuke e Ponyo sviluppano una profonda amicizia nel breve tempo in cui stanno insieme, finché il padre di Ponyo, Fujimoto, non la cattura e la riporta a casa, manifestando un profondo odio verso gli esseri umani. La bambina-pesce però ama Sousuke e riesce quindi a fuggire nuovamente, diventando una bambina vera. Ciò causa uno sconvolgimento nell’equilibrio tra mondo terrestre e mondo marino, e un terribile tsunami si abbatte sulla città di Sousuke. Ponyo e Sousuke si ricongiungono, ma Risa, sua madre, preoccupata per le sorti del luogo in cui lavora, decide di ritornarvici durante la notte. La mattina seguente Ponyo e Sousuke prendono il mare tramite la barchetta del ragazzo, diventata più grande tramite la magia di Ponyo, e prendono il mare alla ricerca della madre Risa. Fujimoto e Granmammare comprendono il desiderio di Ponyo di diventare umana e decidono di esaudire il suo desiderio. Per diventarlo Sousuke dovrà, senza alcun timore, desiderare che Ponyo sia una bambina e accettarla così come è.
I Primi 5 Minuti. Sono sicuramente la parte migliore di tutto il film. Dimostrano in poco tempo, senza l’uso della parola, tutta la magnificenza dell’animazione e della musica. I fondali in pastello rendono sicuramente e danno uno stile insolito al tutto. La curiosità di Ponyo la spingono ad uscire dal suo mondo, e in quella breve scena viene caratterizzato completamente il suo carattere. Le musiche sono un breve accompagnamento che offrono un tocco in più alla scena, in un crescendo contemporaneo alla salita sulla superficie del mare, dai colori certamente più chiari, ma anche meno intensi dei fondali colorati (rappresentati efficacemente attraverso l’uso di pesci, alghe, rocce ed un particolare gioco di luci e di ombre durante l’apparizione di Fujimoto). E qui avviene l’incontro con Sousuke.
Il Resto Della Prima Ora. La trama scorre lineare, proprio come una storia per bambini. Reggono il tutto nuovamente lo stile del disegno, del modo in cui vengono rappresentati l’ambientazione e i personaggi, e i personaggi stessi, che appaiono ben caratterizzati e ognuno con un suo particolare disegno e carattere. La prima ora si alterna tra momenti più movimentati e altri più calmi, tutti e due funzionali alla comprensione della storia. Da una parte la tempesta, grande scena che descrive perfettamente il ritorno di Ponyo e l’atmosfera che si crea attorno alle sorti di alcuni personaggi (in primis Risa, che fa delle azioni degne di nota e infine scompare e Ponyo, che rischia più e più volte di morire, condizione accentuata dalla preoccupazione costante e presente dell’altro protagonista Sousuke) e dall’altra l’adattamento di Ponyo alla vita degli esseri umani, molto più calma e divertente.
Gli Ultimi 40 Minuti. Il film comincia a mostrare la corda, poiché le pecche che venivano ben nascoste dalla particolarità dello stile e dell’ambientazione cominciano a venire a galla. L’eccessiva semplicità della trama è una delle poche colpe che ha il film. La durata è eccessiva e i momenti completamente inutili si fanno sempre più frequenti, chissà, forse per allungare un po’ il brodo, o forse per rimarcare ancora una volta il carattere di Ponyo, anche se non ve ne è alcun bisogno. I personaggi migliori vengono accantonati per un momento, come Risa o la stessa Ponyo, dando più risalto alla preoccupazione di Sousuke, comprensibile per un bambino, ma a tratti esagerata, se non addirittura inutile. L’unica cosa che rimane è, appunto, il disegno, che però da solo non riesce a portare il film ai livelli della prima parte. Il finale risolleva il tutto, tramite alcune scene di grande impatto, anche se appare abbastanza scontato. Le scene delle signore anziane sono carine, ma la comparsa del personaggio di Granmammare non funziona poi tanto bene, anche solamente perché non è ben delineato (è una specie di personaggio-comparsa buono a tutto tondo) e serve per dare un finale alla vicenda.
I Personaggi. Un commento a parte meritano i personaggi, davvero ben realizzati, ma mal dosati nelle ultime scene del film. Alcuni sono ben caratterizzati: la madre di Sousuke, ad esempio, è uno dei personaggi migliori. Forte, coraggiosa, abbastanza infantile in alcune occasioni ma sempre pronta a consolare il figlio. E’ uno dei punti cardine del film. Anche Ponyo è un personaggio riuscito, in tutta la sua semplicità e infantilità di una bambina di 5 anni. Troppo risalto è dato all’altro bambino della vicenda, Sousuke, che comunque non è perfettamente delineato, complice anche una eccessiva somiglianza con il personaggio di Ponyo. Fujimoto e Granmammare simili a comparse: dell’uno non è mostrato nemmeno il motivo del suo odio verso gli esseri umani e dell’altra non è proprio mostrato nulla. Le vere comparse sono buone, soprattutto le signore anziane, le due bambine e i due coniugi, che aiutano a dare una miglior ambientazione alla città, facendola sembrare soprattutto viva e non una pura e semplice ambientazione per una storia.
L’Adattamento Italiano. Molto buone tutte le voci, sia dei protagonisti principali che delle comparse. Agnese Marteddu è ottima nell’interpretazione di Ponyo, che, come nell’originale, dà risalto all’ingenuità e alla semplicità attraverso un tono della voce infantile al punto giusto. Valli, sebbene il personaggio non mi sia parso dei migliori, offre comunque una buona visione di Sousuke per lo stesso motivo del doppiaggio di Ponyo. Laura Romano, Carlo Scipioni e Sabrina Duranti perfetti nelle loro parti. Massimo Corvo inizialmente non l’avevo visto bene sul personaggio di Fujimoto, ma durante il film mi sono dovuto ricredere. Unica pecca dell’adattamento Italiano è l’eccessiva fedeltà all’originale. Potrà apparire un controsenso, ma non è affatto così: ad esempio, il fatto di chiamare Sousuke con il –chan, quando si poteva trovare una strada alternativa, non essendo comunissimo nel linguaggio informale italiano (cioè, proprio impossibile da sentire). Riadattata ottimamente la musica nei titoli di coda.
Giudizio Finale. Miyazaki si presenta con un altro dei suoi capolavori, con un inconfondibile stile nel disegno e nella caratterizzazione del tutto, dando una propria anima al film. Poteva essere dosato in maniera migliore il tempo, magari con una qualche riduzione e qualche scena poteva anche essere ridotta, o addirittura completamente cancellata. La critica a carattere ecologico sull’inquinamento è stata sprecata al fine di rendere meno complicata la trama. All’inizio si nota l’inquinamento del mare, che porta Ponyo sulla scogliera e quindi all’incontro con Sousuke, ma poi non ne viene fatta più menzione, addirittura mostrando un mare limpido e privo di rifiuti nella parte finale, come se non ci fosse mai stato nulla. E’ un ottimo prodotto, migliore ad alcuni degli ultimi film di Miyazaki, pur non raggiungendo la vetta massima del regista. La pellicola non è esente da difetti, ma in generale si assicura un giudizio più che positivo.
Infine la quarta e ultima, opera di zettaiLara:
Come sempre, quando mi trovo davanti ad un film di Miyazaki non riesco più a staccarci gli occhi e il cuore di dosso: anche Ponyo Sulla Scogliera mi ha suscitato questa sensazione, e tornerei al cinema a rivederlo anche subito.
L'opinione mi è comunque stata confermata dai bambini che sedevano nelle poltrone accanto alle mie... da quando è iniziato il film, nessuno di loro ha più aperto bocca fino alla fine (se non per chiedere "papà, cos'è uno tsunami?". Propongo di far visionare Ponyo alle scuole elementari per trarne spunti didattici, non mancano di sicuro!), completamente rapito dal film.
La trama è una rivisitazione Miyazakiana della fiaba della Sirenetta di Andersen... una storia semplice ma non banale (e più strutturata di Totoro) che riesce senza dubbio ad accontentare grandi e piccini: ci sono diversi spunti che vengono abbozzati velocemente, senza tanto spazio per approfondimenti (ad esempio quello dell'inquinamento dei mari), ma ritengo che non sia tanto una pecca di Miyazaki quanto una sua precisa scelta. Il fatto che suddette scene siano appena delineate non esclude che risultino comunque di grande effetto, e infatti mi hanno colpita profondamente e danno la possibilità di rifletterci in seguito, evitando di distogliere lo sguardo dal film e dalla trama principale.
L'inizio del film, con uno sguardo dettagliato alle profondità marine, lascia senza fiato; quando poi la storia prosegue, non c'è stato un attimo in cui mi sia chiesta "a che punto siamo del film", perché non mi interessava... la storia avrebbe potuto dipanarsi per ore, al posto dei 100 minuti, e comunque non me ne sarei accorta perché totalmente presa dalla visione. Ogni scena riempie di stupore per la tenerezza e la semplicità con cui viene raccontato l'amore... quello puro e incondizionato dei bambini, quello sfacciato e talvolta "incasinato" degli adulti, e infine quello un po' burbero, ma affettuoso, degli anziani.
I disegni sono un passo indietro rispetto alle ultime opere di Miyazaki, ma anche questo non fa che aggiungere un tono delicato e più fiabesco alla storia... i fondali disegnati a mano sono di una bellezza strepitosa, adorabili!
I personaggi sono tutti ben fatti... partendo da Fujimoto e da Gran Mammare, stupendi pur nel loro ruolo piuttosto marginale; è un po' un peccato perché il non-detto affascina ed incuriosisce, e sarebbe stato bello saperne di più su entrambi ma, di nuovo, ciò non avrebbe che contribuito ad allontanare il focus della storia da Ponyo e da Sosuke, quindi si tratta di una scelta ragionevole, a ben vedere. E poi Ponyo e Sosuke: la prima è semplicemente adorabile... una pesciolina umana che ama la vita, che vuol vedere il mondo, a cui si illuminano gli occhi per ogni nuova cosa che Sosuke le insegna e le fa scoprire... le scene a casa di Sosuke sono tra quelle che in assoluto ho preferito, perché mostrano una quotidianità (il tè, il ramen, il pisolino) apparentemente banale, ma sbalorditiva, agli occhi di Ponyo, e agli occhi dello spettatore che si immedesima immediatamente nella situazione!
Ponyo è stupenda in tutte le versioni, da pesce a umana, a "gallina" (come è stata ribattezzata dal bambino che era seduto di fianco a me :p), è davvero il cuore del film; e Sosuke, con i suoi maturi 5 anni, si nota come il bambino che compie un gesto impulsivo, quello di salvare un pesce, e che poi mette tutto sé stesso per mantenere fede alla parola data, e ricevuta (è decisamente un esempio da cui i bambini di oggi dovrebbero imparare).
Sono poi rimasta esterrefatta dall'adattamento, che ritengo in assoluto il migliore di tutti i film di Miyazaki finora realizzato! la perfetta caratterizzazione di tutte le voci, la corretta pronuncia di tutti i nomi ("Sòske" in testa), e infine il suffisso "-chan" che, da profonda amante della lingua giapponese mi ha letteralmente sciolto in due quando l'ho sentito! ritengo in particolare quest'ultimo molto significativo: è un termine che gli appassionati del Giappone (come me) vedono come chiaro segnale dell'amore profondo per l'adattamento che sia il più fedele possibile. Inoltre per l'uso che ne viene fatto penso che anche coloro che non conoscano questo vezzeggiativo riescano comunque a comprendere che si tratta di un termine affettuoso, e che non svilisce nè rende meno ben fatta la contestualizzazione.
Mi ha lasciato un po' perplessa solo il fatto che Sosuke non chiami Risa 'mamma', ma dopo un po' mi sono convinta che anche questo sia un segnale della vicinanza all'originale giapponese, e credo che nessuno possa dire di non aver capito il film soltanto per questo particolare (anche perché poi ad un certo punto appare lampante che Sosuke è il figlio).
Infine, un'ulteriore nota su cui voglio soffermarmi è l'uso della terza persona da parte di Ponyo: in Giappone è una pratica comune quella di parlare riferendosi a sè stessi in terza persona, soprattutto da parte di bambini e ragazzine adolescenti. Nel mantenere questa caratteristica l'adattamento italiano ha fatto, a mio avviso, un balzo di qualità spaventoso rispetto a lavori precedenti: perché Ponyo risulta davvero bambina, molto più di Sosuke, grazie a questo 'espediente', espediente che come ho già detto presumo (non ho visto l'originale giapponese di Ponyo, quindi non posso confermare questa mia ipotesi) che derivi dal corrispettivo giapponese . Come non ricordare il "A Ponyo piace il prosciutto" e "A Ponyo piace Sosuke"? appunto, è impossibile . E teniamo a mente soprattutto che Ponyo è ambientato in Giappone, da cui ne consegue che tali scelte non sono, come possono pensare alcuni, dettate dalla mancanza di contestualizzazione, ma dall'esatto contrario... come si vede il ramen, si sente pure la giapponesità nel linguaggio, e ci mancherebbe altro! è il toglierla che renderebbe il film meno calato nella realtà!
Le musiche sono splendide come ci si aspetterebbe dal genio di Joe Hisaishi (come avremmo fatto se non avesse scritto lui le colonne sonore dei film di Miyazaki?), che ancora una volta conferma di aver centrato perfettamente i temi del film...su tutte spicca, per forza di cose, la canzone finale di Ponyo. E' stata tradotta in italiano in maniera eccellente, dal momento che è genuinamente accattivante proprio come la controparte originale giapponese.
In sintesi: Ponyo non offre una visione impegnativa come 'La Città Incantata' 'Principessa Mononoke' o 'Il castello errante di Howl', ma non per questo va sminuito. Dal punto di vista tecnico me ne intendo poco, ma da quello emotivo so cosa ho visto e quindi...Andate a vederlo col cuore in pace, sapendo che Miyazaki è stato capace ancora una volta di creare un ottimo lavoro, ancora diverso dai precedenti, ma altrettanto bello. Miyazaki vi saprà stupire anche questa volta, in qualche modo, fidatevi.
Voto 10 per l'amore con cui è stato curato il film, sia nella versione originale sia per l'adattamento italiano, e per le sensazioni che ho ricevuto: mi portano a pensare che se davvero tutti gli abitanti della Terra potessero andare a vedere questo film per poi uscire dal cinema con il cuore entusiasta e felice che ha Ponyo, questo mondo sarebbe sicuramente più sereno.
Prima di elencare i vincitori è doveroso un ringraziamento a tutti: le recensioni sono state molte, una trentina, e in genere fatte davvero bene. La selezione è stata difficile e alla fine è stato impossibile mettersi d'accordo sui tre vincitori. Siamo arrivati, dopo una serie di votazioni e scremando quelle che non avevano riferimenti all'edizione italiana, a quattro finaliste.
Coinvolta anche Lucky Red si è deciso di premiarle tutte e quattro.
Abbiamo pertanto quattro vincitori, e non tre come avevamo preventivato.
Tutti dovrebbero aver già ricevuto il Picture Book di Ponyo offerto da Lucky Red e Mondadori.
E ora, la meritata vetrina per i vincitori.
La prima recensione premiata è di joseph1111:
Ogni volta che uno dei tuoi miti, che si tratti di musica, cinema, pittura o animazione, decide di scendere nuovamente in campo bisogna prodursi in uno sforzo non indifferente per cercare di non giudicare il nuovo lavoro sotto la lente di inevitabile benevolenza frutto del passato.
Allo stesso tempo sappiamo quanto sia difficoltoso e raro riuscire a ripetersi e a mantenere certi livelli di eccellenza precedentemente raggiunti.
Detto questo cercherò di essere il più obiettivo possibile nell’analisi dell’ultima creazione del Maestro Miyazaki , Ponyo.
Innanzi tutto è un piacere constatare come l’adattamento italiano sia finalmente a livelli consoni al livello di eccellenza del film. In più di un’occasione traspare l’attenzione e la competenza con la quale è stata realizzata. Ad esempio per chi avesse anche solo un’infarinatura di giapponese non potrebbe non notare alcune chicche a riguardo come la pronuncia di Sosuke, Sòske, o la presenza del suffisso –chan, che implica maggiore affetto tra due persone rispetto a –san.
Altra nota di merito per il doppiaggio italiano che mantiene standard qualitativi molto buoni, anche grazie alla partecipazione di elementi quali Massimo Corvo (il padre di Ponyo), voce, ad esempio, di Gendo Hikari in Evangelion.
Entrando nel merito del giudizio del film bisogna premettere che esso,come più volte dichiarato da Miyazaki, è nato e cresciuto con la finalità di riuscire a creare una storia che potesse essere compresa in toto anche, e soprattutto, da un bambino di 5 anni, la stessa età cioè dei protagonisti: Sosuke e, ovviamente, la nostra Ponyo.
Per questo motivo il film presenta una trama molto semplice e lineare. Sostanzialmente Ponyo è la storia di una ragazzina/pesce, una sorta di rivisitazione della sirenetta di Andersen, che dopo essere entrata in contatto in maniera fortuita con Sosuke, un bambino che abita in una casa su una scogliera con la madre Risa, decide di volere diventare una ragazzina a tutti gli effetti.
Grazie a dei suoi poteri innati Ponyo riesce a trasformarsi e a raggiungere Sosuke sulla terraferma, dove viene accolta con amore e gentilezza.
Nonostante le inevitabili vicissitudini che si succedono, il film non punta la propria attenzione sull’azione pura, bensì pone in primo piano le relazioni tra i protagonisti e i loro sentimenti reciproci che vengono descritti in maniera esemplare nonostante la semplicità inevitabile dei dialoghi.
La caratteristica principale di Ponyo è appunto quella di trattare temi profondi con assoluta semplicità,intento nel quale, come è ben noto, solo i grandi Maestri possono riuscire.
Quella che infatti potrebbe essere facilmente confusa come un’involuzione nel modo di trattare temi classici della poetica di Miyazaki, come il tema ambientale ad esempio, deve essere al contrario vista come la volontà di far giungere certi messaggi oltre che a tutti noi, soprattutto ad un bambino, e cioè a colui che scriverà il suo ed il nostro futuro.
Ponyo sembra trarre molti, se non tutti, gli elementi e le esperienze delle precedenti creazioni di Miyazaki per distillarne, alla stessa stregua delle pozioni magiche presenti nel film, poche gocce concentrate di saggezza, che solo l’infinita onestà intellettuale e l’innata coerenza che da sempre caratterizzano i lavori del Maestro possono dare.
I parallelismi e gli spunti che si possono notare infatti con i precedenti film non sono pochi. Ad esempio del lontano Conan si ritrova lo stesso amore innocente tra due bambini. Da Nausicaa arrivano gli echi del monito sullo sfruttamento indiscriminato della natura e la figura della Madre del Mare (Gran Mammare) richiama in maniera esplicita il Dio della Foresta della principessa Mononoke.
Ma come detto precedentemente Ponyo riesce a farci percepire quelli stessi temi con pochi accenni, con una semplice frase o semplicemente tramite il solo disegno.
E proprio il disegno rappresenta uno dei punti di forza di questo film: dopo le mirabolanti e scintillanti realizzazioni grafiche de “La città Incantata” e de “Il Castello errante di Howl”, delle vere e proprie “prove di forza” in tal senso ottenute anche grazie all’implementazione digitale, seppur ottimamente mascherate, il Dottor Hayao decide di tornare al “manuale”, realizzando un’opera in totale controtendenza, in barba a tutte le produzioni Pixar-mode del momento tese oramai a stupire a livello grafico lasciando sempre più alla banalità le sceneggiature e i dialoghi. (Sono lontani i tempi in cui Toy Story 2 veniva candidato all’oscar come migliore sceneggiatura).
Ciò che colpisce l’occhio dello spettatore fin dalle prime scene sottomarine dense di centinaia di meduse danzanti è il tratto molto più fumettistico e impreciso, quasi appunto a volersi immedesimare nel mondo infantile dei personaggi.
Sfondi indeterminati, quasi schizzati alle volte, fanno da cornice a personaggi sempre e comunque splendidamente realizzati oltre che animati in modo magistrale, come da abitudine dello Studio Ghibli.
Rimarrà per sempre indimenticabile il mare di Ponyo: un mare vivo, tanto da avere gli occhi, con le onde più blu, grosse e avvolgenti che la storia delle animazioni ricordi.
Miyazaki riesce tra l’altro a sviluppare un tema a lui da sempre congeniale, quello del volo, anche in un ambiente totalmente marino riuscendo a muovere le sue fantasiose macchine subacquee, le barche e le creature marine come se stessero “volando” dimostrando per l’ennesima volta la sua proverbiale padronanza nel rendere l’effetto della leggiadria.
In Ponyo però la natura non viene rappresentata solo in maniera idealizzata e bucolica ma, come nelle scene dello tsunami e della tempesta, si racconta anche il suo lato più violento e temibile, di fronte al quale l’uomo è impotente e inerme.
Il messaggio del rispetto della natura e della sua cura da parte dell’uomo potrà forse sembrare datato e scontato, un messaggio di cui non sappiamo che fare chiusi nei nostri uffici supertecnologici, nelle nostre auto con sempre più palloni gonfiabili per sopravvivere agli scontri frontali, nelle nostre case alveari ermeticamente chiuse all’altro, all’estraneo.
Ed invece la semplicità di quel messaggio è disarmante nella sua inconfutabile verità, nel suo invito a tornare a “toccare” la natura, a sentirla nostra, oltre che dei nostri figli.
Ponyo è la riscoperta delle piccole cose e della loro fondamentale importanza del vivere serenamente: è la dolcezza di un bicchiere di tè col miele, è il sapore del prosciutto nel panino, è assaporare l’attesa prima di un ramen bollente, è la bellezza di poter correre e sentire il vento sul viso.
L’ultima creazione di Hayao Miyazaki è una fiaba per bambini, ma una fiaba anche e soprattutto per il mondo dei “grandi” spesso troppo frenetico e stressato per accorgersi di quanto possa essere meraviglioso.
La seconda recensione premiata, scritta da Yukari:
Ponyo sulla scogliera è l'ennesimo capolavoro con cui Miyazaki è riuscito nuovamente a superarsi.
L'aspetto tecnico del film è di altissimo livello.
L'animazione è eccezionale.
Disegnato a mano, colorato con tonalità pastello e ad acquerello, il film avvolge lo spettatore in atmosfere calde e tenui, trasportandolo in un immaginario da favola.
Il mare è il protagonista indiscusso, la sua forza i suoi colori, la sua bellezza e la sua natura indomabile, vengono descritti con accurata sensibilità.
Non solo i suoi abitanti, ma grazie ad immagini come le onde che prendono forma vivente, comprendiamo che il mare possiede un'anima, questo il messaggio di uno dei più grandi animatori del sol levante. Un'anima pacifica ma piena di vigore, in grado non di distruggere, ma di far sognare. Non a caso, quando il mondo marino invade quello terrestre, da parte del protagonista bambino, Sosuke, non c'è alcun timore, nuotare tra pesci preistorici, sembra la cosa più naturale del mondo. Miyazaki tende sempre a mostrare la natura pacifica, al contrario vede l'uomo che propende alla distruzione. Una nota ambientalista sempre presente, il tema è ormai caro al regista, ma ciò che prepotentemente viene fuori da questo splendido film, è la tenerezza, i sentimenti puri ed incondizionati dei bambini, capaci, di capire da soli, quali cose siano realmente fondamentali.
I bambini non si soffermano all'apparenza, piuttosto vivono le sensazioni che ognuno riesce a trasmettere all'altro.
Ponyo è una pesciolina che sogna di vivere sulla terraferma. Scappa dalle "grinfie" di un padre oppressivo, riuscendo a raggiungere la tanto sospirata terra.
Scoprendo il mondo degli umani, grazie al suo incontro con il dolce Sosuke, pian piano si innamora di entrambi. Un amore genuino, allegro.
Senza alcun timore verso l'ignoto, la protagonista vive questa esperienza con tutta la curiosità e l'impazienza di cui sono capaci i bambini. Attraverso i suoi occhi, Miyazaki ci mostra i valori che arricchiscono realmente la vita degli individui, ci dice che per essere felici bisogna vivere la semplicità dei sentimenti più genuini. Certo potrebbe sembrare una banalità, ma la pace che si prova vedendo questo film lo smentisce. La tenerezza che infonde nel cuore, emoziona lo spettatore e lo trascina con forza nel mondo che tutti, infondo al proprio animo, sognano.
I personaggi, soprattutto quelli della terraferma, sono molto realistici, non a caso sembrerebbe che il regista si sia ispirato alla sua famiglia nel descriverli. Il padre di Sosuke, Capitano di un'imbarcazione, è sempre assente perchè immerso nel suo lavoro (Miyazaki e lo studio Ghibli) scatenando piccole liti con la moglie che invece, sempre presente, lo attende a casa preparando una cena che non mangerà (la moglie del regista si è infatti sempre lamentata dello stacanovismo di Miyazaki). Il marinaio, anche da lontano riesce comunque a dimostrare il suo affetto, attraverso il suo lavoro, alla famiglia (Non vi ricorda qualcosa?). Il bambino è ispirato al figlio del regista, quando aveva 5 anni. Un'anziana e burbera signora invece, sembrerebbe essere un omaggio alla madre di Miyazaki.
Le figure femminili mettono in luce la potenza della maternità, da cui attingono grande energia e forza d'animo, ma anche la sensibilità per comprendere i propri figli, appoggiandoli e sostenendoli nella scoperta della vita.
L'arrivo di Ponyo scatenerà eventi pericolosi per l'incolumità della terra, il compito di salvarla allora spetterà al giovane Sosuke. Il piccolo protagonista maschile ci dimostrerà che non bisogna temere il diverso, e che le persone vanno accettate per ciò che sono, senza badare alle differenze.
La colonna sonora è assolutamente meravigliosa, una vera perla! Il maestro Joe Hisaishi, riesce a scandire i temi del film con un forte impatto, accompagnandolo nel viaggio attraverso le profondità del mare e le stradine della cittadina. Bravissimo!
Un plauso alle traduzioni ed all'adattamento, nonchè al doppiaggio. Cannarsi è riuscito a ricreare perfettamente, non solo le caratteristiche vocali dei personaggi, somigliantissime alle originali jappo, ma anche la filosofia e la cultura giapponese che risiede nel linguaggio, senza appesantire i dialoghi. In una eccellente fluidità, lo spettatore può godersi tutto il sapore della cultura nipponica, non solo attraverso le splendide immagini, ma anche grazie al mistero delle parole.
Il film è sicuramente rivolto maggiormente ai bambini, infatti i messaggi sono molto espliciti e leggibili. Miyazaki mette da parte lo stile filosofeggiante, sostituendolo del tutto con la poesia.
Come un pittore, il regista, attraverso la tavolozza dei colori, pennella, con grande intensità, una vasta gamma di emozioni e sentimenti, commuovendo, con tutta la forza della poesia, l'animo dello spettatore.
Magico, splendido!
Assolutamente imperdibile.
La recensione di Yabuki:
La Trama. Ponyo, un essere marino a metà tra un pesce ed una bambina, fugge dalla sua casa in fondo al mare su di una medusa ed arriva sulla terra ferma. Lì incontra un ragazzino, il cui nome è Sousuke, che la libera da un barattolo in cui era intrappolata per via dei numerosi rifiuti che risiedevano in mare. Sousuke e Ponyo sviluppano una profonda amicizia nel breve tempo in cui stanno insieme, finché il padre di Ponyo, Fujimoto, non la cattura e la riporta a casa, manifestando un profondo odio verso gli esseri umani. La bambina-pesce però ama Sousuke e riesce quindi a fuggire nuovamente, diventando una bambina vera. Ciò causa uno sconvolgimento nell’equilibrio tra mondo terrestre e mondo marino, e un terribile tsunami si abbatte sulla città di Sousuke. Ponyo e Sousuke si ricongiungono, ma Risa, sua madre, preoccupata per le sorti del luogo in cui lavora, decide di ritornarvici durante la notte. La mattina seguente Ponyo e Sousuke prendono il mare tramite la barchetta del ragazzo, diventata più grande tramite la magia di Ponyo, e prendono il mare alla ricerca della madre Risa. Fujimoto e Granmammare comprendono il desiderio di Ponyo di diventare umana e decidono di esaudire il suo desiderio. Per diventarlo Sousuke dovrà, senza alcun timore, desiderare che Ponyo sia una bambina e accettarla così come è.
I Primi 5 Minuti. Sono sicuramente la parte migliore di tutto il film. Dimostrano in poco tempo, senza l’uso della parola, tutta la magnificenza dell’animazione e della musica. I fondali in pastello rendono sicuramente e danno uno stile insolito al tutto. La curiosità di Ponyo la spingono ad uscire dal suo mondo, e in quella breve scena viene caratterizzato completamente il suo carattere. Le musiche sono un breve accompagnamento che offrono un tocco in più alla scena, in un crescendo contemporaneo alla salita sulla superficie del mare, dai colori certamente più chiari, ma anche meno intensi dei fondali colorati (rappresentati efficacemente attraverso l’uso di pesci, alghe, rocce ed un particolare gioco di luci e di ombre durante l’apparizione di Fujimoto). E qui avviene l’incontro con Sousuke.
Il Resto Della Prima Ora. La trama scorre lineare, proprio come una storia per bambini. Reggono il tutto nuovamente lo stile del disegno, del modo in cui vengono rappresentati l’ambientazione e i personaggi, e i personaggi stessi, che appaiono ben caratterizzati e ognuno con un suo particolare disegno e carattere. La prima ora si alterna tra momenti più movimentati e altri più calmi, tutti e due funzionali alla comprensione della storia. Da una parte la tempesta, grande scena che descrive perfettamente il ritorno di Ponyo e l’atmosfera che si crea attorno alle sorti di alcuni personaggi (in primis Risa, che fa delle azioni degne di nota e infine scompare e Ponyo, che rischia più e più volte di morire, condizione accentuata dalla preoccupazione costante e presente dell’altro protagonista Sousuke) e dall’altra l’adattamento di Ponyo alla vita degli esseri umani, molto più calma e divertente.
Gli Ultimi 40 Minuti. Il film comincia a mostrare la corda, poiché le pecche che venivano ben nascoste dalla particolarità dello stile e dell’ambientazione cominciano a venire a galla. L’eccessiva semplicità della trama è una delle poche colpe che ha il film. La durata è eccessiva e i momenti completamente inutili si fanno sempre più frequenti, chissà, forse per allungare un po’ il brodo, o forse per rimarcare ancora una volta il carattere di Ponyo, anche se non ve ne è alcun bisogno. I personaggi migliori vengono accantonati per un momento, come Risa o la stessa Ponyo, dando più risalto alla preoccupazione di Sousuke, comprensibile per un bambino, ma a tratti esagerata, se non addirittura inutile. L’unica cosa che rimane è, appunto, il disegno, che però da solo non riesce a portare il film ai livelli della prima parte. Il finale risolleva il tutto, tramite alcune scene di grande impatto, anche se appare abbastanza scontato. Le scene delle signore anziane sono carine, ma la comparsa del personaggio di Granmammare non funziona poi tanto bene, anche solamente perché non è ben delineato (è una specie di personaggio-comparsa buono a tutto tondo) e serve per dare un finale alla vicenda.
I Personaggi. Un commento a parte meritano i personaggi, davvero ben realizzati, ma mal dosati nelle ultime scene del film. Alcuni sono ben caratterizzati: la madre di Sousuke, ad esempio, è uno dei personaggi migliori. Forte, coraggiosa, abbastanza infantile in alcune occasioni ma sempre pronta a consolare il figlio. E’ uno dei punti cardine del film. Anche Ponyo è un personaggio riuscito, in tutta la sua semplicità e infantilità di una bambina di 5 anni. Troppo risalto è dato all’altro bambino della vicenda, Sousuke, che comunque non è perfettamente delineato, complice anche una eccessiva somiglianza con il personaggio di Ponyo. Fujimoto e Granmammare simili a comparse: dell’uno non è mostrato nemmeno il motivo del suo odio verso gli esseri umani e dell’altra non è proprio mostrato nulla. Le vere comparse sono buone, soprattutto le signore anziane, le due bambine e i due coniugi, che aiutano a dare una miglior ambientazione alla città, facendola sembrare soprattutto viva e non una pura e semplice ambientazione per una storia.
L’Adattamento Italiano. Molto buone tutte le voci, sia dei protagonisti principali che delle comparse. Agnese Marteddu è ottima nell’interpretazione di Ponyo, che, come nell’originale, dà risalto all’ingenuità e alla semplicità attraverso un tono della voce infantile al punto giusto. Valli, sebbene il personaggio non mi sia parso dei migliori, offre comunque una buona visione di Sousuke per lo stesso motivo del doppiaggio di Ponyo. Laura Romano, Carlo Scipioni e Sabrina Duranti perfetti nelle loro parti. Massimo Corvo inizialmente non l’avevo visto bene sul personaggio di Fujimoto, ma durante il film mi sono dovuto ricredere. Unica pecca dell’adattamento Italiano è l’eccessiva fedeltà all’originale. Potrà apparire un controsenso, ma non è affatto così: ad esempio, il fatto di chiamare Sousuke con il –chan, quando si poteva trovare una strada alternativa, non essendo comunissimo nel linguaggio informale italiano (cioè, proprio impossibile da sentire). Riadattata ottimamente la musica nei titoli di coda.
Giudizio Finale. Miyazaki si presenta con un altro dei suoi capolavori, con un inconfondibile stile nel disegno e nella caratterizzazione del tutto, dando una propria anima al film. Poteva essere dosato in maniera migliore il tempo, magari con una qualche riduzione e qualche scena poteva anche essere ridotta, o addirittura completamente cancellata. La critica a carattere ecologico sull’inquinamento è stata sprecata al fine di rendere meno complicata la trama. All’inizio si nota l’inquinamento del mare, che porta Ponyo sulla scogliera e quindi all’incontro con Sousuke, ma poi non ne viene fatta più menzione, addirittura mostrando un mare limpido e privo di rifiuti nella parte finale, come se non ci fosse mai stato nulla. E’ un ottimo prodotto, migliore ad alcuni degli ultimi film di Miyazaki, pur non raggiungendo la vetta massima del regista. La pellicola non è esente da difetti, ma in generale si assicura un giudizio più che positivo.
Infine la quarta e ultima, opera di zettaiLara:
Come sempre, quando mi trovo davanti ad un film di Miyazaki non riesco più a staccarci gli occhi e il cuore di dosso: anche Ponyo Sulla Scogliera mi ha suscitato questa sensazione, e tornerei al cinema a rivederlo anche subito.
L'opinione mi è comunque stata confermata dai bambini che sedevano nelle poltrone accanto alle mie... da quando è iniziato il film, nessuno di loro ha più aperto bocca fino alla fine (se non per chiedere "papà, cos'è uno tsunami?". Propongo di far visionare Ponyo alle scuole elementari per trarne spunti didattici, non mancano di sicuro!), completamente rapito dal film.
La trama è una rivisitazione Miyazakiana della fiaba della Sirenetta di Andersen... una storia semplice ma non banale (e più strutturata di Totoro) che riesce senza dubbio ad accontentare grandi e piccini: ci sono diversi spunti che vengono abbozzati velocemente, senza tanto spazio per approfondimenti (ad esempio quello dell'inquinamento dei mari), ma ritengo che non sia tanto una pecca di Miyazaki quanto una sua precisa scelta. Il fatto che suddette scene siano appena delineate non esclude che risultino comunque di grande effetto, e infatti mi hanno colpita profondamente e danno la possibilità di rifletterci in seguito, evitando di distogliere lo sguardo dal film e dalla trama principale.
L'inizio del film, con uno sguardo dettagliato alle profondità marine, lascia senza fiato; quando poi la storia prosegue, non c'è stato un attimo in cui mi sia chiesta "a che punto siamo del film", perché non mi interessava... la storia avrebbe potuto dipanarsi per ore, al posto dei 100 minuti, e comunque non me ne sarei accorta perché totalmente presa dalla visione. Ogni scena riempie di stupore per la tenerezza e la semplicità con cui viene raccontato l'amore... quello puro e incondizionato dei bambini, quello sfacciato e talvolta "incasinato" degli adulti, e infine quello un po' burbero, ma affettuoso, degli anziani.
I disegni sono un passo indietro rispetto alle ultime opere di Miyazaki, ma anche questo non fa che aggiungere un tono delicato e più fiabesco alla storia... i fondali disegnati a mano sono di una bellezza strepitosa, adorabili!
I personaggi sono tutti ben fatti... partendo da Fujimoto e da Gran Mammare, stupendi pur nel loro ruolo piuttosto marginale; è un po' un peccato perché il non-detto affascina ed incuriosisce, e sarebbe stato bello saperne di più su entrambi ma, di nuovo, ciò non avrebbe che contribuito ad allontanare il focus della storia da Ponyo e da Sosuke, quindi si tratta di una scelta ragionevole, a ben vedere. E poi Ponyo e Sosuke: la prima è semplicemente adorabile... una pesciolina umana che ama la vita, che vuol vedere il mondo, a cui si illuminano gli occhi per ogni nuova cosa che Sosuke le insegna e le fa scoprire... le scene a casa di Sosuke sono tra quelle che in assoluto ho preferito, perché mostrano una quotidianità (il tè, il ramen, il pisolino) apparentemente banale, ma sbalorditiva, agli occhi di Ponyo, e agli occhi dello spettatore che si immedesima immediatamente nella situazione!
Ponyo è stupenda in tutte le versioni, da pesce a umana, a "gallina" (come è stata ribattezzata dal bambino che era seduto di fianco a me :p), è davvero il cuore del film; e Sosuke, con i suoi maturi 5 anni, si nota come il bambino che compie un gesto impulsivo, quello di salvare un pesce, e che poi mette tutto sé stesso per mantenere fede alla parola data, e ricevuta (è decisamente un esempio da cui i bambini di oggi dovrebbero imparare).
Sono poi rimasta esterrefatta dall'adattamento, che ritengo in assoluto il migliore di tutti i film di Miyazaki finora realizzato! la perfetta caratterizzazione di tutte le voci, la corretta pronuncia di tutti i nomi ("Sòske" in testa), e infine il suffisso "-chan" che, da profonda amante della lingua giapponese mi ha letteralmente sciolto in due quando l'ho sentito! ritengo in particolare quest'ultimo molto significativo: è un termine che gli appassionati del Giappone (come me) vedono come chiaro segnale dell'amore profondo per l'adattamento che sia il più fedele possibile. Inoltre per l'uso che ne viene fatto penso che anche coloro che non conoscano questo vezzeggiativo riescano comunque a comprendere che si tratta di un termine affettuoso, e che non svilisce nè rende meno ben fatta la contestualizzazione.
Mi ha lasciato un po' perplessa solo il fatto che Sosuke non chiami Risa 'mamma', ma dopo un po' mi sono convinta che anche questo sia un segnale della vicinanza all'originale giapponese, e credo che nessuno possa dire di non aver capito il film soltanto per questo particolare (anche perché poi ad un certo punto appare lampante che Sosuke è il figlio).
Infine, un'ulteriore nota su cui voglio soffermarmi è l'uso della terza persona da parte di Ponyo: in Giappone è una pratica comune quella di parlare riferendosi a sè stessi in terza persona, soprattutto da parte di bambini e ragazzine adolescenti. Nel mantenere questa caratteristica l'adattamento italiano ha fatto, a mio avviso, un balzo di qualità spaventoso rispetto a lavori precedenti: perché Ponyo risulta davvero bambina, molto più di Sosuke, grazie a questo 'espediente', espediente che come ho già detto presumo (non ho visto l'originale giapponese di Ponyo, quindi non posso confermare questa mia ipotesi) che derivi dal corrispettivo giapponese . Come non ricordare il "A Ponyo piace il prosciutto" e "A Ponyo piace Sosuke"? appunto, è impossibile . E teniamo a mente soprattutto che Ponyo è ambientato in Giappone, da cui ne consegue che tali scelte non sono, come possono pensare alcuni, dettate dalla mancanza di contestualizzazione, ma dall'esatto contrario... come si vede il ramen, si sente pure la giapponesità nel linguaggio, e ci mancherebbe altro! è il toglierla che renderebbe il film meno calato nella realtà!
Le musiche sono splendide come ci si aspetterebbe dal genio di Joe Hisaishi (come avremmo fatto se non avesse scritto lui le colonne sonore dei film di Miyazaki?), che ancora una volta conferma di aver centrato perfettamente i temi del film...su tutte spicca, per forza di cose, la canzone finale di Ponyo. E' stata tradotta in italiano in maniera eccellente, dal momento che è genuinamente accattivante proprio come la controparte originale giapponese.
In sintesi: Ponyo non offre una visione impegnativa come 'La Città Incantata' 'Principessa Mononoke' o 'Il castello errante di Howl', ma non per questo va sminuito. Dal punto di vista tecnico me ne intendo poco, ma da quello emotivo so cosa ho visto e quindi...Andate a vederlo col cuore in pace, sapendo che Miyazaki è stato capace ancora una volta di creare un ottimo lavoro, ancora diverso dai precedenti, ma altrettanto bello. Miyazaki vi saprà stupire anche questa volta, in qualche modo, fidatevi.
Voto 10 per l'amore con cui è stato curato il film, sia nella versione originale sia per l'adattamento italiano, e per le sensazioni che ho ricevuto: mi portano a pensare che se davvero tutti gli abitanti della Terra potessero andare a vedere questo film per poi uscire dal cinema con il cuore entusiasta e felice che ha Ponyo, questo mondo sarebbe sicuramente più sereno.
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