Dead Rising Deluxe Remaster: la recensione del grande classico Capcom
Frank è tornato a fare shopping di zombi al centro commerciale, anche se forse ormai un po' fuori moda
di DannyK
Non sappiamo come il director passò dal sequel di Sons of Rome - il titolo di lancio della console - a Dead Rising, ma probabilmente quel folle processo creativo aiutò molto nella genesi di un gioco che fu molto sui generis, ma anche profondamente ragionato, ambizioso e soprattutto riuscito. Dopo l'uscita del controverso quarto capitolo che ha definitivamente allontanato i fan di una delle serie più remunerative di Capcom, l'obiettivo con questa Deluxe Remaster è quello di far rivivere a vecchi e nuovi amanti il titolo che invece fece esplodere l'interesse attorno a questo genere. Il punto è che per poterne godere appieno, siamo probabilmente un po' fuori tempo massimo.
L'idea di base funzionava tantissimo: essere chiusi in un centro commerciale assieme ad un'infinità di morti viventi, mentre possiamo dare libero sfogo alla nostra creatività ed utilizzare tutto quello che abbiamo a portata di vetrina per eliminarne a centinaia in stile musou. In tutto questo però non dobbiamo dimenticarci che Frank West rimane un reporter che ha come interesse primario quello di ricercare lo scoop e dobbiamo pertanto essere sempre pronti a prendere la macchina fotografica per immortalare quante più bizzarrie e violenza possibile. Queste due attività unite al salvataggio dei pochi sopravvissuti costituiscono gli elementi essenziali per acquisire punti prestigio e salire di livello, ottenendo miglioramenti predefiniti nelle caratteristiche passive (come attacco, velocità, resistenza) e soprattutto abilità utilissime a farsi largo corpo a corpo tra gli zombi. In questa riedizione l'avanzamento di livello è stato reso più veloce con una distribuzione di PP più generosa, in modo da agevolare soprattutto i primi scontri con gli psicopatici.
Parlando proprio del combattimento entriamo in una delle cose che meno sono state al passo con i tempi. Se già affrontare i "lenti e stupidi" zombi a volte risulta spiazzante per via di hitbox piuttosto fantasiose e di "teletrasporti" con relativa presa e morso quando sembravamo essere fuori range, la cosa si accentua e diventa frustrante contro gli psicopatici. Lasciando da parte l'inesistente fisica dei corpi o l'impatto nullo dei nostri attacchi, sono proprio le hitbox e l'impossibilità di tenere puntato il nemico a rendere questi combattimenti una sorta di acchiapparello nel tentativo di cheesare la non eccelsa IA avversaria e portare qualche colpo. Ed è un peccato perché la loro caratterizzazione, nell'essere personaggi volutamente caricaturati e folli - appunto - resta eccelsa e divertente, così come anche la loro morte violenta e gore. Essendo il focus dell'esperienza avrei puntato a migliorare molto il combat system, almeno nella gestione delle armi da fuoco (con efficacia ridotta ai minimi termini e senza nessun feeedback) e nella pesantezza complessiva dell'orda, che risulta fin troppo scialba. Sembra quasi che l'attività di generare uno spezzatino di carne a colpi di katana, motosega, grucce e tosaerba sia stata pensata per essere un comodo antistress, senza puntare ad un minimo di realismo.
Notevoli miglioramenti nella user experience sono invece stati fatti nell'IA dei sopravvissuti, che durante il loro salvataggio evitano maggiormente di autosabotarsi rendendo meno frustrante le relative missioni, e nella gestione degli autosave e dell'orologio. Come probabilmente saprete tutta l'avventura principale di Frank West ruota attorno a 72 ore in game che continuano a scorrere e che scandiscono il tempo limite per completare le varie missioni che ci vengono assegnate, restituendo quel giusto senso di urgenza e tensione all'interno di una situazione simile. Il vero problema è che, soprattutto nelle parti finali quando la maggior parte dei compiti erano stati portati a termine, spesso ci si ritrovava ad attendere molto tempo per arrivare all'orario designato per l'inizio di una certa missione, mentre in questa remaster c'è la possibilità di far scorrere il tempo velocemente, bella pensata. Allo stesso modo il sistema degli auto save, non necessario all'epoca ma imprescindibile oggi, ci dà la possibilità di riprendere dallo scenario immediatamente precedente la nostra morte, non dal salvataggio precedente. Entrambe le opzioni sono disattivabili per i nostalgici. Migliorata anche la gestione dei comandi, ad esempio la possibilità di camminare mentre si mira.
Dal punto di vista estetico e tecnico invece, il gioco è stato completamente ripensato grazie al RE Engine e si vede assolutamente, soprattutto nell'impronta meno caricaturata e molto più realista data ai personaggi ed al centro commerciale, con una palette di colori meno sgargianti e che, forse, fa perdere un po' dello spirito iniziale dell'opera. La nostra prova, con settaggi al livello massimo, non ha mai perso nulla in fluidità, mantenendo costante la massima risoluzione con i 120fps anche nelle situazioni più caotiche. Il lavoro di ricreazione dell'intero mall di Willamette è stato perfetto, così come anche il redesign dei protagonisti e dei comprimari, psicopatici inclusi. A soffrire un po' sono invece gli zombie ed i sopravvissuti, che restano piuttosto anonimi e di bassa qualità. Eccellente il lavoro svolto sul ridoppiaggio, completamente in italiano con voci di primissimo piano.
Se in generale il gioco mantiene inalterata la sua formula provando a svecchiarla per migliorare la qualità dell'esperienza complessiva, le meccaniche e la distribuzione delle quest non sono variate e questo è forse il più grande difetto di Dead Rising. Una marea di backtracking per fare e rifare le stesse cose dopo un po' diventa effettivamente noioso ed è figlio di diverse ere videoludiche fa. Il titolo ha fatto all-in sul divertimento intrinseco di spazzare via nemici in maniera creativa e nel portare avanti una trama ricca di colpi di scena, scritta bene e recitata da molte sequenze cinematografiche coinvolgenti, ma tutto ciò che c'è in mezzo si limita a dividersi in due attività di eliminazione minacce e salvataggio ostaggi. Anche all'interno delle missioni principali, l'impressione è che sia tutta una scusa per farci girare continuamente da una parte all'altra del centro commerciale. Il tutto è tollerabile per alcune ore, poi la mancanza di modalità aggiuntive e maggiormente varie si fa sentire. Stiamo inoltre parlando di un gioco a finali multipli, perciò volendo vederli tutti potreste volerci dedicare più tempo di quello che fareste normalmente, ma per fortuna nei miglioramenti generali hanno anche ridotto ciò che serve per vedere il miglior finale.
Conclusioni
Dead Rising è un gioco di un'altra epoca e questo non è per forza un male: in questa Deluxe Remaster si vede l'intenzione alla base, la critica sociale (fin troppo palesata ad un certo punto), la follia e creatività che lo hanno contraddistinto, ma purtroppo arriva in un momento in cui di giochi simili ne sono nati tanti e nel frattempo la varietà di situazioni che si possono trovare è cresciuta a dismisura. In buona sostanza, l'utente attuale potrebbe annoiarsi presto della formula piuttosto ripetitiva, nonostante il grande divertimento nelle prime ore e varie migliorie che hanno alleggerito il gameplay e migliorato l'esperienza nel titolo. Ottimo davvero il lavoro svolto con il RE Engine e con il completo ridoppiaggio, da questo punto di vista Capcom ha fatto un lavorone che forse avrebbe dovuto provare a direzionare anche nella fisica degli scontri, nel feedback delle armi e nel regalare qualche modalità aggiuntiva o qualcosa in più per prolungarne la longevità. Un grande gioco, forse non il migliore tra cui scegliere per farci un remake.