Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Oggi appuntamento libero, con gli anime Shin sekai yori e Prince of Stride: Alternative e il manga Kamisama Kiss
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
"Shinsekai Yori" è un anime del 2012 prodotto dallo studio A-1 Pictures e basato sull'omonimo libro scritto da Yusuke Kishi.
La storia si svolge nel 3000 dopo Cristo circa, anche se, al primo impatto, saremmo spinti a sostituire il d.C. con l'a.C: nessun automa o invenzione futuristica, bensì una sorta di utopia, ricca di paesaggi bucolici, villaggi in legno e popolazione ridotta ai minimi storici. Una delle differenza sostanziali è che la razza umana ha saputo sviluppare il potere della telecinesi. Protagonisti dell'anime sono cinque ragazzi, Saki, Satoru, Maria, Mamoru e Shun, che scopriranno la verità celata dietro la "storia macchiata di sangue" della loro civiltà.
I primi aggettivi che mi vengono in mente pensando a "Shinsekai Yori" sono "originale", "innovativo", "fuori dagli schemi". Tutti sinonimi che servono a descrivere un anime che di sicuro non ha precedenti e che riesce a coinvolgere come pochi. Forse a questa sua particolarità contribuisce l'essere tratto da un libro (non da una light novel o un manga), che quindi non presenta i contenuti un po' più leggeri che siamo abituati a trovare nelle opere tipicamente nipponiche. Questo lo si può già intuire da come viene affrontato l'argomento "potere sovrannaturale", usato/abusato da un'immensa quantità di anime. Nella maggior parte di essi, però, è sempre visto come qualcosa di straordinario, di cui vantarsi e da mettere in mostra. In "Shinsekai Yori", invece, è percepito in maniera diversa: è un potere da temere, che ha segnato profondamente la civiltà umana, e il perno attorno a cui tutta la storia si sviluppa, non certamente con tutti quegli effetti speciali che abbagliano lo spettatore, tipico del genere "superpoteri".
In maniera egregia è stata intessuta la trama di questa storia straordinaria: ogni evento è stato programmato e descritto con attenzione e minuzia di particolari (per citare un esempio, si precisa addirittura che la nazionalità di uno scienziato che ha condotto una determinata ricerca è azerbaigiana, pensate un po'). Nell'anime, quindi, ogni domanda ha una risposta, ogni cosa ha un senso: persino la presenza dei generi "shoujo-Ai" e "shounen-Ai" nella sua scheda ha una spiegazione logica, giustificando quello che sarebbe potuto essere del fanservice messo lì a caso, per dare allo spettatore quello che di solito si trova nei prodotti degli ultimi tempi.
Tematiche importanti sono affrontate, tra tutte la distinzione tra il bene e il male, su cosa sia giusto e cosa sbagliato, il tutto finalizzato alla ricerca di una risposta alla domanda: "É sempre l'uomo il cattivo della situazione?" Starà a noi dare quella che più ci aggrada, dopo colpi di scena inaspettati che mettono in buona luce prima una parte e poi l'altra, dopo rivelazioni sulla struttura di una società che, alla fin fine, ci sembra ingiusta. Ma per quali altre soluzioni si poteva optare? Solamente l'aver indotto lo spettatore a porsi certe domande, l'aver instillato in lui dubbi di portata esistenziale, è sufficiente a far capire la profondità di quest'opera.
Non si può dire però che "Shinsekai Yori" sia esente da difetti: alcune puntate si potrebbero definire troppo pesanti, un po' difficili da seguire fino alla fine, specie se ricche di dialoghi complicati e ritmi molto lenti.
Altra cosa non proprio eccelsa è qualche aspetto del lato tecnico: il character design, anche se nel complesso è molto semplice e carino, subisce spesso grandi cali di qualità, assieme alle animazioni. Questo succede in qualche episodio, mentre per il resto ci si mantiene sempre su buoni livelli. Ottima la regia, elaborata e ricercata la sceneggiatura, stupenda e suggestiva la colonna sonora: basta ascoltare l'OST "Kage no Denshouka Dai Ichibu" per immergersi completamente nell'atmosfera tipica di "Shinsekai Yori". A dir poco meravigliosa l'ending "Wareta Ringo", ma anche "Yuki ni Saku Hana" è molto più che orecchiabile. Altra piccola particolarità dell'anime è che non c'è la sigla di apertura, in modo da godersi immediatamente la puntata.
Per concludere, non è che "Shinsekai Yori" sia l'anime perfetto, ma alla perfezione ci va quasi vicino, grazie soprattutto a personaggi ben caratterizzati (di cui prima non ho parlato, ma che ovviamente rappresentano una bella nota positiva) e una storia da restare meravigliati.
Voto: 9
La storia si svolge nel 3000 dopo Cristo circa, anche se, al primo impatto, saremmo spinti a sostituire il d.C. con l'a.C: nessun automa o invenzione futuristica, bensì una sorta di utopia, ricca di paesaggi bucolici, villaggi in legno e popolazione ridotta ai minimi storici. Una delle differenza sostanziali è che la razza umana ha saputo sviluppare il potere della telecinesi. Protagonisti dell'anime sono cinque ragazzi, Saki, Satoru, Maria, Mamoru e Shun, che scopriranno la verità celata dietro la "storia macchiata di sangue" della loro civiltà.
I primi aggettivi che mi vengono in mente pensando a "Shinsekai Yori" sono "originale", "innovativo", "fuori dagli schemi". Tutti sinonimi che servono a descrivere un anime che di sicuro non ha precedenti e che riesce a coinvolgere come pochi. Forse a questa sua particolarità contribuisce l'essere tratto da un libro (non da una light novel o un manga), che quindi non presenta i contenuti un po' più leggeri che siamo abituati a trovare nelle opere tipicamente nipponiche. Questo lo si può già intuire da come viene affrontato l'argomento "potere sovrannaturale", usato/abusato da un'immensa quantità di anime. Nella maggior parte di essi, però, è sempre visto come qualcosa di straordinario, di cui vantarsi e da mettere in mostra. In "Shinsekai Yori", invece, è percepito in maniera diversa: è un potere da temere, che ha segnato profondamente la civiltà umana, e il perno attorno a cui tutta la storia si sviluppa, non certamente con tutti quegli effetti speciali che abbagliano lo spettatore, tipico del genere "superpoteri".
In maniera egregia è stata intessuta la trama di questa storia straordinaria: ogni evento è stato programmato e descritto con attenzione e minuzia di particolari (per citare un esempio, si precisa addirittura che la nazionalità di uno scienziato che ha condotto una determinata ricerca è azerbaigiana, pensate un po'). Nell'anime, quindi, ogni domanda ha una risposta, ogni cosa ha un senso: persino la presenza dei generi "shoujo-Ai" e "shounen-Ai" nella sua scheda ha una spiegazione logica, giustificando quello che sarebbe potuto essere del fanservice messo lì a caso, per dare allo spettatore quello che di solito si trova nei prodotti degli ultimi tempi.
Tematiche importanti sono affrontate, tra tutte la distinzione tra il bene e il male, su cosa sia giusto e cosa sbagliato, il tutto finalizzato alla ricerca di una risposta alla domanda: "É sempre l'uomo il cattivo della situazione?" Starà a noi dare quella che più ci aggrada, dopo colpi di scena inaspettati che mettono in buona luce prima una parte e poi l'altra, dopo rivelazioni sulla struttura di una società che, alla fin fine, ci sembra ingiusta. Ma per quali altre soluzioni si poteva optare? Solamente l'aver indotto lo spettatore a porsi certe domande, l'aver instillato in lui dubbi di portata esistenziale, è sufficiente a far capire la profondità di quest'opera.
Non si può dire però che "Shinsekai Yori" sia esente da difetti: alcune puntate si potrebbero definire troppo pesanti, un po' difficili da seguire fino alla fine, specie se ricche di dialoghi complicati e ritmi molto lenti.
Altra cosa non proprio eccelsa è qualche aspetto del lato tecnico: il character design, anche se nel complesso è molto semplice e carino, subisce spesso grandi cali di qualità, assieme alle animazioni. Questo succede in qualche episodio, mentre per il resto ci si mantiene sempre su buoni livelli. Ottima la regia, elaborata e ricercata la sceneggiatura, stupenda e suggestiva la colonna sonora: basta ascoltare l'OST "Kage no Denshouka Dai Ichibu" per immergersi completamente nell'atmosfera tipica di "Shinsekai Yori". A dir poco meravigliosa l'ending "Wareta Ringo", ma anche "Yuki ni Saku Hana" è molto più che orecchiabile. Altra piccola particolarità dell'anime è che non c'è la sigla di apertura, in modo da godersi immediatamente la puntata.
Per concludere, non è che "Shinsekai Yori" sia l'anime perfetto, ma alla perfezione ci va quasi vicino, grazie soprattutto a personaggi ben caratterizzati (di cui prima non ho parlato, ma che ovviamente rappresentano una bella nota positiva) e una storia da restare meravigliati.
Voto: 9
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Kamisama Kiss
9.0/10
Recensione di __HellGirl__
-
" Come sarebbe dire "che non va bene"? Cosa vi è di sbagliato nell'amare un demone? Se è vero amore, andrà bene tutto..."
"Kamisama Hajimemashita" (letteralmente "Dio, è già iniziato") è uno dei recenti shoujo che sta facendo parlare di sè: nato nel 2008 grazie a Julietta Suzuki ("Karakuri Odette"), conta attualmente tredici volumi ancora in corso.
L'opera è una commedia sentimentale racchiusa nel fascino del folklore giapponese: tanuki, spiriti, demoni e tante altre creature appartenenti a questo mondo tanto amato in oriente invadono le pagine di questa storia.
Recentemente, è stata apportata anche una trasposizione animata (ottobre 2012) dato il notevole successo ottenuto: sempre fra le prime posizioni fra le vendite, "Kamisama Hajimemashita" sta conquistando numerosi fan amanti delle storie d'amore.
La protagonista è una studentessa, Momozono Nanami, costretta a lasciare la propria casa in seguito alla fuga del padre: ricoperto dai debiti lascia la figlia al proprio destino e ora, non avendo un tetto sopra la testa, Nanami è costretta a trovare rifugio altrove.
In preda ai pensieri e ai dubbi, seduta sulla panchina di un parco, decide di aiutare un uomo attaccato da un cane randagio, riuscendo nell'impresa.
I due chiacchierano a lungo raccontandosi le varie disavventure e, fra una cosa e l'altra, l'uomo le rivela di aver lasciato la propria abitazione per scappare altrove, offrendo a Nanami non solo un bacio sulla fronte "speciale" ma anche le "chiavi della sua dimora", consegnandole la propria casa a patto che vi risieda al suo posto.
Ella vi si reca, ma trovandosi davanti un tempio abbandonato ne esce frastornata, eppure al suo cospetto appaiono demoni vari che la chiamano "Dio".
Solo uno di loro, però, si rifiuta di farlo ed altri non è che il guardiano del tempio: il demone volpe chiamato Tomoe.
La vita di Nanami cambia radicalmente: ora dovrà affrontare le conseguenze derivate dalla sua carica divina, ma ce la farà con Tomoe incapace di accettarla come la sua nuova padrona?
Iniziai a leggere la storia quando ancora non aveva ottenuto l'attuale successo, ma presto capii che un'opera sviluppata così bene sarebbe sicuramente emersa a breve.
Inizialmente, ciò che catturò il mio sguardo furono i disegni dotati di un tratto molto delicato, colmo di elementi simbolici riguardanti gli stati d'animo (decorazioni floreali, ecc.) che comunque non risultavano eccessivi nel loro complesso.
Grazie alla presenza delle divinità, finalmente i corpi e la bellezza eterea acquisiscono un motivo d'esistenza. Questa storia non possiede pressochè personaggi normali, a parte la protagonista, in cui tante ragazze possono ritrovare loro stesse grazie alla sua semplicità.
Gli imprevisti che Nanami si ritroverà davanti sono ricchi di gag, vignette colme di richiami al folklore e ai miti giapponesi, mentre i personaggi che invaderanno le sue giornate sono richiami ovvi alle figure mitologiche o creature come i kappa, i tanuki e i tengu.
Però vi sono mostri meno noti a noi occidentali, che donano all'opera una nota d'innovazione notevole: catturano l'attenzione del lettore grazie agli eventi a cui essi partecipano e le storie che li vedono protagonisti.
Il punto di vista narrativo non cambia, infatti sarà sempre visto dalla prospettiva della semplice Nanami, ma molto spazio verrà dato ai personaggi secondari, che spesso occuperanno più capitoli per trovare la soluzione ai loro problemi.
Nanami e Tomoe, come si potrebbe evincere, sono la coppia per cui tutto ciò che accade finisce inevitabilmente per colpirli in qualche modo, così da migliorare o peggiorare la loro intesa di coppia, eppure tanti altri personaggi rientreranno nel cerchio che li unisce. Pertanto, la storia si distingue grazie a questi molteplici legami nati nel corso degli eventi.
Spesso i due non si incontreranno neanche, eppure, non costituisce un problema, anzi, rende l'opera meno sdolcinata.
L'autrice ama l'uso dei flashback per narrare importanti dettagli sui personaggi, e forse potrebbe stancare, ma è una delle rare volte in cui mi sono trovata daccordo nell'uso frequente di tale procedura: finalmente serve e non vi è un uso eccessivo, anzi, è utile per lo sviluppo della storia.
I personaggi sono dotati di notevole carisma, ma forse, il lieve richiamo allo stile harem potrebbe far storcere il naso a qualcuno, ma è solo una piccola nota dolente in un manga molto promettente.
Ritengo questa serie destinata maggiormente a un pubblico femminile essendo una storia molto delicata e, soprattutto, avente molti bishounen quasi ovunque.
In conclusione, posso affermare che "Kamisama Hajimemashita" è sicuramente uno dei titoli shoujo più promettenti non tanto per le sue componenti innovative (infatti i temi trattati bene o male tante altre opere li hanno già rivisitati più volte), ma quanto alla tecnica di narrazione e di sviluppo che, essendo molto eleganti e dolci, donano all'opera una storia d'amore pressoché molto tenera e facilmente apprezzabile.
Voto: 9
"Kamisama Hajimemashita" (letteralmente "Dio, è già iniziato") è uno dei recenti shoujo che sta facendo parlare di sè: nato nel 2008 grazie a Julietta Suzuki ("Karakuri Odette"), conta attualmente tredici volumi ancora in corso.
L'opera è una commedia sentimentale racchiusa nel fascino del folklore giapponese: tanuki, spiriti, demoni e tante altre creature appartenenti a questo mondo tanto amato in oriente invadono le pagine di questa storia.
Recentemente, è stata apportata anche una trasposizione animata (ottobre 2012) dato il notevole successo ottenuto: sempre fra le prime posizioni fra le vendite, "Kamisama Hajimemashita" sta conquistando numerosi fan amanti delle storie d'amore.
La protagonista è una studentessa, Momozono Nanami, costretta a lasciare la propria casa in seguito alla fuga del padre: ricoperto dai debiti lascia la figlia al proprio destino e ora, non avendo un tetto sopra la testa, Nanami è costretta a trovare rifugio altrove.
In preda ai pensieri e ai dubbi, seduta sulla panchina di un parco, decide di aiutare un uomo attaccato da un cane randagio, riuscendo nell'impresa.
I due chiacchierano a lungo raccontandosi le varie disavventure e, fra una cosa e l'altra, l'uomo le rivela di aver lasciato la propria abitazione per scappare altrove, offrendo a Nanami non solo un bacio sulla fronte "speciale" ma anche le "chiavi della sua dimora", consegnandole la propria casa a patto che vi risieda al suo posto.
Ella vi si reca, ma trovandosi davanti un tempio abbandonato ne esce frastornata, eppure al suo cospetto appaiono demoni vari che la chiamano "Dio".
Solo uno di loro, però, si rifiuta di farlo ed altri non è che il guardiano del tempio: il demone volpe chiamato Tomoe.
La vita di Nanami cambia radicalmente: ora dovrà affrontare le conseguenze derivate dalla sua carica divina, ma ce la farà con Tomoe incapace di accettarla come la sua nuova padrona?
Iniziai a leggere la storia quando ancora non aveva ottenuto l'attuale successo, ma presto capii che un'opera sviluppata così bene sarebbe sicuramente emersa a breve.
Inizialmente, ciò che catturò il mio sguardo furono i disegni dotati di un tratto molto delicato, colmo di elementi simbolici riguardanti gli stati d'animo (decorazioni floreali, ecc.) che comunque non risultavano eccessivi nel loro complesso.
Grazie alla presenza delle divinità, finalmente i corpi e la bellezza eterea acquisiscono un motivo d'esistenza. Questa storia non possiede pressochè personaggi normali, a parte la protagonista, in cui tante ragazze possono ritrovare loro stesse grazie alla sua semplicità.
Gli imprevisti che Nanami si ritroverà davanti sono ricchi di gag, vignette colme di richiami al folklore e ai miti giapponesi, mentre i personaggi che invaderanno le sue giornate sono richiami ovvi alle figure mitologiche o creature come i kappa, i tanuki e i tengu.
Però vi sono mostri meno noti a noi occidentali, che donano all'opera una nota d'innovazione notevole: catturano l'attenzione del lettore grazie agli eventi a cui essi partecipano e le storie che li vedono protagonisti.
Il punto di vista narrativo non cambia, infatti sarà sempre visto dalla prospettiva della semplice Nanami, ma molto spazio verrà dato ai personaggi secondari, che spesso occuperanno più capitoli per trovare la soluzione ai loro problemi.
Nanami e Tomoe, come si potrebbe evincere, sono la coppia per cui tutto ciò che accade finisce inevitabilmente per colpirli in qualche modo, così da migliorare o peggiorare la loro intesa di coppia, eppure tanti altri personaggi rientreranno nel cerchio che li unisce. Pertanto, la storia si distingue grazie a questi molteplici legami nati nel corso degli eventi.
Spesso i due non si incontreranno neanche, eppure, non costituisce un problema, anzi, rende l'opera meno sdolcinata.
L'autrice ama l'uso dei flashback per narrare importanti dettagli sui personaggi, e forse potrebbe stancare, ma è una delle rare volte in cui mi sono trovata daccordo nell'uso frequente di tale procedura: finalmente serve e non vi è un uso eccessivo, anzi, è utile per lo sviluppo della storia.
I personaggi sono dotati di notevole carisma, ma forse, il lieve richiamo allo stile harem potrebbe far storcere il naso a qualcuno, ma è solo una piccola nota dolente in un manga molto promettente.
Ritengo questa serie destinata maggiormente a un pubblico femminile essendo una storia molto delicata e, soprattutto, avente molti bishounen quasi ovunque.
In conclusione, posso affermare che "Kamisama Hajimemashita" è sicuramente uno dei titoli shoujo più promettenti non tanto per le sue componenti innovative (infatti i temi trattati bene o male tante altre opere li hanno già rivisitati più volte), ma quanto alla tecnica di narrazione e di sviluppo che, essendo molto eleganti e dolci, donano all'opera una storia d'amore pressoché molto tenera e facilmente apprezzabile.
Voto: 9
"Prince of Stride: Alternative" è un anime di dodici episodi andato in onda da gennaio a marzo 2016.
Ambientata all'Accademia Honan, la storia segue le vicende del club di Stride che, dopo un incidente avvenuto l'anno precedente, rischia di chiudere e non partecipare all'End of Summer, competizione interscolastica che determina team il più forte della nazione. L'arrivo di tre nuovi iscritti e il ritorno di una vecchia conoscenza cambia, però, la situazione. Ce la faranno a vincere tutte le sfide ed essere proclamati campioni?
La trama è, essenzialmente, molto semplice. Lo Stride consiste in una specie di staffetta, dove i componenti della squadra corrono a turno per le strade, saltano sugli edifici e superano ostacoli (come nel parkour), ma, invece di passarsi un testimone, battono il cinque con il compagno di squadra. I corridori si coordinano grazie all'aiuto di un Relationer, che li guida attraverso degli auricolari.
I vari episodi si incentrano su sfide ad eliminazione diretta con squadre di licei rivali.
Per quanto riguarda i membri della squadra, ci sono i senpai del terzo e secondo anno, ma la storia si incentra principalmente sui tre del primo anno: Takeru, appassionato dello sport con un vero talento per la corsa, Riku, dalle grandi doti atletiche ma con il complesso di inferiorità nei confronti del fratello maggiore, e, infine, Nana, che, udite udite, non è la manager ma è parte attiva della squadra.
Fra gli avversari spiccano i fortissimi e imbattibili Galaxy Standard, idol di professione, corridori per passione, studenti per hobby.
Punto di forza di questo anime è sicuramente la "normalità" dei personaggi. Spesso e volentieri, non importa quale sia lo sport, si vedono i protagonisti eseguire mosse assolutamente impossibili per un essere umano e portare la squadra alla vittoria. In questo caso, i personaggi sono dei comuni mortali come tutti noi. Corrono, ma senza fare ciao ciao con la manina a Usain Bolt, saltano, ma senza volare, e non hanno energie infinite che "Duracell toglite che me fai ombra".
Il problema più grande è la parte tecnica. Sebbene la grafica sia semplice, ma non per questo spiacevole, il grande difetto di quest'anime è il non riuscire a realizzare un'animazione fluida durante le gare. Non si percepisce immediatamente, ci ho messo un po' per accorgermene, ma, in realtà, sono tanti spezzoni slegati che poi sono stati uniti in sequenza. Anche le acrobazie, per esempio, non sono mai in primissimo piano o analizzate a rallentatore. Ciò provoca non solo un calo della tensione, ma, soprattutto, viene a mancare il fattore adrenalinico, quel "devo vedere a tutti i costi come finirà", che è fondamentale in un anime che si basa esclusivamente sullo sport e non ha nessuna trama secondaria.
Nell'ultimo episodio, lo Stride viene descritto come "un sentiero creato dalla fiducia ed emozioni che si connettono". Ecco, io queste emozioni non le ho sentite. Non sono rimasta incollata allo schermo, non ho trattenuto il fiato. L'assenza di collegamento e scorrevolezza nelle scene d'azione impedisce allo spettatore di essere coinvolto emotivamente.
Riassumendolo in una frase o meno: "Piacevole ma nulla di più".
Ambientata all'Accademia Honan, la storia segue le vicende del club di Stride che, dopo un incidente avvenuto l'anno precedente, rischia di chiudere e non partecipare all'End of Summer, competizione interscolastica che determina team il più forte della nazione. L'arrivo di tre nuovi iscritti e il ritorno di una vecchia conoscenza cambia, però, la situazione. Ce la faranno a vincere tutte le sfide ed essere proclamati campioni?
La trama è, essenzialmente, molto semplice. Lo Stride consiste in una specie di staffetta, dove i componenti della squadra corrono a turno per le strade, saltano sugli edifici e superano ostacoli (come nel parkour), ma, invece di passarsi un testimone, battono il cinque con il compagno di squadra. I corridori si coordinano grazie all'aiuto di un Relationer, che li guida attraverso degli auricolari.
I vari episodi si incentrano su sfide ad eliminazione diretta con squadre di licei rivali.
Per quanto riguarda i membri della squadra, ci sono i senpai del terzo e secondo anno, ma la storia si incentra principalmente sui tre del primo anno: Takeru, appassionato dello sport con un vero talento per la corsa, Riku, dalle grandi doti atletiche ma con il complesso di inferiorità nei confronti del fratello maggiore, e, infine, Nana, che, udite udite, non è la manager ma è parte attiva della squadra.
Fra gli avversari spiccano i fortissimi e imbattibili Galaxy Standard, idol di professione, corridori per passione, studenti per hobby.
Punto di forza di questo anime è sicuramente la "normalità" dei personaggi. Spesso e volentieri, non importa quale sia lo sport, si vedono i protagonisti eseguire mosse assolutamente impossibili per un essere umano e portare la squadra alla vittoria. In questo caso, i personaggi sono dei comuni mortali come tutti noi. Corrono, ma senza fare ciao ciao con la manina a Usain Bolt, saltano, ma senza volare, e non hanno energie infinite che "Duracell toglite che me fai ombra".
Il problema più grande è la parte tecnica. Sebbene la grafica sia semplice, ma non per questo spiacevole, il grande difetto di quest'anime è il non riuscire a realizzare un'animazione fluida durante le gare. Non si percepisce immediatamente, ci ho messo un po' per accorgermene, ma, in realtà, sono tanti spezzoni slegati che poi sono stati uniti in sequenza. Anche le acrobazie, per esempio, non sono mai in primissimo piano o analizzate a rallentatore. Ciò provoca non solo un calo della tensione, ma, soprattutto, viene a mancare il fattore adrenalinico, quel "devo vedere a tutti i costi come finirà", che è fondamentale in un anime che si basa esclusivamente sullo sport e non ha nessuna trama secondaria.
Nell'ultimo episodio, lo Stride viene descritto come "un sentiero creato dalla fiducia ed emozioni che si connettono". Ecco, io queste emozioni non le ho sentite. Non sono rimasta incollata allo schermo, non ho trattenuto il fiato. L'assenza di collegamento e scorrevolezza nelle scene d'azione impedisce allo spettatore di essere coinvolto emotivamente.
Riassumendolo in una frase o meno: "Piacevole ma nulla di più".
Prince of Stride: Alternative non l'ho apprezzato particolarmente perché speravo puntasse più sul lato sportivo che quello romantico ma fa niente.
Kamisama Kiss non mi interessa per il genere che propone.
I miei complimenti ai tre recensori e a presto.
In ogni caso concordo sia sulle musiche (per me uno dei pochi punti forti) che su disegni e animazioni - a tratti quasi imbarazzanti da guardare.
Poi sono gusti personali eh! Non picchiatemi pls ^^;
Per il resto ho visto solo Prince of Stride; carino, non eccezzionale, poco 'carico' e coinvolgente rispetto al genere spokon però. Anche qui i disegni non sono forse dei migliori (ricordo che soprattutto Riku ha sofferto spesso di derpface ). C'è da dire che partendo da un Otome game, come adattamento (lasciando perdere storie d'amore varie) è risultato di sicuro più fruibile da un pubblico più vasto di quello del prodotto originale... anzi, il lato prettamente romantico avrebbe stonato tantissimo.
Shinsekai Yori - From the new World credo sia il mio anime preferito, la storia è originale e coinvolgente ma è sopratutto il mondo distopico creato che mi ha affascinata fin dall'inizio.
Di Kamisama Kiss ho visto le due stagioni anime e mi sono piaciute tantissimo, non si può non tifare per Nanami!
Su questo concordo con te (e mi trovo quindi in disaccordo col recensore) e credo sia la sola ragione per cui non potrei dare il 10 che secondo me altrimenti meriterebbe l'opera. La protagonista soprattutto è tremenda, non fa assolutamente un tubo per tutta la stagione se non sul finale, quanto l'ho detestata...
Per il resto concordo su tutto, capolavoro di storie e tematiche, le rivelazioni che arrivano sul finale mi hanno letteralmente devastata soprattutto per la potenza con cui arrivano, raramente mi è successo di provare emozioni simili guardando un anime.
Peccato che se la siano filati in 4 gatti e che tecnicamente sia così altalenante, è un gioiello che tutti dovrebbero conoscere.
Di Kamisama Kiss ho vistucchiato l'anime e l'ho trovato carino e simpatico nel complesso ma mi ha annoiata presto, colpa soprattutto della solita protagonista piatta e inutile che non sa fare niente senza che qualcuno la aiuti ma di cui tutti i figoni vanno pazzi per qualche inspiegabile motivo.
Prince of Stride è stata la delusione della stagione per me, ho amato il primo episodio ma poi è stata una lenta e inesorabile discesa nella noia e nei soliti cliché.. Non sono molto d'accordo con la recensione visto che io almeno durante le gare un po' mi risvegliavo ma concordo sul voto.
In realtà le sporadiche alterazioni del chara design e dello stile di animazione sono una scelta artistica volutamente ricercata, atta a potenziare ulteriormente l'atmosfera disturbante, opprimente e distorta che si respira in quei determinati episodi.
Io ho amato lo stile grafico di quegli episodi e di quell'anime in generale, perché è uno dei pochi, recenti esempi in cui il mezzo espressivo viene sfruttato al massimo delle sue potenzialità e tenendo conto della resa d'insieme: dunque ben vengano tutte le sperimentazioni e le variazioni del caso, altroché.
Mefi, guarda che è normale che ci siano diversi direttori dell'animazione all'interno di una stessa serie... ogni episodio ha il suo sakkan, semmai la differenza sta nel fatto che Shinsekai Yori sia del tutto privo di un chief sakkan, in modo simile a quanto aveva fatto Noein prima di lui (altro anime celebre per le rilevanti variazioni nello stile grafico e per la libertà lasciata agli artisti).
Btw, la scelta come dicevo è studiata, e il risultato a mio parere è notevolmente più potente rispetto alla norma (tanto che siamo qua a parlarne).
per quanto riguarda kamisama hajimemashita trovo giusto il voto 9, anche io lo trovo un manga molto bello e mi piace un sacco, devo recuperare anche l' anime. prince of stride non l' ho visto ma dalla recensione non so se valga la pena recuperarlo.
Shinsekai Yori non vedo l'ora di vederlo, è un po' che ce l'ho in lista da vedere e un po' mi interessa.
Provato per curiosità a riguardarmi lo staff.
Onestamente non mi pare di vedere niente di particolare.
I disastri di produzione li vedi non dal numero complessivo ma dal numero per episodio.
Ad esempio se vai a guardarti lo staff dei giganti trovi episodi con più di 10 direttori delle animazioni (il che comunque non vuol per forza dire che lo stile debba variare da episodio a episodio, quella è in primis una scelta artistica, come già ben spiegato sopra).
@Yuria: Siamo su internet e onestamente a me fregancazzo di far cambiare idea alla gente, ma scrivere inesattezze che altri andranno a leggere solo perché si vuole essere convinti delle proprie, errate, convinzioni mi pare un buon motivo per essere spolliciati.
Anche secondo me lo stile dei disegni ben si adatta all'atmosfera straniante che "Shinsekai Yori" vuole trasmettere. Non sono belli, a volte sfiorano la deformità, ma è uno sperimentalismo che, visto il tema dell'anime, ci può stare benissimo.
Discorso diverso per le animazioni: se nei primi episodi erano sufficientemente curate, con il proseguire delle puntate hanno subito un evidente e drastico calo. In certe scene potevano anche non stonare, ma in altre, soprattutto quelle d'azione e/o combattimento, erano davvero imbarazzanti, e il paravento di una scelta artistica mi pare poco convincente.
Kamisama lo leggo ma attenderò fino alla fine per dare un giudizio, per ora posso dire che mi piace davvero tanto.
Concordo abbastanza con la rece di Prince of stride, anche a me è mancato il fattore "emozione" relativamente alle gare, anche se almeno una posso dire che mi abbia colpita (perché hanno perso i miei preferiti XD). Per il resto comunque è stata una visione molto piacevole, ringrazio soprattutto Heat senpai per tutto questo!
Momentanei cali nella qualità delle animazioni soprattutto verso il centro ci sono, come in pressoché tutte le serie televisive, e volendo limitarsi a questo punto avresti ragione; però trovo assolutamente esagerato asserire che dopo un certo numero di episodi ci sia stato un calo tanto drastico, perché altrimenti non si spiegherebbero piccoli miracoli come l'episodio 19, che oserei dire sia uno dei meglio realizzati del 2012: Takashi Kojima in particolare ha animato diverse scene impressionanti, infondendoci una cura maniacale per il dettaglio, le movenze e le espressioni facciali, in modo da rendere palpabile l'atmosfera orrorifica dell'episodio (diretto magistralmente, peraltro).
Poi molti di quelli che vengono additati come "cali" sono semplici scelte stilistiche inusuali (come per esempio il fatto che i personaggi siano del tutto privi di ombreggiature, il che favorisce a creare un effetto "straniante" - e guardate che solo questo dettaglio influisce parecchio sulla percezione del movimento); ma al contempo apre la strada a un sacco di altre possibilità artistiche, come quelle messe in pratica negli episodi 5 e 10.
Solo che in certi punti secondo me si poteva fare di più, considerando soprattutto il buon inizio. Probabilmente do troppo peso al lato tecnico, ma un po' più di fluidità, almeno in certi frangenti, l'avrei apprezzata. L'episodio 19 dovrei riguardarmelo, sinceramente non ricordo come fosse (dopo il calo evidente nella parte centrale, rammento nel finale fasi qualitative piuttosto alterne).
Ma c'è anche da dire che, fortunatamente, la tipologia dell'opera in questione fa in modo che la qualità generale non venga affatto inficiata dalle incertezze tecniche.
Di contro, a volte ho notato qualche incertezza nella sceneggiatura, specialmente nelle "giunture" fra le varie sezioni. Roba da poco comunque, ma mi viene da pensare che siano dovute alle limitazioni che vanno sempre fatte durante gli adattamenti (specialmente se c'è un numero di episodi ben definito).
È per questo che, prima o poi, vorrei approcciarmi alla fonte originale per confrontare.
apparte che la citazione che hai messo non è mia... quindi chissa che cavolo hai letto...
che inesattezze ho detto?? che non mi piace??? non è un inesattezza. poi quali sono le informazione errate??? dimostra tu invece le tue, o sei parte dello staff che ha fatto l' anime? io ho espresso una mia opinione senza volerla per forza imporre come vuoi fare te. e comunque il sentimento è reciproco nemmeno a me fregauncazzo di quello che scrivi specialmente nella maniera in cui ti asprimi. sempre i soliti su sto sito tsè
Non sono tanto d'accordo, se ad ogni episodio cambia il direttore (e mi pare ce ne foosero una ventina, per 25 puntate) è logico aspettarsi che gli episodi non siano troppo omogenei, soprattutto se non c'è un capo a supervisionarli (come scritto nel commento sopra, e non lo sapevo).
L'unica cosa decente è l'opening degli OxT.
Kamisama Kiss è uno degli shojo che preferisco, è fatto bene e spettacolare, emozionante e coinvolgente, davvero bello.
Prince of stride è piaciuto, avendo un debole per gli anime sportivi, anche se non manca di difetti è stata una visione più che piacevole.
Prince of Stride lo conoscevo di nome. È una delle pochissime serie della scorsa stagione a cui non ho concesso nemmeno una prima visione. Non ne conosco il motivo. Semplicemente non mi attirava.
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