Il successo mondiale di Squid Game ha messo in luce tra le altre cose alcuni problemi legati alle traduzioni straniere utilizzate da Netflix per il doppiaggio e i sottotitoli nelle sue produzioni.
Come riportato da The Hollywood Reporter, da una parte Netflix ha speso solo nel 2021 più di mezzo miliardo di dollari per contenuti coreani, ma dall'altra parte, gli addetti ai lavori nel settore dei sottotitoli affermano che la stessa piattaforma ha abbassato le tariffe del loro lavoro, portando ad un conseguente calo della qualità. Questo scarso investimento nei sottotitoli rischia di tradursi in errori di traduzione che possono arrecare offesa culturale ai telespettatori bilingui o, come minimo, minare l'efficacia di uno spettacolo altrimenti prodotto con perizia.
Interrogato sulla qualità del lavoro, un portavoce di Netflix ha dichiarato: "In generale, pensiamo che i nostri sottotitoli e il nostro doppiaggio siano buoni, ma non ancora eccezionali. Quindi lavoriamo costantemente per migliorarli".
Come scrive il giornalista Gavin J. Blair "c'è una diffusa mancanza di apprezzamento nel settore per quanto possa essere impegnativo il lavoro di un sottotitolatore. Gli operatori del settore sono generalmente tenuti a limitare la lunghezza dei loro sottotitoli a circa la metà del numero di lettere o caratteri disponibili per uno script di doppiaggio audio, ma anche a mantenere il pieno significato del dialogo, rendendolo così facilmente leggibile da non compromettere la fruizione dell’azione sullo schermo. Il compito è già abbastanza arduo quando il significato è semplice, ma quando di mezzo ci sono elementi culturali, raramente lo è. I copioni spesso contengono parole tradotte male, battute poco credibili, riferimenti culturali privi di significato agli estranei e persino concetti e modi di dire che non hanno loro equivalenti in altri paesi.
Nelle lingue dell'Asia orientale, ad esempio, ci sono termini usati specificamente per i fratelli più grandi e per quelli più piccoli, che cambiano significato se applicati a persone al di fuori della famiglia, Queste parole non trovano un equivalente diretto in inglese, così come in molte altre lingue, e creano a volte mal di testa e grattacapi a coloro che devono tradurre questi concetti. Tali problemi sono sorti in Squid Game, dove la parola coreana "oppa", usata dalle donne per rivolgersi a un fratello maggiore o a un uomo di qualche anno più grande di loro, è stato tradotto con "old man" (cioè "vecchio") nel doppiaggio e con "babe" nei sottotitoli, mentre "ajumma", che si riferisce a una donna sposata di mezza età, è stato tradotto con "nonna". Non sorprende che, data la portata del successo dello show, Netflix abbia ricevuto migliaia di reazioni sui social media da parte degli spettatori bilingue di tutto il mondo per il goffo trattamento delle sfumature culturali coreane".
Il lavoro di Netflix soffre se comparato ad un'altra storia di successo coreana, ovvero Parasite del premio Oscar Bong Joon Ho, che gli addetti ai lavori indicano come un caso di studio su come eseguire correttamente i sottotitoli. Darcy Paquet, critico cinematografico, docente e attore con sede a Seoul, è stato chiamato per i sottotitoli del film e ha ricevuto lunghe note dal regista prima di iniziare a lavorarci.
"Ho avuto discussioni molto approfondite con il regista Bong mentre lavoravo alla traduzione di Parasite", spiega Paquet. "Ha compreso bene l'importanza della traduzione dei sottotitoli e mi ha dato molte indicazioni su quali aspetti del dialogo originale sottolineare".
Ma tale cura per i dettagli e le collaborazioni con gli stessi registi sono un lusso raro, soprattutto nel regno delle piattaforme di streaming.
Un esperto sottotitolatore dal coreano all'inglese, che ha chiesto di non essere nominato a causa del lavoro in corso con le piattaforme, ha riferito di essere stato pagato 255 dollari (226 euro) per un film di 110 minuti per un servizio di streaming locale, e che una retribuzione così bassa, spesso accompagnata da scadenze molto ravvicinate, può portare a un prodotto finale scadente.
In Giappone, il tipo di attenzione rivolta per Parasite è impensabile, secondo Jason Gray, sottotitolatore e produttore della Loaded Films di Tokyo. "Piuttosto che un modo di scrivere con una propria abilità artistica intrinseca, la sottotitolazione è generalmente considerata un'attività lavorativa necessaria per portare i "contenuti" giapponesi agli acquirenti", afferma Gray.
Secondo un veterano pluridecennale del settore che insegna anche il mestiere in un college specializzato di Tokyo, la retribuzione e le condizioni per i sottotitoli in Giappone sono peggiorate da quando Netflix è stato lanciato nel paese nel 2015: "I salari sono diminuiti di quasi il 25% per i lavoratori più esperti, e quasi dimezzati per quelli di livello base".
Il salario medio in Giappone per un episodio di un'ora è di circa 300 dollari, anche se i sottotitolatori più esperti che lavorano su una produzione importante possono chiedere il doppio. "Anche il tempo è un fattore", afferma Gray. "Una settimana è il tipico tempo di attesa per uno spettacolo di un'ora, ma il tempo per i controlli e le prove è spesso limitato, soprattutto per le produzioni più piccole".
In Giappone, un gran numero di lavori di sottotitolazione è gestito da agenzie che fungono da intermediari, contrattano con streamer e affidano il lavoro a freelance, portando il tutto ad una retribuzione ancora più bassa per i lavoratori effettivi. "Allora perché Netflix, una società multimiliardaria, esternalizza questo invece di avere un team interno dedicato per garantire la qualità?", si domanda un traduttore che lavora per i contenuti di Netflix e Hulu.
La situazione è leggermente migliore in Europa, dove i sottotitoli cinematografici sono ancora considerati un'arte. In Francia, ad esempio, la legge locale impone il riconoscimento dei sottotitoli nei crediti e i traduttori possono spesso beneficiare di vantaggi in quanto co-creatori di un'opera che genera entrate al di fuori della propria lingua madre. Ma l'ascesa degli streamer globali ha distorto anche qui il lavoro dei sottotitoli. "A causa degli streamer, c'è molto più lavoro, ma i prezzi stanno scendendo e con essi anche la qualità", afferma Isabelle Miller, presidente di ATAA, l'associazione che rappresenta i traduttori per il doppiaggio e i sottotitoli in Francia.
Per gli abbinamenti linguistici in cui scarseggiano i traduttori bilingue, come per il coreano-francese, la prassi standard prevede che il traduttore lavori da una versione del copione che è già stata tradotta una volta. Di conseguenza, la traduzione francese di una serie coreana come Squid Game è stata fatta seguendo una versione inglese del copione stesso.
Secondo Miller non costerebbe molto a Netflix e ad altre importanti case di produzione investire in traduzioni di alta qualità - "meno di 10.000 euro" per la traduzione della sceneggiatura e dei sottotitoli. "È un prezzo molto modesto", dice. "Se non vale la pena pagare un po' di più per una traduzione corretta, vale la pena fare un film?".
Fonte Consultata:
The Hollywood Reporter
Come riportato da The Hollywood Reporter, da una parte Netflix ha speso solo nel 2021 più di mezzo miliardo di dollari per contenuti coreani, ma dall'altra parte, gli addetti ai lavori nel settore dei sottotitoli affermano che la stessa piattaforma ha abbassato le tariffe del loro lavoro, portando ad un conseguente calo della qualità. Questo scarso investimento nei sottotitoli rischia di tradursi in errori di traduzione che possono arrecare offesa culturale ai telespettatori bilingui o, come minimo, minare l'efficacia di uno spettacolo altrimenti prodotto con perizia.
Interrogato sulla qualità del lavoro, un portavoce di Netflix ha dichiarato: "In generale, pensiamo che i nostri sottotitoli e il nostro doppiaggio siano buoni, ma non ancora eccezionali. Quindi lavoriamo costantemente per migliorarli".
Come scrive il giornalista Gavin J. Blair "c'è una diffusa mancanza di apprezzamento nel settore per quanto possa essere impegnativo il lavoro di un sottotitolatore. Gli operatori del settore sono generalmente tenuti a limitare la lunghezza dei loro sottotitoli a circa la metà del numero di lettere o caratteri disponibili per uno script di doppiaggio audio, ma anche a mantenere il pieno significato del dialogo, rendendolo così facilmente leggibile da non compromettere la fruizione dell’azione sullo schermo. Il compito è già abbastanza arduo quando il significato è semplice, ma quando di mezzo ci sono elementi culturali, raramente lo è. I copioni spesso contengono parole tradotte male, battute poco credibili, riferimenti culturali privi di significato agli estranei e persino concetti e modi di dire che non hanno loro equivalenti in altri paesi.
Nelle lingue dell'Asia orientale, ad esempio, ci sono termini usati specificamente per i fratelli più grandi e per quelli più piccoli, che cambiano significato se applicati a persone al di fuori della famiglia, Queste parole non trovano un equivalente diretto in inglese, così come in molte altre lingue, e creano a volte mal di testa e grattacapi a coloro che devono tradurre questi concetti. Tali problemi sono sorti in Squid Game, dove la parola coreana "oppa", usata dalle donne per rivolgersi a un fratello maggiore o a un uomo di qualche anno più grande di loro, è stato tradotto con "old man" (cioè "vecchio") nel doppiaggio e con "babe" nei sottotitoli, mentre "ajumma", che si riferisce a una donna sposata di mezza età, è stato tradotto con "nonna". Non sorprende che, data la portata del successo dello show, Netflix abbia ricevuto migliaia di reazioni sui social media da parte degli spettatori bilingue di tutto il mondo per il goffo trattamento delle sfumature culturali coreane".
Il lavoro di Netflix soffre se comparato ad un'altra storia di successo coreana, ovvero Parasite del premio Oscar Bong Joon Ho, che gli addetti ai lavori indicano come un caso di studio su come eseguire correttamente i sottotitoli. Darcy Paquet, critico cinematografico, docente e attore con sede a Seoul, è stato chiamato per i sottotitoli del film e ha ricevuto lunghe note dal regista prima di iniziare a lavorarci.
"Ho avuto discussioni molto approfondite con il regista Bong mentre lavoravo alla traduzione di Parasite", spiega Paquet. "Ha compreso bene l'importanza della traduzione dei sottotitoli e mi ha dato molte indicazioni su quali aspetti del dialogo originale sottolineare".
Ma tale cura per i dettagli e le collaborazioni con gli stessi registi sono un lusso raro, soprattutto nel regno delle piattaforme di streaming.
Un esperto sottotitolatore dal coreano all'inglese, che ha chiesto di non essere nominato a causa del lavoro in corso con le piattaforme, ha riferito di essere stato pagato 255 dollari (226 euro) per un film di 110 minuti per un servizio di streaming locale, e che una retribuzione così bassa, spesso accompagnata da scadenze molto ravvicinate, può portare a un prodotto finale scadente.
In Giappone, il tipo di attenzione rivolta per Parasite è impensabile, secondo Jason Gray, sottotitolatore e produttore della Loaded Films di Tokyo. "Piuttosto che un modo di scrivere con una propria abilità artistica intrinseca, la sottotitolazione è generalmente considerata un'attività lavorativa necessaria per portare i "contenuti" giapponesi agli acquirenti", afferma Gray.
Secondo un veterano pluridecennale del settore che insegna anche il mestiere in un college specializzato di Tokyo, la retribuzione e le condizioni per i sottotitoli in Giappone sono peggiorate da quando Netflix è stato lanciato nel paese nel 2015: "I salari sono diminuiti di quasi il 25% per i lavoratori più esperti, e quasi dimezzati per quelli di livello base".
Il salario medio in Giappone per un episodio di un'ora è di circa 300 dollari, anche se i sottotitolatori più esperti che lavorano su una produzione importante possono chiedere il doppio. "Anche il tempo è un fattore", afferma Gray. "Una settimana è il tipico tempo di attesa per uno spettacolo di un'ora, ma il tempo per i controlli e le prove è spesso limitato, soprattutto per le produzioni più piccole".
In Giappone, un gran numero di lavori di sottotitolazione è gestito da agenzie che fungono da intermediari, contrattano con streamer e affidano il lavoro a freelance, portando il tutto ad una retribuzione ancora più bassa per i lavoratori effettivi. "Allora perché Netflix, una società multimiliardaria, esternalizza questo invece di avere un team interno dedicato per garantire la qualità?", si domanda un traduttore che lavora per i contenuti di Netflix e Hulu.
La situazione è leggermente migliore in Europa, dove i sottotitoli cinematografici sono ancora considerati un'arte. In Francia, ad esempio, la legge locale impone il riconoscimento dei sottotitoli nei crediti e i traduttori possono spesso beneficiare di vantaggi in quanto co-creatori di un'opera che genera entrate al di fuori della propria lingua madre. Ma l'ascesa degli streamer globali ha distorto anche qui il lavoro dei sottotitoli. "A causa degli streamer, c'è molto più lavoro, ma i prezzi stanno scendendo e con essi anche la qualità", afferma Isabelle Miller, presidente di ATAA, l'associazione che rappresenta i traduttori per il doppiaggio e i sottotitoli in Francia.
Per gli abbinamenti linguistici in cui scarseggiano i traduttori bilingue, come per il coreano-francese, la prassi standard prevede che il traduttore lavori da una versione del copione che è già stata tradotta una volta. Di conseguenza, la traduzione francese di una serie coreana come Squid Game è stata fatta seguendo una versione inglese del copione stesso.
Secondo Miller non costerebbe molto a Netflix e ad altre importanti case di produzione investire in traduzioni di alta qualità - "meno di 10.000 euro" per la traduzione della sceneggiatura e dei sottotitoli. "È un prezzo molto modesto", dice. "Se non vale la pena pagare un po' di più per una traduzione corretta, vale la pena fare un film?".
Fonte Consultata:
The Hollywood Reporter
Sagge parole.
Insomma, tutto il mondo è Paese, più quantità pagando poco e meno qualità pagando il giusto (purtroppo).
Perlomeno adesso iniziano a farlo notare che i sub sono pessimi, almeno quello.
Se poi faranno effettivamente qualcosa è da vedere.
Condivido pienamente. Per fortuna sapendo l’inglese piuttosto mi fiondo su quello… ma per un servizio che pago mi aspetto di più
Da una parte la giusta discussione sui compensi ma parlare delle traduzioni fatte male di quelle parole specifiche o di come fossero meglio i sottotitoli di parassite non ha senso.
Parasite ha avuto tempi e budget differenti oltre a essere molto più breve di una serie tv.
E per quanto riguarda le parole avrebbero dovuto scrivere "donna sposata di mezza età?" li una parola c'è e devi tradurlo sostanzialmente con una parola.
Non ne faccio una colpa poiché, come è giusto che sia, il lavoro (ancora più evidente se svolto da un libero professionista) è proporzionale al compenso ricevuto, questo è e sarà sempre così.
Stesso discorso per i doppiaggi, anche in quei casi molte volte l'adattamento prende qualche cantonata o svia il significato che in originale risulterebbe molto più chiaro ed immediato che, come già detto, non ci vuole molto a scoprire e a far uscire fuori.
Concludo analizzando l'ultima frase riportata nell'articolo:
"Se non vale la pena pagare un po' di più per una traduzione corretta, vale la pena fare un film?".
La risposta che retoricamente vorrebbe portare al "no" secondo me è sì, poiché:
Qui si parla di sottotitoli, ma allargando il discorso... Un film o un opera varia nasce per un paese e poi ha l'esportazione, quindi prima di arrivare ai sottotitoli ci sarà la valutazione di un doppiaggio... già solo per i ricavi del paese "produttore" sicuramente chi produce il film non chiuderà in rosso altrimenti non avrebbe pensato proprio di fare il film stesso e in più da un punto di vista puramente economico, e non qualitativo, i sottotitoli anche se con incongruenze legate alla lingua, quindi risultando poco scorrevoli e non chiari, portano pur sempre un aggiunta al guadagno attivo del film, quindi per la casa di produzione conviene e converrà sempre cercare di alzare il guadagno risparmiando sulla qualità del prodotto finale.
Ma anche ora che sto guardando Crash landing on you, drama sempre su Netflix, ho notato alcune sviste che riguardano gli onorifici.
La protagonista deve ingraziarsi un personaggio e la chiama Eonni. Ora, questo personaggio è sposato e ha chiaramente un'età sulla cinquantina. La protagonista usa palesemente un onorifico "sbagliato" come se volesse dire "Sembri molto più giovane, ti ho scambiato per una trentenne"
Infatti lei ne è compiaciuta e infatti nei sottotitoli risponde "Ah, ma io non sono mica così giovane"
Il punto è che Eonni non viene tradotto nei sottotitoli italiani ma è presente solo nell'audio in coreano, andando quindi a minare la comprensione dello sketch
Scusate se l'ho spiegato in maniera un po' macchinosa ma mi era venuto in mente come esempio
Non proprio, tradurre una parola con una parola (soprattutto nelle lingue asiatiche) è quasi sempre non troppo facile visto che molti vocaboli oltre a tradurre delle parole vere e proprie, traducono un significato in senso lato o un concetto... quindi una parola per una parola, soprattutto nei casi in esempio, non è stata comunque la scelta migliore (poi che concettualmente potrebbe essere dipende parecchio da chi sta guardando).
Il problema è che in squid game quelle parole sono usate spesso, e anche da sole o quasi.
Non stiamo parlando del san o del kun giapponesi, ma cose più simile al senpai.
Non puoi tradurre come "amico studente più vecchio di età" e infatti ormai non si traduce quasi più.
Le parole di questo tipo devi tradurle con una parola perchè è orribile sentire il personaggio dire solo una parola (pensa a senpai che spesso è l'unica parola di alcune battute) e leggerne 4
E servono 4 parole per inserire un significato, seriamente ti sfido a trovare una traduzione di "ajumma" che vada bene per le scene dove dicono praticamente solo "ajumma", non è possibile.
Non ho visto la serie quindi non ho presente il contesto, ma posso ipotizzare che sarebbe bastato omettere il termine sostituendolo magari con il nome di chi sta parlando o "adattando" un po' i dialoghi, magari dando un altro aggettivo qualunque senza denaturalizzare troppo il discorso o il contesto originale...
Per il senpai, kun, chan ecc. hai ragione ormai non si trovano più tradotti e vengono lasciati così rendendo tutto più scorrevole, alla fine sono pochi vocaboli che non sono traducibili se usati in contesti specifici poiché, anche in quel caso, tendono più ad un rapporto interpersonale che semplicemente a "studente più anziano" come per il senpai, ma in alcuni vecchi anime, per dire, il chan è tradotto con il diminutivo del nome, omettendo molte volte quella sfumatura sociale che fa ben capire l'evoluzione dei rapporti fra i personaggi.
Tra doppiaggi e sottotitoli , non riesco a capire chi fa' " meglio"
A dire il vero "ajumma" è corretto. Non si riferisce specificatamente ad una donna sposata di mezza età. Semplicemente viene usato per le donne più grandi o anziane.
Mentre "oppa", invece, è totalmente sbagliato. In realtà non penso sia traducibile perché è appunto un termine confidenziale con il quale le ragazze/donne chiamano i ragazzi/uomini che sono vicini a loro (che si tratti di un fratello, di un amico o di un fidanzato). Ad esempio: Seojun-oppa. O solo oppa.
"Old man" o "nonno" sarebbe dovuto essere "haraboji" (che viene usato anche in famiglia per chiamare/definire i nonni).
Comunque, la questione è grave perché in questo modo si rischia di rovinare anche il significato di ciò che vogliono dire i personaggi. Inoltre tradurre da una lingua ad un'altra è abbastanza pesante, e consideriamo anche che stiamo parlando di lingue asiatiche. Quindi questo meccanismo non va bene.
In generale penso che questa non é una cosa che realmente puoi sbagliare se sai cosa stai traducendo e hai il cervello acceso.
Si dice però che il personale che lavora a queste traduzioni molte volte non abbia nemmeno il video dell'episodio che sta traducendo ed in questo caso forse l'errore é comprensibile e scusabile (per il traduttore, non per Netflix).
Detto questo non penso sia una novità né un problema nostro il fatto che gli americani siano cani ad adattare cose estere. Già il fatto che abbiano fatto un confronto con un film coreano solo perché si parla di una serie coreana fa capire quanto stiano in dietro su questi campi essendo paesi che di solito producono ed esportano anziché importare.
Sulla parte degli stipendi il discorso non fa una piega. Ai traduttori dovrebbero essere dati tutti i mezzi e i tempi per fare un buon lavoro. Normale che se chiedi la traduzione di un film in un giorno ti uscirà un lavoro pessimo.
Ecco! C'è anche il termine più generico di "ajusshi" (non mi veniva in mente).
Esattamente, è stato esternato molto spesso questa problema che sembra alquanto radicato nell'ambiente di Netflix.
Non è neanche un problema di adattamento, chi dovrebbe fare il suo lavoro non è neanche messo in condizione di poter fare il proprio lavoro.
Una piccola frecciatina, ma dove sono tutti quelli che asserivano che non vi fossero problemi nell'adattamento di Komi-san wa ?
Perché da questo articolo si rendono finalmente conto in che condizioni devono fare il proprio lavoro traduttori ed adattatori dentro Netflix.
Il discorso su Komi era un altro, e si riferiva al tradurre o meno i muri di testo e su come gli stessi muri non fossero stati pensati per essere letti completamente visto che non c'è il tempo materiale guardando l'episodio a velocità normale
Non era malaccio babe come traduzuone, alla fine erano scene dove la parola era usata in un contesto erotico
Per contestualizzare il contesto era
"chiamo un personaggio ajumma e lei si offende perchè non è vechcia" e "chiamo un tizio oppa come parolina erotica (tipo daddy per capirci)"
Le serie Fate sono solo i casi più illustri in ambito anime, ma anche le serie TV non scarseggiano, come successo per Z Nation, serie di 5 stagioni adattata discretamente dall'inglese, ma doppiata veramente con sufficienza e con tutte le voci cambiate all'ultima stagione. Ed è solo una fra le tante.
Se la cosa risulta accettabile in caso di show inglesi (in cui mal che vada uno va a capire il doppiaggio originale), non lo è per nulla per show in giapponese, coreano o altre lingue.
Ancora peggio il doppiaggio tradotto che infatti non uso mai.
Non ho Netflix, quindi non seguo né Squid Game né posso vedere il drama che hai citato ma la tua spiegazione è tutto meno che macchinosa e rende in pieno l'idea dei problemi di adattamento nel doppiaggio e degli errori che una traduzione letterale introduce.
Concetti come quello della parola "fratello/sorella" o "zio/zia" usate dagli asiatici fuori dal contesto familiare per essere compresi richiedono una conoscenza da parte dell'ascoltatore o un ottimo lavoro da parte di chi crea i sottotitoli: due cose che richiedono molto tempo e impegno.
Intraducibile da noi, anche perché non abbiamo questi onorifici, piuttosto preferirei una nota che spieghi velocemente il significato, come nei sub anime di una volta.
Almeno mi godrei meglio la visione, non tutti che guardano spettacoli coreani ne hanno cognizione.
Ma è vera sta cosa???
Purtroppo sì.
E' l'episodio 4 di Fate/EXTRA Last Encore: Archer sta minacciando di riempire Saber di frecce, il riferimento a Sonic non si capisce come è uscito. E sai la cosa più grottesca? In precedenza era uscito un fansub (si trova ancora in giro) dove la frase era già stata tradotta molto liberamente in "Prova a dirlo quando ti trasformerai in Sonic the Hedgehog!". Io farei qualche domandina a chi ha realizzato il doppiaggio della serie...
Perlomeno il fatto che Netflix ammetta il problema è già un punto di partenza.
Crunchyroll ad esempio.
Mi piace infatti come si cerchi sempre di trasporre i loro problemi da noi. In questo caso ha ancora meno senso del solito. Bastava vedere due o tre serie coreane per capire che le problematiche riscontrate da noi non si applicano.
Poi si i sottotitoli di Netflix hanno certamente degli errori e possono essere migliorati, ma ho visto cose anche peggiori su altri lidi (Prime, Yamato Video, CR).
Cavoli Yamato ancora fa passare come qualcosa di lusso i sottotitoli fedeli all'originale nelle sue pubblicazioni, Prime non ha sottotitoli per la metà del suo catalogo in Italia e ci stiamo a lamentare che Netflix sbaglia un termine?
Crunchyroll è molto meglio di Netflix in quanto a qualità dei sottotitoli, a meno che tu non ti riferisca agli anime fatti almeno 6 anni fa.
Da allora la qualità è migliorata tantissimo.
Inoltre segnalando gli errori, a differenza di altri, li correggono pure.
I film di Evangelion hanno così tanti errori su Prime (almeno un 10% di casi in cui ci sono due parole attaccate in una schermata) che ho preferito i sottotitoli in inglese.
Anche perché il 3.0+1.0 ha ERRORI DI DOPPIAGGIO in certi casi pure importanti...
No no, parlo nello specifico di Eighty-Six.
Devi eseguire l'accesso per lasciare un commento.