O'Tama Kiyohara: la pittrice giapponese che per amore diventò Eleonora Ragusa
Fino al 6 aprile a Palermo una mostra ne celebra la carriera
di Hachi194
Se in quest'epoca di globalizzazione non è più così insolito, scoprire la storia di una giovane donna e artista nipponica che alla fine dell'Ottocento dal Giappone si trasferisce in Sicilia fa un certo effetto. Quella che sto per raccontarvi è la vita di O'Tama Kiyohara che per amore dell'arte e di uno scultore parlemitano lasciò il suo paese e si trasferì in Italia.
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O'Tama Kiyohara nasce nel 1861 a Shiba, quartiere di Minato a Tokyo, dove il padre è custode del famoso tempio buddista Zōjō-ji. Già da piccolissima, ancora prima di entrare alla scuola elementare, inizia a studiare pittura. Quelli sono gli anni del periodo Meiji (1868-1912) in cui il Giappone si apre all'Occidente dopo secoli di chiusura al mondo esterno. Si avviano rapporti economici e diplomatici con gli Stati Uniti e l’Europa e per questo motivo l'imperatore Mutsuhito decide di invitare dall’Italia tre artisti che fossero in grado di aprire una scuola d’arte e insegnare così i nuovi stili figurativi.
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Dall'Accademia milanese di Brera partono così Antonio Fontanesi per la pittura, Giovanni Vincenzo Cappelletti per l’architettura e il palermitano Vincenzo Ragusa per la scultura. I tre daranno vita a Tokyo alla Kobu Bijutsu Gakko. Nel 1878 avviene l'incontro dettato dal destino: all'età di 17 anni O'Tama posa proprio per Ragusa, diventando così la prima giapponese a posare per un artista europeo.
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Nel 1882, a 21 anni, decide di partire con la sorella O'Chiyo e il cognato per Palermo, assieme ovviamente a Vincenzo Ragusa che decide di aprire una Scuola Superiore d'Arte Applicata, dove i tre stranieri avrebbero insegnato le tecniche giapponesi di pittura, ricamo e lacca in un vero e proprio scambio culturale.
Nel 1884 O'Tama è nominata direttrice della Sezione femminile della scuola d'arte Museo Artistico Industriale - Scuole Officine (istituto che pur avendo cambiato varie sedi e denominazioni esiste ancora con il nome di Liceo Artistico - Vincenzo Ragusa Otama Kiyohara).
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Purtroppo a seguito di varie difficoltà burocratiche gli insegnamenti delle arti orientali sono interrotti; mentre la sorella con il marito torna in Giappone, O'Tama Kiyohara resta a Palermo e nel 1889, divenuta cattolica, sposa Vincenzo Ragusa cambiando il suo nome in Eleonora Ragusa. A contatto con la cultura occidentale, la produzione artistica di O’Tama subisce una trasformazione: dal grafismo sintetico giapponese passa al naturalismo e lavora anche come illustratrice reporter. Sperimenta varie tecniche e vari soggetti, spaziando dalle nature morte al ritratto fino alla decorazione di interni.
Inoltre assieme al marito veicola in Sicilia e In Italia il giapponismo, quella passione per la cultura e l'arte nipponica che tanta importanza sta avendo in Francia in quegli stessi anni.
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Nel 1927 muore il marito e i quotidiani giapponesi Osaka Mainichi Shinbun e Tokyo Nichinichi Shinbun la scoprono: saputa la sua storia così particolare pubblicano un romanzo a puntate su di lei, rendendola così famosa in Giappone.
A quel punto i discendenti della sua famiglia la spronano a tornare in patria: una giovanissima pronipote la va a prendere a Palermo e dopo 51 anni O'Tama Kiyohara nel 1933 sbarca a Tokyo. Sebbene ormai parli a malapena giapponese, apre un atelier a Shiba e qui morirà nel 1939. Per suo espresso volere, metà delle sue ceneri sono tumulate nel tempio di famiglia Chōgen-ji, mentre l'altra metà è sepolta nella tomba del marito nel cimitero palermitano dei Rotoli. Come decorazione c'è una colonna sormontata da una colomba, scultura realizzata dallo stesso Ragusa.
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Una piccola parte delle sue opere sono rimaste in Italia, principalmente a Palermo e si trovano in varie collezioni pubbliche e private. La maggior parte erano conservate in Giappone ma sono state distrutte dai bombardamenti su Tokyo durante la seconda guerra mondiale.
Per chi la volesse riscoprire, fino al 6 aprile 2020 è aperta a Palermo a Palazzo Reale la mostra "Migrazione di stili". Promossa dalla Fondazione Federico II, prevede un percorso espositivo di 80 opere tra manufatti, cartoni e tessuti tra cui alcune pregiate carte similpelle (kinkava-gami) e 46 acquerelli.
Fonti consultate:
SiciliaFan
Wikipedia