Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Nuovo appuntamento dedicato ai lungometraggi con il quinto capitolo della serie Kara no Kyoukai, Lamù - Beautiful Dreamer e il targato Ghibli I sospiri del mio cuore (Mimi wo sumaseba)
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
Nuovo appuntamento dedicato ai lungometraggi con il quinto capitolo della serie Kara no Kyoukai, Lamù - Beautiful Dreamer e il targato Ghibli I sospiri del mio cuore (Mimi wo sumaseba)
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
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Questo quinto OAV della serie Kara No Kyoukai è probabilmente uno dei migliori e più emozionanti dell'intera serie. Continuano le vicende di Shiki e Kokuto e gli strani fenomeni paranormali che li circondano.
L'OAV inizia con un ragazzino, Tomoe Tenjo, che scappa dal suo appartamento. Ha appena ucciso i suoi genitori in un raptus di follia, è sconvolto e non sa cosa fare. Per puro caso incrocia Shiki, che lo salva da alcuni teppisti che volevano picchiarlo, nonostante Tomoe le confessi di essere un assassino. Il ragazzo è stupito dalla tranquillità con cui lei accetta la cosa e finisce per restare a casa della ragazza, nascosto nell'attesa che venga scoperto il suo crimine e la polizia inizi a cercarlo per arrestarlo... ma passano i giorni e nessun telegiornale ne parla. Passa un mese senza che nessuno si accorga dell'omicidio, finché Tomoe non scorge per strada una donna che sembra essere sua madre, viva e in salute. Sconvolto, si domanda cosa stia accadendo e Shiki decide di accompagnarlo a casa sua, per sincerarsi di quale sia la verità. Inizia così la vicenda complessa e articolata di quest'OAV.
La trama è complessa e appassionante, con vari colpi di scena inaspettati e di sicuro effetto. L'intera vicenda mantiene incollato allo schermo lo spettatore dall'inizio alla fine, richiedendogli anche un certo sforzo per incastrare tutti i pezzi del puzzle che porteranno all'agrodolce verità finale su ciò che è davvero successo a casa di Tomoe la sera in cui è fuggito.
Il personaggio di Tomoe, nonostante sia solo un comprimario che non compare negli episodi successivi, è perfettamente delineato. Non si può non appassionarsi alle sue vicende, alle sue reazioni da ragazzo normale finito in qualcosa di più grande di lui. Difficilmente si trova un coprotagonista così perfettamente tratteggiato. Dall'altro lato, Shiki continua a essere un mistero, ma viene aggiunto qualche tratto in più alla sua personalità, rendendola più "umana" e più "reale". Viene sviluppato più in profondità il personaggio di Toko, dando qualche informazione in più sul suo passato e sulle sue abilità.
Kokuto ha meno spazio degli altri personaggi in quest'OAV, dominato da Toko, da Shiki, ma soprattutto da Tomoe.
La realizzazione tecnica è eccellente in ogni sua parte. Le animazioni sono fluide, il character design gradevole, e le ambientazioni lugubri e scure sono perfettamente in tema con la narrazione. Le voci sono azzeccatissime per i personaggi e le musiche sono perfette per ogni scena dell'anime.
Consiglio questo episodio, ma in realtà tutta la serie di 7 OAV, a chiunque sia in cerca di qualcosa di complesso e articolato. La trama è eccellente e la realizzazione pure. L'unico freno che potrebbe far desistere dalla visione è la difficoltà e la crudezza di alcuni degli argomenti trattati e la consapevolezza che, come in altre opere giapponesi, non tutto il mistero sarà spiegato chiaramente allo spettatore, che dovrà compiere un certo sforzo per arrivare da solo a scoprire tutta la verità. Voto finale 9. Non do 10 solo perché Kara no kyoukai 5 è un anime difficile, che richiede una certa maturità ed elasticità mentale per essere apprezzato appieno.
L'OAV inizia con un ragazzino, Tomoe Tenjo, che scappa dal suo appartamento. Ha appena ucciso i suoi genitori in un raptus di follia, è sconvolto e non sa cosa fare. Per puro caso incrocia Shiki, che lo salva da alcuni teppisti che volevano picchiarlo, nonostante Tomoe le confessi di essere un assassino. Il ragazzo è stupito dalla tranquillità con cui lei accetta la cosa e finisce per restare a casa della ragazza, nascosto nell'attesa che venga scoperto il suo crimine e la polizia inizi a cercarlo per arrestarlo... ma passano i giorni e nessun telegiornale ne parla. Passa un mese senza che nessuno si accorga dell'omicidio, finché Tomoe non scorge per strada una donna che sembra essere sua madre, viva e in salute. Sconvolto, si domanda cosa stia accadendo e Shiki decide di accompagnarlo a casa sua, per sincerarsi di quale sia la verità. Inizia così la vicenda complessa e articolata di quest'OAV.
La trama è complessa e appassionante, con vari colpi di scena inaspettati e di sicuro effetto. L'intera vicenda mantiene incollato allo schermo lo spettatore dall'inizio alla fine, richiedendogli anche un certo sforzo per incastrare tutti i pezzi del puzzle che porteranno all'agrodolce verità finale su ciò che è davvero successo a casa di Tomoe la sera in cui è fuggito.
Il personaggio di Tomoe, nonostante sia solo un comprimario che non compare negli episodi successivi, è perfettamente delineato. Non si può non appassionarsi alle sue vicende, alle sue reazioni da ragazzo normale finito in qualcosa di più grande di lui. Difficilmente si trova un coprotagonista così perfettamente tratteggiato. Dall'altro lato, Shiki continua a essere un mistero, ma viene aggiunto qualche tratto in più alla sua personalità, rendendola più "umana" e più "reale". Viene sviluppato più in profondità il personaggio di Toko, dando qualche informazione in più sul suo passato e sulle sue abilità.
Kokuto ha meno spazio degli altri personaggi in quest'OAV, dominato da Toko, da Shiki, ma soprattutto da Tomoe.
La realizzazione tecnica è eccellente in ogni sua parte. Le animazioni sono fluide, il character design gradevole, e le ambientazioni lugubri e scure sono perfettamente in tema con la narrazione. Le voci sono azzeccatissime per i personaggi e le musiche sono perfette per ogni scena dell'anime.
Consiglio questo episodio, ma in realtà tutta la serie di 7 OAV, a chiunque sia in cerca di qualcosa di complesso e articolato. La trama è eccellente e la realizzazione pure. L'unico freno che potrebbe far desistere dalla visione è la difficoltà e la crudezza di alcuni degli argomenti trattati e la consapevolezza che, come in altre opere giapponesi, non tutto il mistero sarà spiegato chiaramente allo spettatore, che dovrà compiere un certo sforzo per arrivare da solo a scoprire tutta la verità. Voto finale 9. Non do 10 solo perché Kara no kyoukai 5 è un anime difficile, che richiede una certa maturità ed elasticità mentale per essere apprezzato appieno.
Lamù - Beautiful Dreamer
8.0/10
Recensione di Locke Cole
-
L'ennesimo capolavoro che ci permette di ammirare il genio multiforme del più meritevole regista dell'animazione orientale.
Che cos'è "Urusei Yatsura: Beautiful Dreamer", il secondo lungometraggio della fortunata serie ideata da Rumiko Takahashi sulla bella aliena dal costume tigrato?
E' l'apoteosi, è la prova che fosse possibile elevare un'opera simile ad apici inimmaginabili e rappresenta il più lodevole compimento dello spirito proprio della trasposizione televisiva di "Lamù".
In tutto questo Oshii, da talentuoso regista quale lui è, ha posto pure se stesso e non in piccola parte, riuscendo comunque a non alterare il sentimento originale dell'opera.
Donde proviene tanta perfezione? Dall'armonico insieme di elementi tanto contrastanti. Per la precisione, Oshii già da regista della prima parte della serie televisiva aveva dato prova del suo genio e del suo sperimentalismo, ponendo elementi di forte disturbo in quella che doveva essere la semplice trasposizione di un'opera comica, unica meritevole capostipite della commedia sentimentale, che non potevano che deliziare gli spettatori più accorti, suscitando però astio nei confronti di coloro che si rivelarono maggiormente puristi verso i propositi dell'autrice originaria.
Ma nessuno poté piegare Oshii e nel 1984, facendosi beffe dell'insuccesso che repentino si prospettava all'orizzonte, lui elevò "Lamù" a un livello superiore, dando finalmente atto a ciò che durante la serie continuava a essere relegato in potenza.
Le sensazioni oniriche e visionarie che guizzano tramite soventi accenni durante la trasposizione televisiva prendono forma pienamente, senza più celarsi agli occhi del pubblico più insensibile.
Simile destino seguono le riflessioni gnoseologiche sulla natura della realtà e sulla distinzione fra verità e illusione, mentre le atmosfere si fanno lunghe e tese, alienanti ed eteree, ma pur sempre anormalmente reali.
E in tutto questo non si perde la caoticità che è propria di "Urusei Yatsura", fra le moltitudini di personaggi che rispettano alla perfezione i propri caratteri, le proprie emozioni, i propri amori e dissidi, ma raggiungendo qualcosa di maggiore, perché in questo lungometraggio Oshii, prima di abbandonare il progetto "Lamù", donerà al mondo ciò che nessuno, né prima né dopo di lui, men che meno la stessa Takahashi, avrebbe saputo fare. Il regista portò alla completezza le figure dei personaggi, riempiendole in ogni sfaccettatura e facendole apparire corrette, anche in una commedia paradossale come questa. L'esempio più lucente di ciò avviene per la figura di Ataru, in quella che è la scena più mirabile dell'opera, nonché la proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso presso i puristi della Takahashi che sono stati fautori della sventura di questo film.
Giungiamo ora alla descrizione pratica del lungometraggio. Dopo un'apertura brusca su di un mondo di desolazione, quasi una guerra l'avesse sconquassato, si viene subito catapultati nelle atmosfere frenetiche della scuola superiore di Tomobiki, dove il clima generalmente frizzante è esasperato dall'avvicinarsi dell'apertura del festival studentesco, che si compirà il giorno seguente.
In breve però compaiono scene lunghe e silenziose, dove la vera protagonista è la desolazione della città, nella quale danzano figure inquietanti nella loro spensieratezza e dove il tempo sembra dilatarsi.
Il passaggio dal tipico baccano che fa da eloquente eco al titolo dell'intera opera alle alienanti scene dalla pesante atmosfera è sottile e preciso, tale da cullare lo spettatore senza che quest'ultimo abbia alcun sentore del mutamento.
Ci troviamo così a vedere la dottoressa Sakura che in una scena delizia il pubblico con le sue acrobazie in moto e le sue reazioni una volta a casa di Onsen, il tutto splendidamente reso dall'interpretazione dei doppiatori nipponici originali, mentre a breve distanza ci si ripresenta seduta al tavolo di un bar a discutere di verità inquietanti, del limite fra sogno e realtà e della natura del ricordo e del mondo storico in funzione di questo; discorso durante il quale è già possibile scorgere tagli e inquadrature che verranno riprese in un futuro "Ghost in the Shell".
L'alternarsi di queste scene e dei cambi di tono seguiterà per l'intero film, rendendo tale processo sempre più serrato, sino a che non sarà più possibile separare la vena comica da quella riflessiva, similmente a come il mondo onirico si fonderà con quello reale e qui il genio di Oshii si compie.
I toni si allentano e si tendono, quali la corda di uno strumento musicale pizzicata ripetutamente nel corso dell'esecuzione del brano, senza però lasciare mai che il riverbero di questi eventi, l'armonico scaturito da tale esecuzione, la velata eco dell'innaturalezza della vicenda smetta di solleticare il pubblico.
Si sussegue così la vicenda, tra giochi al lago dove un tempo sorgeva la scuola, ora un semplice ricordo di un mondo lontano, divenuto ormai una vaga rimembranza, tra lunghe e continue giornate sempre uguali, nelle quali è però possibile trovare la gioia, la spensieratezza. Non tutti gli animi si piegano però a tale idillio, ed ecco sorgere lo spettro del dubbio, il demone della ragione, apparentemente bandito da questo mondo fittizio, dal Castello del Drago verso il quale il gruppo muove sul guscio della tartaruga nel proprio isolato stordimento.
Una volta svelato il mistero però l'incantesimo si scioglie rapidamente e una sceneggiatura frenetica non dà più tregua allo spettatore nel suo incalzarlo verso la conclusione.
Tutto questo avviene dopo la scena in cui Ataru vede realizzato il suo sogno, o meglio, lo vede realizzato quasi integralmente. Qua risiede l'apice del film, la soluzione del dilemma dell'insofferenza di Ataru verso Lamù, ossia la sua dichiarazione d'amore verso quest'ultima. D'altronde, come sbotta egli stesso con grande ovvietà, lui la ama, proprio come ama tutte le altre ragazze, ma l'impertinenza di quest'ultima gli impedisce di approcciarsi agli altri suoi sensuali obbiettivi.
E' questo il punto, Ataru ama le ragazze, indipendentemente dalla personalità lui le vuole amare tutte, l'apoteosi del suo personaggio, la sua perfetta spiegazione. E' ambizioso e il suo paradiso non sarà completo se non ci saranno tutte. Solo la naturalezza con cui avviene la scena citata può spiegare la meraviglia del tutto e lo lascio verificare direttamente agli spettatori.
Ci sarebbe tanto da aggiungere, ma è difficile rendere giustizia con le semplici parole a un simile lavoro, a un tale ardire.
Il secondo film di "Lamù" è dunque la vera essenza dell'intera opera, scaturita da una mente che è riuscita persino a superare i propositi dell'autrice originale sulla sua stessa creazione, l'ultimo dono di un talentuoso artista prima di abbandonare il pubblico ingrato, sorte che spesso affligge queste fulgenti personalità.
Che cos'è "Urusei Yatsura: Beautiful Dreamer", il secondo lungometraggio della fortunata serie ideata da Rumiko Takahashi sulla bella aliena dal costume tigrato?
E' l'apoteosi, è la prova che fosse possibile elevare un'opera simile ad apici inimmaginabili e rappresenta il più lodevole compimento dello spirito proprio della trasposizione televisiva di "Lamù".
In tutto questo Oshii, da talentuoso regista quale lui è, ha posto pure se stesso e non in piccola parte, riuscendo comunque a non alterare il sentimento originale dell'opera.
Donde proviene tanta perfezione? Dall'armonico insieme di elementi tanto contrastanti. Per la precisione, Oshii già da regista della prima parte della serie televisiva aveva dato prova del suo genio e del suo sperimentalismo, ponendo elementi di forte disturbo in quella che doveva essere la semplice trasposizione di un'opera comica, unica meritevole capostipite della commedia sentimentale, che non potevano che deliziare gli spettatori più accorti, suscitando però astio nei confronti di coloro che si rivelarono maggiormente puristi verso i propositi dell'autrice originaria.
Ma nessuno poté piegare Oshii e nel 1984, facendosi beffe dell'insuccesso che repentino si prospettava all'orizzonte, lui elevò "Lamù" a un livello superiore, dando finalmente atto a ciò che durante la serie continuava a essere relegato in potenza.
Le sensazioni oniriche e visionarie che guizzano tramite soventi accenni durante la trasposizione televisiva prendono forma pienamente, senza più celarsi agli occhi del pubblico più insensibile.
Simile destino seguono le riflessioni gnoseologiche sulla natura della realtà e sulla distinzione fra verità e illusione, mentre le atmosfere si fanno lunghe e tese, alienanti ed eteree, ma pur sempre anormalmente reali.
E in tutto questo non si perde la caoticità che è propria di "Urusei Yatsura", fra le moltitudini di personaggi che rispettano alla perfezione i propri caratteri, le proprie emozioni, i propri amori e dissidi, ma raggiungendo qualcosa di maggiore, perché in questo lungometraggio Oshii, prima di abbandonare il progetto "Lamù", donerà al mondo ciò che nessuno, né prima né dopo di lui, men che meno la stessa Takahashi, avrebbe saputo fare. Il regista portò alla completezza le figure dei personaggi, riempiendole in ogni sfaccettatura e facendole apparire corrette, anche in una commedia paradossale come questa. L'esempio più lucente di ciò avviene per la figura di Ataru, in quella che è la scena più mirabile dell'opera, nonché la proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso presso i puristi della Takahashi che sono stati fautori della sventura di questo film.
Giungiamo ora alla descrizione pratica del lungometraggio. Dopo un'apertura brusca su di un mondo di desolazione, quasi una guerra l'avesse sconquassato, si viene subito catapultati nelle atmosfere frenetiche della scuola superiore di Tomobiki, dove il clima generalmente frizzante è esasperato dall'avvicinarsi dell'apertura del festival studentesco, che si compirà il giorno seguente.
In breve però compaiono scene lunghe e silenziose, dove la vera protagonista è la desolazione della città, nella quale danzano figure inquietanti nella loro spensieratezza e dove il tempo sembra dilatarsi.
Il passaggio dal tipico baccano che fa da eloquente eco al titolo dell'intera opera alle alienanti scene dalla pesante atmosfera è sottile e preciso, tale da cullare lo spettatore senza che quest'ultimo abbia alcun sentore del mutamento.
Ci troviamo così a vedere la dottoressa Sakura che in una scena delizia il pubblico con le sue acrobazie in moto e le sue reazioni una volta a casa di Onsen, il tutto splendidamente reso dall'interpretazione dei doppiatori nipponici originali, mentre a breve distanza ci si ripresenta seduta al tavolo di un bar a discutere di verità inquietanti, del limite fra sogno e realtà e della natura del ricordo e del mondo storico in funzione di questo; discorso durante il quale è già possibile scorgere tagli e inquadrature che verranno riprese in un futuro "Ghost in the Shell".
L'alternarsi di queste scene e dei cambi di tono seguiterà per l'intero film, rendendo tale processo sempre più serrato, sino a che non sarà più possibile separare la vena comica da quella riflessiva, similmente a come il mondo onirico si fonderà con quello reale e qui il genio di Oshii si compie.
I toni si allentano e si tendono, quali la corda di uno strumento musicale pizzicata ripetutamente nel corso dell'esecuzione del brano, senza però lasciare mai che il riverbero di questi eventi, l'armonico scaturito da tale esecuzione, la velata eco dell'innaturalezza della vicenda smetta di solleticare il pubblico.
Si sussegue così la vicenda, tra giochi al lago dove un tempo sorgeva la scuola, ora un semplice ricordo di un mondo lontano, divenuto ormai una vaga rimembranza, tra lunghe e continue giornate sempre uguali, nelle quali è però possibile trovare la gioia, la spensieratezza. Non tutti gli animi si piegano però a tale idillio, ed ecco sorgere lo spettro del dubbio, il demone della ragione, apparentemente bandito da questo mondo fittizio, dal Castello del Drago verso il quale il gruppo muove sul guscio della tartaruga nel proprio isolato stordimento.
Una volta svelato il mistero però l'incantesimo si scioglie rapidamente e una sceneggiatura frenetica non dà più tregua allo spettatore nel suo incalzarlo verso la conclusione.
Tutto questo avviene dopo la scena in cui Ataru vede realizzato il suo sogno, o meglio, lo vede realizzato quasi integralmente. Qua risiede l'apice del film, la soluzione del dilemma dell'insofferenza di Ataru verso Lamù, ossia la sua dichiarazione d'amore verso quest'ultima. D'altronde, come sbotta egli stesso con grande ovvietà, lui la ama, proprio come ama tutte le altre ragazze, ma l'impertinenza di quest'ultima gli impedisce di approcciarsi agli altri suoi sensuali obbiettivi.
E' questo il punto, Ataru ama le ragazze, indipendentemente dalla personalità lui le vuole amare tutte, l'apoteosi del suo personaggio, la sua perfetta spiegazione. E' ambizioso e il suo paradiso non sarà completo se non ci saranno tutte. Solo la naturalezza con cui avviene la scena citata può spiegare la meraviglia del tutto e lo lascio verificare direttamente agli spettatori.
Ci sarebbe tanto da aggiungere, ma è difficile rendere giustizia con le semplici parole a un simile lavoro, a un tale ardire.
Il secondo film di "Lamù" è dunque la vera essenza dell'intera opera, scaturita da una mente che è riuscita persino a superare i propositi dell'autrice originale sulla sua stessa creazione, l'ultimo dono di un talentuoso artista prima di abbandonare il pubblico ingrato, sorte che spesso affligge queste fulgenti personalità.
I sospiri del mio cuore
7.0/10
Shizuku è una studentessa delle medie, amante della lettura, che s'è appena auto-imposta di divorare 20 romanzi durante le vacanze estive. È innamorata di Seiji Amasawa, ragazzo mai visto prima che sembra avere letto gli stessi suoi libri, ma avrà una doccia fredda quando lo conoscerà di persona vedendo in lui un tipo antipatico che la prende in giro. Finirà, per vie traverse, ad approfondire la sua conoscenza fuori dagli ambiti scolastici, trovando in lui un appassionato costruttore di violini che si appresta ad andare all'estero per realizzare il suo sogno.
A dispetto di una locandina ingannevole, "I sospiri del mio cuore" non è la tipica favola di Studio Ghibli e Miyazaki. È invece l'adattamento, comprensivo di un nuovo finale, dell'omonimo shoujo manga di Aoi Hiiragi (pubblicato in Italia da Star Comics con il titolo "Sussurri del cuore"), fumetto sbrigativo e disegnato senza arte né parte. Miyazaki, scrivendone la sceneggiatura per il grande schermo, gli dà una personalità assente in originale, raccontando la stessa storia con qualche cambiamento (Seiji non è più un pittore ma costruttore di violini), eliminando personaggi e scene inutili (la love story della sorella di Shizuku) e approfondendo tutti i risvolti originali di trama .
Il film del compianto Yoshofumi Kondo (animatore di "Conan il ragazzo del futuro", "Porco Rosso" e "Pom Poko") è di una delicatezza unica: il racconto, con toni pacati e misurati, di una simpatica ragazzina alle prese con la sua prima cotta adolescenziale. Fosse quella l'anima del film sarei il primo a sentirmi troppo cresciuto per trovare credibili due bambini che si dichiarano amore eterno, ma il fiore all'occhiello dell'opera sta nel fornire un delizioso, appassionante spaccato di vita di una giapponese qualsiasi.
Shizuku legge libri in biblioteca, come hobby scrive canzoni - Country Road, riadattamento, da parte sua, di Take Me Home, Country Roads di John Denver -, si confida con la sua migliore amica dei ragazzi che piacciono... I sospiri del mio cuore è un affresco di personaggi, di quelli che toccano il cuore. Un cast di persone qualunque, di quelle che si incontrano per strada o che si hanno come parenti, che parlano, sorridono, si divertono come farebbero nella vita reale: scontati un grande comparto dialogico e reazioni emotive perfettamente plausibili, ma sopratutto ineccepibili, per realismo da frantuma-mascella, le movenze di umani e animali, solito lavorone di Studio Ghibli a suo perfetto, consueto agio con animazioni strabilianti e magnifici fondali (le strade di Tokyo sono così ben ricostruite, addirittura con colori e luci tipiche, che sembra di passeggiarci per davvero).
Le emozioni evocate dall'opera sono numerose, ben enunciate dai momenti in cui ci si sente così coinvolti da avvertire sulla propria pelle gli stati d'animo della protagonista: mi riferisco, ad esempio, alla scena in cui lei canta la sua canzone, prima timidamente imbarazzata, poi entusiasta, con l'accompagnamento musicale fornito da lui; ad esempio a quando il nonno di Seiji le racconta la triste storia dietro alla statuetta del Barone a cui è affezionato; mi riferisco, ancora, al momento in cui lei piange di dolore dopo aver distrutto il cuore a un amico che le si è dichiarato. Momenti dove il film sprigiona una vena poetica che non si dimentica, glorificata dall'eccellente accompagnamento musicale, violini e flauti, di Juuji Nomi, e dove il consueto, semplicissimo e caratteristico chara design dello studio Ghibli raggiunge la perfezione nel comunicare espressività e sentimenti.
Slice of life romantico quindi, ma anche racconto di formazione, sull'imparare a prendersi le proprie responsabilità - il racconto che Shizuku scrive a ritmi forsennati peggiora notevolmente il suo rendimento scolastico -, e sull'iniziare a pensare al proprio futuro, vero tema portante oltre alla love story. Temi affrontati con leggerezza e calma tanto semplici quanto magistrali, senza i consueti artifizi drammatici e sensazionalistici che in molti avrebbero utilizzato al posto di Miyazaki.
Opera perfetta dunque? No. Per quanto bene si possa parlare della realizzazione tecnica, della cura figurativa e delle atmosfere deliziose che si respirano in questo bel film, non ci si può dimenticare che è un adattamento di uno shoujo manga, del racconto di una storia d'amore inverosimile, in quanto a maturità, tra i due bambini. Mancano fortunatamente il miele, la melassa e i contatti fisici tipici del pensiero occidentale e di buona parte degli shoujo, ma, inutile ripeterlo, il rapporto tra i due non può esistere nella realtà e per questo fino alla fine non si prende sul serio: problema non di poco conto visto che rappresenta il soggetto del film. Un peccato, ma decisamente, per l'umanità che si respira in buona parte della sua durata, "I sospiri del mio cuore" è un lungometraggio che non posso non consigliare a tutti gli estimatori della settima arte.
Da tenere d'occhio il lungometraggio "The Cat Returns", realizzato nel 2002 sempre da Studio Ghibli che, pur dichiaratamente favolistico, si riallaccia a "I sospiri del mio cuore". Come? La protagonista incontrerà, nel corso della sua avventura, proprio Barone, la statua del gatto posseduta dal nonno di Seiji. In questo film il felino sarà un vero e proprio comprimario, dotato di voce e anima come nell'unico momento visionario di questo film.
A dispetto di una locandina ingannevole, "I sospiri del mio cuore" non è la tipica favola di Studio Ghibli e Miyazaki. È invece l'adattamento, comprensivo di un nuovo finale, dell'omonimo shoujo manga di Aoi Hiiragi (pubblicato in Italia da Star Comics con il titolo "Sussurri del cuore"), fumetto sbrigativo e disegnato senza arte né parte. Miyazaki, scrivendone la sceneggiatura per il grande schermo, gli dà una personalità assente in originale, raccontando la stessa storia con qualche cambiamento (Seiji non è più un pittore ma costruttore di violini), eliminando personaggi e scene inutili (la love story della sorella di Shizuku) e approfondendo tutti i risvolti originali di trama .
Il film del compianto Yoshofumi Kondo (animatore di "Conan il ragazzo del futuro", "Porco Rosso" e "Pom Poko") è di una delicatezza unica: il racconto, con toni pacati e misurati, di una simpatica ragazzina alle prese con la sua prima cotta adolescenziale. Fosse quella l'anima del film sarei il primo a sentirmi troppo cresciuto per trovare credibili due bambini che si dichiarano amore eterno, ma il fiore all'occhiello dell'opera sta nel fornire un delizioso, appassionante spaccato di vita di una giapponese qualsiasi.
Shizuku legge libri in biblioteca, come hobby scrive canzoni - Country Road, riadattamento, da parte sua, di Take Me Home, Country Roads di John Denver -, si confida con la sua migliore amica dei ragazzi che piacciono... I sospiri del mio cuore è un affresco di personaggi, di quelli che toccano il cuore. Un cast di persone qualunque, di quelle che si incontrano per strada o che si hanno come parenti, che parlano, sorridono, si divertono come farebbero nella vita reale: scontati un grande comparto dialogico e reazioni emotive perfettamente plausibili, ma sopratutto ineccepibili, per realismo da frantuma-mascella, le movenze di umani e animali, solito lavorone di Studio Ghibli a suo perfetto, consueto agio con animazioni strabilianti e magnifici fondali (le strade di Tokyo sono così ben ricostruite, addirittura con colori e luci tipiche, che sembra di passeggiarci per davvero).
Le emozioni evocate dall'opera sono numerose, ben enunciate dai momenti in cui ci si sente così coinvolti da avvertire sulla propria pelle gli stati d'animo della protagonista: mi riferisco, ad esempio, alla scena in cui lei canta la sua canzone, prima timidamente imbarazzata, poi entusiasta, con l'accompagnamento musicale fornito da lui; ad esempio a quando il nonno di Seiji le racconta la triste storia dietro alla statuetta del Barone a cui è affezionato; mi riferisco, ancora, al momento in cui lei piange di dolore dopo aver distrutto il cuore a un amico che le si è dichiarato. Momenti dove il film sprigiona una vena poetica che non si dimentica, glorificata dall'eccellente accompagnamento musicale, violini e flauti, di Juuji Nomi, e dove il consueto, semplicissimo e caratteristico chara design dello studio Ghibli raggiunge la perfezione nel comunicare espressività e sentimenti.
Slice of life romantico quindi, ma anche racconto di formazione, sull'imparare a prendersi le proprie responsabilità - il racconto che Shizuku scrive a ritmi forsennati peggiora notevolmente il suo rendimento scolastico -, e sull'iniziare a pensare al proprio futuro, vero tema portante oltre alla love story. Temi affrontati con leggerezza e calma tanto semplici quanto magistrali, senza i consueti artifizi drammatici e sensazionalistici che in molti avrebbero utilizzato al posto di Miyazaki.
Opera perfetta dunque? No. Per quanto bene si possa parlare della realizzazione tecnica, della cura figurativa e delle atmosfere deliziose che si respirano in questo bel film, non ci si può dimenticare che è un adattamento di uno shoujo manga, del racconto di una storia d'amore inverosimile, in quanto a maturità, tra i due bambini. Mancano fortunatamente il miele, la melassa e i contatti fisici tipici del pensiero occidentale e di buona parte degli shoujo, ma, inutile ripeterlo, il rapporto tra i due non può esistere nella realtà e per questo fino alla fine non si prende sul serio: problema non di poco conto visto che rappresenta il soggetto del film. Un peccato, ma decisamente, per l'umanità che si respira in buona parte della sua durata, "I sospiri del mio cuore" è un lungometraggio che non posso non consigliare a tutti gli estimatori della settima arte.
Da tenere d'occhio il lungometraggio "The Cat Returns", realizzato nel 2002 sempre da Studio Ghibli che, pur dichiaratamente favolistico, si riallaccia a "I sospiri del mio cuore". Come? La protagonista incontrerà, nel corso della sua avventura, proprio Barone, la statua del gatto posseduta dal nonno di Seiji. In questo film il felino sarà un vero e proprio comprimario, dotato di voce e anima come nell'unico momento visionario di questo film.
Non ho visto nemmeno un film di Lamù, ma mi piacerebbe, prima o poi rimedierò!
I sospiri del mio cuore sembra molto carino, lo metto in lista! Complimenti a tutti!
I sospiri del mio cuore non l'ho visto, ma ho letto il manga da cui è tratto che non era poi così male.
Che dormita sul divano...
All'epoca non sapevo che il regista fosse Oshii, ad oggi è il suo unico che mi è piaciuto.
Lamù è un classico anni '80 molto amato, non ho visto questo film specifico perciò mi astengo dal giudicarlo.
Poco prima o poco dopo 'Kara no Kyoukai', visionai anche 'I sospiri del mio cuore'; come appare evidente dal disegno, si tratta di un Ghibli - ergo altissima qualità di animazione -, non uno dei Ghibli più famosi, ma comunque molto carino e romantico.
In ogni caso ottime recensioni, complimenti agli autori.
Chissà com'è in italiano. Sono curioso di sapere che doppiatori hanno scelto, anche se suppongo saranno i soliti giovanissimi, complice anche il cast di bambini del lungometraggio.
@ Onizuka90
"Beautiful dreamer è bellissimo, il mio pensiero fondamentalmente è congruente con quello del recensore."
Ma non mi dire Ah ah
Tu lo dai per scontato, ma rimarresti sorpreso nello scoprire su quante opere io e locke siamo in disaccordo.
Finora non mi è mai capitato di incontrarne una (a parte Clannad se non ricordo male, ma siccome io non l'ho visto non posso prendere nè la tua nè la sua parte).
Mimi o sumaseba è uno dei miei Ghibli preferiti. Di una genuinità e semplicità sconcertante. Una colonna sonora notevolissima.... ed un finale da pelle d'oca. Immenso. Come Lamù, da 10.
I sospiri non e'il classico lavoro ghibliano,non tanto per il disegno ma per i temi trattati...sicuramente da vedere
Gli altri nn li ho visti,anche se un'occhiata a kara no kyoukai prima o poi la daro'
Aspettatevi a breve una mia recensione!
Molto interessanti anche Kara no kyoukai 5: Paradox Spiral e Whisper of the heart, già inseriti in lista.
Complimenti agli autori!
De I Sospiri ho preso il Blu-ray a natale ma lo devo ancora vedere, (però possiedo il manga!), uno di questi giorni lo guardo.
La serie di film Kara no kyoukai non la conosco proprio, metto in lista.
Cosa? A me il fumetto è piaciuto tantissimo, tant'è che è da parecchio che penso di scriverci una bella recensione con un voto alto, 8/9. Inoltre, ho sentito dire da più fonti che è l'adattamento Ghibli a essere inferiore al manga originario (N.B: il lavoro Ghibli non l'ho visto).
inutile ripeterlo, il rapporto tra i due non può esistere nella realtà e per questo fino alla fine non si prende sul serio: problema non di poco conto visto che rappresenta il soggetto del film
Non accetto neanche questo concetto, non nella recensione, ma in generale: si sta parlando di un'opera di fantasia e in quanto tale alcuni allontanamenti dalla realtà sono ammissibili, altrimenti si toglie la ragione d'essere di qualsivoglia opera fantastica, di qualsivoglia paese, e addio pure ai dossier sull'animazione robotica: se due ragazzi non possono avere un certo grado di maturità, figuriamoci come si deve ridere in faccia ad Amuro che deve guidare il Gundam!
Per gli altri titoli non posso esprimermi perché non li conosco, ma faccio comunque i complimenti ai tre recensori del "turno" odierno.
Vorrei invece vedere al più presto I sospiri del mio cuore; non credo però, come dice God87, che la giovane età dei protagonisti possa distruggere la credibilità della storia d'amore raccontata.
Ma, per potermi fare un'opinione più precisa, devo prima vedere il film.
Bravi a tutti i recensori!
Beautiful Dreamer secondo me è il miglior film di Lamù in assoluto.
L'ultimo non lo conosco.
per quanto riguarda lamu' ...nn credo ci sia nulla da aggiungere e uno di quei capolavori del olimpo fumettistico...si va sul sicuro ...
per quanto riguarda Kara no kyoukai 5: Paradox Spiral nn mi ispira piu' di tanto
Godu-kun, io voglio sperare davvero che tu non abbia abbassato il voto da 8 (per me molto più meritato) a 7 soltanto per una fesseria del genere. Da quando in qua gli anime Ghibli si fanno apprezzare per il realismo delle loro storie? Non sono anime fatti apposta per sognare? (poco importa che è tratto da un manga shojo, visto che del soggetto originale ha conservato poco o nulla)
E poi considera che quei due sono adolescenti. Ovvio che vivano al massimo i loro sentimenti, soprattutto se si parla d'amore. Senza contare che il primo amore può essere benissimo anche quello per la vita. Non capita di certo a tutti, ma capita.
Meriteresti di essere frustato con le vibrisse del Barone per questa affermazione!
Beautiful Dreamer ha il grande merito di avermi fatto diventare simpatico Ataru Moroboshi. Mica cotiche. Ad ogni modo bravo a Locke Cole.
Il primo titolo lo recupero? non lo recupero? boh, intanto spollicio tutto come al solito
i sospiri del mio cuore e un'altro capolavoro di Miyazaki che a mio parere merita piu di un 7 a parte questo a una storia che mi ha subito colpito molto ben caratterizzata.Kara no kyoukai 5: Paradox Spiral l'ho visto anche gli altri 6 e devo dire che non e niente male come animazione.il film di lamu non l'ho mai visto ma questa sara la volta buona di guardarlo.
...guarda che non è di Miyazaki! E' di Kondo, uno dei migliori in quello studio, purtroppo scomparso troppo giovane, e i sospiri è l'unico lavoro di regia che ha fatto, per me non da 7, ma come già detto, da10. Ultraconsigliato.
Parlando di un simil-fantasy posso capire che a molti la serie non dica niente, ma consiglio caldamente la visione dei film e soprattutto di non fermarsi solo al primo film, che benché bello non è altro che un introduzione e nulla spiega della storia.
Parlando di questo quinto film, l'ho trovato davvero ben fatto ma IMHO il migliore è il terzo, le tematiche trattate in Remaining Sense of Pain sono tra le mie preferite.
Vorrei ricordare infine che dopo i 7 film vi è anche uno special che si colloca dopo l'ultimo, così da conludere definitivamente la storia.
Comunque sia, tornando a Beautiful dreamer, non credevo che, dietro a un film come questo si potessero nascondere tanti riferimenti filosofici! O_o Complimenti, dunque, al recensore - anche se ha usato un linguaggio un po' troppo macchinoso, a mio avviso... Ma d'altronde bisogna "adattare il linguaggio alla materia", no? - !
Non sono particolarmente d'accordo con la recensione di Lamù BD, in quanto non trovo così geniale Oshi in questo lavoro, e, nonostante sia sicuramente il migliore dei Film post Serie, non brilla particolarmente, almeno secondo la mia opinione... dovrò, però, rivederlo prima di poterlo recensire a dovere Nulla mi dice che possa cambiare idea L'ho visto anni fa, e non lo ricordo benissimo (ma soprattutto lo confondo con gli altri)
Infine i Sospiri del mio cuore... perfettamente in linea con la recensione di God87, l'ho recensito non più di cinque o sei giorni fa Non aggiungo altro
Beautiful dreamer essendo di Oshii prima o poi dovrò vederlo,anche se non mi piace Lamù.
In particolar modo di Shiki si conosce pochissimo e ciò la rende un personaggio con un certo fascino.
Beautiful Dreamer l'ho visto tempo fa (molto bella la recensione di Locke) e ricordo che mi piacque tanto; è raro che un film legato a una serie televisiva sia così ben fatto.
Sospiri sopratutto, nell'offrire lo spaccato di vita della protagonista, è poetico proprio perché estremamente attendibile nell'analisi dei rapporti interpersonali e nella routine quotidiana della ragazza. Insomma è tanto, tanto credibile, e proprio questo a mio parere lo rende davvero poco credibile nella storia che narra, nel vedere questi due bambini (neanche ragazzi, bambini) di 12/13 anni che fanno discorsi e ragionamenti degni di un adulto.
Non riesco a non tenerne conto, è estremamente attendibile in tutti gli elementi secondari fuorchè quelli principali.
Quanto ai sospiri del mio cuore, a Lucca mi sono commossa vedendolo (e neanche tutto). Bella la recensione pubblicata, anche se io ho apprezzato parecchio la relativa versione originale cartacea. Elementi diversi, quindi la storia porta a conclusioni diverse, ma il manga è bello, delicatissimo
Non generalizzare su Miyazaki, è improprio parlare di sola fantasia per tutti i suoi film. Miyazaki si prende fin troppo sul serio, e l'evasione non è che maschera di un'ideologia che certe volte finisce per spezzare l'incanto.
"ma dove li hai sentiti i discorsi da adulto?"
Nel bambino di 13 anni che per un sogno di quell'età abbandona la scuola per andare all'estero, nel fatto che lei sempre a quell'età sta già a ragionare sul suo futuro e sul cosa vuole fare. Tutte cose che in prima media, durante l'infanzia, non esistono.
@Catulla: mi sono spiegato male. I film di Miyazaki concordo che si prendano sul serio e anche troppo, intendo dire che trattano tematiche anche adulte (ecologia, politica etc) però come sottofondo, come morale a vere e proprie favole fantastiche. E Sospiri, rispetto a loro, è ambientato in un contesto geografico e storico preciso e verosimile.
La prima serie di film mi interessa da quando ho ascoltato tutte le canzoni delle Kalafina, e oltre a Magia e Lacrimosa (non troppo speciale IMHO), ho apprezzato le tonalità particolari e delicate di tutte le canzoni di questa serie di film... da vedere!
Di Lamù seguivo spesso la serie tv che passarono in tv 6-7 anni fa sulle reti locali, ma dovrei mettermi d'impegno e seguirla tutta, visto che m'è piaciuta fin da subito, per poi terminare con i 2 film (il manga è in fase di recupero da almeno un paio d'anni ma ha una priorità bassissima )
L'ultimo è molto interessante per come viene presentato e mi attira: da recuperare
Complimenti a tutti e 3: recensioni veramente curate e che hanno destato il mio interesse ulteriormente
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