Nato il 9 febbraio 1951 nella provincia di Gunma, Mitsuru Adachi debuttò nel mondo del fumetto giapponese nel 1970 con la storia breve Kieta bakuon, per poi lavorare prima come apprendista e poi come disegnatore su sceneggiature altrui per quasi tutto il decennio. Nel 1978 vide la luce Nine, prima opera con Adachi sia ai disegni che alla storia, seguita due anni dopo da Let the Sunshine In (Hiatari ryoko) e Miyuki. Nonostante il buon successo di tali opere (tutte trasposte in anime o live action), la svolta avvenne nel 1982, anno in cui iniziò la pubblicazione di Touch, stratosferico successo di pubblico in grado, oltre a valergli il Premio Shogakukan come "miglior shounen e shoujo" insieme a Miyuki, di vendere più 100 milioni di copie e di venire anche trasposto in una serie televisiva in grado di far segnare più del 30% di share, 5 film d'animazione e un film live action. Gli anni '80 si chiusero con Rough e Slow Step, mentre il decennio successivo fu caratterizzato praticamente da due sole opere “lunghe”: l'atipico Arcobaleno di spezie (Niji-iro no togarashi) e H2. Degni di note anche il volume autoconclusivo Jinbe e le raccolte di storie brevi L'avventuroso (Boken shonen) e Short Program. Il terzo millennio si apre con la miniserie Misora per sempre (Itsumo Misora), seguita, nel 2002 e nel 2005, da due nuove opere lunghe ed ambiziose: Katsu! e Cross Game. Durante la serializzazione di quest'ultimo diversi eventi segnano da vicino Adachi: nel 2008 supera il muro di 200 milioni di copie vendute in tutto il mondo, nel 2009 realizza la storia breve My Sweet Sunday insieme a Rumiko Takahashi per festeggiare i 50 anni della rivista Weekly Shounen Sunday, mentre nel 2010 vengono celebrati i suoi 40 anni di carriera.
C'ERA UNA VOLTA UN BATTING CENTER...
La pubblicazione di Cross Game iniziò l'11 maggio 2005 sul numero 22/23 di Shounen Sunday, rivista settimanale per ragazzi dell'editore Shogakukan, per concludersi il 17 febbraio 2010 nel numero 11 della medesima rivista.
La storia di Cross Game è suddivisa in tre distinti archi narrativi. La prima parte, intitolata Le stagioni di Wakaba occupa i primi 10 capitoli, ovvero esattamente il primo volume, e ci presenta alcuni dei personaggi principali della vicenda. Protagonista della storia è Kitamura Ko, ordinario studente di quinta elementare figlio dei gestori di un negozio di articoli sportivi. Suoi vicini di casa sono gli Tsukishima, famiglia che possiede un batting center ed un bar chiamato Clover, ovvero quadrifoglio. Il quadrifoglio è il simbolo dell'opera, e rappresenta il legame tra le quattro sorelle Tsukishima, associate ciascuna di esse a uno dei quattro petali del quadrifoglio. La maggiore, Ichiyo, frequenta la prima superiore e svolge un ruolo quasi materno nei confronti delle sorelle minori dopo la prematura scomparsa della madre; Aoba, la terzogenita, frequenta la quarta elementare ed ha un anno in meno di Ko, persona che non sopporta assolutamente e con cui litiga in continuazione; la più piccola, Momiji, frequenta ancora l'asilo e va sempre in giro col suo gattino Nomo. La più importante del quartetto è Wakaba, la secondogenita, nata lo stesso giorno dello stesso anno e nello stesso ospedale di Ko; i due sono sempre cresciuti insieme ed il loro legame sembra andare ben oltre la normale amicizia. Il tema del quadrifoglio è presente anche nei nomi delle quattro sorelle, infatti Ichiyo significa “prima foglia”, Wakaba “giovane foglia”, Aoba “verde foglia” o “foglia appena nata”, mentre Momiji è il nome delle foglie autunnali tinte del rosso più acceso.
Con la seconda parte, Le stagioni di Aoba, la numerazione dei capitoli viene resettata, ripartendo quindi dall'1 per chiudersi col 130 nell'ottobre 2008 e occupando i volumi dal 2 al 14. Dopo una breve pausa di qualche mese, nel marzo 2009 inizia l'ultima parte, intitolata La stagione della luce; questa volta non c'è alcuno stacco con l'arco precedente, né a livello di numerazione dei capitoli, che ripartono dal 131, né a livello narrativo, con la storia che riprende esattamente nel punto dove si era chiusa la seconda parte. L'ultima parte è molto più breve della seconda, anche probabilmente a causa di una conclusione prematura rispetto a quanto preventivato originariamente dall'autore, e si chiude il 17 febbraio 2010 col capitolo 160, per un totale di 30 capitoli che vanno a occupare i volumi 15-17.
La seconda parte è ambientata quattro anni dopo rispetto alla prima e vede Ko e i suoi compagni, ora in terza media, in procinto di iniziare la scuola superiore. Sebbene non iscritto al club di baseball, in questi anni Ko ha continuato ad allenarsi come lanciatore prendendo come esempio Aoba, che tempo prima l'aveva sonoramente umiliato durante una sfida amichevole tra le loro rispettive squadre. L'obiettivo ultimo è il Koshien, il leggendario stadio in cui si tiene, due volte l'anno, la fase finale dei campionati nazionali di baseball delle scuole superiore ed a cui accedono solo i vincitori dei rispettivi tornei distrettuali, in modo da realizzare il sogno di Wakaba: “Ko a lanciare, Akaishi a ricevere... e sullo sfondo il Koshien gremito di gente”. Ma prima di puntare al Koshien ci sono da risolvere alcuni problemi interni al club e alla scuola.
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C'ERA UNA VOLTA UN BATTING CENTER...
La pubblicazione di Cross Game iniziò l'11 maggio 2005 sul numero 22/23 di Shounen Sunday, rivista settimanale per ragazzi dell'editore Shogakukan, per concludersi il 17 febbraio 2010 nel numero 11 della medesima rivista.
La storia di Cross Game è suddivisa in tre distinti archi narrativi. La prima parte, intitolata Le stagioni di Wakaba occupa i primi 10 capitoli, ovvero esattamente il primo volume, e ci presenta alcuni dei personaggi principali della vicenda. Protagonista della storia è Kitamura Ko, ordinario studente di quinta elementare figlio dei gestori di un negozio di articoli sportivi. Suoi vicini di casa sono gli Tsukishima, famiglia che possiede un batting center ed un bar chiamato Clover, ovvero quadrifoglio. Il quadrifoglio è il simbolo dell'opera, e rappresenta il legame tra le quattro sorelle Tsukishima, associate ciascuna di esse a uno dei quattro petali del quadrifoglio. La maggiore, Ichiyo, frequenta la prima superiore e svolge un ruolo quasi materno nei confronti delle sorelle minori dopo la prematura scomparsa della madre; Aoba, la terzogenita, frequenta la quarta elementare ed ha un anno in meno di Ko, persona che non sopporta assolutamente e con cui litiga in continuazione; la più piccola, Momiji, frequenta ancora l'asilo e va sempre in giro col suo gattino Nomo. La più importante del quartetto è Wakaba, la secondogenita, nata lo stesso giorno dello stesso anno e nello stesso ospedale di Ko; i due sono sempre cresciuti insieme ed il loro legame sembra andare ben oltre la normale amicizia. Il tema del quadrifoglio è presente anche nei nomi delle quattro sorelle, infatti Ichiyo significa “prima foglia”, Wakaba “giovane foglia”, Aoba “verde foglia” o “foglia appena nata”, mentre Momiji è il nome delle foglie autunnali tinte del rosso più acceso.
Con la seconda parte, Le stagioni di Aoba, la numerazione dei capitoli viene resettata, ripartendo quindi dall'1 per chiudersi col 130 nell'ottobre 2008 e occupando i volumi dal 2 al 14. Dopo una breve pausa di qualche mese, nel marzo 2009 inizia l'ultima parte, intitolata La stagione della luce; questa volta non c'è alcuno stacco con l'arco precedente, né a livello di numerazione dei capitoli, che ripartono dal 131, né a livello narrativo, con la storia che riprende esattamente nel punto dove si era chiusa la seconda parte. L'ultima parte è molto più breve della seconda, anche probabilmente a causa di una conclusione prematura rispetto a quanto preventivato originariamente dall'autore, e si chiude il 17 febbraio 2010 col capitolo 160, per un totale di 30 capitoli che vanno a occupare i volumi 15-17.
La seconda parte è ambientata quattro anni dopo rispetto alla prima e vede Ko e i suoi compagni, ora in terza media, in procinto di iniziare la scuola superiore. Sebbene non iscritto al club di baseball, in questi anni Ko ha continuato ad allenarsi come lanciatore prendendo come esempio Aoba, che tempo prima l'aveva sonoramente umiliato durante una sfida amichevole tra le loro rispettive squadre. L'obiettivo ultimo è il Koshien, il leggendario stadio in cui si tiene, due volte l'anno, la fase finale dei campionati nazionali di baseball delle scuole superiore ed a cui accedono solo i vincitori dei rispettivi tornei distrettuali, in modo da realizzare il sogno di Wakaba: “Ko a lanciare, Akaishi a ricevere... e sullo sfondo il Koshien gremito di gente”. Ma prima di puntare al Koshien ci sono da risolvere alcuni problemi interni al club e alla scuola.
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"Un'opera strana, che a tratti pare essere solo un minestrone di cose già viste in Touch e in H2 e a tratti invece stupisce, tiene incollati alle pagine, innova, emoziona, quando meno te lo aspetti. Il finale mi è piaciuto davvero tanto, ma nulla supera il primo volume, che è una cosa veramente magistrale, tanto che riesce a far commuovere anche in animazione. Il tema della morte qua è trattato in maniera molto diversa rispetto a Touch e mi è piaciuto molto, anche se Touch rimane sempre intoccabile e perfetto, per me.
Dovrò rileggermelo tutto d'un fiato ora che ho tutti i numeri, perchè sicuramente ne riceverò una soddisfazione maggiore rispetto all'uscita bi/trimestrale."
Tocca anche che recuperi l'anime, di cui vidi solo i primi due episodi che però mi avevano colpito positivamente, soprattutto il primo (e come avrebbe potuto essere altrimenti?).
Tuttavia, se la fumetteria dove vado potesse fare pressione al distributore per farmi arrivare gli ultimi 7 albi, gliene sarei grato. Cross Game ha quel qualcosa che era da tanto che non trovavo in un manga. Credo sia la semplicita', questa cosa...unita alla genuinita' dei personaggi. In astinenza dal cartaceo, mi sto' godendo anche l'anime. E non me ne importa nulla se andando avanti supero la narrazione del manga. Sapro' godermi entrambi. In vista della sua conclusione penso di prendermi anche Touch-ma di quest'ultimo vorrei rivedere piu' l'anime.Sicuramente adesso lo apprezzerei molto di piu'-e poi H2. ^^
Con tutto il freddo dell' inverno sulle spalle ho voglia di immergermi nella calura estiva di qualche campetto in terra rossa, di tornei scolastici e guantoni da baseball.
Di Cross Game forse vedrò prima l'anime, che mi sembra molto ben realizzato, almeno visivamente.
@chris1710
Il mio fumettaro mai che abbia una serie che cerco che sia completa od ordinabile. E mi fa " è questo il bello del collezionismo".
Complimenti per il dossier
'spè, che c'entro io?
Bel dossier come sempre.
Cross Game è di certo una delle migliori opere del maestro, il numero 1 della serie è tra i migliori volumetti che io abbia mai letto e sublimazione della grandezza di Adachi. La storia come al solito è stupenda e si vede chiaramente come ormai Adachi sia diventato un abilissimo artigiano nel gestire le sue tematiche.
Ho notato anche io forse un po di fretta nella chiusura della vicenda, magari c'era il timore di cadere in un altro H2, ma tutto sommato il finale è come al solito perfetto e dice tutto con una sola vignetta.
Ancora i più sentiti complimenti.
Tralasciando ciò, posso affermare di aver letto solamente la parte iniziale del titolo in questione, e mi rapì in breve tempo. Non mi è mai più passata per la testa l'idea di rileggerlo, ma lo farò senza ombra di dubbio al più presto. Questa volta, veramente.
Concordo sul fatto che Touch rimanga insuperabile, anche se Cross Game mi è piaciuto molto. In generale poi adoro il tratto di Adachi, e non capisco perchè molti lo trovino "brutto"...magari sì è un tratto un pò old, ma i disegni sono molto puliti, precisi, gli sfondi semplici ma ben realizzati, e l' anatomia dei personaggi in alcune scene in cui giocano è molto realistica.
È vero che l'anime segue in maniera praticamente pedissequa il manga, ma ho l'impressione che ciò sia dovuto a una coordinazione tra l'autore (o la sua redazione) e i produttori della trasposizione animata, per far sì che i due prodotti finissero in contemporanea (un po' come avvenuto con Full metal alchemist).
Ciò fa sì che il manga sembri finire in maniera leggermente affrettata, pur riuscendo a chiudere quasi tutte le questioni. Semplicemente un qualcosa un po' avulso dai soliti ritmi adachiani.
Parlando dell'opera in sé, apprezzo che Adachi NON abbia approfondito una questione, il giudizio avrebbe potuto risentirne.
Poi vabbè...se i manga costassero molto meno o se io avessi fondi illimitati li comprerei quasi tutti... ma questo è un altro discorso
In ogni caso bello il dossier!
Complimenti per il dossier.
Certo che dal mero lato economico, 17 volumi a 5,9 euro l'uno sono parecchi dindini... è meglio accostarsi ad Adachi con altre opere più brevi per il momento o>
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