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9.0/10
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La storia è ormai nota a tutti: il brillante Yagami Light, figlio del commissario di polizia Yagami Soichiro e intelligentissimo quanto popolare studente giapponese, vede la propria vita cambiare radicalmente quando, per apparente casualità, rinviene una misteriosa agenda dalla copertina nera. Si tratta di una Death Note, sorta di quaderno su cui gli shinigami, divinità della morte, scrivono i nomi degli umani, privandoli così della vita. Con il Death Note, Light "eredita" anche il suo possessore, Ryuk, shinigami curioso di scoprire fino a che punto un essere umano potrà spingersi con un così potente strumento tra le mani. Inizia così una storia ricca di intrighi e complicazioni: Light si convince di aver ricevuto il dono che gli consentirà di creare un mondo nuovo e inizia una guerra aperta contro la criminalità, fatta di assassinii silenziosi e insospettabili, possibili solo mediante la conoscenza del vero nome e del volto della persona che si intende eliminare. Tutto sembrerebbe fin troppo facile, ma ben presto Light si ritrova a dover fare i conti con L, giovanissimo quanto misterioso investigatore dalle incredibili capacità deduttive, che lo costringe, per tenergli testa, a scoprire precocemente le proprie carte e ad utilizzare tutte le capacità di cui è in possesso. La storia prosegue tra omicidi e colpi di scena, una guerra psicologica in crescendo che non manca di tenere incollato lo spettatore alla sedia e delinea L come la vera nemesi di Light, l'unico capace di intralciare i suoi piani e scontrarsi con lui ad armi pari.
Non esito ad assegnare un voto pieno alla prima parte dell'anime, in cui tutto appare talmente vicino alla perfezione da sembrare un sogno. A partire dalla sigla iniziale, World, bellissima nella scelta del testo e delle immagini che accompagnano la musica, cariche dei riferimenti simbolico-religiosi che, d'altro canto, attraversano l'intero anime. La trama è ancora lontana dalle macchinose complicazioni successive che la renderanno farraginosa e di non immediata comprensione, e lo spettatore può gustare in pieno il conflitto tra bene e male, astuzia positiva e negativa, a cavallo tra thriller e horror, con il fiato sospeso e la voglia di sapere cosa accadrà in seguito. Scene bellissime, memorabili, rappresentano vere e proprie perle che emergono in alcuni dei primi 20 episodi, momenti in cui i problemi dell'autodeterminazione, del destino, della casualità della vita si fanno sentire in tutta la loro enigmatica violenza. Cos'è giusto, cosa sbagliato? Dov'è il limite della legge morale? Chi o cosa, per citare un celebre scambio di battute a distanza tra L e Light, rappresenta veramente "la giustizia"? Dove si può arrivare per salvare la vita di qualcuno? Cosa si può sacrificare? Esiste un limite? Se sì, dove si colloca? Sono queste le domande più immediate con cui uno spettatore attento potrà confrontarsi, su cui potrà riflettere, lontano da una fruizione passiva del tutto e sempre coinvolto in una trama di richiami e problematiche profonde nascoste sotto una godibilissima storia intessuta d'azione e suspence. Impagabili i protagonisti assoluti Light ed L, ognuno a proprio modo ambiguo, sta di nuovo allo spettatore decidere per chi parteggiare, in chi identificarsi. Assolutamente insostituibile, poi, la presenza dello shinigami Ryuk, presenza altra, sorta di "antropologo" in visita sulla terra: al suo sguardo straniato viene lasciato il compito di esprimere brevi ma significative sentenze sugli esseri umani che così tanto ama osservare. Ha l'apparenza orrorifica di un mostro, eppure qualcosa ci impedisce di identificarlo come tale, soprattutto nel confronto nuovamente problematico con il machiavellico Light.
Certo, c'è un "ma". I successivi antagonisti di Light, Near e Mello, fanno rimpiangere il loro predecessore, anche se non per propri demeriti. Figure particolari, geniali in un modo del tutto peculiare, ad ulteriore dimostrazione del fatto che la caratterizzazione attentissima dei personaggi non viene mai meno. Near, fin troppo freddo e incapace di sentimenti umani per quanto geniale, e Mello, passionale agnello sacrificale privo di scrupoli, rappresentano la scissione prismatica di L, ma non riescono ad eguagliarne lo smalto e l'incisività. Tuttavia, ciò che veramente decade è, a questo punto, la trama in sè che, come anticipato, diventa eccessivamente macchinosa e complessa, disorientante, mentre la tensione decresce e lo spettatore si trova a fronteggiare errori grossolani che un Light dei primi episodi non avrebbe mai commesso. Sia chiaro, non vuol dire che il prodotto diventi scadente, rimane senz'altro buono, ma di certo l'aggettivo non reggerà il paragone con la quasi assoluta perfezione cui il pubblico era stato abituato. Ultimo appunto negativo che mi sento di muovere, da buona femminista, riguarda i personaggi femminili, tutti a loro modo remissivi e dipendenti dalla carismatica figura maschile di Light.
Di certo Death note resta un anime che consiglierei a chiunque, ben fatto e curato dal punto di vista grafico e ricco di interesse per gli amanti del genere, nonchè fruibile a vari livelli: ci si può senza dubbio fermare alla genialità della trama, ma è possibile andare oltre, interrogarsi sul problema etico morale, riflettere, e sono pochi gli anime in grado di fornire simili spunti ad un livello così elevato.
E alla fine, rimane il dubbio, dato dall'assenza di un punto di vista univoco sulle cose, dalla compresenza di chiaro e scuro nell'interiorità di ogni singolo personaggio e nell'essenza di ogni singola situazione. Quando i titoli di coda dell'ultimo episodio cominciano a scorrere, dopo un silenzio lungo e significativo, rimane solo una domanda: E se fossi stato io a trovare una simile agenda sulla mia strada, che cosa avrei fatto?