Netflix: ecco come intende salvare l'industria degli anime

A rivelarlo un nuovo rapporto stilato dalla stessa piattaforma

di marco97fe

Netflix ha pubblicato di recente un corposo rapporto di 35 pagine dedicato al suo impegno per migliorare e rafforzare l'industria dell'intrattenimento giapponese, con un focus speciale sugli anime e sui passi necessari per garantire la longevità del settore.
 
Netflix: ecco come intende salvare l'industria degli anime

Come riportato da Bunkatsushin, l'Agenzia giapponese per gli Affari Culturali ha invitato Netflix a fornire prove sulle retribuzioni adeguate del settore dell'intrattenimento nell'era della trasformazione digitale. Netflix ha illustrato le proprie iniziative per garantire la sostenibilità dell'industria e ha sollevato la questione delle ore di lavoro degli animatori, che risultano notevolmente superiori alla media nazionale, in oscillazione tra le 198 e le 225 ore mensili. I salari degli animatori giapponesi sono inoltre inferiori rispetto alla media dei lavoratori adulti, una disparità che ha attirato anche l'attenzione delle Nazioni Unite, che proprio quest'anno hanno denunciato condizioni di sfruttamento all'interno dell'industria dell'animazione. Netflix ha spiegato i suoi sforzi per apportare miglioramenti sotto tutti questi aspetti, sostenendo di pagare prezzi equi per gli anime che concede in licenza e di garantire che tali compensi vengano distribuiti non solo ai principali studi di animazione delle serie, ma anche ai subappaltatori e liberi professionisti coinvolti nelle produzioni.

Netflix ha budget più alti per gli anime, ma i compensi restano un problema

Il tema dei compensi e del rispetto degli standard lavorativi, soprattutto nei ruoli di produzione più bassi dell'industria anime, continua a sollevare forti preoccupazioni. Nel 2020, il regista d'animazione Terumi Nishii (Jujutsu Kaisen, Le Bizzarre Avventure di JoJo) aveva già segnalato che i budget degli anime prodotti per Netflix erano significativamente più alti, fino al "doppio" o "triplo" di quelli di una classica produzione anime, aggiungendo però che i benefici economici non venivano effettivamente riversati sui creatori. Proprio quest'anno, una mancanza di trasparenza nel settore ha provocato molteplici e importanti preoccupazioni legali: secondo quanto riferito, uno studio di animazione nordcoreano avrebbe lavorato alla produzione di Dahlia in Bloom, e in un altro caso un bambino ha dichiarato di aver partecipato alla realizzazione di Isekai Onsen Paradise all'inizio di quest'anno, attirando l'attenzione e l'indignazione di molti.
 
Netflix: ecco come intende salvare l'industria degli anime

Sebbene alcune affermazioni siano alquanto discutibili, lo scandalo ha sollevato importanti questioni sulla capacità delle piattaforme di streaming come Netflix di garantire il rispetto degli standard. Per raggiungere questo obiettivo, Netflix richiede la documentazione di ogni fase della produzione, eliminando i responsabili intermedi che spesso fanno aumentare i costi con "commissione di gestione", e si auspica che l'intera industria adotti un simile approccio, consentendo quantomeno agli investitori di sapere dove e come vengono spesi i fondi e di disporre dei dati necessari per richiedere miglioramenti mirati.

Netflix punta a migliorare gli standard per le produzioni live-action

Netflix ha inoltre evidenziato il proprio impegno per migliorare gli standard anche in ambito live-action. In Giappone, per esempio, ha introdotto intimacy coordinators (figure sui set indispensabili per accompagnare attori, attrici e tutta la troupe nella realizzazione di scene che toccano la sfera più intima), avviato corsi di formazione per promuovere l'armonia sul set e organizzato masterclass con l'American Society of Cinematographers e l'Università Keio di Tokyo. L'azienda sta lavorando anche sulla trasparenza contrattuale in collaborazione con la Japan Motion Picture Production Standards Association, che rilascia certificazioni per le produzioni che rispettano specifiche linee guida sugli standard di lavoro. I problemi contrattuali, in particolare nel settore degli anime, sono stati una delle principali fonti di controversia: secondo un'indagine del 2023 di JAniCA, oltre il 20% degli animatori ha dichiarato di non conoscere i termini del proprio contratto al momento dell'assunzione. La volontà di cambiare la situazione è stata scarsa nel corso dei decenni, a causa di rapporti fondati su accordi verbali e di una mentalità che, secondo gli esperti, tende a preservare lo status quo e ad emarginare chi si oppone al sistema.
 
Netflix: ecco come intende salvare l'industria degli anime

L'industria degli anime, oggi caratterizzata da una prevalenza di freelance, vive una costante rotazione di talenti, con professionisti che passano rapidamente da un lavoro all'altro, creando difficoltà ai vari studi giapponesi nel tenere traccia dei propri collaboratori. Takeshi Kikuchi, direttore capo dell'animazione per Kadokawa, ha dichiarato recentemente a Nikkei che vorrebbe implementare un sistema di contratti centralizzato entro il 2025. Tra gli esempi di successo, DandeLion Animation Studio, co-produttore di The First Slam Dunk insieme a Toei Animation, che secondo quanto riportato dal CEO a ASCII all'inizio di quest'anno, ha adottato un efficente database per i contratti, denominato "Contracts One", che ha implementato per la realizzazione del film nel 2022.

Netflix afferma che i lavoratori occidentali sono meglio tutelati che in Giappone

Netflix ha sottolineato che i lavoratori del settore sono maggiormente tutelati in Occidente, dove sindacati come SAG-AFTRA sono cruciali per garantire aumenti salariali e condizioni migliori. Tuttavia, secondo la piattaforma, questo sistema non risulterebbe altrettanto efficace in Giappone, mentre Nippon Anime Film Culture Association (NAFCA) sostiene il contrario. Entrambe le parti, però, concordano sull'importanza di certificazioni per il livello di competenza, per garantire compensi adeguati ai creatori più esperti e talentuosi, oltre che sulla necessità di una formazione pratica per i nuovi animatori; Netflix ha citato come esempio l'AFI Conservatory, che offre una solida conoscenza pratica e teorica ai suoi studenti.

Secondo NAFCA, la scarsa formazione e le competenze limitate rappresentano tra le principali ragioni che potrebbero portare al collasso dell'industria degli anime nel giro di pochi anni. Solitamente, i budget per le produzioni venogno stanziati per completare i progetti in circa tre anni, ma spesso tendono a protrarsi fino a quattro o cinque, in parte per la necessità di revisioni e modifiche che fanno aumentare i costi, riducendo i fondi destinati ad altre produzioni. Ciò può portare a produzioni di bassa qualità o addirittura a cancellazioni. Per contrastare il fenomeno, NAFCA mira a introdurre un certificato di competenze standardizzato, avviando il suo primo test di abilità per animatori il 9 novembre.

In conclusione, Netflix ha dichiarato che i suoi report, come quello settimanale e biennale "What We Watched: A Netflix Engagement Report", offrono un reale vantaggio agli autori. Questi dati forniscono spunti e idee per progetti futuri e permettono ai creatori di ottenere una migliore posizione nelle trattative per il rinnovo delle licenze. Ha inoltre sottolineato il proprio ruolo nella realizzazione di adattamenti di opere originali. In qualità di investitore e intermediario, aiuta a trasmettere i desideri dei detentori dei diritti alle case di produzione, come dimostrato dalla produzione del live-action di One Piece. Netflix ha infine ricordato la sua adesione all'ACE (Alliance for Creativity and Entertainment), impegnata nella lotta alla pirateria, che di recente ha colpito il colosso HiAnime, provocando grande scalpore.


Fonte consultata:
CBR

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