Nuovo appuntamento con la rubrica dedicata alle recensioni su anime e manga, realizzate degli utenti di AnimeClick.it.
Se volete farne parte anche voi... rimboccatevi le maniche e recensite!
Ricordiamo che questa rubrica non vuole essere un modo per giudicare in maniera perentoria i titoli in esame, ma un semplice contesto in cui proporre delle analisi che forniscano, indipendentemente dal loro voto finale, spunti interessanti per la nascita di discussioni, si auspica, costruttive per l'utenza.
Per saperne di più continuate a leggere.
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Akira
7.0/10
Recensione di MartinoMystero
-
"Akira" mi ha lasciato la sensazione di aver visto l’episodio finale di una serie (che non esiste) e non un film stand-alone.
Lo spettatore viene catapultato nella città di “Nuova Tokyo” nell'anno 2019 (in un’ambientazione cyber punk stile “Blade Runner”), dopo che un conflitto nucleare ha distrutto la precedente capitale del "Sol Levante". Questa metropoli, in preda a rivolte di piazza, idi cui non si capiscono bene le motivazioni sociali, è tenuta in scacco da gang di motociclisti di cui i protagonisti della storia sono degli esponenti; ricorda molto i film americani degli anni ottanta: con scuole sporche e semi distrutte, muri imbrattati, ragazzi sbandati dal look punk (anche se effettivamente la bande di motociclisti teppisti, sono state anche un fenomeno tipico del Giappone di quegli anni) e il tutto stride con le strade deserte e asettiche della Tokio dei lock-down, dei nostri tempi.
Se è piuttosto chiaro chi sono i protagonisti di tale avventura, i quali si potrebbero tranquillamente inserire nella categoria degli “anti” eroi, lo è molto meno il mondo nel quale si muovono, perché in "Akira" convivono due anime: quella d’azione, narrata con un ritmo serrato (come una corsa su una potente moto) e una politico-sociale, tanto colloquiale quanto debole nelle spiegazioni. Gli amanti del genere action sci-fi, rimarranno sicuramente soddisfatti dalle tante scene dal ritmo incalzante ricche di: duelli tra centauri, inseguimenti, risse, scontri di piazza, sparatorie e saccheggi. Mentre chi è più interessato a conoscere il mondo in cui si muovono i protagonisti, rimarrà molto probabilmente deluso: le domande inevitabili sulle cause della decadenza di Neo Tokyo, sugli obiettivi dei vari personaggi “politici”, le finalità del progetto “AKIRA”, trovano delle risposte labili e poco esaurienti, che bisogna saper cogliere tra i veloci dialoghi dei personaggi di contorno e anche il finale rimane, in qualche modo, aperto.
C’è poi una certa incongruenza narrativa per cui, un ragazzo disposto a mettere a rischio la vita per salvare un amico, in poche passaggi e senza tanti scrupoli, cerchi poi di farlo fuori, e infine tenti di nuovo di salvarlo.
Il comparto sonoro, che viene considerato uno dei punti di forza di “Akira”, onestamente non mi ha lasciato molto, anche se devo dire che hanno avuto il coraggio di sperimentare diversi generi.
Il lato visivo invece è semplicemente fenomenale. La prima cosa che mi ha colpito sono le ombre: questo è il primo anime che vedo, dove la sorgente di luce non è allo zenit. Qui le ombre dei personaggi vengono proiettate perfettamente sui muri (anche se si stanno spostando), e addirittura se le sorgenti di luce sono molteplici, altrettanti lo sono i profili che si stagliano sulle pareti (ok, ogni tanto anche loro se le perdono, però ci sta).
Le espressioni dei volti rendono molto bene lo stato emotivo dei personaggi; ad ogni spostamento del corpo, è associata una complessa fluttuazione dei vestiti; vividi sono i colori, mentre i movimenti dei protagonisti sono ben articolati, anche se non sempre fluidissimi. Ottimi sono i fondali, soprattutto se pensiamo all’età dell’opera, anche se ci sono alcune panoramiche della città quasi prive di prospettiva, ma sono così pacchiane, da sembrare volute. Cercandola si può notare un po’ di CGI e sottolineo “cercandola”, perché si integra perfettamente con il resto dei disegni e questo contrasta in modo incredibile con le moderne animazioni, dove la computer grafica è visibile come un pugno, che ti arriva in faccia. Ciò mostra anche come i lavori moderni, siano creati frettolosamente e con poca cura.
Se per certi versi il finale ricorda “Il bambino dello spazio” di “2001 Odissea nello spazio”, mi sembra invece che Hideaki Anno abbia preso molti spunti per il suo “Evangelion”: “il Central Dogma”, “il diagramma d’onda”, gli angeli che vanno per istinto verso Adam, “il third impact”.
Per concludere, “Akira” è un film sicuramente da vedere, con una regia che ha fatto scuola e un comparto grafico ammaliante, ma con una sceneggiatura imperfetta, che crea molte sotto trame, senza avere il tempo materiale per svilupparle, e lascia una profonda sensazione di incompiutezza (da quello che ho letto, il manga sembra essere molto più esauriente) .
Una curiosità: c’è anche una profezia (stile Simpson) azzeccata: nell’anno successivo agli eventi narrati, sono previste le olimpiadi di (Neo) Tokyo 2020!
Lo spettatore viene catapultato nella città di “Nuova Tokyo” nell'anno 2019 (in un’ambientazione cyber punk stile “Blade Runner”), dopo che un conflitto nucleare ha distrutto la precedente capitale del "Sol Levante". Questa metropoli, in preda a rivolte di piazza, idi cui non si capiscono bene le motivazioni sociali, è tenuta in scacco da gang di motociclisti di cui i protagonisti della storia sono degli esponenti; ricorda molto i film americani degli anni ottanta: con scuole sporche e semi distrutte, muri imbrattati, ragazzi sbandati dal look punk (anche se effettivamente la bande di motociclisti teppisti, sono state anche un fenomeno tipico del Giappone di quegli anni) e il tutto stride con le strade deserte e asettiche della Tokio dei lock-down, dei nostri tempi.
Se è piuttosto chiaro chi sono i protagonisti di tale avventura, i quali si potrebbero tranquillamente inserire nella categoria degli “anti” eroi, lo è molto meno il mondo nel quale si muovono, perché in "Akira" convivono due anime: quella d’azione, narrata con un ritmo serrato (come una corsa su una potente moto) e una politico-sociale, tanto colloquiale quanto debole nelle spiegazioni. Gli amanti del genere action sci-fi, rimarranno sicuramente soddisfatti dalle tante scene dal ritmo incalzante ricche di: duelli tra centauri, inseguimenti, risse, scontri di piazza, sparatorie e saccheggi. Mentre chi è più interessato a conoscere il mondo in cui si muovono i protagonisti, rimarrà molto probabilmente deluso: le domande inevitabili sulle cause della decadenza di Neo Tokyo, sugli obiettivi dei vari personaggi “politici”, le finalità del progetto “AKIRA”, trovano delle risposte labili e poco esaurienti, che bisogna saper cogliere tra i veloci dialoghi dei personaggi di contorno e anche il finale rimane, in qualche modo, aperto.
C’è poi una certa incongruenza narrativa per cui, un ragazzo disposto a mettere a rischio la vita per salvare un amico, in poche passaggi e senza tanti scrupoli, cerchi poi di farlo fuori, e infine tenti di nuovo di salvarlo.
Il comparto sonoro, che viene considerato uno dei punti di forza di “Akira”, onestamente non mi ha lasciato molto, anche se devo dire che hanno avuto il coraggio di sperimentare diversi generi.
Il lato visivo invece è semplicemente fenomenale. La prima cosa che mi ha colpito sono le ombre: questo è il primo anime che vedo, dove la sorgente di luce non è allo zenit. Qui le ombre dei personaggi vengono proiettate perfettamente sui muri (anche se si stanno spostando), e addirittura se le sorgenti di luce sono molteplici, altrettanti lo sono i profili che si stagliano sulle pareti (ok, ogni tanto anche loro se le perdono, però ci sta).
Le espressioni dei volti rendono molto bene lo stato emotivo dei personaggi; ad ogni spostamento del corpo, è associata una complessa fluttuazione dei vestiti; vividi sono i colori, mentre i movimenti dei protagonisti sono ben articolati, anche se non sempre fluidissimi. Ottimi sono i fondali, soprattutto se pensiamo all’età dell’opera, anche se ci sono alcune panoramiche della città quasi prive di prospettiva, ma sono così pacchiane, da sembrare volute. Cercandola si può notare un po’ di CGI e sottolineo “cercandola”, perché si integra perfettamente con il resto dei disegni e questo contrasta in modo incredibile con le moderne animazioni, dove la computer grafica è visibile come un pugno, che ti arriva in faccia. Ciò mostra anche come i lavori moderni, siano creati frettolosamente e con poca cura.
Se per certi versi il finale ricorda “Il bambino dello spazio” di “2001 Odissea nello spazio”, mi sembra invece che Hideaki Anno abbia preso molti spunti per il suo “Evangelion”: “il Central Dogma”, “il diagramma d’onda”, gli angeli che vanno per istinto verso Adam, “il third impact”.
Per concludere, “Akira” è un film sicuramente da vedere, con una regia che ha fatto scuola e un comparto grafico ammaliante, ma con una sceneggiatura imperfetta, che crea molte sotto trame, senza avere il tempo materiale per svilupparle, e lascia una profonda sensazione di incompiutezza (da quello che ho letto, il manga sembra essere molto più esauriente) .
Una curiosità: c’è anche una profezia (stile Simpson) azzeccata: nell’anno successivo agli eventi narrati, sono previste le olimpiadi di (Neo) Tokyo 2020!
Blame!
4.0/10
Recensione di Irene Tempesta
-
Avevo letto le recensioni di Animeclick perciò sapevo bene o male cosa aspettarmi, leggo manga da decenni e ho letto di tutto, spinta dalla curiosità di provare un manga diverso dal solito, assolutamente non commerciale, acquistai l'ultima prestigiosa Master edition, 18€ ogni volume, formato grandissimo, copertina olografica, ottima qualità, e in box da collezione.
Mai buttato i soldi in modo peggiore.
È certamente un prodotto di nicchia, non adatto a tutti. A suo modo si può definire originale.
Secondo me l'approccio migliore per questo manga è il più inusuale: bisogna lasciarsi andare alle emozioni che trasmettono le creature e soprattutto gli sfondi, davvero molto suggestivi e immersivi, come se si ascoltasse una melodia o una poesia; L'ambientazione ipnotica, oscura, inumana ti porta a seguire il protagonista con la sua arma potentissima quasi leggendaria nel suo cammino e a perderti in quegli sfondi abbandonati, vertiginosi, lugubri, claustrofobici che sembrano anche estendersi all'infinito, in lunghe camminate in ogni direzione, ammirando creature artificiali mutevoli, oscure, inespressive, inquietanti e allo stesso tempo affascinanti.
Mi dicevano che la bellezza (e la genialità) di "Blame!" stava proprio in questo, il lasciarsi cullare dal fascino che emana questo mondo così particolare senza pretendere spiegazioni, accettando tutti i suoi misteri.
Quindi ci ho provato, con tutta me stessa.
Ma per quanto l'ambientazione sia avvolgente, le creature ipnotiche e lo stile dell'autore interessante, per me non sono sufficienti a colmare le tantissime, troppe lacune di "Blame!" (motivo del mio voto).
I dialoghi, già ridotti, hanno spesso una terminologia inventata che non viene spiegata al lettore, perciò non ha alcun significato, questo fa di "Blame!" una lettura molto scorrevole e assolutamente confusionaria. Non sappiamo dove ci troviamo e in che anno; gli scontri a fuoco iniziano spesso senza preavviso e senza capire, a volte, chi ha avuto la meglio. Inespressivi sono quasi tutti i personaggi specialmente il protagonista Killy (e questo a volte infastidisce), alla costante ricerca di umani in possesso di cosiddetti "geni terminali", ma perché il cerca? Non si saprà mai; Qual è il suo passato, da dove viene? Non si saprà mai. La mancanza di introspezione psicologica rende i personaggi anonimi e piatti.
La trama è assolutamente incomprensibile! Stessa cosa per il finale.
La forza di quest'opera per me è la poetica legata a questo mondo così oscuro, ipnotico e misterioso, questa poetica rispecchia l'intimità personale dell'autore Tsutomu Nihei, e quindi il lettore non può che dare una valutazione altamente soggettiva, a seconda della sua sensibilità tenendo conto anche dei suoi gusti personali, e quindi del suo cogliere quella poetica o meno.
Penso che ogni parere sia valido, sia positivo che negativo, perchè "Blame!" non ha mezze misure.
Lo consiglierei solo agli amanti delle opere di matrice cyberpunk preavvisando però che si deve essere disposti ad immergersi nella poetica dell'autore senza riferimenti o trama.
Mai buttato i soldi in modo peggiore.
È certamente un prodotto di nicchia, non adatto a tutti. A suo modo si può definire originale.
Secondo me l'approccio migliore per questo manga è il più inusuale: bisogna lasciarsi andare alle emozioni che trasmettono le creature e soprattutto gli sfondi, davvero molto suggestivi e immersivi, come se si ascoltasse una melodia o una poesia; L'ambientazione ipnotica, oscura, inumana ti porta a seguire il protagonista con la sua arma potentissima quasi leggendaria nel suo cammino e a perderti in quegli sfondi abbandonati, vertiginosi, lugubri, claustrofobici che sembrano anche estendersi all'infinito, in lunghe camminate in ogni direzione, ammirando creature artificiali mutevoli, oscure, inespressive, inquietanti e allo stesso tempo affascinanti.
Mi dicevano che la bellezza (e la genialità) di "Blame!" stava proprio in questo, il lasciarsi cullare dal fascino che emana questo mondo così particolare senza pretendere spiegazioni, accettando tutti i suoi misteri.
Quindi ci ho provato, con tutta me stessa.
Ma per quanto l'ambientazione sia avvolgente, le creature ipnotiche e lo stile dell'autore interessante, per me non sono sufficienti a colmare le tantissime, troppe lacune di "Blame!" (motivo del mio voto).
I dialoghi, già ridotti, hanno spesso una terminologia inventata che non viene spiegata al lettore, perciò non ha alcun significato, questo fa di "Blame!" una lettura molto scorrevole e assolutamente confusionaria. Non sappiamo dove ci troviamo e in che anno; gli scontri a fuoco iniziano spesso senza preavviso e senza capire, a volte, chi ha avuto la meglio. Inespressivi sono quasi tutti i personaggi specialmente il protagonista Killy (e questo a volte infastidisce), alla costante ricerca di umani in possesso di cosiddetti "geni terminali", ma perché il cerca? Non si saprà mai; Qual è il suo passato, da dove viene? Non si saprà mai. La mancanza di introspezione psicologica rende i personaggi anonimi e piatti.
La trama è assolutamente incomprensibile! Stessa cosa per il finale.
La forza di quest'opera per me è la poetica legata a questo mondo così oscuro, ipnotico e misterioso, questa poetica rispecchia l'intimità personale dell'autore Tsutomu Nihei, e quindi il lettore non può che dare una valutazione altamente soggettiva, a seconda della sua sensibilità tenendo conto anche dei suoi gusti personali, e quindi del suo cogliere quella poetica o meno.
Penso che ogni parere sia valido, sia positivo che negativo, perchè "Blame!" non ha mezze misure.
Lo consiglierei solo agli amanti delle opere di matrice cyberpunk preavvisando però che si deve essere disposti ad immergersi nella poetica dell'autore senza riferimenti o trama.
Kyashan Sins
7.5/10
Recensione di dawnraptor
-
"Kyashan Sins" è un anime che suscita sentimenti molto contrastanti.
Si può dire che sia una fabbrica di emozioni, ma purtroppo non tutte quelle che stimola sono positive, e non solo perché è profondamente cupo e malinconico, oserei quasi dire tragico.
In primis occorre specificare che non ho mai visto la serie originale del 1973, anche se non è escluso che non lo faccia in seguito, per cui non ci saranno paragoni con l’opera madre. Come è forse giusto che sia, perché quella di cui parlo è questa opera, e nessun’altra.
Kyashan si risveglia senza alcun ricordo, ci dicono dopo un sonno di cent’anni, in un mondo in completo decadimento, caratterizzato quasi ovunque da distese desertiche, vento incessante, città fantasma e robot in rovina. La maggior parte di questi automi è di tipo apparentemente molto primitivo e porta segni più o meno pesanti di ruggine e disfacimento. Ci sono poi alcuni robot, come lo stesso Kyashan e una mezza dozzina d’altri, che hanno un aspetto molto più rifinito, più o meno completamente umano. Col tempo, anche questi altri subiscono l’effetto della rovina imperante, disfacendosi in ruggine e, quindi, morendo. Gli esseri umani sono pochissimi e hanno scarsa importanza ai fini della storia.
Quello che ci dicono subito è che Kyashan avrebbe un tempo ucciso Luna, il Sole che dava salvezza a speranza a tutti, e da quel momento la rovina si sarebbe abbattuta sul mondo. Qualcuno ha messo in giro la voce che chi divora Kyashan sarà al sicuro dalla onnipresente morte per l’incessante deterioramento, per cui il nostro è costantemente aggredito da stuoli di automi più o meno in forze, al mantra di 'uccidere Kyashan, divorare Kyashan'.
E’ con una certa meraviglia che lo vediamo autoripararsi dopo ogni battaglia, rimettendosi completamente a nuovo, qualunque fosse la gravità delle ferite. In pratica, dopo aver ucciso Luna, Kyashan sarebbe diventato immortale, unico essere in grado di vivere in eterno. E questa sua immortalità, unita al senso di colpa che comincia a provare per la convinzione di essere la causa della rovina del mondo, diviene uno dei leitmotiv dell’anime. Che sia accompagnato dal cane robotico Flender, o dalla piccola Ringo, o da Lyuze, una giovane dell’entourage di Luna inizialmente in cerca di vendetta, alla fine le battaglie reali e interiori del nostro eroe sempre su questi concetti vertono: la morte ovunque imperante, contrapposta alla sua immortalità, e il senso di colpa per essere la causa del disfacimento del mondo.
Si tratta di 24 episodi il che, per un anime incentrato su temi così cupi e ripetitivi, agli occhi di chi scrive si è rivelata una lunghezza eccessiva. Nella prima dozzina di puntate accade ben poco, trattandosi più che altro di una serie di episodi autoconclusivi in cui viene pian piano sviscerato il concetto della colpa di Kyashan, della decadenza del mondo, della sua immortalità, e in cui si conoscono diversi personaggi di contorno, alcuni dei quali lo accompagneranno fino alla fine. Ci sono vicende che sottolineano l’importanza del non morire da soli, o di coltivare i propri sogni e convinzioni anche guardando in faccia il proprio infausto destino.
Ogni episodio, preso in sé, è un piccolo e solenne gioiello ma, messi tutti in fila, finiscono per irritare lo spettatore superficiale di scarsa pazienza, quale può essere la sottoscritta. Più di una volta ci si domanda esasperati: sì, ok, tutto bellissimo, ma la trama dov’è?
La trama arriva passata la boa della metà della serie, e non si può nemmeno dire che tutte le puntate precedenti siano servite per un efficace world building: l’esistenza dei vari tipi di robot va presa con un atto di fede, non sappiamo come vivano e funzionino, molti piangono e paiono provare emozioni, necessitano di riposo, alcuni si baciano, ce ne sono addirittura di bambini, e che crescono. Insomma: non ci viene detto assolutamente nulla di come sia nato e funzioni questo mondo in rovina. È così e basta.
Se il personaggio di Kyashan viene sviluppato molto bene, una discreta attenzione viene riservata anche ai comprimari: le già citate Lyuze e Ringo, e gli antagonisti Dio e Leda, che sono apparentemente dello stesso tipo di Kyashan, ma con la importante differenza di non essere immortali. E se Dio soffre di un pesante senso di inferiorità verso Kyashan, di cui dice di aver visto sempre solo le spalle, Leda non si fa scrupolo di irretirlo e sfruttarlo per i suoi scopi. Ma, purtroppo, quello che forse veramente manca a questa serie è un buon villain. Dio e Leda sono quasi imbarazzanti e Braiking Boss, il capintesta di cent’anni prima, è completamente non pervenuto.
Parlando dei disegni, il chara mi è piaciuto parecchio nonostante il gusto molto retro, vista la somiglianza con Saint Seya, e gli occhi enormi che si mangiano mezza faccia. Buoni, anche se non eccelsi, i fondali. Sulle animazioni, personalmente le ho trovate incostanti: ci sono stati alcuni episodi in cui c’era un’abbondanza di quadri fissi e l’inquadratura rifuggiva l’azione, altri in cui erano una gioia per gli occhi.
I doppiatori giapponesi hanno fatto un ottimo lavoro, almeno al mio orecchio, e alcune musiche di sottofondo le ho trovate particolarmente struggenti e azzeccate, anche se forse non molto varie. Le ending non mi hanno lasciato ricordi nel bene o nel male, mentre l’unica opening, dal testo azzeccatissimo, era molto bella in sé, ma ho trovato la parte musicale, per quanto orecchiabile, poco adatta all’anime: pareva di ascoltare una canzone brasiliana!
Sorvolando, come è giusto che sia, sul finale, in conclusione "Kyashan Sins" è un’opera che, a mio parere, avrebbe guadagnato molto con una mezza dozzina di episodi in meno. È vero, è un anime introspettivo e filosofico, certamente non adatto a spettatori di ogni tipo. I drammi, i simbolismi, i ragionamenti che lo permeano sono molto profondi, a volte anche troppo. Una certa ripetitività e, a tratti, un evidente intento didascalico, lo rendono sicuramente meno fruibile di quanto avrebbe potuto essere. Vedere i due antagonisti maschi in continua lordosi può essere visto come simbolico, o essere irritante. Mai come in questo caso, la bellezza sta nell’occhio di chi guarda.
Si può dire che sia una fabbrica di emozioni, ma purtroppo non tutte quelle che stimola sono positive, e non solo perché è profondamente cupo e malinconico, oserei quasi dire tragico.
In primis occorre specificare che non ho mai visto la serie originale del 1973, anche se non è escluso che non lo faccia in seguito, per cui non ci saranno paragoni con l’opera madre. Come è forse giusto che sia, perché quella di cui parlo è questa opera, e nessun’altra.
Kyashan si risveglia senza alcun ricordo, ci dicono dopo un sonno di cent’anni, in un mondo in completo decadimento, caratterizzato quasi ovunque da distese desertiche, vento incessante, città fantasma e robot in rovina. La maggior parte di questi automi è di tipo apparentemente molto primitivo e porta segni più o meno pesanti di ruggine e disfacimento. Ci sono poi alcuni robot, come lo stesso Kyashan e una mezza dozzina d’altri, che hanno un aspetto molto più rifinito, più o meno completamente umano. Col tempo, anche questi altri subiscono l’effetto della rovina imperante, disfacendosi in ruggine e, quindi, morendo. Gli esseri umani sono pochissimi e hanno scarsa importanza ai fini della storia.
Quello che ci dicono subito è che Kyashan avrebbe un tempo ucciso Luna, il Sole che dava salvezza a speranza a tutti, e da quel momento la rovina si sarebbe abbattuta sul mondo. Qualcuno ha messo in giro la voce che chi divora Kyashan sarà al sicuro dalla onnipresente morte per l’incessante deterioramento, per cui il nostro è costantemente aggredito da stuoli di automi più o meno in forze, al mantra di 'uccidere Kyashan, divorare Kyashan'.
E’ con una certa meraviglia che lo vediamo autoripararsi dopo ogni battaglia, rimettendosi completamente a nuovo, qualunque fosse la gravità delle ferite. In pratica, dopo aver ucciso Luna, Kyashan sarebbe diventato immortale, unico essere in grado di vivere in eterno. E questa sua immortalità, unita al senso di colpa che comincia a provare per la convinzione di essere la causa della rovina del mondo, diviene uno dei leitmotiv dell’anime. Che sia accompagnato dal cane robotico Flender, o dalla piccola Ringo, o da Lyuze, una giovane dell’entourage di Luna inizialmente in cerca di vendetta, alla fine le battaglie reali e interiori del nostro eroe sempre su questi concetti vertono: la morte ovunque imperante, contrapposta alla sua immortalità, e il senso di colpa per essere la causa del disfacimento del mondo.
Si tratta di 24 episodi il che, per un anime incentrato su temi così cupi e ripetitivi, agli occhi di chi scrive si è rivelata una lunghezza eccessiva. Nella prima dozzina di puntate accade ben poco, trattandosi più che altro di una serie di episodi autoconclusivi in cui viene pian piano sviscerato il concetto della colpa di Kyashan, della decadenza del mondo, della sua immortalità, e in cui si conoscono diversi personaggi di contorno, alcuni dei quali lo accompagneranno fino alla fine. Ci sono vicende che sottolineano l’importanza del non morire da soli, o di coltivare i propri sogni e convinzioni anche guardando in faccia il proprio infausto destino.
Ogni episodio, preso in sé, è un piccolo e solenne gioiello ma, messi tutti in fila, finiscono per irritare lo spettatore superficiale di scarsa pazienza, quale può essere la sottoscritta. Più di una volta ci si domanda esasperati: sì, ok, tutto bellissimo, ma la trama dov’è?
La trama arriva passata la boa della metà della serie, e non si può nemmeno dire che tutte le puntate precedenti siano servite per un efficace world building: l’esistenza dei vari tipi di robot va presa con un atto di fede, non sappiamo come vivano e funzionino, molti piangono e paiono provare emozioni, necessitano di riposo, alcuni si baciano, ce ne sono addirittura di bambini, e che crescono. Insomma: non ci viene detto assolutamente nulla di come sia nato e funzioni questo mondo in rovina. È così e basta.
Se il personaggio di Kyashan viene sviluppato molto bene, una discreta attenzione viene riservata anche ai comprimari: le già citate Lyuze e Ringo, e gli antagonisti Dio e Leda, che sono apparentemente dello stesso tipo di Kyashan, ma con la importante differenza di non essere immortali. E se Dio soffre di un pesante senso di inferiorità verso Kyashan, di cui dice di aver visto sempre solo le spalle, Leda non si fa scrupolo di irretirlo e sfruttarlo per i suoi scopi. Ma, purtroppo, quello che forse veramente manca a questa serie è un buon villain. Dio e Leda sono quasi imbarazzanti e Braiking Boss, il capintesta di cent’anni prima, è completamente non pervenuto.
Parlando dei disegni, il chara mi è piaciuto parecchio nonostante il gusto molto retro, vista la somiglianza con Saint Seya, e gli occhi enormi che si mangiano mezza faccia. Buoni, anche se non eccelsi, i fondali. Sulle animazioni, personalmente le ho trovate incostanti: ci sono stati alcuni episodi in cui c’era un’abbondanza di quadri fissi e l’inquadratura rifuggiva l’azione, altri in cui erano una gioia per gli occhi.
I doppiatori giapponesi hanno fatto un ottimo lavoro, almeno al mio orecchio, e alcune musiche di sottofondo le ho trovate particolarmente struggenti e azzeccate, anche se forse non molto varie. Le ending non mi hanno lasciato ricordi nel bene o nel male, mentre l’unica opening, dal testo azzeccatissimo, era molto bella in sé, ma ho trovato la parte musicale, per quanto orecchiabile, poco adatta all’anime: pareva di ascoltare una canzone brasiliana!
Sorvolando, come è giusto che sia, sul finale, in conclusione "Kyashan Sins" è un’opera che, a mio parere, avrebbe guadagnato molto con una mezza dozzina di episodi in meno. È vero, è un anime introspettivo e filosofico, certamente non adatto a spettatori di ogni tipo. I drammi, i simbolismi, i ragionamenti che lo permeano sono molto profondi, a volte anche troppo. Una certa ripetitività e, a tratti, un evidente intento didascalico, lo rendono sicuramente meno fruibile di quanto avrebbe potuto essere. Vedere i due antagonisti maschi in continua lordosi può essere visto come simbolico, o essere irritante. Mai come in questo caso, la bellezza sta nell’occhio di chi guarda.
Grazie mille
Evita di fare l'errore di Irene che si è buttata di faccia su un'edizione Pornolusso senza sapere a cosa andava incontro... Il lungometraggio è quello sulla Stazione Elettrica?
Forse non si saprà mai con la prima traduzione, pur avendolo letto ormai quasi 20 anni fa (e riletto in scanlation inglesi per capire la trama visto che la prima edizione italiana aveva praticamente scazzato tutta la terminologia) la storia è semplice e abbastanza facilmente comprensibile.
La megastruttura in cui gira Killy è andata fuori controllo e ormai inglobato buona parte del sistema solare.
Killy va alla ricerca dei geni terminali per poter accedere alla rete di controllo e ristabilire l'ordine e permettere, forse, all'umanità di avere un futuro.
È una grande storia ricca di sottotrame e colpi di scena? No.
È perfettamente comprensibile prestando un po' di attenzione? Sì.
L'unico che c'è su Netflix, mi sembra di sì, comunque.
Dare QUATTRO ad un opera del genere vuol dire averla letta ad occhi chiusi e cervello spento.
EDIT: vabbè hai dato DIECI a "Ten Count", allora vale tutto.
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHA!
E c'è gente qui che elogia Internet, animeclick e varie rispetto alle riviste, ai libri, ai "critici" ...
Eh si, da tramandare ai posteri ...
Bhe se i critici/riviste sono quelli di recente discussione lascia perdere, sono soldi e tempo buttato per come sono stati presentati e pensati. Con tutto rispetto al lavoro fatto, sia mai che si offenda tale "redattore" che probabilmente ne capisce a valanga... (Ci si trova in difficoltà pure a recensirla francamente..)
Animeclik non è tanto diverso dato che si accontenta della sua fetta di utenza, senza sfruttare molte potenzialità del sito e accontentandosi. Però stai sbagliando perchè la Recensione è di Utente. La rubrica serve proprio a discuterne, nel bene e nel male, e suppongo che Grandebonzo abbia volutamente selezionato e proposto quel 4...
Se riesci a farti un'idea della trama e dall'immagini in realtà bastano quelle.
Esiste anche un cartaceo su quel lungometraggio nel dubbio.
La differenza con Blame! è che non ha così tanti personaggi e dialoghi, ma l'ambientazione è simile.
Per l'edizione secondo me sono meglio i 10 volumi della Nuova Edizione. La Deluxe è leggermente grossa e scomoda. Questa Pornolusso della recensione non ne ho idea, avendone 2 non me ne serviva una 3°-
Sarebbe un po' come se io recensissi un majokko.
Senza volerlo però riconosci che questa recensione è utile.
Io ad esempio sono più interessato a trame complesse e con personaggi ben caratterizzati, piuttosto che a storie dove a farla da padrone sono la parte "action" o quella estetica. Grazie a questa recensione, capisco che non fa per me, e quindi ne rimango alla larga.
Da che mi ricordo, l'ho visto qualche tempo fa il film, c'entrano poco l'uno con l'altro tranne che Killy non spiccica una parola. La cosa migliore di Blame sono i disegni e gli sfondi di Nihei che il film, per ovvi motivi, non riesce a rendere minimamente purtroppo!
E' risaputo che Blame è un manga molto di nicchia e quindi non per tutti, ma questa recensione è una barzelletta quanto il voto datogli. 8 per me.
Sorpresa sorpresa... ;D
Casshern Sins non è un capolavoro, ma comunque una più che buona interpretazione alternativa/what if dell'originale in chiave (ancora più) triste e cupa. 7.5
Fun facts: non so se sia vero o una leggenda metropolitana, ma si dice che gli autori della serie volessero fare un Saint Seiya in chiave post-apocalittica e tragica (il character design è chiaramente ispirato a Shingo Araki, coincidenza?), ma avendo ricevuto un no come risposta dalla Toei e/o da Kurumada stesso, abbiano fatto Casshern Sins. Se davvero è così sono felice di ciò perchè, per quanto allettante sarebbe vedere un'interpretazione simile dei Saints, amo troppo i personaggi e il mio già provato cuore non reggerebbe.
Di Kyashan, ricordo troppo l'originale, quel cigno... mi è piaciuto anche questo Kyashan Sins, bella la recensione.
Su Akira si può scrivere molto... e mi sta venendo voglia di rivederlo.
Qualsiasi recensione di blame! Ti avrebbe detto che i dialoghi sono praticamente assenti, e che la trama é piú che scarna. Si stava contestando che non ha molto senso fare la recensione di un qualcosa che non c'entra niente con i tuoi gusti.
Personalmente mi ritrovo anch'io nel voto, anzi a dirla tutta ho letto le scan e dopo un pò l'ho addirittura droppato da quanto non mi piaceva, e leggo di tutto, partendo da opere tipo berserk, horror, sportivi e anche harem quando voglio qualcosa di più leggero.
Quindi visto che come è stato detto è un'opera abbastanza particolare trovo normale che a qualcuno è piaciuta e ad altri no, passando quindi da voti eccellenti a sonore insufficienze, se dovessi fare una recensione probabilmente anche io avrei dato un voto simile
Che è scritta da chi l'opera l'ha letta senza capirla minimamente?
Come puoi averlo letto tutto e scrivere che è incomprensibile, basta letteralmente perdere 30 secondi e leggere le prime 3 righe di "Trama e ambientazione" su wikipedia per accorgersi che si stanno scrivendo fesserie.
Il problema non è solamente il voto, è la supponenza di voler scrivere le recensioni senza capire l'opera e senza fare il minimo sforzo per informarsi.
Male, molto male.
E comunque che palle il solito discorso secondo cui uno dovrebbe restare sempre sullo stesso genere, sono 30 anni che leggo fumetti di ogni tipo, shounen, shoujo, seinen, josei, fumetti italiani, europei (spagna, francia, belgio) americani ecc ecc, ce ne sono di meravigliosi in ogni genere e per ogni target.
Uscite dalla vostra comfort zone e leggete di tutto.
Non sta scritto da nessuna parte che una ragazza che legge principalmente shoujo non dovrebbe rimanere stregata dalle architetture futuristiche di Nihei.
È un manga stile "l'arte per l'arte" e va apprezzato come tale. Per chi vuole qualcosa di strano e diverso, la troverà interessante. Per chi, invece, preferisce la classica narrazione letteraria, sarà troppo meh.
Personalmente, io l'ho apprezzata. Mi divertiva anche ritrovare dei punti di collegamento generale con altre opere uscite più tardi che erano chiaramente ispirate da Blame!. Tale cosa mi è apparsa anche leggendo Gunnm e Nausicaa.
Blame! è un'esperienza d'esplorazione, secondo me.
Mit13 che Blame! non c'entri nulla coi miei gusti non è assolutamente vero perchè io, lo puoi vedere dalle tante recensioni che ho fatto sulla mia scheda, leggo OGNI genere. E mi piace di tutto, da Berserk, a Suicide Island, a The Climber, a Real, a Dorohedoro, a Tredici notti di rancore .... e molti altri.... leggo di tutto e trovo fantastiche letture su ogni genere, per questo ho voluto provare Blame!
Vorrei comunque sottolineare che se andate tutti a vedere le altre recensioni su Blame! noterete che non sono l'unica ad aver dato voto basso e ad aver trovato la trama incomprensibile. SIAMO IN TANTI ad aver avuto questa impressione, e ci sta!
Come ci sta che altri lo abbiano trovato spettacolare.
Perchè, come ho scritto anche nella recensione, Blame! è un'opera molto particolare che o ti piace o non ti piace, non ci sono mezze misure.
Chibi Goku vorrei far chiarezza che mi sono ben documentata prima di leggere Blame!
e l'ho anche scritto nella recensione, dove preciso "Avevo letto le recensioni di Animeclick perciò sapevo bene o male cosa aspettarmi, leggo manga da decenni e ho letto di tutto, spinta dalla curiosità di provare un manga diverso dal solito, assolutamente non commerciale"
Poi vorrei far notare che nella scheda di Blame! CI SONO PIU' PERSONE ad aver dato voto basso e aver recensito dicendo che la trama è incomprensibile, puoi controllare tu stessa.
Siamo tutti supponenti quindi da voler scrivere le recensioni senza capire l'opera?
Vorrei anche sottolineare che io comunque rispetto pienamente chi invece ha amato Blame!
Penso che siano importanti in una scheda manga anche le recensioni negative perchè danno un'idea più amplia ad un potenziale lettore su cosa può aspettarsi.
come scrivo nella mia recensione:
"La forza di quest'opera per me è la poetica legata a questo mondo così oscuro, ipnotico e misterioso, questa poetica rispecchia l'intimità personale dell'autore Tsutomu Nihei, e quindi il lettore non può che dare una valutazione altamente soggettiva, a seconda della sua sensibilità tenendo conto anche dei suoi gusti personali, e quindi del suo cogliere quella poetica o meno.
Penso che ogni parere sia valido, sia positivo che negativo, perchè "Blame!" non ha mezze misure."
Di Kyashan Sin gli episodi migliori sono proprio quelli stand-alone, dove Kyashan rimasto senza memoria si riforma una propria identita attraverso le vite e le esperienze dei robot-persone che incontra.
Blade E' il cyberpunk!
Ne avresti spesi metà comprando le altre, senza parlare dell'usato o del prendere semplicemente prima il n.1°. Cosa ti ha spinto a spendere così tanti soldi per una edizione fuori dalle tue corde?
Non è che ti sia stata regalata? Comunque nel peggiore dei casi puoi sempre rivenderla troveresti la fila di compratori per quanto faccia schifo.
Non ho mai sentito di qualcuno che spende cifre stellari senza sapere cosa va a leggere...
Non mi sembra una giustificazione valida, altrimenti potremmo dire che i vaccini fanno male perché ci sono milioni di italiani antivaccinisti.
Mi sembra di avere documentato che "l'incomprensibile trama" è spiegata su wikipedia, no?
Mi sembra di avere chiarito cosa sono i "non spiegati" geni terminali, no?
Mi sembra quindi onesto partire dal presupposto che chi parla di incomprensibilità parta, quantomeno, da una non corretta comprensione dell'opera.
Poi a me onestamente non dà nemmeno fastidio che Blame non ti sia piaciuto, le battaglie sui voti o su chi sta primo su MAL le lascio agli altri, e non ho nemmeno la supponenza di dire che non mi sia mai capitato di fraintendere completamente alcune opere, ma non si mi venga a dire che sia troppo difficile informarsi un attimo su un'opera e invece di scrivere che qualcosa "Non si saprà mai" (parole tue eh) scrivere che la narrativa è confusa e rende complesso capire alcuni punti importanti di trama.
Perché mi sembra onesto mettere come punto negativo che certi risvolti non siano comprensibilissimi, ma allo stesso modo mi sembra errato dire che non si possono capire o non sono spiegati.
Non difendo la perfezione di Blame!, difendo la necessità di avere critiche negative che si basino su punti oggettivi e non su fraintendimenti.
Che Blame! non ti sia piaciuto e lo ritieni da 4 è un parere onestissimo.
Ripeto che avevo un'idea abbastanza chiara su cosa andavo a leggere perchè mi ero documentata e letto molte recensioni. Il motivo dell'acquisto della Master edition è che è un'edizione davvero bellissima, con pagine olografiche e formato grande, davvero una bellissima edizione se mi fosse piaciuto il manga.
E poi soprattutto perchè io rivendo tantissimo online, e Blame! infatti l'ho subito messo in vendita e venduto 5 giorni dopo, rimettendoci quasi nulla. Sono una rivenditrice navigata.
Poi vabbè, ci sono i bambinetti che si risentono solo perchè a qualcuno non piace quello che piace a loro, ma sono casi disperati.
ancora piu agghiacciante è, quando non si condivide il punto di vista del recensore, buttarla nel "non ha capito l'opera", come se a capirla possa essere solo colui che muove la critica alla recensione. Spesso è una scusa che si utilizza per trovare un modo alternativo di screditare il pensiero del recensore: non solo non si accetta il punto di vista differente, ma si cerca in tutti i modi di screditare il suo pensiero accusandolo di "non aver capito l'opera".
...non è che invece bisogna semplicemente accettare che esistono pareri diametralmente opposti e per nulla in linea con il nostro pensiero, anche di gente che capisce piuttosto bene ciò che vede?
Personalmente, trovo il voto di blame un po' basso, idem per Akira. Ma la cosa piu importante credo sia sempre e comunque argomentare le proprie idee e spiegare perchè si vede qualcosa da quel certo punto di vista. Una rece con contenuti davvero poveri ovviamente farà storcere il naso, quindi sarà poco obbiettiva e credibile... la cosa si autoregola.
il resto non sono altro che...altri punti di vista. certo magari potranno essere molto diversi, o anche sconcertanti. Ma pazienza.
Non ho capito, va bene criticare le recensioni ma solo se si è in buona fede e se i contenuti della rece sono effettivamente poveri, ma a giudizio di chi?
Siamo in una news, commentiamo (e allo stesso modo lo possono fare i recensori), più discussione di così non vedo dove la si possa trovare.
Penso che su diversi punti ci sia stata una discussione interessante nei commenti, se qualcosa non ti è sembrato espresso a dovere, da parte mia e degli altri commentatori, ti inviterei ad argomentare e spiegare perché non sei d'accordo.
Come han sempre fatto tutti.
Come tu stessi sostieni, se davvero ritieni scorrette le critiche a priori senza buoni argomenti.
Questo non porta minimamente a consensi maggiori in quanto pochi vogliono realmente comprendere cosa stiano vedendo-leggendo. Quante volte ci troviamo di fronte a schifezze oggettive che tutti acclamano, ma spesso capita il contrario vediamo delle piccole perle prese in giro da persone convinte di non so cosa in realtà. Non c'è dialogo, non c'è argomentazione oggettiva che tenga.
In questo caso specifico per fortuna vedo che il dialogo e la maturità ci sono da tutte le parti. Lasciando da parte il voto è giusto avvertire che Blame! è un'opera criptica, difficile, che può non piacere, ma che può anche stregare e affascinare, dice bene dacxlee "un'esperienza d'esplorazione"...
Da un confronto pacifico nasce una cosa bellissima: tutta la realtà, le sfaccettature di un'opera. Chi ci legge non conoscendo l'opera solo ora potrà decidere se comprarla o meno. In questo la rubrica è davvero riuscita e ringrazio chiunque abbia esposto il suo pensiero.
PS. ovviamente lo stesso vale per qualunque opera recensita anche in questa sede.
Può non esserti piaciuta la storia, ma per l'ambientazione spettacolare e i disegni incredibili si merita almeno la sufficienza.
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