Studentessa accusata di tingersi i capelli porta la scuola in giudizio
Quattro anni di causa legale si concludono con una vittoria piuttosto amara dell'ormai ex-studentessa
di Kean
È risaputo che la stragrande maggioranza delle persone di etnia giapponese hanno per natura i capelli neri, mentre la restante fetta di popolazione ha per lo più capigliature tendenti al castano scuro. Questo fattore può purtroppo portare a situazioni decisamente sgradevoli dove gli istituti scolastici inducono gli studenti dai capelli castani a tingerseli di nero perché c'è questa tendenza a non credere che il colore naturale dei capelli sia per l'appunto castano.
Ed è proprio in questa tipologia di casi che rientra quello della studentessa iscritta al liceo Kaifukan, della città di Habikino nella prefettura di Osaka. Nel 2015, per l'appunto, alla ragazza è stato ripetutamente riferito di tingersi i suoi capelli da castano a nero. Nonostante quest'ultima insistesse sul fatto che quello fosse il colore naturale dei suoi capelli, il liceo era di tutt'altro avviso, visto che tre professori, dopo aver esaminato le radici dei capelli della ragazza, sostenevano che fossero di colore nero.
La ragazza, che adesso ha 21 anni, ha reclamato che gli fosse stato detto quanto segue: "Se non hai intenzione di tingerti i capelli di nero, allora non c'è alcun bisogno che ti scomodi a venire a scuola". L'allora studentessa, sentitasi messa sotto pressione e angoscia, decise di non di presentarsi più alle lezioni, e la scuola non ebbe problemi a rimuovere il suo nome dall'elenco degli studenti.
Nel 2017 la ragazza ha quindi deciso di intentare una causa nei confronti degli amministratori della scuola, richiedendo un rimborso per danni di 2,2 milioni di yen (17,2 mila euro).
Proprio in questi giorni il tribunale di Osaka ha emesso il suo verdetto, che vede nessuna delle due parti contendenti avere la completa ragione. Il giudice Noriko Yokota ha riconosciuto infatti la validità dell'applicazione delle regole riguardo la colorazione dei capelli da parte della scuola, dicendo: "Queste regole sono state stabilite secondo un valido criterio legittimato per scopi educativi, e quindi far mantenere la disciplina agli studenti è a discrezione della scuola". Proseguendo ha poi dichiarato: "Non può essere detto con certezza che la scuola stesse forzando la ragazza a tingersi i capelli di nero", assumendo per vere le parole riferite dai professori riguardo il colore delle radici dei capelli.
Ad ogni modo, il tribunale ha decretato che le azioni degli amministratori, come il fatto di rimuovere il nome e il banco assegnatogli dall'elenco della classe, sono inaccettabili. A tal proposito è stato ordinato all'istituto di rimborsare la somma di 330 mila yen (2581 euro) per danni nei confronti della ragazza.
L'assenza di provvedimenti legali nei confronti della scuola, così come la cifra decisamente inferiore rispetto a quanto richiesto hanno lasciato l'amaro in bocca alla ragazza. L'avvocato della giovane ha espresso la sua delusione nei confronti della scelta presa dalla corte giudiziaria di dare valenza alle affermazioni dei professori. A suo modo di vedere, quello era un punto cruciale della causa, visto e considerato che molte organizzazioni, come il Tokyo Board of Education, hanno delle politiche improntate proprio per situazioni analoghe.
Nel mentre, l'istituto Kaifukan ha dichiarato di non avere alcuna intenzione di appellarsi alla decisione emessa, ammettendo di dover migliorare le modalità che facciano comprendere al meglio agli studenti e ai supervisori le regole della scuola: "Non abbiamo cambiato i nostri standard nel far tornare i capelli degli studenti al colore naturale (nero) nel caso di tinture, ma questo caso è stato un'esperienza da cui abbiamo appreso molto e d'ora in poi penseremo maggiormente su come guidare al meglio i nostri studenti".
Fonte Consultata:
Sora News 24