Dan Da Dan: Recensione dell’anime che va fuori da tutti gli schemi
Alieni o fantasmi? È uguale tanto vogliono tutti la "banana" di Okarun
di ingiro
Iniziamo parlando dei contenuti e del genere di Dan Da Dan… ecco appunto… che tipo di anime è? È un horror? Una commedia demenziale? Una serie drammatica a tratti strappa lacrime? Un po’ di tutto ciò. Incasellarlo in un genere non è possibile, è un misto perfetto di molte cose, che riesce a intrattenere appassionati di generi diversi. Sicuramente non vedevo una cosa così fuori di testa e allo stesso tempo appassionante dai tempi di Gurren Lagann!
I protagonisti sono Momo Ayase e Ken Takakura, soprannominato da lei “Okarun” perché ha lo stesso nome dell’attore per cui ha una cotta (QUI vi raccontiamo chi è) non proprio segreta, un duro difficile da associare al giovane nerd appena conosciuto. I due hanno delle idee molto strane ma diverse tra loro: lei crede nei fantasmi ma non negli alieni, mentre per lui vale l'opposto. Il loro incontro avviene per caso: Ken stava venendo infastidito da alcuni bulli e Momo senza quasi riflettere lo difende; da quel momento, i due iniziano a parlare e si trovano quasi a litigare difendendo le proprie convinzioni, arrivando al punto di sfidarsi per dimostrare alla controparte che si sbaglia. Decidono infatti che lei dovrà andare in un luogo in cui sono stati avvistati degli alieni, e lui in un tunnel maledetto infestato dal fantasma della “Turbo Nonna”. Risultato: entrambi avranno pericolosi incontri ravvicinati con ciò che credevano non esistesse. Nel disperato tentativo di fuga e di raggiungere Momo per salvarla, Okarun si fonde con il fantasma della nonna, dando vita a un incrocio piuttosto strano, una trasformazione demoniaca che gli conferisce diversi poteri, rendendolo tuttavia decisamente apatico e depresso. Momo come detto poc'anzi è nei guai, sta quasi per essere violentata dagli alieni, e si salverà da sola, anzi salverà anche il ragazzo, invertendo un po’ gli stereotipi classici. Alla fine, i due scoprono dunque di essersi sbagliati entrambi, perché esistono sia fantasmi che alieni, che hanno in comune il fatto di essere interessati alla “banana” di Okarun. La storia alla fine è praticamente la ricerca dei “gioielli di famiglia” del ragazzo, rubati e persi dalla Turbo Nonna, e delle vicende sempre più folli e strane che affrontano alla loro ricerca.
Andando avanti con la storia, i due pian piano si innamorano, con tanto di scenate di gelosia di Momo; il loro rapporto è infatti l’anima della serie, in quanto i protagonisti sviluppano un forte legame che li salva dalle varie vicissitudini in cui finiscono per imbattersi. Anche i personaggi secondari sono molto ben caratterizzati, tutti con la loro dose di follia, ovviamente: la nonna di Momo è tostissima, essendo una dei medium più importanti e potenti della nazione; Aira Shiratori è una loro compagna di classe, anch'essa piuttosto eccentrica e completamente ossessionata da sé stessa, e con la sua presenza si creano divertenti triangoli amorosi. Per non parlare infine di Jin Enjoji, attraente “primo amore” di Momo, che è senza mezzi termini un povero idiota. È proprio questo mix di personaggi folli e fuori di testa uno dei principali ingredienti che rendono Dan Da Dan dannatamente divertente.
Sia gli alieni che i fantasmi, che continuano a presentarsi di fronte ai ragazzi senza dar loro tregua, sono creature peculiari e inspiegabili, come raramente si è visto in altri anime. Hanno una propria caratterizzazione ben precisa: ad esempio, la Turbo Nonna è uno yokai di una donna anziana irritabile e rude, con più livelli di lettura di quanti ci si possa immaginare. È infatti uno spirito guardiano che protegge le ragazze corrotte nel tempo, ma che comunque ha un debole per la banana di Okarun, tanto che all’inizio il poveretto la scambia per un vecchietta un po’ pervertita. Un altro yokai estremamente ben caratterizzato è l’Acrobata Setosa, ma ha così tante chiavi di lettura che ne se ne parlerà più avanti a parte. L'interpretazione che i nemici affrontati abbiano un passato che in qualche modo li riscatti, e ne giustifichi le azioni, non è una novità negli anime, ad esempio è una delle peculiarità che ha reso famoso Demon Slayer. Però qui il mix è particolare, è fatto di demenzialità e drammaticità, e questo ci fa capire quanto “strano” e particolare sia questo anime, che mescola azione, intrighi soprannaturali e commedia romantica senza alcun problema, eccellendo in ciascuno di essi e creando uno spettacolo molto divertente.
Dan Da Dan non perde tempo con una parte introduttiva alla storia troppo lunga. Il ritmo tenuto è incalzante, si parte subito col botto, e i personaggi vengono presentati molto velocemente con scene animate molto spettacolari, ma senza che questo influisca sulla loro caratterizzazione. Quella del primo episodio è una struttura molto rapida che proietta immediatamente i protagonisti nel vivo della storia, tenendo un ritmo vertiginoso. Tutto questo funziona grazie a un buon lavoro di animazione, che dipana sin da subito i dubbi sulla scelta dello studio, Science Saru, che ricordiamo esser stato fondato da Masaaki Yuasa (Ping Pong The Animation, Ride your wave, Inu-Oh) e diventato famoso, oltre che per le opere del regista, anche per alcune produzioni molto ben riuscite come Heike Monogatari e Scott Pilgrim: La serie. Quella realizzata è un'opera con delle animazioni in certi casi davvero oltre la media attuale, in cui il manga è stato fedelmente adattato con scelte dinamiche, non solo nelle scene d’azione ma anche in quelle più lente o in cui sono caratterizzanti le espressioni dei personaggi. Proprio in queste scene i dialoghi e le espressioni esagerate ne accentuano il dinamismo, rendendo anche i movimenti dei personaggi più comici o drammatici, e conferendo enfasi al momento.
La qualità delle animazioni rimane più o meno costante per tutte e 12 le puntate, cosa non scontata. Una nota di merito va agli sfondi, dai colori quasi pittorici. Proprio la scelta dei colori è da evidenziare: il loro utilizzo - e in alcuni casi la loro assenza - riesce a sottolineare e accentuare alcune scene. C’è un episodio che viene mostrato quasi esclusivamente in scala di grigi per poi avere un’esplosione di rosso durante il climax, che lascia senza fiato. Anche nella scena del tentato stupro su Momo da parte degli alieni, i colori sono freddi, ultraterreni, per accentuare il disagio che si voleva creare con una scena tanto forte. Questa elasticità tonale, che passa dal grigio a colori più accesi, è una caratteristica dello studio. Le tonalità sono utilizzate con sapienza; agli yokai sono assegnati colori caldi e agli alieni colori freddi, e c’è spesso sullo schermo una dualità tonale per rappresentare lo scontro tra diversi personaggi. Il cambio radicale dei colori di alcune scene ci rappresenta un immediato ingresso in un’altra scena, come il passaggio dalla normalità della vita quotidiana, ad esempio scolastica, al mondo sovrannaturale e asettico degli alieni.
QUESTO PARAGRAFO CONTIENE SPOILER
Sempre parlando di animazioni c’è un episodio in particolare che mi ha colpito, il numero 7, che merita un capitolo a parte.
L’episodio parla del passato di uno yokai dal nome Acrobata Setosa, già menzionata in precedenza. In questo momento e per la prima volta nella serie si decide di rallentare il ritmo incalzante tenuto finora, in modo da dare tutto il tempo necessario per raccontare questa vicenda. Nell’episodio, lo yokai, ormai sconfitto, vuole salvare Aira in fin di vita. Momo e Okarun sono ovviamente dubbiosi sulle intenzioni dello yokai, visto che sembrava essere ossessionato dalla ragazza, ma Momo, volendo darle fiducia, accede ai suoi ricordi su suggerimento della Turbo Nonna. In questo modo la ragazza scopre che l'acrobata, prima della sua trasformazione, era una madre single che per riuscire a mantenere la figlia si prostituiva nei love hotel; tutto questo la stava privando della gioia di vivere, e l’unica cosa che la manteneva mentalmente salda era l’amore per la propria figlioletta. Una delle cose che le legava maggiormente era l’amore per la danza, ed è qui che si percepisce il grandissimo lavoro svolto dallo studio. Infatti, tutto l’episodio è come una danza che alterna momenti drammatici e gioiosi per infine culminare in un finale tragico. La donna ha accumulato molti debiti, e per questo motivo dei malavitosi le piombano in casa per portarle via la figlia, picchiandola e lasciandola in fin di vita. Il tono dei colori e delle musiche diventa man mano più triste, più cupo, con la madre che corre disperata a cercare la figlia. In questo momento la storia diventa quasi un incubo e la sua ultima danza, di morte, ha un che di nefasto, rendendo la scena inquietante.
Mentre disperata vaga per le strade, incontra una giovanissima Aira che la scambia per la madre e le tocca la mano e il vestito; in questo momento, si capisce che l’ossessione per Aira da parte dello yokai è dovuta al fatto che in lei riveda la figlia, e da questo, Momo comprende che lo yokai vuole realmente salvarla. Tutto questo è raccontato tramite immagini e musica, ed è sapientemente girato in modo da non lasciare sbalorditi gli spettatori se alla fine questa donna diventa un mostro. Tornati nel presente, la yokai salva la ragazza infondendole la propria forza vitale, e inizia a sgretolarsi, con Aira che le riserva un ultimo abbraccio, che lei ricambia con il braccio rimasto prima di svanire completamente. Cercate di non piangere alla fine di questo episodio se ci riuscite!
FINE SPOILER
Science Saru è uno dei miei studi preferiti e sono contento sia riuscito a cimentarsi con un prodotto diverso dai soliti, e sotto molti aspetti veramente difficile, creando delle animazioni di così alto pregio.
Yoshimichi Kameda ha adattato perfettamente sia gli yokai che gli alieni dal manga, caratterizzandoli in modo inquietante e in un certo senso anche disgustoso. Anche il lavoro svolto da Naoyuki Onda nell’adattare i personaggi è ottimo: tutte le espressioni di Momo e Okarun che abbiamo adorato nel manga vengono qui ben riprodotte.
Alla series composition e alla sceneggiatura troviamo Hiroshi Seko (L'attacco dei giganti, Mob Psycho 100, Jujutsu Kaisen, Vinland Saga), una leggenda dell’animazione degli ultimi anni.
Alla regia invece c’è Fūga Yamashiro, alla sua prima direzione, dopo esser stato già stato assistente di Yuasa. Ho trovato molto efficaci alcuni dei suoi accorgimenti, ad esempio i piani utilizzati mentre Okarun corre al massimo, e l’utilizzo della suddivisione dello schermo quando i protagonisti parlano tra loro è molto efficace.
Il lavoro svolto da Yamashiro e Seko è ottimo, e si crea un mix originalissimo di scene di combattimento, momenti tragici e scene di ilarità. I personaggi come detto sono stati sviluppati perfettamente, caratterizzando e dando il giusto spazio a tutti. Anche le scene d’azione mantengono uno standard qualitativo molto alto, anche se si differenziano dal genere in cui gli scontri stessi la fanno da padroni; in questo caso, sono la fuga rocambolesca e la velocità dei personaggi a fare la differenza. Il regista, durante le scene d'azione, spesso riprende i personaggi da dietro, in modo da trasmettere maggiormente il senso di velocità. È anche ottima la scelta di sottolineare questi momenti con pezzi di musica classica per renderli più incalzanti.
Uno degli aspetti che ho maggiormente apprezzato e mi ha divertito di Dan Da Dan sono i continui riferimenti alla cultura pop giapponese. I più evidenti, a cui ho già fatto un accenno all’inizio della recensione, sono le citazioni fatte da Okarun dell’attore Ken Takakura, con cui condivide il nome. Un altro easter egg che ho notato è un omaggio a Godzilla, il re dei Kaiju: uno degli avversari che i ragazzi si trovano ad affrontare, infatti, è una chiara citazione di Shin Godzilla del 2016. Il design del mostro lo ricorda immediatamente, ma quando spara il suo raggio atomico non ci sono più dubbi.
Un altro omaggio veramente spettacolare è stato fatto a Slam Dunk: in una scena in cui Okarun è geloso per Momo, mentre “sfida” Jin, il suo rivale in amore, canticchia niente di meno che “Anata Dake Mitsumeteru”, mitica prima ending del famosissimo anime sul basket; e Jin gli risponde a tono con “Kimi ga Suki da to Sakebitai”, prima opening dello stesso anime. Ma non finisce qui, la scena continua con loro che saltellano qua e là sfidandosi, e il suono prodotto dai loro piedi è quello classico delle scarpe su un campo da basket, e non di calzini su di un tatami. Tanto di cappello a Science Saru per questa trovata.
Ma gli omaggi più evidenti e continui per tutta la serie sono stati fatti a Ultraman. Le righe sui loro corpi e le pose degli alieni Serpo nella loro forma originale, il modo in cui posizionano braccia e mani, sono chiare citazioni ai Dada, una delle razze aliene presenti in Ultraman. I riferimenti sono evidentissimi, basta guardare la seguente immagine per capirlo. Inoltre, anche nell’opening sono presenti numerose citazioni, ma ne parleremo più avanti.
L’opening "Otonoke" dei Creepy Nuts è uno di quei pezzi che non ti togli facilmente dalla testa. Questa opening, sia per la musica che per le immagini, si presta bene alla storia che poi verrà raccontata, ti prepara già un po’ alla follia e alla frenesia dell’anime.
Tornando a parlare degli omaggi alla cultura pop, giapponese e non solo, l’opening ne è una miniera. Quello forse meno evidente e più difficile da cogliere è la Carlton Dance, la danza ridicola del cugino di Willy in Willy, il Principe di Bel-Air, che viene riprodotta da Okarun e compagni. Ma la fonte principale di ispirazione è sempre Ultraman, ad esempio con le pose delle sagome dei personaggi e degli alieni che ricordano la sigla della serie del 1966. Ma la più bella è la posa henshin riprodotta da Okarun, naturalmente con uno sfondo rosso in stile Ultraman!
Anche la colonna sonora di Kensuke Ushio è notevole, in un periodo storico dove non sempre le ost sono proprio curatissime; sottolinea in modo adeguato i punti salienti della storia, presentando anche dei pezzi molto belli, come quello dell’episodio 7 precedentemente analizzato, o quello finale del primo episodio. Senza contare i guizzi come quello di inserire un remix moderno della celebre Ouverture del Guglielmo Tell di Gioachino Rossini a testimonianza del ritmo folle e stravagante della serie.
Ricordiamo, prima delle conclusioni, che questo anime è stato trasmesso da Netflix (in simuldub), Crunchyroll (doppiaggio da poco concluso), e Yamato Video sul canale tematico Anime Generation.
Dan Da Dan inizia col botto senza dare tregua, con una storia e una caratterizzazione dei personaggi incalzante. È un mix di vari generi senza che ne spicchi uno in particolare, ma allo stesso tempo senza renderne ridicolo alcuno.
L’anime eccelle in quasi tutto: animazioni, scelte cromatiche, sceneggiatura, regia e musiche. I due protagonisti sono accattivanti e la loro storia surreale non può che prendervi. Il progredire del loro rapporto e della loro intesa non può che farveli amare.
Le scelte tonali che rappresentano i colori, compreso il loro utilizzo o meno, accentuano e sottolineano in modo efficace molti momenti della storia. Le scene di combattimento sono ben fatte, e hanno uno stile un po' diverso rispetto ai classici anime con focus sull'azione. Gli alieni e gli yokai hanno una caratterizzazione particolare, come raramente si è visto in altri anime. L'opening e le musiche sono di altissimo livello, e l'episodio 7 da solo vale la visione dell'intera serie.
Dopo aver concluso la visione del dodicesimo episodio però si rimane un po’ male, non c’è un proprio e vero finale di stagione o di cour, la serie viene interrotta nel punto esatto in cui è arrivata, lasciando tutti a bocca asciutta. Per fortuna la seconda stagione è stata già annunciata e dovrebbe uscire a luglio 2025.
Dan Da Dan ha quindi soddisfatto le grandi attese? Direi proprio di sì. È un prodotto unico, per via del suo mix perfetto di follia, soprannaturale, fantascienza e ilarità. Forse non è adatto a tutti per via della sua singolarità, di alcuni temi trattati, di alcune scene un po' forti e perché è decisamente trash. Comunque ritengo che giustamente si ritagli un posto tra le serie più belle dell’anno.
L’anime eccelle in quasi tutto: animazioni, scelte cromatiche, sceneggiatura, regia e musiche. I due protagonisti sono accattivanti e la loro storia surreale non può che prendervi. Il progredire del loro rapporto e della loro intesa non può che farveli amare.
Le scelte tonali che rappresentano i colori, compreso il loro utilizzo o meno, accentuano e sottolineano in modo efficace molti momenti della storia. Le scene di combattimento sono ben fatte, e hanno uno stile un po' diverso rispetto ai classici anime con focus sull'azione. Gli alieni e gli yokai hanno una caratterizzazione particolare, come raramente si è visto in altri anime. L'opening e le musiche sono di altissimo livello, e l'episodio 7 da solo vale la visione dell'intera serie.
Dopo aver concluso la visione del dodicesimo episodio però si rimane un po’ male, non c’è un proprio e vero finale di stagione o di cour, la serie viene interrotta nel punto esatto in cui è arrivata, lasciando tutti a bocca asciutta. Per fortuna la seconda stagione è stata già annunciata e dovrebbe uscire a luglio 2025.
Dan Da Dan ha quindi soddisfatto le grandi attese? Direi proprio di sì. È un prodotto unico, per via del suo mix perfetto di follia, soprannaturale, fantascienza e ilarità. Forse non è adatto a tutti per via della sua singolarità, di alcuni temi trattati, di alcune scene un po' forti e perché è decisamente trash. Comunque ritengo che giustamente si ritagli un posto tra le serie più belle dell’anno.