Il magico potere della nostalgia atto 2, ovvero quando una serie "rovina l'infanzia!"

Un pubblico incapace di andare oltre Goldrake, anzi, oltre il ricordo che aveva del cartone di Goldrake visto davanti alla tv!

di Ironic74

Avevo già affrontato l'argomento nell'estate del 2023, quando stavano arrivando le prime informazioni relative alla serie di Goldrake U (in originale Grendinzer U), il recentissimo remake del celebre mecha del 1975. Ora che la trasmissione in chiaro di questa serie si è conclusa su Rai2 non posso esimermi dal riprendere il discorso. Questo perché il fatto di essere andato sulla TV generalista ha scoperchiato un vaso di pandora talmente grande che va ben oltre la nicchia degli appassionati, anche quelli più nostalgici che si concentrano sul social a loro più confacente, ovvero il buon vecchio Facebook. E badate bene, qui non stiamo parlando della qualità della serie, né del successo o meno della sua trasmissioneQui ci concentriamo sulla percezione che ancora oggi buona parte del pensiero comune italiano ha sui "cartoni giapponesi".
 
Goldrake U


Sono un classe 1974 che non hai mai rinnegato di essersi appassionato al mondo dell'animazione giapponese proprio perché figlio di quella che molti definiscono "Generazione Goldrake". Proprio perché poi sono diventato un appassionato sono però poi andato avanti, trovando sempre in ogni decade titoli e storie che mi hanno fatto continuare ad amare questo coloratissimo mondo. Non sono rimasto fermo all'Alabarda Spaziale, né l'ho mai considerata più di quello che realmente fosse: un importante momento storico della TV italiana e l'inizio dell'invasione degli anime giapponesi. Non nego neanche il piacere nostalgico di risentire e cantare le sigle, che a dispetto della serie sono invecchiate molto meglio, ma ci fermiamo lì.
Ecco che quindi la notizia di una nuova serie di Goldrake non ha creato in me particolari emozioni, siano esse negative o positive, dato che continuo a fruire quotidianamente di animazione giapponese e so che reboot/remake sono all'ordine del giorno (vedasi ad esempio Lamù o il più recente Ranma). Al contempo, anni di visioni e di approfondimento mi permettono di poter dire la mia su certe produzioni odierne, facendomi un'idea generale già dallo staff.

Questo però fa sì che, come voi che state leggendo queste mie righe, io mi ritrovi in un cerchio ristretto di appassionati. Un mondo fatto di problematiche quali il costo dei manga, la qualità dello Studio Mappa o la riuscita o no di un adattamento anime.
Sapevamo che l'arrivo in TV di una nuova serie di Goldrake avrebbe attirato l'interesse di molte persone. La data del 4 aprile 1978 è rimasta ancora impressa nella mente di molti della mia età. Quel giorno di primavera in cui sulla seconda rete Rai, l’allora annunciatrice Maria Giovanna Elmi presentò un nuovo programma di cartoni animati di fantascienza provenienti dal Giappone: fu trasmesso con il titolo di Atlas Ufo Robot, ma è rimasto nella memoria collettiva come Goldrake. Come ha detto Alessandro Apreda, durante lo scorso Lucca Comics and Games, molti sono rimasti fermi a quel momento, fan di Goldrake e basta. Buona parte questi sedicenti fan non sono veri appassionati ma persone prettamente legate al ricordo, per lo più falsato dal dolce potere della nostalgia, della loro infanzia e dei loro momenti spensierati passati davanti alla TV.

Sembra banale dirlo, non sarà di certo una nuova serie a cancellare questo ricordo, e tantomeno questa nuova serie non sostituirà mai la vecchia che sarà sempre disponibile sui nostri scaffali o in digitale. La reazione però è sempre quella di chi invece subisce una lesa maestà, quasi un affronto. 

Detto questo, abbiamo l'ennesima dimostrazione che, quando si parla di animazione giapponese, siamo di fronte a una spaccatura bella profonda tra la generazione cresciuta con i "cartoni in TV" e quella di oggi, figlia dello streaming. C'è una causa per questo: dalla fine della MTV Anime Night (ma già prima) fino a oggi, con rare eccezioni come il periodo Freccero di Rai4 e le fasce nostalgiche mattutine di Italia 1, l'animazione giapponese, ben presente per due decadi, è praticamente sparita dalle reti generaliste. Generazioni intere che non hanno conosciuto nulla di quello che veniva prodotto e generazioni più vecchie che rimanevano ferme a ciò che avevano visto. 

Ecco quindi che molti, incuriositi dalla trasmissione in chiaro, di facile reperibilità, si sono trovati di fronte al loro primo anime dopo 30 o addirittura 40 anni! E questo cosa ho comportato? Che ci siamo trovati davanti una sfilza di commenti piuttosto imbarazzanti: "sembra Sailor Moon" (non c'entra nulla a parte che a entrambi ha lavorato Hisashi Kagawa); "il protagonista è effeminato" (senza fare spoiler, abbiamo visto che non è così); "i disegni sembrano quelli dei Pokemon" (non c'entrano niente, forse perché per una persona over 40 sono come Peppa Pig, roba dei ragazzini di oggi). Persone che ovviamente amano a loro dire Goldrake come serie leggendaria ma non sanno cose basilari come il fatto che fa parte di una trilogia robotica e quindi: "Non capisco come mai ci sia Mazinga Z, che c'entra?", come il fatto che il suo "papà" non ha lavorato fattivamente al cartone però "Questi disegni fanno schifo, nulla a che vedere con quelli del vecchio fatti da Nagai!".
 
 
Godrake di Go Nagai edito da J-Pop Manga
Godrake di Go Nagai edito da J-Pop Manga


Tutto buttato lì con arroganza, senza un reale dibattito, perché "ci hanno rovinato l'infanzia" (un cartone animato ha davvero il potere di fare questo?) e "hanno distrutto una leggenda solo per fare soldi" (perché il Goldrake storico non nasceva con l'intento di vendere modellini, come tutti i mecha del periodo?). 

Ripeto qui non stiamo valutando la serie, che di mio giudico una produzione non eccelsa ma neanche troppo mediocre, il classico prodotto medio che vediamo ogni stagione, certo lontano anni luce da lavori tecnicamente superiori che però non riceveranno mai lo stesso eco mediatico sulla stampa nazionale e i tg, come accaduto (senza approfondire troppo, non sia mai!) anche in questa occasione.

Qui si osserva la reazione di un pubblico che si è trovato come Marty McFly di Ritorno al Futuro, 30 anni nel futuro, a fare i conti con un chara totalmente cambiato, un modo di fare animazione che usa la CG da tempo (i rodovetri sono andati in soffitta da un pezzo) e soprattutto un modo di concepire le trame con una storia il più delle volte continuativa. I tempi del mostro della settimana sono finiti e, diciamolo, anche rivolti a un pubblico di cinquantenni nostalgici porterebbe rapidamente a noia. Certo la Rai ci ha messo del suo (sempre se è stata una sua decisione), non lo nego. Nel tentativo di venire incontro a un pubblico variegato e far contenti i "vintageha utilizzato l'adattamento (con qualche escamotage) con i nomi totalmente inventati della serie storica. Nel 2025 è davvero fuori tempo e soprattutto non fa capire che siamo di fronte a un prodotto nuovo. Fa piacere che si è riusciti a mantenere la sigla originale e a non censurare niente, ma il pubblico di oggi, quello vero e appassionato di anime, non può davvero ancora sentir pronunciare Alcor, Venusia e l'Alabarda Spaziale!

 
Goldrake


Goldrake insomma fa sì parte della storia della TV italiana, e resta un'icona (prettamente in Francia e in Italia) pop, ma prendiamo atto che buona parte del pubblico di allora... è rimasto a quel tempo. Incapace di andare avanti, di poter vedere quanto ancora di buono ha portato questo medium dal Sol Levante, quanto si discosti il più delle volte da un prodotto per "ragazzini". Da precursore dell'invasione anime in Italia a sua pietra tombale per un determinato pubblico. 
Un pubblico incapace di andare oltre Goldrake, anzi, oltre il ricordo che aveva del cartone di Goldrake visto davanti alla TV!

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