Death Parade: dieci anni per l'anime soprannaturale targato Madhouse

Scopriamo le origini dell'iconica sigla d'apertura e l'animatrice Aya Suzuki

di Olimpea

In questo articolo potrebbero essere presenti spoiler della serie del 2015 e dell'episodio speciale del 2013.



 
"Everybody, put your hands up!"

Si dice che, alcune volte, bastino poche parole, una nota di una canzone, una voce che riconosciamo quasi all'istante, per riportare alla mente dei ricordi, siano essi felici o tristi. E la sigla di apertura di Death Parade, "Flyers", non fa eccezione. La band funk rock BRADIO ha suonato quella che è diventata una delle sigle più iconiche del mondo anime, e considerata anche una delle più ingannevoli, poiché capace di mascherare la tristezza e il dramma della serie targata Madhouse. Basato sullo special Death Billiards (corto facente parte del progetto Anime Mirai 2013 del Young Animator Training Project, che finanzia giovani animatori), il 10 gennaio 2015 usciva il primo dei dodici episodi dell'anime scritto e diretto da Yuzuru Tachikawa: in questi dieci anni, persone da tutto il mondo hanno ballato e pianto, e ancora oggi ballano e piangono seguendo il ritmo incalzante e la voce soave del cantante Takaaki Shingyoji.


 
Dopo la morte, all'uomo è riservato un duplice destino: se è stato onesto in vita, andrà in paradiso; altrimenti ad aspettarlo ci sarà l'inferno. Tuttavia, alcune persone rappresentano l'eccezione: quando due individui muoiono contemporaneamente, la legge vuole che, prima del trapasso, vengano convocati in un posto fra i due mondi dell'oltretomba, per essere giudicati. Arrivano così al Quindecim, un bar gestito da un inespressivo cameriere e una ragazza dai lunghi capelli corvini. Invitati a prendere parte ad un gioco, che può andare dal biliardo al bowling, dalle carte alle freccette, i malcapitati sono costretti a mettere in palio la propria vita, di cui non hanno la consapevolezza di aver già persa. Durante il gioco, l'inespressivo barman, nei panni di giudice, emana il verdetto sulla condotta tenuta e decide se far reincarnare l'anima del defunto o spedirla nell'oblio.


Ma com'è nata l'idea di questa sigla? E perché renderla così vivace e piena di danze? Tutto è cominciato con una giovane donna che si stava, al tempo, facendo strada nel mondo dell'animazione internazionale.

Aya Suzuki, animatrice metà giapponese e metà britannica, ha raccontato, in un'intervista del 2015, un aneddoto proprio sull'iconica sequenza di ballo della sigla che vede i due protagonisti Decim e Chiyuki. Vi riportiamo di seguito la traduzione:

«Madhouse mi ha contattata. In realtà, Tachikawa-san, Kurita-san (Shin'ichi Kurita) e il team sono miei buoni amici. Tuttavia non riuscivo a inserire Death Parade nella mia agenda. Mi sentivo triste, perché avevo detto che ci avrei sicuramente lavorato: quando Death Billiards era in produzione, il regista aveva già avuto l'idea di farne una serie e sperava che tutti quelli che avevano lavorato per Death Billiards fossero presenti per Death Parade. Ma io ero l'unica che non poteva farlo. Ero davvero dispiaciuta. [...] Tachikawa-san mi chiese: "Potresti almeno fare una scena per la sigla di apertura?" E io risposi: "Mi dispiace molto, ma non posso". Siccome lui sapeva che, tra le altre cose, io ballo molto, mi fece: "Se metto una sequenza di danza nella sigla di apertura, la farai?". Da lì ho pensato: "Forse". Questo è il motivo per cui c'è una sequenza di ballo, e alla fine non l'ho fatta io perché non avevo tempo.»
 
Non si sa se Tachikawa avesse già pensato di includere tale sequenza, o se fosse stato ispirato dalla passione di Suzuki per il ballo, ma il risultato è stato un successo che si può definire ormai senza tempo: il battito delle mani e la frizzante chitarra elettrica si mescolano con danze, cocktails pregiati, carte da gioco e delicati rosoni violacei. Una sigla di un minuto e mezzo capace di spezzare il cuore allo spettatore, soprattutto dopo aver visto le puntate nella loro dolorosa interezza.  

 
Death Parade 1



La carriera di Suzuki è iniziata da quando si è laureata alla Arts University Bournemouth, nel Regno Unito. Lavora nel settore del cinema e dell'animazione da oltre 15 anni, contribuendo a progetti internazionali di grandi studi come Warner Bros, Disney e Netflix e rimanendo allo stesso tempo in contatto con l'industria giapponese con studi come TriggerStudio Ghibli e Studio Chizu. Un curriculum, che già nel 2015 era consistente, è tutt'oggi in costante crescita: il suo essere animatrice freelancer le ha permesso e ancora oggi le permette di vivere tante esperienze e conoscere tante persone che hanno influenzato la sua vita e il suo stile di animazione.

«(Gli studi di animazione) sono tutti diversi. La cosa interessante è che ho lavorato a un bel paio di progetti presso Madhouse, e tutto sembra diverso a seconda della squadra. Il team di Death Billiards, per esempio, era molto mansueto; eravamo ragazze vent'enni. Per la nostra festa di chiusura, siamo andate a raccogliere le fragole. Ricordo di aver incontrato i ragazzi dello Studio Trigger in America e stavano comprando pistole spara marshmallow, e hanno detto che le avrebbero sparate nello studio. Ho incontrato il team più sfrenato durante il mio periodo di lavoro per The Dreaming Machine (2011) di Satoshi Kon, quando lui ci portava fuori per bere qualcosa. Venivano consumate quantità folli di alcol e non ci si poneva il problema di perdere l'ultimo treno, piuttosto quale primo treno avremmo dovuto prendere.»
 

Death Parade 2



La sua presenza, dunque, nei pensieri del regista Tachikawa, nonché all'interno della produzione di Death Billiards, ha permesso la realizzazione di Death Parade per come lo conosciamo oggi.

«Penso che i fan apprezzino sicuramente le grandi scene d'azione... Ma se vai a fondo tra i professionisti, in realtà penso che valutino di più le persone che possono fare animazioni discrete e minimaliste. Mi sento a mio agio quando faccio animazioni discrete, perché mi immedesimo di più. Death Billiards ha visto la mia prima grande scena di combattimento, e sicuramente non è venuta facilmente. Shinichi Kurita, il direttore dell'animazione, ha aiutato molto; è un appassionato di arti marziali, di kung fu e regista di animazione su molti dei progetti di Bleach
 




Con il debutto dei due prodotti, vennero pubblicati i corrispettivi Staff Books, ovvero degli artbook ufficiali ricchi di illustrazioni, dediche, sketch e bozze realizzate dallo staff e da qualche ospite. E Suzuki è stata una di questi ospiti. Se per Death Billiards ha contribuito come animatrice, ha realizzato un'illustrazione omaggio per Death Parade che ritrae... proprio Decim e Chiyuki presi nella loro travolgente danza. Il libro è stato messo in vendita in occasione del Comiket 2015 a Tokyo, ed è diventato un pezzo pregiato e ricercato da collezionisti di tutto il mondo. 

Un cerchio che si apre e si chiude, ma che non si è mai chiuso del tutto. Ancora oggi, nelle fiere in cui viene ospitata, nelle università in cui tiene le sue masterclass di animazione e persino in vari forum online, riceve amore da parte di giovani promesse e di appassionati.
 

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Non è inusuale, soprattutto nell'ultimo periodo, trovare su YouTube vari video di musicisti di varie nazionalità fare delle "reaction" sulle sigle degli anime, o ancora delle cover da loro realizzate. E non è altrettanto inusuale che, grazie a video di questo genere, o ancora grazie al magico algoritmo delle piattaforme che propone sigle e clip, è possibile scoprire e riscoprire titoli sottovalutati. Se Death Parade ha ancora un fandom vivo e attivo in giro per il mondo, raggiungendo anche il nostro amato stivale, è anche per questo motivo. In fondo, la sigla viene chiamata "di apertura" per un motivo: è il biglietto da visita dell'anime, una canzone che apre e introduce alla visione, che descrive molto di più la serie di quanto non lo facciano i trailer. Perché Death Parade, nelle sue lacrime e nel suo dolore, è una storia di redenzione, di giustizia, di amore: la vita è già triste di suo, quindi perché crucciarsi ulteriormente quando possiamo sorridere, ballare tutti insieme e pensare positivamente?

Death Billiards non ha mai ricevuto di un doppiaggio italiano, a causa della mancanza della traccia musica ed effetti, e non è disponibile in alcuna piattaforma. Fortunatamente ciò non vale con Death Parade: abbiamo potuto goderne il doppiaggio e, acquistata da Dynit nel 2015 e inizialmente trasmessa sulla piattaforma VVVVID, è disponibile in streaming su Amazon Prime Video e su Netflix, nonché in edizione home video in blu-ray e DVD (la prima uscita nel 2017 e la seconda nel 2022).

Ma bando alle ciance, è tempo di visitare o fare ritorno al Quindecim, e completare i giochi a cui il barman ci sottoporrà. Portate con voi tanti fazzoletti, perché ne avrete bisogno.







Fonti consultate:
ayasuzuki.blogspot.com
blog.alltheanime.com
anigamers.com
Animafest.hr
Instagram - @ayasuzuki177

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