AnimeRing: My Hero Academia, ennesimo shonen fotocopia o serie meritevole?
My Hero Academia merita tutto il suo successo oppure è la solita serie sopravvalutata?
di Slanzard
Dobbiamo ammetterlo, il timore che tutto finisca in un inutile flame ci ha sempre frenato ma, visto che ultimamente voi utenti vi siete dimostrati meno "scalmanati", ci siamo detti in Redazione "Why not"?
AnimeRing!
Un titolo, anime o manga, due recensioni a confronto. Due recensioni di voi utenti, il vostro diverso punto di vista sul "palco" di AnimeClick.it.
Come nel miglior incontro di Wrestling, come nella più epica delle Battle rap, saranno le vostre opinioni a sfidarsi fino all'ultimo colpo anzi...spoiler!
Andiamo a scoprire il titolo su cui faremo discutere voi utenti!
My Hero Academia è indubbiamente uno dei titoli più famosi degli ultimi anni, da alcuni apprezzato per il carisma dei numerosi personaggi e la trama appassionante, da altri per le animazioni dei combattimenti confezionate da BONES, da altri ancora per le tematiche e messaggi proposti. Ma c'è anche chi, specialmente tra i più anziani, invece non ne comprende il successo, ritenendolo semplicemente l'ennesimo shonen da combattimento senza innovativa, come se ne sono visti a centinaia nel corso degli anni.
Dopo due stagioni da 38 episodi complessivi e molti capitoli del manga inediti ancora da trasporre, la terza stagione è ormai alle porte e conterà 25 episodi.
Ricordiamo che le prime due stagioni dell'anime sono visionabili gratuitamente in streaming su VVVVID. Il manga originale è invece pubblicato da Star Comics.
Dopo due stagioni da 38 episodi complessivi e molti capitoli del manga inediti ancora da trasporre, la terza stagione è ormai alle porte e conterà 25 episodi.
Ricordiamo che le prime due stagioni dell'anime sono visionabili gratuitamente in streaming su VVVVID. Il manga originale è invece pubblicato da Star Comics.
Oggi è giunto il momento di emettere un verdetto!
La domanda è una sola: voi da che parte state?
A FAVORE
My Hero Academia
8.0/10
Sono giunto preparato a quest’opera, avendo già letto il manga. Eppure, proprio di fronte a questa considerazione, sono stato ancora più curioso di vedere in che modo siano riusciti ad animare una serie dalle grandissime potenzialità. “Boku no Hero Academia” è, tutto sommato, una storia semplice, che unisce lo stile giapponese a quello dei fumetti americani. Una vicenda che si forma proprio su questa convivenza e rimarrà vivida per tutti e tredici gli episodi.
Anime classificabile come d’azione/scolastico, dove i supereroi sono all'ordine del giorno e costituiscono l’essenza stessa della società. E cosa accadrebbe se, di colpo, spuntassero fuori una miriade di Superman o Wolverine? Ecco a voi un possibile scenario…
Izuku Midoriya vuole diventare un supereroe, è il suo sogno fin da bambino e, a dispetto di quel che sembra, potrebbe anche diventare realtà in poco tempo. Il mondo in cui vive, infatti, ha subito una strana mutazione e, tutto d’un tratto, hanno incominciato a nascere bambini con superpoteri. All’inizio era strano, ma con il passare del tempo, l’intera popolazione globale ha acquisito queste abilità, diventato così piuttosto ordinarie.
E allora perché non sognare? Midoriya ci crede e ci spera con tutto il cuore, ma la realtà è piuttosto crudele con lui. Infatti, a dispetto delle aspettative, il nostro giovane eroe non svilupperà alcun superpotere. Un’eccezione, insomma, qualcosa di paradossalmente raro che, però, segnerà per sempre la vita del ragazzo.
Arrendersi? Giammai! Fino alla fine c’è la possibilità di rendere reali i propri progetti, anche se la strada è piena di ostacoli e i compagni di classe lo prendono in giro periodicamente. Midoriya continua a sognare e, un giorno, questo suo sogno potrebbe diventare realtà.
Incontra dal vivo All Might, il più grande supereroe di tutti i tempi, e, dopo una serie di sfortunati eventi, questo gli sussurra una cosa sorprendente: può donargli il suo stesso potere.
Ed ecco allora che incominciano le disavventure di Midoriya, tra stranezze e ordinarietà. Una storia alquanto bislacca, che unisce il gusto americano dei superpoteri alla classica commedia scolastica giapponese. Un anime che fonde insieme due generi, ma che, allo stesso tempo, riesce comunque a creare qualcosa di originale.
Durante le varie puntate, incontreremo moltissimi personaggi e, anche se non tutti avranno la giusta caratterizzazione, riusciranno comunque a ritagliarsi un piccolo spazio. In fin dei conti, è sempre difficile descrivere appieno la psicologia di ogni personaggio, qualcuno dovrà rimanere per forza in secondo piano. Tuttavia, per quanto riguarda quelli principali, vediamo subito come si possono individuare alcuni tratti specifici e originali (in primis Midoriya).
Per quanto riguarda la trama, è da sottolineare la sua apparente semplicità. Ciò è vero, ma fa parte dello stile stesso dell’anime. Dividere il mondo in “superbuoni” e “supercattivi” è un po’ il classico stereotipo dei fumetti americani. “Boku no Hero Academia” mantiene appunto questa ripartizione, inserendo, però, qualche piccola macchiolina. Il buono che non è proprio così buono (Bakugou) e un cattivo che nasconde in sé qualcosa di più che un ardente spirito di follia.
La grafica è ottima, e non solo per la qualità in sé dei disegni, ma anche, e soprattutto, per l’attenzione che c’è stata nel rispettare alla perfezione il design del manga. Molto spesso capita che, dall’opera originale alla trasposizione animata, ci siano evidenti cambiamenti di stile. Inevitabile alle volte, ma superfluo in altre.
Con “Boku no Hero Academia” bisognava, a mio avviso, cercare di mantenere il più possibile lo stile di partenza. Perché? Semplice, perché tenta di ricreare ancora una volta una forma molto “americaneggiante” (basta guardare All Might): colori carichi di intensità, linee di contorno marcate e ombreggiature pesanti. Ovviamente, tali caratteristiche si rispecchiano più in determinati personaggi, ma era importante mantenerli.
Molto buono il doppiaggio e la scelta dei doppiatori, così come la colonna sonora, in grado di aumentare al massimo l’adrenalina e rendere il tutto ancora più emozionante.
La regia ha svolto un lavoro pulito e ordinato. Si attiene molto al manga e non svolge particolari tagli o adattamenti. Meglio così!
Il finale è molto aperto, ma, d’altro canto, il manga è ancora in corso e la storia è ben lungi dal trovare una propria conclusione. E allora come si possono giudicare queste prime tredici puntate? Direi in maniera estremamente positiva. L’anime è stato capace di conservare tutte le buone qualità del manga, amplificandole con un comparto audio veramente emozionante.
Una storia che scorre veloce e appassiona anche per la sua apparente semplicità. I protagonisti colpiscono e rimangono impressi nella memoria. E, in fin dei conti, non è proprio questo l’obiettivo primario di qualsiasi opera? Che piaccia o meno, “Boku no Hero Academia” non cade nel dimenticatoio e riesce a formare un legame con lo spettatore.
Voto finale: 8
Anime classificabile come d’azione/scolastico, dove i supereroi sono all'ordine del giorno e costituiscono l’essenza stessa della società. E cosa accadrebbe se, di colpo, spuntassero fuori una miriade di Superman o Wolverine? Ecco a voi un possibile scenario…
Izuku Midoriya vuole diventare un supereroe, è il suo sogno fin da bambino e, a dispetto di quel che sembra, potrebbe anche diventare realtà in poco tempo. Il mondo in cui vive, infatti, ha subito una strana mutazione e, tutto d’un tratto, hanno incominciato a nascere bambini con superpoteri. All’inizio era strano, ma con il passare del tempo, l’intera popolazione globale ha acquisito queste abilità, diventato così piuttosto ordinarie.
E allora perché non sognare? Midoriya ci crede e ci spera con tutto il cuore, ma la realtà è piuttosto crudele con lui. Infatti, a dispetto delle aspettative, il nostro giovane eroe non svilupperà alcun superpotere. Un’eccezione, insomma, qualcosa di paradossalmente raro che, però, segnerà per sempre la vita del ragazzo.
Arrendersi? Giammai! Fino alla fine c’è la possibilità di rendere reali i propri progetti, anche se la strada è piena di ostacoli e i compagni di classe lo prendono in giro periodicamente. Midoriya continua a sognare e, un giorno, questo suo sogno potrebbe diventare realtà.
Incontra dal vivo All Might, il più grande supereroe di tutti i tempi, e, dopo una serie di sfortunati eventi, questo gli sussurra una cosa sorprendente: può donargli il suo stesso potere.
Ed ecco allora che incominciano le disavventure di Midoriya, tra stranezze e ordinarietà. Una storia alquanto bislacca, che unisce il gusto americano dei superpoteri alla classica commedia scolastica giapponese. Un anime che fonde insieme due generi, ma che, allo stesso tempo, riesce comunque a creare qualcosa di originale.
Durante le varie puntate, incontreremo moltissimi personaggi e, anche se non tutti avranno la giusta caratterizzazione, riusciranno comunque a ritagliarsi un piccolo spazio. In fin dei conti, è sempre difficile descrivere appieno la psicologia di ogni personaggio, qualcuno dovrà rimanere per forza in secondo piano. Tuttavia, per quanto riguarda quelli principali, vediamo subito come si possono individuare alcuni tratti specifici e originali (in primis Midoriya).
Per quanto riguarda la trama, è da sottolineare la sua apparente semplicità. Ciò è vero, ma fa parte dello stile stesso dell’anime. Dividere il mondo in “superbuoni” e “supercattivi” è un po’ il classico stereotipo dei fumetti americani. “Boku no Hero Academia” mantiene appunto questa ripartizione, inserendo, però, qualche piccola macchiolina. Il buono che non è proprio così buono (Bakugou) e un cattivo che nasconde in sé qualcosa di più che un ardente spirito di follia.
La grafica è ottima, e non solo per la qualità in sé dei disegni, ma anche, e soprattutto, per l’attenzione che c’è stata nel rispettare alla perfezione il design del manga. Molto spesso capita che, dall’opera originale alla trasposizione animata, ci siano evidenti cambiamenti di stile. Inevitabile alle volte, ma superfluo in altre.
Con “Boku no Hero Academia” bisognava, a mio avviso, cercare di mantenere il più possibile lo stile di partenza. Perché? Semplice, perché tenta di ricreare ancora una volta una forma molto “americaneggiante” (basta guardare All Might): colori carichi di intensità, linee di contorno marcate e ombreggiature pesanti. Ovviamente, tali caratteristiche si rispecchiano più in determinati personaggi, ma era importante mantenerli.
Molto buono il doppiaggio e la scelta dei doppiatori, così come la colonna sonora, in grado di aumentare al massimo l’adrenalina e rendere il tutto ancora più emozionante.
La regia ha svolto un lavoro pulito e ordinato. Si attiene molto al manga e non svolge particolari tagli o adattamenti. Meglio così!
Il finale è molto aperto, ma, d’altro canto, il manga è ancora in corso e la storia è ben lungi dal trovare una propria conclusione. E allora come si possono giudicare queste prime tredici puntate? Direi in maniera estremamente positiva. L’anime è stato capace di conservare tutte le buone qualità del manga, amplificandole con un comparto audio veramente emozionante.
Una storia che scorre veloce e appassiona anche per la sua apparente semplicità. I protagonisti colpiscono e rimangono impressi nella memoria. E, in fin dei conti, non è proprio questo l’obiettivo primario di qualsiasi opera? Che piaccia o meno, “Boku no Hero Academia” non cade nel dimenticatoio e riesce a formare un legame con lo spettatore.
Voto finale: 8
CONTRO
My Hero Academia
4.0/10
Francamente non mi capacito del consenso ottenuto da "BNHA". Sarà che alla mia veneranda età questo genere di prodotto appassiona decisamente meno che durante l'adolescenza, ma davvero trovo la serie di una mediocrità unica. Anzi no, non unica, visto che di unico "BNHA" ha davvero poco.
Il protagonista è il solito esserino sfortunato che imperversa in tutti gli anime d'azione: oltre a non spiccare nell'insieme dei suoi coetanei, per rigirare il coltello nella piaga è anche ben al di sotto della media, non possedendo alcun genere di peculiarità tra il paranormale ed il metafisico. Per non farsi mancare niente è pure impacciato, imbranato, bistrattato dall'unico essere con cui è solito accompagnarsi, forse anche un po' un allocco lento di comprendonio; però ha un cuore d'oro, eh, bravo, intelligente, studioso e generoso. Sembra di sentire il proprio genitore che ci descrive ad un amico: "Sì, dai, magari non è il migliore al mondo, ma cavolo com'è bravo e devoto".
L'incipit della trama è comune a tutti gli altri prodotti del genere: il povero esserino sfortunato, da sempre sotto la media, insignificante ed insulso, d'un tratto trova il modo di evidenziarsi, di farsi notare, di distinguersi. Magia delle magie, wow, che colpo di scena inaspettato, questo.
Lui lavora duro, lui si ammazza di fatica, lui sgobba e suda e si sbatte e bestemmia dallo sforzo. Originalità delle originalità, mai visto un protagonista che si fa il mazzo, guarda un po'. E magia delle magie, il suo travaglio fisico ed interiore viene premiato dalla benedizione celeste, che gli permette grazie ad un qualche sotterfugio di cui nessunissimissimo era al corrente di rimettersi in pari con i propri coetanei ed impadronirsi di un famoso e noto potere speciale. Non più quindi l'ultimo degli ultimi, il bischero che nessuno calcola, la pezza da piedi su cui tutti ci puliamo le scarpe lorde di fango dopo il temporale, ma un ragazzo normale che, fortunato caso, ha dalla sua l'etica del lavoro e gli attributi necessari per sfondare a dispetto degli altri, nati con tutti i vantaggi e che quindi non sanno tirarsi fuori dalle difficoltà con le proprie mani.
Il resto della trama riesce anche a non omologarsi troppo ad altri prodotti, ma va detto che molto è merito del format particolare della serie: di anime coi supereroi non è che se ne siano visti poi tanti, anzi, quindi tutto è più facile e tutto è di guadagnato.
La psicologia che muove i personaggi, ed il protagonista nello specifico, è spiccia e trita. "Vedi, caro spettatore? Se ti sbatti come me, se lavori sodo come me, puoi riuscire a coronare i tuoi sogni. Certo avere un capello di supereroe nello stomaco aiuta, non lo nego, ma è un aspetto collaterale dell'esserti sbattuto peggio di un tappeto con il batti-panni. Se lavori come me, come me riuscirai ad avere successo". Davvero: se invece di "capello di supereroe" utilizzassi termini come "volpe a nove code" o "frutto Gom-Gom" o "essere un Sayan di un altro pianeta" avrei descritto "Naruto", "One Piece" e "Dragon Ball" senza neanche sforzarmi troppo di cambiare termini e parole sparse. Gli altri personaggi sono analogamente triti: l'amico d'infanzia-barra-nemico giurato pieno d'orgoglio, la bella e svampita, il secchione, la frigida, la macchietta di statura minuscola che sembra più un peluche.
Tiriamo le somme. Le vicende saranno pure piacevoli, opening e closing saranno pure interessanti e "calde", il format sui supereroi sarà pure nuovo, ma il succo della faccenda è monotono, già visto, non esaltante. Personalmente fatico a concedergli la sufficienza, perchè allo stesso modo fatico a non considerare questo suo essere analogo ed omologo un grandissimo punto di demerito. I più ameranno questo o quell'elemento, vivendo di shipping tra i personaggi e sbavando sulle sigle; io, che essendo un individuo solo non posso costituire la maggioranza, trovo il tutto di una stucchevole banalità
Il protagonista è il solito esserino sfortunato che imperversa in tutti gli anime d'azione: oltre a non spiccare nell'insieme dei suoi coetanei, per rigirare il coltello nella piaga è anche ben al di sotto della media, non possedendo alcun genere di peculiarità tra il paranormale ed il metafisico. Per non farsi mancare niente è pure impacciato, imbranato, bistrattato dall'unico essere con cui è solito accompagnarsi, forse anche un po' un allocco lento di comprendonio; però ha un cuore d'oro, eh, bravo, intelligente, studioso e generoso. Sembra di sentire il proprio genitore che ci descrive ad un amico: "Sì, dai, magari non è il migliore al mondo, ma cavolo com'è bravo e devoto".
L'incipit della trama è comune a tutti gli altri prodotti del genere: il povero esserino sfortunato, da sempre sotto la media, insignificante ed insulso, d'un tratto trova il modo di evidenziarsi, di farsi notare, di distinguersi. Magia delle magie, wow, che colpo di scena inaspettato, questo.
Lui lavora duro, lui si ammazza di fatica, lui sgobba e suda e si sbatte e bestemmia dallo sforzo. Originalità delle originalità, mai visto un protagonista che si fa il mazzo, guarda un po'. E magia delle magie, il suo travaglio fisico ed interiore viene premiato dalla benedizione celeste, che gli permette grazie ad un qualche sotterfugio di cui nessunissimissimo era al corrente di rimettersi in pari con i propri coetanei ed impadronirsi di un famoso e noto potere speciale. Non più quindi l'ultimo degli ultimi, il bischero che nessuno calcola, la pezza da piedi su cui tutti ci puliamo le scarpe lorde di fango dopo il temporale, ma un ragazzo normale che, fortunato caso, ha dalla sua l'etica del lavoro e gli attributi necessari per sfondare a dispetto degli altri, nati con tutti i vantaggi e che quindi non sanno tirarsi fuori dalle difficoltà con le proprie mani.
Il resto della trama riesce anche a non omologarsi troppo ad altri prodotti, ma va detto che molto è merito del format particolare della serie: di anime coi supereroi non è che se ne siano visti poi tanti, anzi, quindi tutto è più facile e tutto è di guadagnato.
La psicologia che muove i personaggi, ed il protagonista nello specifico, è spiccia e trita. "Vedi, caro spettatore? Se ti sbatti come me, se lavori sodo come me, puoi riuscire a coronare i tuoi sogni. Certo avere un capello di supereroe nello stomaco aiuta, non lo nego, ma è un aspetto collaterale dell'esserti sbattuto peggio di un tappeto con il batti-panni. Se lavori come me, come me riuscirai ad avere successo". Davvero: se invece di "capello di supereroe" utilizzassi termini come "volpe a nove code" o "frutto Gom-Gom" o "essere un Sayan di un altro pianeta" avrei descritto "Naruto", "One Piece" e "Dragon Ball" senza neanche sforzarmi troppo di cambiare termini e parole sparse. Gli altri personaggi sono analogamente triti: l'amico d'infanzia-barra-nemico giurato pieno d'orgoglio, la bella e svampita, il secchione, la frigida, la macchietta di statura minuscola che sembra più un peluche.
Tiriamo le somme. Le vicende saranno pure piacevoli, opening e closing saranno pure interessanti e "calde", il format sui supereroi sarà pure nuovo, ma il succo della faccenda è monotono, già visto, non esaltante. Personalmente fatico a concedergli la sufficienza, perchè allo stesso modo fatico a non considerare questo suo essere analogo ed omologo un grandissimo punto di demerito. I più ameranno questo o quell'elemento, vivendo di shipping tra i personaggi e sbavando sulle sigle; io, che essendo un individuo solo non posso costituire la maggioranza, trovo il tutto di una stucchevole banalità
Potete far sentire la vostra voce, oltre che nei commenti, anche con un mini sondaggio che durerà tre giorni!