Aizuchi: quando un'esclamazione può dire più di mille parole
I trucchi per rendere una conversazione in giapponese una vera esperienza culturale
di Hachi194
Nel caso del giapponese una cosa da non dimenticare quando si parla con qualcuno è l'aizuchi, cioè tutto quell'insieme di esclamazioni che punteggiano i dialoghi. Vedendo anime e drama li avrete sicuramente notati: tutti quegli "hai", "soo", "eehhh", "hontoni" e via dicendo non appartengono solo al mondo della recitazione ma sono insiti nel modo di esprimersi nipponico. Vediamo quindi come usarli al meglio.
Prima di tutto occorre spiegare che l'aizuchi è fondamentale perché serve a far capire al proprio interlocutore che siamo molto interessati a ciò che sta dicendo. Se fin da piccoli ci viene spesso insegnato a non interrompere qualcuno mentre parla, in Giappone invece infilarsi frequentemente nel dialogo con esclamazioni di vario tipo indica che capiamo e stiamo ascoltando attentamente ciò che sta dicendo l'oratore.
Paradossalmente, in qualità di ascoltatore ci si potrebbe ritrovare a parlare tanto quanto l'oratore. Senza l'aizuchi, la persona con cui stiamo conversando potrebbe credere che non si sia interessati o che non ci freghi poi tanto di lui e dei suoi racconti.
In concreto cosa può essere definito come aizuchi? Sono interiezioni percepite come elementi retorici che rassicurano colui che parla, perché indicano che chi ascolta è attivo e coinvolto nella discussione. Non usarli potrebbe essere interpretato come mancanza di interesse o addirittura disaccordo. Le più usate sono:
hai (はい?), ee (ええ?), un (うん?) (modi per dire "sì", espressi con vari gradi di formalità)
"Hai" è una delle parole aizuchi più comuni e si usa soprattutto in situazioni formali. "Ee" è anche molto comune ed è usato in un ambiente più familiare, fra persone che si conoscono abbastanza bene.
"Un" può essere usato in conversazioni ancora più informali.
sō (そ う) (capisco)
sō desu ne (そうですね?) (è così, no?)
sō desu ka (そうですか?) (è così?)
sōkka (そ う っ か) (capito)
sō desu yo ne (そ う で す よ ね) (ah, ok, questo è quanto)
"Sō" è un modo breve e dolce per dire "Capisco" e spesso viene ripetuto più volte in maniera rapida da chi ascolta.
"Sō desu ne" è meno formale di "Sō desu ka" usato in circostanze più formali.
"Sōkka" e "Sō desu yo ne" sono usati molto in contesti amichevoli.
hee (へ え) (davvero, dici sul serio?)
"Hee" è un modo comune per mostrare shock o sorpresa; se pronunciato in modo leggero accompagnato da un semplice cenno del capo si tradurrà come "Oh, davvero" ma se invece sarà detto in modo lungo ed esagerato vorrà dire "Ma sul serio? Assolutamente no!"
hontō (本当?), hontō ni (本当に?), maji (マジ?), oppure (nei dialetti del Kansai) homma (本真?) (davvero)
"Hontō ni" è il modo più comune per dire "davvero" o anche "seriamente?" mentre "hontō desu ka" è più educato e significa "È così?".
Gli aizuchi possono anche avere la forma delle cosiddette "domande eco" esprimibili nella forma "sostantivo + desu ka". Quando chi parla ha fatto una domanda, chi ascolta può ripetere una parola chiave estratta dalla domanda stessa facendo seguire il "desu ka", per confermare ciò che sta dicendo chi ha posto l'interrogativo o più semplicemente per mantenere aperta la conversazione mentre pensa ad una risposta, evitando così imbarazzanti silenzi.
Non conoscere o non sapere come funziona l'aizuchi può essere fonte di vari equivoci, soprattutto nelle relazioni commerciali. Immaginate uno straniero che parli con un giapponese: mentre gli spiega l'accordo o la proposta di affari, magari anche in inglese, sentirà costellare il suo discorso di cenni di assenso.
In realtà non vuol dire che il giapponese stia accettando tutti i suoi suggerimenti o le sue iniziative, ma solo che ha capito ciò che gli è appena stato detto. Il costante muoversi della testa e una raffica di "sì" non sono segno di accordo assoluto su tutto ma solo un'indicazione di star ascoltando attentamente.
Ma se invece si vuole mostrare disaccordo? Spesso la totale assenza di aizuchi è già un segno inequivocabile di non pensarla allo stesso modo di chi sta parlando, di non approvare il discorso che si sta tenendo. Per questo se parlando con un giapponese non inseriamo queste esclamazioni potremmo vederlo andare sempre più in confusione. Ma un modo chiaro invece che hanno i nipponici per esprimere il loro disappunto è emettere un suono simile ad un sibilo, un respiro acuto attraverso i denti, talvolta accompagnato da un leggero movimento della testa. Quando lo sentite, significa che il vostro interlocutore non è d'accordo, non vuole parlare di quell'argomento o magari non lo conosce.
Fonte consultata:
Tofugu