Tsuki ga kirei, la luna risplende d'amore in primavera! - Recensione dell'anime
Il primo batticuore tra banchi di scuola e i piccoli problemi dell'adolescenza
di LaMelina
Kotarō Azumi e Akane Mizuno vanno in classe insieme. Lui è iscritto al club di letteratura, lei a quello di atletica; lui si cimenta nella stesura di racconti e romanzi, lei adora sfidare la velocità sparandosi a razzo nelle gare di corsa. Entrambi timidi, entrambi vergini d'amore, si trovano in estrema difficoltà ad approcciarsi l'un l'altro e a fronteggiare questo nuovo sentimento che sentono battere dentro sempre più forte. Non sanno bene come gestire le piccole gelosie, non sanno fin dove possono spingersi a chiedere, addirittura non sanno nemmeno come rompere il ghiaccio quando sono uno di fronte all'altro. Lunghi silenzi, sguardo basso, guance imbarazzate: i due protagonisti di Tsuki ga kirei mostrano la purezza del primo amore, quello che sogni possa diventare l'unico e il solo che ti renderà felice.
«Chi è stato a tradurre "I love you" come "La luna è davvero bella, non trovi"?
Osamu Dazai o Natsume Sōseki?»
Osamu Dazai o Natsume Sōseki?»
A prestare il titolo all'anime è un famoso adattamento della frase "ti amo" di Natsume Sōseki, uno degli scrittori più celebri del Sol Levante. Il romanziere era convinto che due amanti non avessero bisogno di esprimere a parole il sentimento reciproco, ma che esso si potesse trasmettere anche con una frase come "Tsuki ga kirei desu ne" (月が綺麗ですね。), quindi con un semplice apprezzamento alla bellezza della luna. I protagonisti di Tsuki ga kirei fanno proprio questo concetto, perché sono innumerevoli le volte in cui non parlano ma riescono a comunicare lo stesso un'emozione. Kotarō, inoltre, sogna di diventare uno scrittore in grado di raccontare l'amore così come faceva Sōseki, o come il suo mentore Osamu Dazai, del quale il giovane più di una volta riporta citazioni importanti nel corso dei suoi flussi di coscienza. Molti dei pensieri di Kotarō partono con un «Dazai wa itta», ossia "Dazai disse", originando un'eco carica di significati.
L'omaggio alla letteratura giapponese non si ferma solo a questi due scrittori, ma con piccoli accorgimenti, come il titolo di un episodio o un libro pescato a caso dal protagonista, sono molte le voci rinomate che rispondono all'appello. Ogni tanto, qua e là, non sono riuscita pienamente a capire perché alcuni romanzi fossero stati tirati in ballo, ma la visione non ne viene minimamente intaccata, perciò fa niente!
In effetti, Tsuki ga kirei si rifà all'amore descritto dalla narrativa giapponese di un tempo, quella che raccontava di amanti che non si erano mai incontrati e che pure avrebbero donato la vita per l'altra persona; di quelli che si innamoravano della calligrafia, del profumo cosparso fra le pagine di una lettera, della puntualità di una missiva, oppure della sagoma intravista dietro le pareti di carta dei fusuma, della voce udita al di là di un paravento, del calore di una mano che ti sfiora... Insomma, un amore che vive di sospiri e che può vivere anche solo di quelli, raccontato stavolta da due adolescenti alle prime armi, tutti presi dal club e dal doposcuola, dalle amicizie vecchie e nuove, che devono lottare con la famiglia per poter ottenere una chance di rincorrere il proprio sogno e contro le convenzioni di una società che spesso decide il futuro dei giovani senza chiedere loro il permesso.
In Tsuki ga kirei l'amore romantico dei secoli scorsi è vissuto in un'ottica più moderna, più adolescenziale. In questo senso sono lampanti le lunghe conversazioni al cellulare di Akane e Kotarō: al posto delle lettere che ci si scambiava un tempo, infatti, troviamo i messaggi di LINE, l'applicazione di messaggistica più utilizzata in Giappone, al pari di Whatsapp per l'Italia. Parte della storia è narrata attraverso lo schermo di un cellulare, in un botta e risposta scritto, a testimonianza del fatto che al giorno d'oggi i giovani si parlano attraverso i messaggi più che con la parola pronunciata.
Ancora, semplice e genuina, Tsuki ga kirei è una storia d'amore d'ambientazione scolastica che vive di tutti i cliché del genere. C'è il tipico festival di quartiere con le bancarelle e la pesca dei pesciolini, la gita scolastica con pernottamento, i colloqui per la scelta del prossimo istituto al quale iscriversi, l'appuntamento al lunapark, e tanti altri piccoli avvenimenti della vita quotidiana e scolastica di un giovane giapponese. E molto giapponese è l'atteggiamento generale dell'opera, che mette in luce la difficoltà degli abitanti del Sol Levante nel comunicare sentimenti ed emozioni al prossimo. L'imbarazzo limitante con cui i personaggi vivono ogni piccolo gesto o parola può apparire estraneo a una cultura come quella occidentale, nella quale troviamo un'immediatezza maggiore nel dialogo interpersonale, ma è figlio di una verità che affonda le sue radici nel passato del Giappone.
Per quanto mi riguarda, è sempre bello tornare tra le mura di "casa", sprofondare nuovamente nelle atmosfere degli shōjo manga classici, quelli con cui sono cresciuta e che mi hanno fatto sussultare il cuoricino da bambina. Teneri e delicati, hanno il sapore di una fetta di torta al limone in piena estate! Nonostante sembri essere un anime indirizzato a un pubblico di età inferiore alla mia (ebbene, ormai ho soffiato 27 candeline!), Tsuki ga kirei è in grado di colpire anche un cuore adulto. È pur sempre vero che gli spettatori di indole più romantica riusciranno meglio a empatizzare coi personaggi, ma son certa che anche un iceberg potrebbe sciogliersi davanti alla tenerezza di questi due virgulti. O a provare rabbia quando terzi incomodi insidieranno la fantastica coppietta!
D'altronde, chi alle scuole medie non ha mai sognato di vivere un amore come quello di Kotarō e Akane? Un amore fatto di rossori, chiacchierate fino a notte fonda, imbarazzo tale da non riuscire a spiccicare parola davanti all'amato, piccole gelosie che ti morsicchiano dentro, inconsapevolezza di come portare avanti una relazione... Il punto di forza di Tsuki ga kirei risiede proprio nella normalità di una storia che sarebbe potuta accadere a chiunque a quell'età. Il ritmo della narrazione a tratti può apparire un po' lento, ma calcolando che nella vita di tutti i giorni le cose accadono poco per volta, rispecchia in pieno l'intento dell'anime di raccontare una tranche de vie: quella del koi (恋), ossia il primo amore.
Dal punto di vista tecnico, Tsuki ga kirei presenta una grafica abbastanza particolare, color pastello. Il character design si avvale di visi dalle linee morbide, facce paffute con occhi rotondi, abbinate ad outfit casual o alla divisa scolastica. La particolarità del disegno sono i contorni ben marcati e un'ombreggiatura biancastra che si va a posare proprio sui bordi, al punto che sembra quasi come se si volesse ritagliare i personaggi dallo sfondo. I fondali, poi, sono curati e realistici da sembrare delle fotografie del paesaggio urbano, quindi ancor di più il personaggio così contornato sembra poggiarsi su un altro livello dell'immagine. A maggior ragione, poi, se è abbozzato, come nel caso dei pg di contorno sullo sfondo. L'effetto è un po' strano a volte, ma tutto sommato non mi dispiace il risultato finale.
Una nota di merito va alla realizzazione del Kawagoe Matsuri (川越祭り), così particolareggiata da sembrare di esserci stata davvero. È stato bello seguire Kotarō nelle prove generali per il festival, nella preparazione delle danze e delle musiche d'accompagnamento. Ho ancora il suono dei taiko che mi risuona in testa! Un vero tuffo nella parte più bella e affascinante della cultura giapponese.
L'omaggio alla letteratura giapponese non si ferma solo a questi due scrittori, ma con piccoli accorgimenti, come il titolo di un episodio o un libro pescato a caso dal protagonista, sono molte le voci rinomate che rispondono all'appello. Ogni tanto, qua e là, non sono riuscita pienamente a capire perché alcuni romanzi fossero stati tirati in ballo, ma la visione non ne viene minimamente intaccata, perciò fa niente!
In effetti, Tsuki ga kirei si rifà all'amore descritto dalla narrativa giapponese di un tempo, quella che raccontava di amanti che non si erano mai incontrati e che pure avrebbero donato la vita per l'altra persona; di quelli che si innamoravano della calligrafia, del profumo cosparso fra le pagine di una lettera, della puntualità di una missiva, oppure della sagoma intravista dietro le pareti di carta dei fusuma, della voce udita al di là di un paravento, del calore di una mano che ti sfiora... Insomma, un amore che vive di sospiri e che può vivere anche solo di quelli, raccontato stavolta da due adolescenti alle prime armi, tutti presi dal club e dal doposcuola, dalle amicizie vecchie e nuove, che devono lottare con la famiglia per poter ottenere una chance di rincorrere il proprio sogno e contro le convenzioni di una società che spesso decide il futuro dei giovani senza chiedere loro il permesso.
In Tsuki ga kirei l'amore romantico dei secoli scorsi è vissuto in un'ottica più moderna, più adolescenziale. In questo senso sono lampanti le lunghe conversazioni al cellulare di Akane e Kotarō: al posto delle lettere che ci si scambiava un tempo, infatti, troviamo i messaggi di LINE, l'applicazione di messaggistica più utilizzata in Giappone, al pari di Whatsapp per l'Italia. Parte della storia è narrata attraverso lo schermo di un cellulare, in un botta e risposta scritto, a testimonianza del fatto che al giorno d'oggi i giovani si parlano attraverso i messaggi più che con la parola pronunciata.
Ancora, semplice e genuina, Tsuki ga kirei è una storia d'amore d'ambientazione scolastica che vive di tutti i cliché del genere. C'è il tipico festival di quartiere con le bancarelle e la pesca dei pesciolini, la gita scolastica con pernottamento, i colloqui per la scelta del prossimo istituto al quale iscriversi, l'appuntamento al lunapark, e tanti altri piccoli avvenimenti della vita quotidiana e scolastica di un giovane giapponese. E molto giapponese è l'atteggiamento generale dell'opera, che mette in luce la difficoltà degli abitanti del Sol Levante nel comunicare sentimenti ed emozioni al prossimo. L'imbarazzo limitante con cui i personaggi vivono ogni piccolo gesto o parola può apparire estraneo a una cultura come quella occidentale, nella quale troviamo un'immediatezza maggiore nel dialogo interpersonale, ma è figlio di una verità che affonda le sue radici nel passato del Giappone.
Per quanto mi riguarda, è sempre bello tornare tra le mura di "casa", sprofondare nuovamente nelle atmosfere degli shōjo manga classici, quelli con cui sono cresciuta e che mi hanno fatto sussultare il cuoricino da bambina. Teneri e delicati, hanno il sapore di una fetta di torta al limone in piena estate! Nonostante sembri essere un anime indirizzato a un pubblico di età inferiore alla mia (ebbene, ormai ho soffiato 27 candeline!), Tsuki ga kirei è in grado di colpire anche un cuore adulto. È pur sempre vero che gli spettatori di indole più romantica riusciranno meglio a empatizzare coi personaggi, ma son certa che anche un iceberg potrebbe sciogliersi davanti alla tenerezza di questi due virgulti. O a provare rabbia quando terzi incomodi insidieranno la fantastica coppietta!
D'altronde, chi alle scuole medie non ha mai sognato di vivere un amore come quello di Kotarō e Akane? Un amore fatto di rossori, chiacchierate fino a notte fonda, imbarazzo tale da non riuscire a spiccicare parola davanti all'amato, piccole gelosie che ti morsicchiano dentro, inconsapevolezza di come portare avanti una relazione... Il punto di forza di Tsuki ga kirei risiede proprio nella normalità di una storia che sarebbe potuta accadere a chiunque a quell'età. Il ritmo della narrazione a tratti può apparire un po' lento, ma calcolando che nella vita di tutti i giorni le cose accadono poco per volta, rispecchia in pieno l'intento dell'anime di raccontare una tranche de vie: quella del koi (恋), ossia il primo amore.
Dal punto di vista tecnico, Tsuki ga kirei presenta una grafica abbastanza particolare, color pastello. Il character design si avvale di visi dalle linee morbide, facce paffute con occhi rotondi, abbinate ad outfit casual o alla divisa scolastica. La particolarità del disegno sono i contorni ben marcati e un'ombreggiatura biancastra che si va a posare proprio sui bordi, al punto che sembra quasi come se si volesse ritagliare i personaggi dallo sfondo. I fondali, poi, sono curati e realistici da sembrare delle fotografie del paesaggio urbano, quindi ancor di più il personaggio così contornato sembra poggiarsi su un altro livello dell'immagine. A maggior ragione, poi, se è abbozzato, come nel caso dei pg di contorno sullo sfondo. L'effetto è un po' strano a volte, ma tutto sommato non mi dispiace il risultato finale.
Una nota di merito va alla realizzazione del Kawagoe Matsuri (川越祭り), così particolareggiata da sembrare di esserci stata davvero. È stato bello seguire Kotarō nelle prove generali per il festival, nella preparazione delle danze e delle musiche d'accompagnamento. Ho ancora il suono dei taiko che mi risuona in testa! Un vero tuffo nella parte più bella e affascinante della cultura giapponese.
Ancora, i volti dei personaggi ben esprimono i loro sentimenti e anche il doppiaggio è delicato come l'intero anime. Buona sia la prestazione di Shōya Chiba nei panni di Kotarō, sia quella di Konomi Kohara nelle vesti di Akane. Infine, romantiche e orecchiabili le due ballate di Nao Tōyama che fanno da apertura e chiusura all'anime, e che si intitolano rispettivamente "Ima koko" e "Tsuki ga kirei", come la serie. Carinissima, poi, l'idea di inserire degli omake (お負け, extra) sui personaggi secondari e le loro storie d'amore. Alcuni erano particolarmente divertenti!
In conclusione, Tsuki ga kirei è una bella vetrina del sentimento di due adolescenti alla loro prima esperienza amorosa. Mostra una storia che potrebbe benissimo accadere nella realtà. Non affronta chissà quali tematiche profonde, ma riesce a dare un peso alla semplicità dei piccoli gesti, come un messaggino della buonanotte, una stretta di mano, uno sguardo silenzioso. Un anime carino, scorrevole, e che sa come addolcire una giornata spossante... Regala quella felicità che nel manga di Bokura ga ita la Obata definiva «una cioccolata calda in un giorno freddo».