Quante volte al giorno ci capita di dover apporre una firma? Soprattutto se siamo già in età lavorativa, può succedere spesso di ritirare un collo, una raccomandata, compilare assegni o documenti e alla fine ci verrà chiesto di siglare il tutto con una firma, un modo per certificare che siamo proprio noi, che abbiamo letto e approvato. Pur essendo un sistema diffuso un po' ovunque, in Giappone esiste l'hanko, un timbro personalizzato che resiste indomito anche all'avvento della firma digitale! Scopriamo insieme come funziona!
Per ufficializzare documenti e formulari, per aprire un conto corrente o registrare il proprio matrimonio, è necessario avere un hanko, cioè un piccolo timbro di forma cilindrica, di legno, plastica o altri materiali resistenti su cui è inciso il nome della persona o della ditta che si rappresenta in quel momento.
Nel momento in cui si deve applicare, l'hanko va prima inchiostrato appoggiandolo sullo shuniku (una pasta impregnata di pigmento rosso) e poi si procederà ad apporlo sul documento; l'impronta che resta è definita inkan. Per questo molto spesso, nel linguaggio comune hanko e inkan sono diventati sinonimi e usati indifferentemente uno per l'altro.
Il primo hanko di cui si ha notizia risale al 57 d.C. e apparteneva ad un messaggero giapponese in Cina. Usato per diversi secoli soprattutto nei palazzi governativi e nei templi, fu però codificato solo durante l'epoca Meiji (1868-1912), quando venne istituito un sistema nazionale di registrazione e certificazione. Questo comportò un aumento esponenziale del suo utilizzo presso tutta la società giapponese e benché oggi la firma "all'occidentale" sia accettata in molti ambiti, per chi vive nel Sol Levante (anche solo per un breve periodo) è indispensabile possedere un hanko, perché molta documentazione ufficiale esige un natsuin (termine con cui si definisce l'atto di apporre l'hanko). All'interno del mondo del lavoro, il responsabile di un ufficio può rifiutare di siglare un documento con il proprio hanko: è un modo per esercitare potere sui suoi sottoposti.
Ma non tutti gli hanko sono uguali! Possiamo dividerli in tre grandi categorie: i jitsuin, i ginkoin e i mitomein.
I Jitsuin sono quelli registrati ufficialmente e hanno il maggior valore giuridico. Si usano per acquistare una casa o un'auto, per compiere transazioni bancarie, per sottoscrivere un prestito o redigere un testamento. Può essere richiesto da tutti coloro che hanno compiuto più di 15 anni, compresi gli stranieri residenti in Giappone: una volta registrato il proprio hanko al municipio, l'autorità locale rilascerà al titolare di quel timbro un inkan con cui siglare un certificato di proprietà (shomeisho inkantoroku) dell'hanko, per evitare così eventuali frodi. Sono fabbricati solo su ordinazione.
Il Ginkoin invece è specifico per le transazioni bancarie: al momento dell'apertura di un conto, l'istituto di credito spesso esige la registrazione di questo particolare hanko presso la filiale. Se la banca è anche online oppure è straniera, la firma classica è comunque accettata.
Il Mitomein è quello più comune, usato per ritirare pacchi e compilare documenti semplici. Possono essere acquistati in molti supermercati, nelle cartolerie e anche nei negozi "tutto a 100 yen". La loro diffusione li rende anche molto quotati come souvenir: si può scrivere il proprio nome sia usando l'alfabeto occidentale, sia trasformandolo in katakana. In alcuni negozi propongono anche i kanji corrispondenti alla pronuncia giapponese del nome straniero.
Esistono poi due hanko specialissimi: il Kokuji, cioè il Gran Sigillo del Giappone, che è appunto proprietà dello Stato. Risale al 1874 ed è stato prodotto con una lega d'oro dagli artigiani di Kyoto. Viene usato per siglare trattati e altri importanti documenti di stato.
Poi c'è il Gyoji, anch'esso d'oro, adoperato niente meno che dall'Imperatore in persona! Entrambi i sigilli (imperiale e nazionale) sono custoditi dalla Imperial Household Agency. La loro contraffazione è punita con almeno due anni di prigione.
Recentemente però l'hanko ha valicato i suoi confini e si è imposto anche oggetto da regalo! Lo si offre spesso per festeggiare compleanni e matrimoni e sta diventando molto gettonato anche come souvenir. Spesso è decorato da strass, fatto di lacca o rivestito di carta washi, per conferirgli un'aria più tradizionale. La catena di bricolage "Tokyu Hands", che ha negozi sparsi un po' per tutto il paese, è dotata di distributori automatici di hanko: 30 minuti e circa 1.000 yen (poco più di 10 euro) e avrete il vostro timbro personalizzato!
Stessa cosa nei Don Quijote (altra catena mitica di negozi in cui trovare di tutto): in alcuni sarà possibile scegliere anche il materiale del vostro hanko. Ma se volete un tocco di classe, andate da Ginza Itoya, il re della cancelleria dove è disponibile un servizio pensato apposta per i turisti: con una spesa da 1.500 a 4.200 yen (circa 15-45 euro) il vostro nome sarà adattato foneticamente ad un kanji, di cui vi sarà fornito anche il significato.
E voi? Ne avete uno? Vi piacerebbe averlo?
Fonti consultate:
JapanTimes
Nippon
Per ufficializzare documenti e formulari, per aprire un conto corrente o registrare il proprio matrimonio, è necessario avere un hanko, cioè un piccolo timbro di forma cilindrica, di legno, plastica o altri materiali resistenti su cui è inciso il nome della persona o della ditta che si rappresenta in quel momento.
Nel momento in cui si deve applicare, l'hanko va prima inchiostrato appoggiandolo sullo shuniku (una pasta impregnata di pigmento rosso) e poi si procederà ad apporlo sul documento; l'impronta che resta è definita inkan. Per questo molto spesso, nel linguaggio comune hanko e inkan sono diventati sinonimi e usati indifferentemente uno per l'altro.
Il primo hanko di cui si ha notizia risale al 57 d.C. e apparteneva ad un messaggero giapponese in Cina. Usato per diversi secoli soprattutto nei palazzi governativi e nei templi, fu però codificato solo durante l'epoca Meiji (1868-1912), quando venne istituito un sistema nazionale di registrazione e certificazione. Questo comportò un aumento esponenziale del suo utilizzo presso tutta la società giapponese e benché oggi la firma "all'occidentale" sia accettata in molti ambiti, per chi vive nel Sol Levante (anche solo per un breve periodo) è indispensabile possedere un hanko, perché molta documentazione ufficiale esige un natsuin (termine con cui si definisce l'atto di apporre l'hanko). All'interno del mondo del lavoro, il responsabile di un ufficio può rifiutare di siglare un documento con il proprio hanko: è un modo per esercitare potere sui suoi sottoposti.
Ma non tutti gli hanko sono uguali! Possiamo dividerli in tre grandi categorie: i jitsuin, i ginkoin e i mitomein.
I Jitsuin sono quelli registrati ufficialmente e hanno il maggior valore giuridico. Si usano per acquistare una casa o un'auto, per compiere transazioni bancarie, per sottoscrivere un prestito o redigere un testamento. Può essere richiesto da tutti coloro che hanno compiuto più di 15 anni, compresi gli stranieri residenti in Giappone: una volta registrato il proprio hanko al municipio, l'autorità locale rilascerà al titolare di quel timbro un inkan con cui siglare un certificato di proprietà (shomeisho inkantoroku) dell'hanko, per evitare così eventuali frodi. Sono fabbricati solo su ordinazione.
Il Ginkoin invece è specifico per le transazioni bancarie: al momento dell'apertura di un conto, l'istituto di credito spesso esige la registrazione di questo particolare hanko presso la filiale. Se la banca è anche online oppure è straniera, la firma classica è comunque accettata.
Il Mitomein è quello più comune, usato per ritirare pacchi e compilare documenti semplici. Possono essere acquistati in molti supermercati, nelle cartolerie e anche nei negozi "tutto a 100 yen". La loro diffusione li rende anche molto quotati come souvenir: si può scrivere il proprio nome sia usando l'alfabeto occidentale, sia trasformandolo in katakana. In alcuni negozi propongono anche i kanji corrispondenti alla pronuncia giapponese del nome straniero.
Esistono poi due hanko specialissimi: il Kokuji, cioè il Gran Sigillo del Giappone, che è appunto proprietà dello Stato. Risale al 1874 ed è stato prodotto con una lega d'oro dagli artigiani di Kyoto. Viene usato per siglare trattati e altri importanti documenti di stato.
Poi c'è il Gyoji, anch'esso d'oro, adoperato niente meno che dall'Imperatore in persona! Entrambi i sigilli (imperiale e nazionale) sono custoditi dalla Imperial Household Agency. La loro contraffazione è punita con almeno due anni di prigione.
Recentemente però l'hanko ha valicato i suoi confini e si è imposto anche oggetto da regalo! Lo si offre spesso per festeggiare compleanni e matrimoni e sta diventando molto gettonato anche come souvenir. Spesso è decorato da strass, fatto di lacca o rivestito di carta washi, per conferirgli un'aria più tradizionale. La catena di bricolage "Tokyu Hands", che ha negozi sparsi un po' per tutto il paese, è dotata di distributori automatici di hanko: 30 minuti e circa 1.000 yen (poco più di 10 euro) e avrete il vostro timbro personalizzato!
Stessa cosa nei Don Quijote (altra catena mitica di negozi in cui trovare di tutto): in alcuni sarà possibile scegliere anche il materiale del vostro hanko. Ma se volete un tocco di classe, andate da Ginza Itoya, il re della cancelleria dove è disponibile un servizio pensato apposta per i turisti: con una spesa da 1.500 a 4.200 yen (circa 15-45 euro) il vostro nome sarà adattato foneticamente ad un kanji, di cui vi sarà fornito anche il significato.
E voi? Ne avete uno? Vi piacerebbe averlo?
Fonti consultate:
JapanTimes
Nippon
Forse sono stupida io, ma faccio proprio fatica a concepire l'uso del hanko, cioè, se quasi tutti hanno un sigillo personale, quante cavoli di versioni mai esisteranno?! Dovranno pur avere un tratto o dettaglio distintivo... Passi il souvenir, ma quelli ufficiali o meno da registrare sono da fare su ordinazione no? DX
A leggere sembra tutto complicato, ma forse nella pratica nella vita di tutti i giorni è una cosa estremamente semplice.
Ne ho visto uno anche nella pagina di una disegnatrice italiana e mi chiedevo proprio come funzionasse!
Articolo interessantissimo,grazie *_*
Mi piacerebbe averne uno :3 (di quelli comuni con il nome s'intende,tipo per firmare i disegni *_*) anche se alcune dinamiche mi rimangono un pochino oscure,tipo: se ci sono due tizi che si chiamano uguale e hanno comprato lo stesso timbro del konbini? Ok che è per documenti semplici...ma non si fa confusione? Perdonate la stupidità ahahahah
domanda hanko vale come firma anche in italia?, perchè nell'articolo nn viene specificato, grazie.
Per i documenti ufficiali bisogna registrarsi, quindi diciamo che c'è un documento rilasciato dagli uffici governativi che dovrebbe evitare proprio la confuisone in caso di omonimie.
Non sono sicurissima, ma credo di no ^^'
Visto spesso in manga, anime e anche film giappo, ma non sapevo che ci fossero diverse tipologie in base agli utilizzi. E nemmeno immaginavo che anche per gli stranieri residenti fosse possibile richiederne e usarne uno!
Visto che li fanno personalizzati anche per gli stranieri, sarebbe un bel souvenir *_*
Se riuscirò mai ad andare in Giappone però me ne farò fare uno anche solo da turista di sicuro!
Sapevo delle varie tipologie di timbro, da quelli ufficiali a quelli più adatto per l'uso comune; articolo comunque interessantissimo come al solito
Quando devi firmare una marea di documenti, che ad un certo punto il tuo nome si abbrevia di molto e diventa sempre più indistinguibile alla faccia della firma leggibile... poi io ho una calligrafia pessima Devo mettermi in testa di imparare a firmare in maniera stilosa giusto per darmi un tono XD
Ottimo articolo Hachi, come sempre ben accurato, ed io che credevo si usasse un timbro per tutto, grazie mille per la delucidazione ^^ .
Grazie infinite del chiarimento! :3
dell'utilizzo. Io credevo che l'Hanko fosse uno e uno soltanto per persona.
Mi piacerebbe averne uno visto che al giorno per lavoro devo apporre parecchie firme tra documenti di trasporto e altro
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