Pinocchio: recensione del live action che Disney si poteva risparmiare

Un film mediocre e senz'anima, brutta copia della versione animata del 1940, nonostante un cast di tutto rispetto. E non è colpa della Fata Turchina!

di Ironic74

Tutto ha inizio nel 1940, quando la Disney portò al cinema quello che poi sarebbe stato considerato  il suo secondo classico di animazione di sempre, sperando di ripetere il successo ottenuto tre anni prima con Biancaneve e i sette nani: stiamo parlando del celebre Pinocchio, trasposizione del libro di Carlo Collodi Le avventure di Pinocchio - Storia di un burattino
 
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Vari fattori, non ultimo lo scoppio della guerra, determinarono uno scarso successo al botteghino, nonostante ii fatto che il film fosse riuscite a portare a casa due Oscar per la parte musicale. Pinocchio ebbe una rivalutazione poi nel corso degli anni, tra riproposizioni cinematografiche e home video, prendendosi di diritto il suo posto nell'iconografia disneyana dove i suoi personaggi non sono mai mancati. Non ha quindi stupito che anche questa pellicola finisse nel mirino di quel filone che la casa di Topolino ha ormai imboccato da tempo: quella del live action.

I lavori sono partiti nel 2015 e nel 2020 il timone del film è stato affidato ad un vero top player della regia, quel Robert Zemeckis che già con Chi ha incastrato Roger Rabbit fu pioniere di quel tipo di film che unisce parti in live action con elementi dell’animazione. Quale nome più adatto per realizzare la stessa cosa su un titolo importante come il remake del classico disneyano del 1940? 

La vittoria facile però non è mai scontata, anzi con la Walt Disney dell'ultimo periodo è difficile ormai ipotizzare cosa potrà essere apprezzato e cosa no. Questo film, uscito direttamente in streaming l'8 settembre su Disney+ non lo è stato, con voti molto bassi sui principali aggregatori di recensioni cinematografiche da cui traspariva l'idea di un prodotto fondamentalmente inutile, di cui se ne poteva fare a meno. Ora, non negherò che le polemiche principali che ci sono state su questo prodotto sono state quelle, molto simili a quanto si sta verificando in questi giorni su La Sirenetta live action, che vedevano al centro un personaggio di colore, la pur bravissima attrice Kyanne Lamay), bensì per ben altri fattori.
 
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Il film non regge il confronto con la magia del classico animato a cui fa riferimento (per non parlare poi del romanzo di Collodi) e questo pur contando sull'ennesima ottima prova attoriale di un Tom Hanks che, nonostante un trucco e parrucco imbarazzante, riesce nel difficile intento di rendere credibile il suo Geppetto. Attore e regista d'altronde avevano già collaborato insieme a successi cinematografici del calibro di Forrest Gump (1994) e Cast Away (2000), anche se qui il povero Hanks ha dovuto lavorare su una sceneggiatura che dire poco ispirata vuol dire essere clementi, e con un contorno di scelte imbarazzanti e CG che nel 2022 fa piuttosto sorridere per la sua bruttezza.
 

Chiariamoci, la storia originale di Collodi fu già tradita nel film del 1940, dove gli autori volevano sicuramente scrivere un film di intrattenimento, che però preservasse lo spirito della storia originale, con un personaggio antieroe e irascibile, tanti cattivi e pochissimi momenti felici o comici. Fu lo stesso Walt Disney a pretendere invece una banalizzazione più a uso e consumo dello spettatore minorenne a stelle e strisce con un Pinocchio anche graficamente più pupazzoso e tipicamente cartoonesco. Il live action riesce addirittura a banalizzare ancora di più il film animato, con scelte risibili e forzature, e con il pugno nell'occhio di creare un burattino in CG simile all'originale animato, che sembra totalmente fuori luogo e scollato con la parte in live action in cui deve agire: "cringe" direbbero oggi i più giovani.
 
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Quello che questo film ci vuole mostrare è che Pinocchio fondamentalmente è un bravo figliolo, ingenuo e facilone ma fondamentalmente vittima dell'altrui cupidigia e di ciò che può rappresentare essere un fenomenale "burattino senza fili".
Viene a perdersi così quella crescita e maturazione vera, quell'acquisizione di coscienza che fa parte del DNA delle avventure del nostro personaggio. Tutto è banalizzato in maniera quasi irritante, dall'allungarsi del naso quando vengono dette delle bugie, che qui sembra quasi essere un positivissimo super potere, al povero Grillo Parlante che cerca per tutto il film una sua funzionalità alla storia, per arrivare  alla balena che qui diventa un ridicolo mostro da videogioco. Il picco del trash lo si raggiunge verso il finale, con Pinocchio versione "fuoribordo" che ci fa capire tutti i limiti di questa pellicola che non riesce a rendersi credibile né come live action e neppure come cartoonesca versione friendly di ispirazione collodiana. A nulla servono poi le novità inserite all'interno della storia, anzi servono solo a peggiorare il tutto. Basti vedere il Paese dei Balocchi che, tra una CG traballante da film dell'Asylum e una baraonda stile gran varietà, arriva al punto di far fare quasi un crossover con la serie horror coreana Hellbound...


E il finale? Perché non possiamo vedere il povero protagonista realizzare il proprio desiderio?

"Pinocchio non deve trasformarsi in un ‘vero’ ragazzo in carne e ossa. È reale in quanto ha imparato le sue lezioni e ha sviluppato una coscienza, ma non c’è bisogno che finisca in un modo per così dire fisico per dimostrarlo" dice il co-sceneggiatore Chris Weitz, per giustificare una scelta che sembra solo la scusa per dire "Ehi, non è una copia carbone del film animato. Guardate come facciamo scelte moderne!" e sembra voler testimoniare questo finale che comunque risulta poco convincente visto che in realtà la crescita del personaggio non si è davvero vista o percepita.
 

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Non sono una persona profondamente contraria a questo tipo di operazioni, devo ammettere che titoli come "La Bella e la Bestia" e "Dumbo" mi sono anche piaciuti, specie il secondo che faceva sentire in maniera vivida il tocco autoriale di un regista come Tim Burton. Questo Pinocchio invece è semplicemente un film mediocre e senz'anima, e non basta certo la pur simpatica scena degli orologi che altro non è che una serie di omaggi all'universo Disney e alla stessa cinematografia di Zemeckis.

Il mio consiglio a chi non ha visto ancora il film?
Entro la fine dell'anno, Guillermo del Toro darà la propria interpretazione della storia in una versione che utilizza miniature e animazione in stop-motion e ambienta la storia sullo sfondo dell'Italia fascista: aspettate quello!


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