Bubble: lo staff importante non fa decollare il blockbuster Netflix/Wit Studio
Al netto dell'aspetto visivo altamente spettacolare, i personaggi e la storia stessa del film non convincono del tutto
di Ironic74
Il film ha debuttato in tutto il mondo sul portale della grande N rossa da pochi giorni, il 28 aprile, mentre arriverà nelle sale giapponesi il 13 maggio. Lo staff che è stato scelto per questo progetto è da assoluto blockbuster: alla regia troviamo Tetsuro Araki (L'Attacco dei Giganti, Kabaneri of the Iron Fortress) e alla sceneggiatura, tra gli altri, Gen Urobuchi (Puella Magi Madoka Magica, Psycho-Pass) mentre al character design dei personaggi troviamo addirittura Takeshi Obata (Death Note, Platinum End). Non basta? Ecco che alle musiche ci sarà anche la superstar delle ost Hiroyuki Sawano (L'Attacco dei Giganti, Promare, Owari no Seraph)!
Trama: La storia è ambientata a Tokyo, dopo che sul mondo sono piovute delle strane bolle che hanno infranto le leggi di gravità.
Tagliata fuori dal mondo esterno, la città è diventata una sorta di parco giochi per un gruppo di giovani che hanno perso le loro famiglie, fungendo da campo di battaglia per le sfide di parkour. Hibiki, un giovane asso noto per il suo stile di gioco pericoloso, un giorno fa una mossa spericolata e precipita nel mare ma, per fortuna, viene salvato da Uta, una ragazza dai poteri misteriosi. La coppia in quel momento sente uno strano suono, udibile solo da loro. Cosa c'è dietro a tutto questo? Perchè Uta è apparsa così all'improvviso a Hibiki? Il loro incontro porterà ad una rivelazione che cambierà il mondo.
Tagliata fuori dal mondo esterno, la città è diventata una sorta di parco giochi per un gruppo di giovani che hanno perso le loro famiglie, fungendo da campo di battaglia per le sfide di parkour. Hibiki, un giovane asso noto per il suo stile di gioco pericoloso, un giorno fa una mossa spericolata e precipita nel mare ma, per fortuna, viene salvato da Uta, una ragazza dai poteri misteriosi. La coppia in quel momento sente uno strano suono, udibile solo da loro. Cosa c'è dietro a tutto questo? Perchè Uta è apparsa così all'improvviso a Hibiki? Il loro incontro porterà ad una rivelazione che cambierà il mondo.
Già dal trailer risuonano nello spettatore quelle "Shinkai vibes" che ultimamente notiamo anche troppo spesso in una parte della cinematografia animata giapponese, con un bel dramma romantico con digressioni post apocalittiche, confezionato ad hoc da alcuni dei nomi più famosi degli anime. Sulla carta, più di qualcuno già così urlerebbe al capolavoro, ma purtroppo non sempre uno staff stellare porta a risultati convincenti e di certo non vi riesce in questa particolare occasione, dove sembra bearsi di un'aspetto visivo davvero ben realizzato a scapito però della scrittura dei personaggi e della storia stessa.
Bubble, dicevamo, è ambientato in una Tokyo post-apocalittica, dove uno strano disastro naturale ha inondato la città e creato una sottocultura di giovani campioni di parkour. Questi giovani si destreggiano, rischiando la vita tra le rovine e le bolle ancora fluttuanti, per sfidarsi e mettersi alla prova sotto l'occhio attento di studiosi e mass media (anche se questo punto è stato appena sfiorato).
In questo scenario, il film segue Hibiki, un giovane la cui vita viene salvata dalla misteriosa Uta, una ragazza dai capelli blu le cui capacità atletiche corrispondono alle sue. Seguendo le orme, citate più volte nel corso dei 100 e passa minuti del film, de La Sirenetta di Hans Christian Andersen, di cui questo film è in pratica un omaggio in chiave anime moderna, Bubble vuole raccontare una storia d'amore in un mondo pericoloso ma affascinante. Il problema è che non ci riesce, almeno non del tutto!
Lo spettatore viene abbagliato dalle incredibili sequenze d'azione animate in cui Hibiki e i suoi amici parkour corrono, saltano e volteggiano attraverso un paesaggio urbano tratteggiato in maniera egregia. Scene realizzate anche grazie all'aiuto di veri professionisti del parkour, per assicurarsi animazioni fluide e il più possibile realistiche, e che fanno pensare a un video musicale o alle sequenze di più di un videogioco. Al di là però di queste, le scene invece più intime, quelle che avrebbero lo scopo di farci empatizzare con i protagonisti, risultano davvero poco convincenti al netto dell'aspetto tecnico sempre di altissima qualità. Colpa degli stessi personaggi, piatti al limite dell'insulso con poche, pochissime eccezioni.
Sto in pratica scrivendo le stesse parole che usai per un altro prodotto Wit Studio molto chiacchierato ma che generò in me la stessa delusione, Vivy -Fluorite Eye’s Song-: "in un florilegio di splendide animazioni in cui sembra bearsi, a questo titolo mancano però sia una narrazione davvero coinvolgente che la profondità del suo personaggio per aspirare ad essere un titolo da “ricordare” anche solo nell'ambito del suo genere".
Come non poter utilizzare le stesse parole con i due protagonisti del film, Hibiki e Uta? La loro storia d'amore, lo abbiamo detto, è il cuore del film, ma a nessuno dei personaggi viene mai data più di qualche accenno di personalità. Hibiki è un campione nella sua disciplina, e ha come vera e unica caratteristica distintiva il fatto che viene facilmente sovrastimolato dai suoni esterni, da qui la sua inclinazione a indossare sempre le cuffie. Aspetto quest'ultimo, che poteva fornire diverse sfumature interessanti, ma che viene utilizzato solo per la storia della canzone che sente e risente dal momento in cui si è trovato coinvolto nella tragedia che ha dato inizio a tutto: l'esplosione della torre di Tokyo.
E che dire della sua controparte femminile? Uta, una misteriosa ragazza bolla che lo salva da una morte certa, ma che, a parte rari momenti, appare piuttosto bidimensionale.
Torniamo al discorso iniziale: non basta creare una storia "alla Shinkai" per decretarne il successo, anzi si rischia un altissimo effetto di deja vù che alla lunga rischia di far stancare lo spettatore, persino quello occasionale. Bubble è visivamente sbalorditivo e ricco di azione con alcuni momenti davvero intensi e persino avvincenti. Quanto fatto di buono viene però sciupato dai personaggi e da una trama davvero poco ispirati, nonostante i nomi importanti dietro lo script, che trovano la summa in un finale piuttosto telefonato e privo di qualsivoglia pathos, chiaramente ricercato invece dagli autori. Non aiuta neanche il doppiaggio italiano, zoppicante in più di un personaggio, sicuramente non uno dei peggiori di Netflix (che già non brilla per adattamenti e localizzazioni) ma sicuramente ben lontano dagli standard a cui ci hanno abituato altre visioni.
Un film insomma che riesce anche a intrattenere per quella ora e passa di visione, ma di cui non resterà alcun ricordo una volta spento lo schermo.