Grand Blue: recensione dell'anime sulle immersioni... o almeno in teoria
Mare, sole, belle ragazze in bikini e... omaccioni seminudi ubriachi? C'è qualcosa che non va.
di Kotaro
Il giovane Iori Kitahara si trasferisce a Izu per frequentare l'università, andando ad abitare da uno zio che gestisce un negozio di attrezzature marine in una località balneare.
Si prospetta una vita universitaria ricca di divertimenti, dato che le cugine Chisa e Nanaka Kotegawa, che il ragazzo non vedeva da una decina d'anni, crescendo sono diventate proprio due belle figliole.
Peccato che i sogni di Iori siano destinati immediatamente a infrangersi contro quelli di Shinji Tokita e Ryujiro Kotobuki, i suoi due senpai universitari: due omaccioni col vizio di spogliarsi in pubblico e tracannare quasiasi tipo di bevanda alcolica, che sono eternamente piazzati a casa Kotegawa perché fanno parte, insieme alle due ragazze, del circolo universitario di sub.
Quando due gorillla del genere ti chiedono amichevolmente di entrare a far parte dello stesso club, puoi forse rifiutare? Ed ecco che anche il povero Iori si trova costretto a partecipare ai continui festini alcolici organizzati dai suoi scellerati senpai.
Poco male, direte voi, gli restano le due belle cugine con cui vivere insieme e divertirsi, no? Peccato che a Nanaka interessino le ragazze e abbia un segreto e ossessivo complesso della sorella, mentre a Chisa non va proprio a genio che suo cugino, coinvolto in mille equivoci, finisca sempre per comportarsi in maniera indecente.
A completare il cast di questo folle club che tutto fa tranne che andare al mare, ci sono anche Kohei Imamura, bishounen fuori e otaku allo stadio terminale dentro, che diventerà il miglior amico di Iori; Azusa Hamaoka, bellezza bisessuale (dirà sul serio?) che tiene testa ai maschi quanto ad alcool, è convinta che Iori e Kohei siano una coppia gay e caccia sempre il nostro protagonista in mille situazioni imbarazzanti, e Aina Yoshiwara, una ragazzina molto timida e innocente che finirà perennemente coinvolta in equivoci e situazioni paradossali.
Grand Blue, serie di 12 episodi tratta dall'omonimo manga di Kenji Inoue e Kimitake Yoshioka, è andata in onda durante l'estate 2018 e, anche se le vicende narrate hanno luogo in primavera, non poteva che essere trasmessa durante questa stagione.
Già dalla sigla iniziale, infatti, ci aspettiamo una serie fresca, divertente, che evoca storie adolescenziali con ambientazione marittima. Una di quelle serie che, appunto, non puoi che trasmettere in estate, magari una commedia adolescenziale che ti risveglia piacevoli ricordi, un po' come un Orange Road o, ancora meglio, un B.B. Fish di Shou Kitagawa.
E' proprio a questa serie che viene da pensare approcciandosi per la prima volta a Grand Blue, vuoi per l'ambientazione marittima, vuoi per i personaggi coinvolti, l'atmosfera, lo stile di disegno. Anche in questo caso, infatti, abbiamo personaggi universitari che vanno al mare, belle ragazze in bikini e ragazzoni dal fisico ben piazzato, e anche in questo caso il manga di partenza è un seinen.
Ma, lo si scopre immediatamente, a Grand Blue mancano il garbo e il romanticismo caratteristici di un certo tipo di commedie manga: prende il suo incipit alla Maison Ikkoku e lo trasforma in una versione balneare di Animal House, spingendo al massimo sull'acceleratore della follia, di una comicità boccaccesca fatta di spogliarelli, sbornie e madornali equivoci, al punto che lo spettatore capisce subito l'andazzo e smette subito di seguire la serie per interessarsi alle vicende amorose di Iori e Chisa. Proprio come nel capolavoro di John Landis, infatti, il focus è tutto sulla goliardia della vita universitaria di questi ragazzi che vogliono solo divertirsi, e sono loro stessi a trasformare in una sequela di folli equivoci e ridicolizzare ogni tentativo di approcciare l'altro sesso.
Iori e gli altri non studiano (guardate l'esilarante episodio in cui cercano invano in tutti i modi di barare e copiare durante l'esame di lingua straniera) e passeranno a fare le loro reali attività del club di immersioni forse venti minuti totali su tutta la serie. Per tutto il resto delle puntate, non faranno altro che bere, festeggiare, bere, spogliarsi, bere, litigare, bere, giocare, bere, mettersi i bastoni tra le ruote tra loro, bere, finire in situazioni equivoche, bere, viaggiare, bere... ho già detto bere?
L'episodio iniziale, con la festa di iniziazione delle matricole dove non fanno altro che ingannarsi offrendosi a vicenda liquidi più o meno alcolici al posto di té o acqua, è già uno spasso, e fa subito capire quale sarà lo stile e il tenore della serie. Una serie che fa ridere tantissimo, e non se ne capisce bene il perché, dato che magari sono gag già viste, volgarotte, sceme, che magari viste in altri contesti non avrebbero fatto lo stesso effetto, ma all'ennesimo litigio tra Iori e Kohei ci siamo ritrovati a terra a rotolare dalle risate e, tutto sommato, abbiamo scoperto che ridere così di gusto, ogni tanto, fa bene.
Tra i personaggi di Grand Blue non ce n'è uno normale, e ci si adatta subito a questo clima di follia generale, dove sono tutti sempre mezzi nudi e ubriachi, tutti pazzi, tutti che cercano di continuo di ingannarsi, di mettersi le dita negli occhi a vicenda, di ficcarsi in situazioni paradossali che li faranno passare per dei maniaci, ma che sotto sotto si vogliono un gran bene anche se sono troppo scemi per ammetterlo. Una commedia dell'assurdo dove vengono messi in scena i vizi più che le virtù, ma non si può fare a meno di affezionarsi a tutti i personaggi, man mano che il cast si allarga e ognuno ottiene una sua parte. Soprattutto il cast femminile che sulle prime risultava scialbo e poco interessante, finisce per diventare anch'esso parte del tutto, uno dei fondamentali ingranaggi che fanno funzionare questa commedia fatta di equivoci, di ragazzi che cercano l'amore ma ottengono solo sbornie, sberle e sguardi omicidi da parte delle ragazze.
Pian piano si entra nel gioco e Iori e compagni finiscono per diventare degli insostituibili amici scemi con cui farsi grasse risate ad ogni incontro, ma, arrivati alla fine della serie, scopriamo anche che non solo noi spettatori, anche loro la pensano allo stesso modo. Magari non avranno realizzato il loro sogno iniziale, ma è indubbio che avranno un bellissimo ricordo della loro vita universitaria (ammesso che si ricordino qualcosa dopo tutte le sbornie che prendono!), un periodo fatto di feste, gioia, mare e divertimento vissuto insieme ad amici speciali.
Tutto bello, direte voi, ma a fare immersioni ogni tanto ci vanno? Sì, giusto ogni tanto, e l'avvicinamento tra Chisa, figlia del mare, e Iori, che non sa nuotare, passa anche attraverso poche ma significative scene dove Grand Blue si avvicina un pochino alla commedia adolescenziale che prometteva di essere. Le scene di immersioni vere e proprie non sono tantissime e sono anche i punti più deboli della serie, perdendosi in tecnicismi sull'uso delle bombole d'ossigeno o delle maschere, ma ogni tanto ci danno l'opportunità di scandagliare (ah ah!) il cuore dei personaggi e i loro veri sentimenti, che di solito tengono nascosti da mille gag.
Uno stile di disegno un po' old school, che valorizza molto il corpo femminile e che gioca molto sull'estetica del bara manga nel caratterizzare i suoi personaggi maschili, ci accompagna in una serie divertente, esagerata, dove i personaggi fanno di continuo facce strane e i doppiatori devono sforzare di continuo le corde vocali lanciandosi in mille buffi litigi. La sigla iniziale, "Grand Blue" dei sempre apprezzabilissimi Shounan no Kaze, ha un tono allegro, tropicale, simpatico, ma è la sigla finale la vera chicca, perfettamente coerente con la follia generale della serie.
All'interno della serie, "Konpeki no Al Fine" è un brano di successo della cantante Kaya Mizuki (che altri non è che la cantante/doppiatrice Nana Mizuki), amatissimo dal super-otaku Kohei. La versione della sigla, cantata da un misterioso gruppo chiamato Izu no Kaze (i cui membri altri non sono che i doppiatori dei quattro protagonisti maschili Iori/Yuma Uchida, Kohei/Ryohei Kimura, Tokita/Hiroki Yasumoto e Kotobuki/Katsuyuki Konishi), ci mostra una scatenata sessione di karaoke dei quattro personaggi, dove Iori e Kohei si lanciano in uno spassionato ed esilarante duetto (ovviamente finiranno per spogliarsi anche qui), mentre i due senpai li incitano sullo sfondo, sbevazzando e spogliandosi, il tutto per concludere con loro quattro mezzi nudi, in pose da culturista, che parlano con lo spettatore dicendo cose come "Ci dispiace per lo spettacolo", "Grazie mille" "E adesso, la pubblicità".
Il penultimo episodio ci regala una versione speciale della sigla mostrandoci il brano originale, eseguito da Kaya/Nana Mizuki e l'emozionatissimo Kohei ad assistere all'esibizione del suo idolo, ma la versione migliore è quella completa presente nel singolo, dove i quattro personaggi continuano a cantare sfidandosi ad un karaoke alcolico e punendo il povero Iori perché sbaglia a leggere la pronuncia dei kanji del testo.
"Natsu ni makasete", lascia fare all'estate, canta la sigla iniziale, del resto. E così è stato.