Giappone e cioccolato: una storia d'amore

Dolce Salato in Forno torna con una nuova curiosità culinaria del Sol Levante

di Hachi194

Animeclick.it è lieta di continuare la collaborazione che unisce cibo e anime/manga!
Eccoci di nuovo con la food blogger Laura che ci parlerà di alcuni aspetti della cultura giapponese strettamente legati alla cucina e di come riproporre sulla nostra tavola piatti visti in anime e manga!
 
Laura nasce nel 1984, cresce con Occhi di Gatto, Prendi il mondo e vai, Hilary, È quasi magia Johnny e Il Mistero della Pietra Azzurra. Poi si innamora di Sailor Moon e a 11 anni acquista il suo primo manga. Nel 2016 visita il Giappone dove torna anche nel 2017 e nel 2019; rimane così impressionata dai loro cafè da desiderare che esistessero anche in Italia.
Da questa idea nasce il suo sito Dolce Salato in Forno che unisce le sue due passioni, i manga e la cucina, con l’obiettivo di portare l’atmosfera dei cafè giapponesi a casa propria. Potete seguirla su Facebook, Instagram, YouTube e TikTok sempre come dolcesalatoinforno e sul suo sito: DolceSalatoInForno.
 

Giappone e cioccolato


Il cioccolato arrivò per la prima volta in Giappone nel periodo Edo a Dejima, una piccola isola artificiale situata nel porto di Nagasaki. In quel periodo, il Giappone era soggetto a una politica di isolamento nazionale (sakoku) e Dejima era l’unico luogo dove avvenivano scambi commerciali con l'Occidente, in particolare con l’Olanda.

Le prime testimonianze della presenza del cioccolato in Giappone sono entrambe datate 1797. Una la troviamo nei libri “Nagasaki Memorioku”, una raccolta di usi e costumi di Nagasaki scritta da un medico che soggiornò per diversi anni nella città, dove il cioccolato è chiamato “shokuratoo” e viene descritto come medicinale.
L’altra, in un elenco di doni che una cortigiana della città di Yoriai ricevette da un olandese. Tra i vari regali offerti alla donna sono riportati sei shokura, ovvero cioccolatini.
Tuttavia dobbiamo aspettare il 1873 per avere il primo documento ufficiale, quando Tomomi Iwakura visitò una fabbrica di cioccolato in Francia, e scrisse nel suo rapporto queste parole: “Avvolto in carta stagnola e decorato con una pittura litografica sulla superficie, è un dolce di altissima qualità con l'effetto di nutrire il sangue umano e integrare lo spirito.
 

La produzione di cioccolato in Giappone avvenne per la prima volta nel 1878. Dopo aver appreso la tecnica da pasticceri europei, l’azienda Fugetsudo di Tokyo lanciò sul mercato il chokoreito. Nonostante la produzione interna, il cioccolato non riuscì ad avere una grande diffusione, poiché era ancora un prodotto molto costoso.
Nel 1918, le aziende Morinaga Seika e Meiji Seika iniziarono la produzione industriale di cioccolato dalle fave di cacao, trasformando il prodotto da bene di lusso a un dolce accessibile a tutti. Infatti tra gli anni ‘20 e ‘30, il cioccolato, venduto sotto forma di praline o tavolette, divenne molto popolare anche tra la gente comune.

Durante la seconda Guerra Mondiale, l’importazione di fave di cacao fu interrotta e la produzione di cioccolato, eccetto per scopi militari, fu temporaneamente sospesa.
Al termine della guerra, durante l’occupazione degli Stati Uniti, una grande quantità di cioccolato fu importata in Giappone. La frase “Dammi la cioccolata!” che i bambini rivolgevano ai soldati americani, divenne il simbolo che esprimeva le condizioni sociali di quel periodo.
 

La ripresa della produzione di cioccolato avvenne nel 1951 e qualche anno dopo, nel 1958, l’azienda Mary Chocolate di Tokyo affisse nel proprio negozio il primo cartello riguardante San Valentino. Infatti, nel gennaio di quell’anno, una dipendente ricevette una lettera da un amico che viveva in Francia, dove le raccontava la tradizione europea del 14 febbraio di fare regali, tra cui il cioccolato, alla persona amata.
All’azienda quest’idea piacque, per cui decise di tentare una vendita promozionale qualche giorno prima di San Valentino. Purtroppo in Giappone nessuno era ancora a conoscenza di questa tradizione, e la Mary Chocolate, in occasione del San Valentino 1958, vendette solo tre cioccolatini da 50 yen.
 

Nel 1960 la liberalizzazione delle importazioni delle fave di cacao e del burro di cacao scatenò un’ampia varietà di produzione di cioccolato, portando il prodotto al successo di oggi.
Nel 1970, complice il baby boom e il marketing insistente delle aziende produttrici, la tradizione di regalare la cioccolata ai ragazzi il 14 febbraio si radicò tra le studentesse, raggiungendo così la popolarità.
 


Se parliamo di cioccolato e Giappone, non possiamo che citare la nama chocolate.
Nata nel 1988 dal pasticcere e cioccolatiere Masakazu Kobayashi, proprietario di Sils Maria, che si ispirò alla ricetta del Pavé de Genève svizzero, la nama chocolate (o nama choco) è un tipo di cioccolatino dalla consistenza morbida e scioglievole molto popolare nel paese.

Nel 1992 Kobayashi si unì al colosso dolciario Meiji Seika, ed insieme lanciarono sul mercato i Meltykiss, dolcetti di cioccolato di diversi gusti che, come diceva lo slogan pubblicitario, “si sciolgono in bocca come la neve”.
La vendita di questi cioccolatini solo nella stagione invernale a causa dell’eccessiva scioglievolezza (23°C, diventando completamente liquidi a 35°C), ha fatto sì che per i giapponesi mangiare un Meltykiss in inverno diventasse un rito, trasformando questo limite in un punto di forza.
 

Nel 1995 anche Royce’, azienda di Sapporo produttrice di cioccolato di prima qualità, iniziò a vendere la nama chocolate. Facendo leva sulla panna fresca di origine locale, gusti originali e qualità, divenne presto il marchio leader di questo prodotto.
Nama in giapponese significa “crudo o fresco”, riferendosi, in questo caso, all’uso della panna. L’utilizzo di questo ingrediente fa sì che la nama chocolate sia considerata un tipo ganache, anche se più dura.

La nama chocolate è una ricetta facilissima da fare anche a casa, tanto è vero che in Horimiya, Kyoko Hori, negata nella preparazione dei dolci, decide proprio di preparare questo dolce come regalo di San Valentino per il fidanzato, nonché abile pasticcere, Izumi Miyamura, riuscendo a fare bella figura.

Che ne dite, vi va di provare a preparare insieme questa ricetta per San Valentino?

INGREDIENTI PER UNO STAMPO 10x10 cm
200 gr. di cioccolato fondente
100 ml. di panna fresca
10 gr. di burro
1 cucchiaio di rum

Tritate il cioccolato fondente.
Portate leggermente a bollore la panna e il burro.
Versate il composto di panna e burro sul cioccolato, mescolate e aggiungete un cucchiaio di rum.
Versate il composto in uno stampo 10x10 cm rivestito di carta forno e mettete in frigorifero a solidificare.
Una volta solidificato, rimuovete la carta forno dal cioccolato.
Scaldate la lama di un coltello e tagliate il cioccolato a cubetti.
Spolverizzate con del cacao amaro e servite.
Se volete regalare la nama chocolate, tenete presente che va conservata in frigorifero e consumata nel giro di 2 o 3 giorni (quindi non preparatela troppo in anticipo!).

Buon San Valentino!

 


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