Di seguito riportiamo il video e la trascrizione dell’intervista rilasciata da Nobuhiro Yamashita (Linda Linda Linda, Tamako in moratorium) ai redattori di AnimeClick.it il 27/04/2015, in occasione del diciassettesimo Far East Film Festival di Udine. Il giorno prima il regista ha presentato la prima italiana del suo ultimo lungometraggio La La La At Rock Bottom (Misono Universe), con Subaru Shibutani e Fumi Nikaido, per la sceneggiatura di Tomoe Kanno e le musiche di Shoji Ikenaga.


AnimeClick.it di recente ha dedicato una recensione a Misono Universe - La La La At Rock Bottom, in occasione del passaggio del film all’International Film Festival Of Rotterdam, in gennaio, quando il film è stato presentato per la prima volta proprio qui in Europa. In quell’occasione il film ha ricevuto un’ottima accoglienza, era presente anche Subaru Shibutani che è stato accolto molto calorosamente e addirittura dopo c’è stato uno spettacolo nello spettacolo, perché c’è stata anche un’esibizione musicale con l’armonica di Subaru Shibutani. Può fare un confronto tra l’accoglienza che c’è stata a Rotterdam e l’accoglienza del pubblico di Udine che pure è stato molto caloroso ieri nei confronti della pellicola?

Nobuhiro Yamashita: "Probabilmente potrei dire che la differenza principale sta nel fatto che qui il pubblico di Udine mi dà l’idea di essere di un’età più giovane, mediamente, mentre a Rotterdam, c’erano comunque presenti tantissimi fans del settore della cinematografia, però avevano un modo di porsi estremamente attento a questo aspetto cinematografico. A Udine, la reazione in linea generale, da parte del pubblico mi è sembrata molto più passionale, molto più calorosa, ecco. Ovviamente anche Rotterdam mi ha dato un grande benvenuto, però se proprio dovessi dire quali sono queste differenze, sono appunto la differenza di età e questo modo di porsi, più o meno caloroso".

Volevo fare una domanda sulle figure dei personaggi che compaiono nel film: la figura dell’antieroe occupa una parte fondamentale nella sua filmografia. Quanto questa caratteristica si relaziona con i giovani giapponesi di oggi e quanto direttamente con lei come regista?

NY: "Va detto che l’opera in questione, Misono Universe, ovvero La La La At Rock Bottom è un progetto totalmente originale, non c’è una storia o un’opera sulla quale questo film è basato e, da questo punto di vista, va detto che, sì, personalmente, quando si tratta di parlare di esseri umani mi piace che non siano perfetti, che abbiano qualcosa di mancante, molto probabilmente perché percepisco una qualche affinità o perché percepisco un qualche tipo di risonanza con queste persone, però quando desidero creare una trasposizione cinematografica di questi elementi umani mi sembra particolarmente affascinante poter utilizzare questo tipo di personalità e di caratteri, e anche l’opera che è stata presentata qui l’anno scorso, Tamako In Moratorium, anche quella ad esempio era un’altra opera originale e si può vedere come in quel caso non si trattava di un essere umano che potremmo definire "sbagliato", quindi, sì, da un certo punto di vista potremmo definirla una saga all’interno del mio creare".

La prossima domanda si ricollega a quella precedente perché riguarda il rapporto tra musica e gioventù giapponese, richiamata anche dal titolo del film Tamako In Moratorium che ricorda proprio la moratorium ningen, cioè quella generazione di adolescenti giapponesi che si trova a metà nel difficile passaggio dal mondo degli studi al mondo del lavoro, in una società che non è più quella del boom economico. Proprio per questo a mio parere c’è un continuum nelle sue opere che descrive tutto il panorama del rapporto tra musica e adolescenti in Giappone. Se in Linda Linda Linda veniva esplorato il mondo delle band adolescenziali, in Tamako in Moratorium, anche sfruttando la presenza di Tatsuko Maeda, c’è il sogno di diventare un idol. Infine Misono Universe, dove abbiamo anche un idol molto famoso come Subaru Shibutani, seppure come ha detto ieri, più attempato rispetto ai protagonisti dei film precedenti. Abbiamo ancora una volta il rapporto con un certo tipo di musica giapponese, magari un pochino più agèe, più datata, che però dà una cifra di quella che è la musica popolare giapponese e anche di una regione specifica, come quella del Kansai, molto colorata, molto estrosa. Quindi in un certo senso, si può parlare di una sorta di trait d’union fra musica e giovani generazioni giapponesi, che viene esplorata in tutta la sua filmografia?

NY: "Devo dire che è la prima volta che mi viene detto, infatti a mano a mano che sentivo la domanda per certi aspetti pensavo – be’, certo potrebbe anche essere così – anche se per essere precisi devo dire che su Tamako in realtà non riesco a vedere tantissimo il collegamento tra musica e giovani. Invece se provo a mettere a confronto Linda Linda Linda e Misono Universe, senza dubbio hanno quell’elemento in comune che fa parte dell’età giovanile che è l’impeto, la passione. Perché sono quell’impeto e quella passione che poi servono per riuscire a trasformare qualcosa in musica. Soprattutto per Linda Linda Linda abbiamo un gruppo di ragazze che vogliono fare qualcosa insieme, che vogliono far esplodere qualcosa insieme. Invece per Misono Universe abbiamo una persona la cui esistenza è arrivata a un punto morto e decide di utilizzare la musica per fare un passo avanti e con l’aiuto di altre persone riesce a dare un cambiamento alla propria vita grazie alla musica. Però, appunto come dicevo, per Tamako è diverso perché questi due elementi del musicale e della giovinezza non combaciano, per quanto riguarda la parte musicale non c’è vera consistenza all’interno del film stesso. Per gli altri due film, sì, possiamo dire senza dubbio che c’è l’elemento dell’impulso che li lega".
 

 
Mi piacerebbe approfondire il concetto di mafia locale espresso nell’ultimo film. Mi chiedevo se ci fosse una sorta di sottile critica della società ma con un tocco di leggerezza. Come mai ha voluto dipingere la mafia locale con questi toni, soprattutto in rapporto alla musica?

NY: "Devo dire che non ho creato questo film pensando di integrarci una critica. Per quanto riguarda le band locali all’interno del film, posso dire che attualmente vivo a Tokyo però le mie origini sono di una zona più “locale”, di una parte circoscritta del Giappone, quindi probabilmente questo punto di vista locale, di zona circoscritta è rimasto all’interno della mia prospettiva del mondo, e anche la mia trasposizione, il mio modo di ritrarre la realtà del film ha questo ambito che potremmo definire più provinciale. Per quanto riguarda la mafia non è che ci abbia pensato, ma per ciò che riguarda la band, che si chiama Akainu, si tratta di un gruppo che conoscevo già dai tempi dell’università, è stata la prima band che ho visto da studente, si trattava di riprendere i temi di quella che era stata la tarda adolescenza, dell’inizio della giovinezza, potremmo dire. Questa band, gli Akainu sono le mie radici musicali, essi sono di Osaka e per me Osaka significa Akainu, per questo è stata presa in considerazione. Sulla mafia, no, non ci ho pensato minimamente".

Potrebbe spiegare a chi conosce poco il Giappone quanto Osaka è presente nel film? Cos’è caratteristico di Osaka nel film?

NY: "E’ un po’ complicato da esprimere con un solo concetto quindi posso dire questo: che spesso l’immagine che gli stranieri hanno dei giapponesi è che sono molto seri, un po’ schivi, molto attenti alle regole etc., invece quando parliamo degli abitanti di Osaka, più che questi aggettivi io oserei dire che sono “densi”, intensi. Quando si va a Osaka si percepisce proprio che è una città costruita dagli esseri umani con l’attrattiva dell’essere umano. Quando, di recente mi sono recato a Osaka per Misono Universe, a distanza di decine d’anni dall’ultima volta in cui c’ero stato, ho di nuovo percepito come la gente del posto fosse affascinante, fosse interessante. Poi ovviamente piuttosto che utilizzare una parola per descrivere tutto questo consiglio a chi non l’ha ancora visto, di guardare il mio film Misono Universe, perché lì si percepisce un po’ la fragranza della città di Osaka come la percepisco io. Possiamo dire che è una città anche da un certo punto di vista confusionaria, non si può appunto riuscire a descrivere con una parola perché questa confusione poi comunque andrebbe percepita in loco".

Restiamo ad Osaka. È vero che l’immaginario italiano rispetto al Giappone è costruito principalmente su Tokyo, quindi anche su una personalità molto schiva, timida del giapponese medio, ma chi segue la cultura Pop e anche le band pop che sono molto radicate nel Kansai, e anche molti attori vengono dal Kansai, hanno il dialetto tipico, il kansaiten. Questa immagine diversa del Giappone, questa immagine di Osaka pian piano sta entrando nell’immaginario pop occidentale, o quanto meno italiano. Chi si avvicina al pop nipponico ha molto ben presente questa teatralità, questa umanità così evidente della gente di Osaka. Notavo nel film l’abbigliamento degli Akainu, lo sfoggiare queste magliette così variopinte è un tratto tipico della gente del Kansai? Si può fare un accostamento anche col Takarazuka, la tendenza ad essere istrionici, pittoreschi? Inoltre, dalla sua biografia ho letto che proviene dalla prefettura di Haichi, vicino a Nagoya, invece il film è ambientato a Osaka, nel Kansai. C’è un po’ di nostalgia? E’ stato un tributo nostalgico agli anni universitari?

NY: "Sì, senza dubbio quello che si vede nel film, cioè gli abiti che indossano gli Akainu sono abbastanza peculiari, poi comunque va detto che per l’immagine che ho io di Osaka, quindi è una veduta estremamente personale, sì, penso che sfoggino delle mise abbastanza importanti, e questo si applica anche alla gente di Osaka sia per quello che riguarda la moda che per quello che riguarda altri campi. Basti pensare, guardando il film, alle luci al neon del cabaret stesso. Quando si va in un cabaret di Tokyo, perché anche lì ci sono locali cabaret, ebbene lì le decorazioni luminose, l’illuminazione, e anche l’arredamento non sono così vivaci come quelle che si possono trovare a Osaka. Quelle di Osaka sono così vivaci che da un certo punto di vista le considero quasi folli, però sono caratteristiche proprio di Osaka, e questo arriva fino alla loro umanità. Sempre personalmente ritengo che Osaka sia proprio la città della commedia, la città della risata nel senso dell’interazione della commedia ed è diventata lo standard per la commedia stessa in Giappone. Proprio a Osaka molti abitanti del luogo hanno una sorta di consapevolezza di ciò che può servire per ridere, una specie di caratteristica folkloristica propria, hanno questo modo di aggrapparsi a ciò che potrebbe essere interessante, divertente e non, e poi hanno un modo per riproporlo".
 

Ci può parlare della scelta dei personaggi protagonisti? Com’è nata la scena dei semi di anguria, ha un significato particolare?

NY: "Per quel che riguarda il casting, il fulcro di tutto era Subaru Shibutani, cioè, nel momento in cui è stato deciso che lui sarebbe diventato il fulcro di questo film ho cercato di pensare a quella che potesse essere una scelta interessante per una contrapposizione con qualcuno che fosse nell’età dell’adolescenza, o che potesse apparire in età dell’adolescenza in modo naturale, e quindi in questo caso poi ho deciso di scegliere Fumi Nikaido. Nel momento in cui l’ho incontrata mi sono reso conto che si trattava della persona adatta, un’attrice molto forte che ha vinto un premio anche al Festival del Cinema di Venezia. Per quanto riguarda la rimanenza del casting invece va detto che ho cercato di scegliere tutte persone originarie di Osaka.
Per quanto riguarda la scena dei semi di anguria, in realtà buona parte è stata tagliata via col montaggio. La scena iniziale prevedeva l’idea di una promessa in base alla quale l’anno successivo i due avrebbero mangiato i frutti di quei semi. Ma era una promessa irrealizzabile perché i semi non avrebbero mai potuto attecchire in quel terreno inadatto. Così è stata tagliata in sala di montaggio. Quindi ciò che è rimasto era solo un momento di innocenza come quello che si può avere tra bambini che cercano di divertirsi in modo appunto innocente, ho cercato quindi di ricreare quell’istante in cui i due protagonisti potevano ridere e sorridere con l’assoluta innocenza e trasparenza di un bambino".


Subaru Shibutani probabilmente è stato scelto anche perché è l’incarnazione, in qualche modo, di Osaka. Lui fa parte di una band, i Kanjani Eight, molto targata Kansai e quindi in un certo senso, è possibile che la scelta sia stata legata a questo voler connotare in maniera fortemente locale il film? E poi si aspettava, oltre alla potenza vocale ed espressiva, una recitazione che a noi è apparsa molto convincente, molto intensa? Fumi Nikaido, già giovanissima, è stata la prima attrice giapponese ad aggiudicarsi il premio Marcello Mastroianni a Venezia. Che impressione le ha fatto quest’attrice così promettente, se l’aspettava che fosse così brava e così convincente a fare da contrappunto a Subaru Shibutani?

NY: "Sì, è proprio così, siccome Shibutani è nativo della zona di Osaka, ho deciso di far diventare proprio quella zona il palcoscenico del film, questo è stato lo spunto iniziale. Poi, in realtà, inizialmente non avevo avuto modo di vedere le sue interpretazioni. Ovviamente avevo sentito i suoi live, l’avevo incontrato alcune volte, però poi la piacevole sorpresa è stata quando l’ho visto recitare perché innanzitutto è una persona che faceva tutti quanti i preparativi, entrava nel personaggio, creava il personaggio, si vedeva che ci lavorava molto attentamente, quindi è stato anche al di sopra delle mie aspettative, se così si può dire. Invece per quel che riguarda Fumi Nikaido si trattava di una prospettiva opposta, rispetto alla dinamica che può esserci nella creazione di un personaggio teen ager da parte di un’attrice teen ager. Al contrario c’era la volontà di tramutare un’attrice che spesso ha interpretato ruoli di donne forti, e quindi in questo caso, dovendo interpretare il ruolo di una donna forte ma che comunque aveva dei punti deboli nel suo carattere, il che è tipico delle teen ager, per lei è stata appunto una nuova scommessa. Quando mi sono ritrovato in sala di montaggio a unire le scene insieme a lei sono rimasto molto colpito da come riesca a interpretare le donne con forza e riesce al contempo a integrare una certa debolezza, una delicatezza che fa parte proprio di quella età. Quindi è riuscita così brillantemente a unire questi ruoli di forza e di fragilità da convincermi che anche lei sia un’attrice fantastica".

Volevo fare una domanda sulle “quattro cose che contano nella vita”. Mi è sembrato che il filo conduttore del film sia la costanza. Quanto questa costanza si riferisce alla sua esperienza personale e quanto si può considerare una specie di insegnamento diretto ai post adolescenti giapponesi?

NY: "E’ complicato parlarne per una semplice ragione: innanzitutto, da parte mia, non è che cerchi di creare un messaggio che poi l’utente finale, ovvero lo spettatore, desidero che riceva. Quello che desidero è in pratica che quanta più gente guardi i miei film, senza pensare a quelli che possono essere la loro età, i loro punti di riferimento, voglio semplicemente che questi film possano essere visti il più possibile, poi penseranno loro al messaggio e all’insegnamento che riescono a trarne. Invece sulla continuità devo dire che per quanto mi riguarda, per molte persone è importante avere qualcosa e continuare a possederla, questo anche perché le persone non cambiano così facilmente. Non saprei dire se è una cosa positiva o negativa, ma rimane il fatto che appunto non cambiano facilmente. All’interno di questa dinamica c’è una loro saga che può essere quella personale, quella della propria esistenza, e ci sono delle cose che avranno una precedenza, una priorità nella vita di queste persone, che poi può essere collegata alla creazione del personaggio, come ad esempio Shigeo, il protagonista del film interpretato da Subaru Shibutani, che ha questo talento del canto però al tempo stesso viene praticamente colto spesso in queste situazioni di impulso violento e finisce per vivere in questo modo. Ci si ritrova a vivere la saga di una certa vita, non so se questo si possa collegare alla continuità ma sono questi gli elementi su cui ho lavorato".
 
Ritornando alle “quattro cose importanti”, ad un certo punto nel film c’è una scena in cui Kasumi sembra che aggiunga una quinta cosa importante. Nel momento in cui ella porta la scatola con gli oggetti personali a Shigeo, mi sembra di capire che la quinta cosa sia proprio lui, sia proprio Shigeo. In un certo senso lì ho voluto vedere anche un aspetto romantico, come se si fosse sviluppato sin dall’inizio, perché il dare il nome di un cagnolino scomparso era già un connotato romantico, aveva un aspetto affettuoso. Però nella storia, forse, si è sviluppato un interesse romantico fra i due, e quindi poi quando lei stringe alla fine il pugno e lo colpisce leggermente, lì è come se dicesse – adesso fra queste cose importanti ho anche te e quindi ti voglio dare una scossa, perché a queste cose a cui tengo, a queste cose voglio dedicarmi – secondo me quella scena è centrale per lo svilupparsi del loro legame, che è un equilibrio che prende dai due caratteri, perché nello stesso tempo c’è forza e c’è anche delicatezza e fragilità. In questo, secondo me, loro trovano un ottimo equilibrio che in quella scena trova il focus. La quinta cosa importante è effettivamente Shigeo?
 
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NY: "Sì, senza dubbio si può dire che il quinto elemento, tramite quel pugno, venga portato all’attenzione di quella che è la relazione di Kasumi nei confronti di Shigeo, però non so dire se questa relazione nei suoi confronti si sviluppi in quanto lui sia un uomo o semplicemente un altro essere umano. Quella è la parte che desidero lasciare all’immaginazione, quella è la parte che sono contento che sia percepita. Poi alla fine, in quell’ultima scena lo spunto è uno spunto di violenza, il pugno. Però c’è questa possibilità di accezione romantica, e da questo punto di vista è stato importante il modo di recitare, l’interpretazione della Nikaido, perché lei è riuscita a mettere senza dubbio qualcosa di amorevole, qualcosa di romantico, ma anche qualcosa di materno. Quella forza materna che grazie alla sua interpretazione si è arricchita di possibilità, quindi sono stato proprio aiutato dalla sua interpretazione che ha lasciato l’ambito così tanto da dare adito a una possibile visione non solo romantica in quanto tale ma anche appunto materna".

L’intervista volge al termine e volevo chiedere la cortesia al maestro Yamashita di dare uno sguardo al nostro sito e alla recensione che abbiamo pubblicato in occasione della proiezione di La La La At Rock Bottom a Rotterdam, dove era presente una nostra redattrice, penso sia stata la prima recensione in Italia su questo film…

NY: "Un saluto ad AnimeClick.it dal regista Nobuhiro Yamashita!"

Di seguito il video del dibattito FEFF Talks, moderato da Mark Shilling (consulente per il cinema giapponese), che ha visto protagonisti Nobuhiro Yamashita e Ryuichi Hiroki (Kabukicho Love Hotel) discutere dei loro rispettivi film in calendario nel programma del festival.
 

[Trascrizione disponibile dal minuto 10:47]

Entrambi i film mostrati sono tratti da storie originali. Quanto è importante avere uno script originale, tenuto conto che in Giappone molti film sono tratti da anime, manga, novel...

Nobuhiro Yamashita: Sì, fino a poco tempo fa pensavo fosse importante avere solo storie originali, poi ho capito come avere una base diversa potesse essere utile. Tra avere una storia originale e non averla le differenze sono tante. Quando devo trattare una storia o una sceneggiatura originale lo faccio allo stesso modo. Se la persona che ha creato la storia originale è in vita, ci sono una serie di problematiche da superare, proprio legate al fatto che l'autore della storia originale è ancora in vita.

Ryuichi Hiroki: Se c'è la storia originale, la programmazione diventa più facile, ma per quanto riguarda l'attività di regista, non cambia molto. La pianificazione diventa più difficile se manca la storia originale, perché, ad esempio, sapendo che la storia originale ha venduto un certo numero di copie, possiamo aspettarci un certo tipo di ritorno per il film.

Hiroki ha un grande orecchio per la musica, entrambi i registi usano molto la musica nei loro film. C'è questa intenzione. Anche Yamashita dà molta importanza alla musica, in Linda Linda Linda ci sono delle band, questa volta abbiamo al centro la musica in La la la at rock bottom. Joe Hisaishi, ospite a questo FEFF, è un notissimo compositore di musica per il cinema. Come gestite il vostro approccio alla musica nei film?

Yamshita Nobuhiro: Per quanto concerne il mio film di dieci anni fa circa, Linda Linda Linda, il produttore, lo stesso col quale ho continuato per tanto tempo la mia attività, era molto attento alla musica; io dunque, influenzato da questa persona, ho cominciato ad ascoltare più attentamente la musica. Nelle mie prime opere la musica non era un elemento così importante, invece con Linda Linda Linda ho visto come il film si sia allargato a tutta la comunità di fan al di fuori del Giappone. Ne ho percepito l'importanza, creando quella pellicola ho capito l'importanza della musica.

Ryuichi Hiroki: Anche a me piace molto la musica. Ultimamente nella sigla finale si cerca di utilizzare la canzone di un cantante famoso, che a volte non ha a che vedere col film stesso. Ed io non la considero una cosa positiva. [Per Sayonara Kabukicho] ho fatto un'offerta ad Ayano Tsuji (Neko no Ongaeshi), che ha collaborato anche con lo Studio Ghibli, e mi ha detto: perché dovrei fare colonne sonore per film erotici? E poi l'ho convinto...

In Syaonara Kabukicho c'è Maeda Atsuko che canta e suona la chitarra e si nota che è molto emozionata, sono cose che non si vedono molto spesso nei film [dove si tende a non mostrare incertezze nelle performance musicali].

Ryuichi Hiroki: E no, alla fine nel film era una persona che voleva diventare una cantante, per quello ho pensato che Maeda Atsuko fosse adatta. Quella canzone è degli anni Settanta, era di un famoso cantautore, lei è andata avanti a provarla per un mese per fare quel tipo di recitazione. Ma alla fine è stata un'interpretazione particolarmente vivida, una performance molto reale, perché  invece di cantare come una professionista, ha cantato come una persona che vuole diventare una professionista, quindi i suoi manager non si sono lamentati.

Yamashita, nel suo film lei ha un bravo cantante; [Shibutani] non ha un approccio molto soft, alcuni brani sono 'urlati'. Ha avuto problemi con alcuni personaggi? Alla fine sembra di essere in un concerto, [Shibutani] crea una performance.

Nobuhiro Yamashita: Subaru Shibutani non è un attore, ma un cantante. Essendo stato scelto come attore protagonista, abbiamo parlato molto della recitazione. Ma nel settore della musica sono stato io a chiedergli consulenza, ha espresso le sue idee ed io le ho integrate. Oltre ad essere un attore ha delle caratteristiche che sono quelle del cantante, del musicista anzi.

In Kabukicho Love Hotel ci colpisce molte vedere la comunità coreana e cogliere il rapporto tra comunità giapponese e coreana. Come vede questo rapporto nel momento attuale?

Ryuichi Hiroki: Shin Okubo è la korean town di Tokyo. Ci sono molte star, molte idol di origine coreana, e ci sono anche molte signore giapponesi che si recano in quella zona, proprio per farsi un'idea dello stile di vita coreano. Per quanto riguarda le relazioni che vengono proposte dai mass media, in essi viene enfatizzata la presenza di contrasti, che non sono così forti in realtà. Noi pure durante le riprese siamo stati alla Korean town, abbiamo mangiato nei locali coreani dove abbiamo fatto le riprese, vi facevamo le nostre bevute. La nostra relazione coi coreani, al nostro livello, è impeccabile. Ma nel film c'è una rappresentazione di hate speech, di un discorso d'odio in cui viene detto ai coreani di tornarsene in patria. Poi c'è un gruppo opposto a loro che gli dice: ma perché fate questo tipo di rimostranze? Forse si tratta nel primo caso di simpatizzanti di destra, che si possono trovare in Giappone, e ovviamente c'è una parte di rimostranze verso la comunità coreana, di cui penso ci si debba vergognare, all'interno del popolo giapponese.
Nel film c'è un'attrice, Lee He-Na, che si spoglia; all'interno del film si spoglia totalmente, c'è una scena molto spinta, e so che per quella scena è stato detto qualcosa all'interno della comunità coreana, quindi ci saranno stati dei coreani che le avranno chiesto: perché vai a fare dei film giapponesi solo per spogliarti? Poi abbiamo presentato il film al Busan International Film Festival, ed esso è stato molto lodato dal pubblico coreano, il che è una ragione di contentezza per l'attrice.


In Kabukicho Love Hotel, per quali coppie e in che modo si può parlare di happy ending?

Ryuichi Hiroki: Ci sono varie coppie all'interno della storia in Kabukicho Love Hotel, che si muovono all'interno del film in varie direzioni. Per la coppia di mezza età volevo un lieto fine, e per tutti quanti gli altri possiamo solo dire che la vita continua.

Tutti e due trovate facilmente finanziamenti per i film?

Nobuhiro Yamashita: Certamente, i budget... io non ci metto tanto il naso, c'è il produttore che fa il lavoro al posto mio. Cerco di stabilire numero di giornate e staff in base al budget che mi viene proposto. Io non ho mai fatto grossi budget, dunque in genere in un mese riusciamo a completarlo. Nel mio caso sono un regista che ha finito per imparare ad adattarsi al budget. Ci sono dei film di media grandezza, in cui mi cimento, ma di solito sono di medie dimensioni a livello di budget.

Ryuichi Hiroki: Per quanto riguarda me, a seconda del progetto, cerco di avere un certo budget, e nel caso di Sayonara Kabukicho abbiamo fatto le riprese in due settimane, quasi senza dormire. Anzi, non abbiamo proprio dormito. È stata la prima volta in vita mia che ho dormito durante le riprese, sono svenuto per 5 secondi.


Vorrei chiedere qual è il rapporto tra il successo di pubblico al cinema e la presenza di idol, Subaru Shibutani per La La la at rock bottom, o Atsuko Maeda in Kabukicho Love Hotel o Tamako in moratorium. Inserire nel cast degli idol, personaggi legati al mondo dei terebi drama e della musica, serve anche a fare concorrenza alla TV?

Nobuhiro Yamashita: Non è tanto vera la questione della concorrenza con la televisione. Io da cineasta ho considerato sicuramente il bacino di fan che avevano gli idol. Però, a seconda dei casi, il risultato è stato diverso. Nel caso delle idol femminili non ha avuto alcuno riscontro. Nel caso dell'idol maschile, ho notato che molte fan hanno seguito il suo lavoro al cinema. Credo in generale che il film sia piacevole da vedere per tutti, e che alla fine la risposta di pubblico non è detto sia quella che uno si immagina.

Ryuichi Hiroki: Molto dipende dal risultato e dalla qualità del lavoro finito. I fan dei drama e dei film ho l'impressione che siano diversi. Una persona che ha avuto successo nei drama non è detto l'abbia nei film.