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Oltre a essere uno dei pezzi più preziosi della famosa collana della Nippon Animation, dedicata alla letteratura per ragazzi, Akage no Anne è anche una delle più fedeli trasposizioni televisive dell'omonimo romanzo di Lucy Maud Montgomery. Takahata è abilissimo nel mantenere intatta la struttura del racconto originale e si appropria con estrema naturalezza dei personaggi, rendendoli incredibilmente delineati e intensi. Ispirato da quell'ideale di animazione matura e realistica che diventerà la bandiera dello studio Ghibli, infonde il soffio vitale ai propri disegni, trasformandoli in una delicata poesia per immagini. La città di Avonlea prende vita come un bassorilievo investito dalla luce. Animata da colori caldi e avvolgenti esplode in tutta la sua vivacità nelle scene ambientate d'estate, per tornare a essere silenziosa e monotona in quelle invernali, quando è ricoperta dalla neve. Un po' come la tranquilla e ripetitiva vita dei fratelli Cuthbert, stravolta dall'arrivo ai Tetti Verdi di una bambina dai capelli rosso fuoco, magra e tutt'occhi, che ritorna a essere triste e malinconica quando Anna si trasferisce a Charlottetown per studiare.

Inoltre Takahata non si limita a impreziosire la serie con i suoi virtuosismi stilistici ma va ben oltre e, servendosi della psicologia articolata e complessa della protagonista, presenta una rilettura profondamente femminista e rivoluzionaria del romanzo. Anna non ha la passione per il bel canto, come la sua amica del cuore Diana, né tanto meno attende con impazienza l'arrivo dei quindici anni per potersi tirare su i capelli e attirare l'attenzione dei ragazzi. Al contrario, rinunciando anche alle piccole gioie dell'infanzia come un vestito con le maniche a sbuffo o un cappello nuovo, cerca nello studio l'occasione per ricompensare Marilla e Matthew del sacrificio che hanno compiuto accogliendola ai Tetti Verdi. La rivalità con l'altro sesso (Gilbert) prende il posto dei sogni a occhi aperti che da bambina le davano conforto nei momenti di solitudine. Così come l'amicizia con Diana rimpiazza l'eccentrico alter ego che si era creata, spingendola a rendere reali le proprie passioni e a trasformarsi, nel corso della storia, in Anna di Matthew e Marilla e dei Tetti Verdi e non in una qualsiasi Lady Cordelia Fitzgerald.

Anche le vicende sullo sfondo mettono in risalto l'attenzione per questi temi, come quando Marilla e la signora Lynde, un'insospettabile suffragetta, corrono in città per vedere il governatore o quando gli abitanti di Avonlea vengono a sapere che sarà una donna a sostituire il maestro presso la scuola del paese. Del resto non è difficile leggere tra le righe e rendersi conto di come Takahata e Miyazaki cercassero di portare sullo schermo gli ideali della loro generazione, capace di sognare un mondo diverso e di dare un nome nuovo e più romantico alle cose, esattamente come Anna, sempre pronta a trovare ovunque, anche nella quotidianità, Laghi dalle Acque Splendenti e Bianchi Viali delle Delizie.
Tuttavia il femminismo inconsapevole di Anna, così come quello della Montgomery, non diverrà mai radicale o intransigente e, ottenuto il giusto riconoscimento per i propri sforzi, ci sarà spazio persino per la riconciliazione con l'odiato Gilbert Blythe.