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"Ciò che desidero è che la valle Manji di Kouga e il villaggio Tsuba di Iga spezzino la catena d’odio che li lega e si prendano per mano per ricominciare a vivere alla luce del sole…per ricominciare a vivere."

Questo è il desiderio di un giovane ragazzo, colui che cerca di guardare avanti con la sola speranza nel cuore che l’odio e le guerre finiscano, che il maledetto orgoglio smetta di abbagliare le persone. Questa è la speranza più pura di un giovane guerriero che vive nell’attesa di non doversi rassegnare al proprio destino, consapevole di poterlo cambiare con la propria volontà. E’ la speranza tipica dei giovani pieni di forza, che però finirà nel baratro. Gennosuke si accorgerà troppo tardi che alla fine non si può sfuggire al destino e che per lui e la sua speranza non c’è posto.

Il Basilisco è una creatura mitologica citata anche come "re dei serpenti", che si narra abbia il potere di uccidere con un solo sguardo diretto negli occhi, ed è infatti proprio questo lo straordinario potere di Gennosuke, capo di Kouga. Il ragazzo è quindi un’arma omicida devastante, e a lui si oppone la dolce Oboro, principale figura di Iga, il cui sguardo ha il potere di annullare ogni tipo di poter ninja. Si tratta di una forza opposta a quella antecedente capace di assopire qualsiasi sentimento violento.
Tra questi due ragazzi apparentemente agli opposti nascerà uno straordinario amore, figlio soprattutto della volontà di riappacificare le scuole ninja di Iga e di Kouga, alle cui spalle vige un odio secolare.
Il destino però si sa ha una forza incontrastabile e, proprio quando sembrava andare tutto per il verso giusto, viene annullato il patto di non aggressione tra le due scuole. Così come le bestie feroci scappano via dalla gabbia appena si apre il cancello, il decreto che annulla il patto dà il via a una spietata guerra per troppo tempo soppressa. Il motivo dello scioglimento è tra i più egoistici; decidere chi tra i due figli di Tokugawa Ieyasu sarà il suo successore.
Si dipanerà quindi una guerra spietata tra un gruppo di dieci ninja di Iga e dieci di Kouga. Una lotta terribile senza esclusione di colpi, che vedrà l’utilizzo di tecniche mortali e ogni mezzo possibile per raggiungere la vittoria che darebbe alla scuola vincitrice un onore straordinario

Riprendo l’incipit della trama direttamente dalla mia recensione fatta sul manga, cinque volumi editi da Panini. La riprendo sia perché secondo me centra in pieno l’anima dell’anime (scusate il gioco di parole), sia perché consiglio di leggerla a chi si appresta a vedere Basilisk, perché molti elementi del manga, sia punti di forza che di debolezza, rimangono tali e quali nella rappresentazione animata.

Quando si porta a rappresentare un manga in anime il più delle volte le opere animate non riescono a raggiungere il livello della loro controparte cartacea, i motivi possono essere tanti: filler, animazioni scadenti, caratterizzazione dei personaggi assente, intensità e coinvolgimento mancanti, ecc… Basilisk per sua natura correva da questo punto di vista dei rischi. L’atmosfera che si respira leggendo il manga è molto particolare e opprimente, l’intensità è data dagli sguardi e dalle espressioni dei volti. Leggendo il manga ci si può fermare a riflettere su certe situazioni e avvenimenti, cosa che è impossibile fare in un anime. D’altra parte poi il manga era caratterizzato da una forte dose di violenza e fanservices, indubbiamente altri due grossi macigni per garantire un trasposizione ottimale.
Il caso di Basilisk è però abbastanza emblematico perché è forse una delle poche opere animate che riesce senza dubbio addirittura a superare la sua controparte cartacea.

Certi avvenimenti come la disperazione, la drammaticità, l’ansietà, la paura, la rabbia possono infatti essere resi ancora meglio se si riescono a coinvolgere oltre al solo senso visivo anche quello uditivo. Il manga infatti colpisce solo il primo senso, l’anime li coinvolge entrambi. È proprio in questo che la rappresentazione animata si rende un capolavoro, le musiche infatti sono stupende e sottolineano gli avvenimenti e i sentimenti contribuendo a creare un forte senso di empatia. Occhi che tremano, lacrime che fuoriescono, denti che digrignano, luci e colori sono i maggiori protagonisti e veicoli per trasmettere le emozioni allo spettatore.
Tutto sembra calcolato al meglio, ciò che mi meraviglia e soprattutto il magnifico gioco dei colori. Il Giappone sappiamo essere terra straordinaria anche da un punto di vista naturalistico. I colori delle stagioni sono sempre molto vividi, ed è questo sapiente gioco di colori a rendere ancora più intese le atmosfere; che si tratti del caldo sole del mattino che rappresenta la luce e la felicità, che si tratti della notte più scura dove tutta la violenza esplode, che si tratti del rosso sole del tramonto che rappresenta la fine di ogni cosa.

Anche la tempistica è gestita sapientemente. Il ritmo degli avvenimenti infatti è estremamente fedele al manga e dimostra come la suddivisione dei 24 episodi sia stata fatta consapevolmente dal regista per riuscire a garantire le medesime emozioni. Ciò che rende l’anime ancora più interessante è anche l’aggiunta di avvenimenti non spiegati nel manga ma che contribuiscono a tappare alcuni buchi nella storia e a rendere meglio la caratterizzazione di alcuni personaggi.

Mi trovo sinceramente in difficoltà a esprimere a parole le emozioni che si provano vedendo quest’anime perché sono veramente forti e pure. Molte volte guardando gli episodi si sente che qualcosa s'insinua nel petto, e poi si scopre che questo qualcosa è un senso quasi di sofferenza dovuto ai tragici avvenimenti. Sono pochi gli anime che trasmettono questo senso di bellissima sofferenza. Sono sentimenti che ammetto aver provato molto marginalmente leggendo il manga di Basilisk

Posso quindi consigliare con fermezza quest'anime perché è capace di farti realmente provare a pelle quel senso dell’onore e della tragicità del destino tipico delle storie giapponesi. Per un occidentale molte volte è infatti veramente difficile condividere e comprendere determinati comportamenti tipici orientali. L’occidentale ha più una visione per obiettivi “l’importante è raggiungere il mio obiettivo”, come si dice; in Giappone ciò che conta è il modo in cui si raggiunge l’obiettivo. Ciascuno di noi infatti vedendo l’anime può pensare “perché Gennosuke non si fa coraggio e scappa con Oboro per raggiungere la loro felicità, fregandosene di tutto e tutti?”. Questo però sarebbe un pensiero troppo occidentale. Il senso dell’onore è infatti talmente forte in oriente da soprassedere la felicità del singolo. Ebbene vedendo Basilisk anche un occidentale riesce pienamente a comprendere questo senso di oppressione.

"Vivere per amore, morire per amare; la vita di un ninja è infatti votata alla morte, vive rischiando la propria esistenza continuamente e cercando di dare la morte agli avversari, ma quando l’amore prende il sopravvento si capisce quanto è bella la vita e il sentimento, si sceglie l’amore per morire come ninja e poi ricominciare a vivere, per ricominciare a vivere."