Sapporo: "Proibire i matrimoni omosessuali è anticostituzionale"

In Giappone ancora sono proibiti i matrimoni omosessuali ma un tribunale sembra dare speranza alla comunità LGBTQ

di Hayato F.Seiei

A Sapporo, capoluogo della prefettura di Hokkaidō, un tribunale ha dichiarato che la scelta del governo di non riconoscere i matrimoni omosessuali sia fortemente “anticostituzionale”. Si tratta di una sentenza di grande importanza per la comunità LGBTQ del Sol Levante, dato che il Giappone è attualmente l’unico paese del G7, quindi del gruppo degli Stati più avanzati del pianeta, a non permettere il matrimonio alle coppie dello stesso sesso.

La Corte Distrettuale di Sapporo è stata protagonista, infatti, di una causa portata avanti da tre coppie omosessuali che richiedevano a testa 1 milione di yen (7.683 euro) di risarcimento psicologico. Il danno alla persona dichiarato dai querelanti era riferito proprio alla colpa del governo di non abolire la legge che gli impediva di sposarsi. Il tribunale ha dovuto però rifiutare di pagare il risarcimento perché, come enunciato dal giudice Tomoko Takebe, non era stata violata alcuna legge di risarcimento danni, facendo notare il mancato interesse del Parlamento giapponese sulla questione.
 
Corte di Sapporo con manifestanti 1

Il giudice, però, si è schierato in favore delle coppie, che avevano tentato di registrare il loro matrimonio il gennaio 2019, per essere poi respinte “dato che il matrimonio omosessuale non ha nessun status legale”. I querelanti facevano parte di un gruppo di 13 coppie che nel 2019, a San Valentino, avevano presentato cause a Sapporo, Tokyo, Osaka e Nagoya. A queste si sono aggiunte, nel settembre dello stesso anno, altre tre coppie di Fukuoka.

Takebe ha sostenuto le coppie, che hanno accusato il governo di violare l’articolo 14 della Costituzione, garante del diritto all'uguaglianza e definendo come "discriminatoria" l'incapacità del governo di attuare misure legali per offrire "almeno" i benefici coniugali alle coppie dello stesso sesso. La causa verteva anche sull'interpretazione del matrimonio nell'articolo 24 della Costituzione che stabilisce: "Il matrimonio si basa solo sul consenso reciproco di entrambi i sessi e si mantiene attraverso la cooperazione reciproca, con gli stessi diritti per il marito e la moglie a farne da fondamenta". Il giudice ha allora affermato che non si stava violando l’articolo 24, dato che parla di coppie eterosessuali, ma gli avvocati delle parti lese hanno risposto spiegando che l’articolo era nato con l’intento di difendere l’uguaglianza di genere e il rispetto dell’individuo, non precludendo quindi i matrimoni omosessuali. L’interpretazione del governo, invece, rende l’articolo applicabile esclusivamente alle coppie eterosessuali. Ha anche indicato che il "marito e moglie" utilizzati nel diritto civile e nel diritto di registrazione della famiglia si riferiscono a un uomo e una donna, quindi non può accettare richieste di matrimonio da coppie dello stesso sesso.

Il governo ha poi ribadito che la propria interpretazione della legge civile non viola la Costituzione. "Le nostre richieste non sono state accettate in questa sentenza", ha dichiarato il suo portavoce, il Capo Segretario Katsunobu Kato, in una conferenza stampa, aggiungendo che il Ministero della Giustizia dovrà analizzare i dettagli della sentenza, nonché altre cause portate avanti in altre parti del paese.
 
Corte di Sapporo con manifestanti 2


Il processo ha attirato oltre 153 persone che hanno circondato l’esterno del tribunale, infatti nonostante l’esito attuale, la corte ha dimostrato interesse per la comunità LGBTQ, "considerandola seriamente per la prima volta", come ha detto in lacrime Ryosuke Kunimi, uno delle parti lese. “È come un sogno, ora il governo deve solo agire” ha detto un’altra coppia, davanti ai buoni intenti della corte di Sapporo.

In Giappone le persone appartenenti alla comunità LGBTQ non posseggono gli stessi benefici delle coppie etero, come la possibilità di prendere decisioni a livello medico per il proprio partner o le detrazioni fiscali sponsali. Per permettere alle coppie omossessuali di accedere agli stessi benefici delle coppie eterosessuali 74 municipi del Giappone hanno iniziato a rilasciare degli attestati di coppia, venendo già incontro ad oltre 1.500 coppie secondo Nijiiro Diversity, un gruppo pro-LGBTQ. Gli attestati rimangono, però, senza alcuna valenza legale, lasciando le coppie a rischio. Sapporo ha iniziato a rilasciare gli attestati nel 2017, diventando la prima grande città a partecipare all’iniziativa.

L’opinione pubblica sembra iniziare a muoversi verso una maggiore consapevolezza ed accettazione delle minoranze sessuali, anche se rimane ben presente la difficoltà per le persone appartenenti alla comunità LGBTQ dichiararsi in quanto tali in una società altamente conservativa come quella giapponese. Masayuki Tanamura, un professore di diritto famigliare all’università Waseda, ha definito la sentenza innovativa, ritenendo il giudizio adatto con il cambiamento sociale che il Giappone sta vivendo, dimostrato per esempio dalle agevolazioni che alcune aziende garantiscono a coppie omosessuali.

In un sondaggio del 2018, condotto da Dentsu Inc., circa una persona su undici tra i 20 e i 59 anni si è identificata come appartenente alla comunità LGBTQ. Il sondaggio ha anche mostrato come il 78,4% dei partecipanti fosse a favore dell’approvazione dei matrimoni omosessuali. Però il 65,1% degli intervistati appartenenti ad una minoranza sessuale, ha dichiarato di aver nascosto a tutti la propria identità di genere.

Fonte Consultata:
The Mainichi

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