Recensione
Tsubasa Chronicle
4.0/10
Soffrite di insonnia ma siete ormai assuefatti ai soliti sonniferi? Tranquilli, il rimedio naturale finalmente oggi c’è e si chiama “Tsubasa RESERVoir CHRoNiCLE”. È sufficiente somministrarsene un episodio la sera ed il crollo in un profondo coma è garantito dal sottoscritto.
Per creare qualcosa di buono purtroppo non bastano gli ingredienti giusti, bisogna soprattutto saperli amalgamare insieme, dosarli correttamente e metterci anche un pizzico di passione che certamente non guasta. Fatto sta che a parte i primi episodi dell’anime, in cui la vicenda si va troppo velocemente delineando e che risultano così tiepidamente avvincenti. Tutto il resto della serie è costituita dal continuo ripetersi delle medesime situazioni in contesti differenti.
Capisco la difficoltà della regia del povero Kouchi Mashimo costretto a produrre ben ventisei episodi con uno stesso copione, una quindicina di personaggi (e sì, perchè non solo i protagonisti sono sempre gli stessi, ma pure le comparse!) e sceneggiature talmente misere dall’essere costretti a riempire gli episodi con continui ed esasperanti primi piani da quindici secondi sugli interpreti. È certamente il primo anime (almeno fra quelli del mio repertorio) da poter essere visto a campione, diciamo un episodio ogni tre e un fotogramma ogni quindici, senza perdere nulla della storia e dei personaggi.
Personaggi stereotipati, disegni anonimi, animazioni assenti (anche qui primo premio per primo anime privo di animazioni) e colonna sonora misera fanno da cornice più che appropriata al quadro finora descritto. Gravemente insufficiente sotto tutti gli aspetti.
Per creare qualcosa di buono purtroppo non bastano gli ingredienti giusti, bisogna soprattutto saperli amalgamare insieme, dosarli correttamente e metterci anche un pizzico di passione che certamente non guasta. Fatto sta che a parte i primi episodi dell’anime, in cui la vicenda si va troppo velocemente delineando e che risultano così tiepidamente avvincenti. Tutto il resto della serie è costituita dal continuo ripetersi delle medesime situazioni in contesti differenti.
Capisco la difficoltà della regia del povero Kouchi Mashimo costretto a produrre ben ventisei episodi con uno stesso copione, una quindicina di personaggi (e sì, perchè non solo i protagonisti sono sempre gli stessi, ma pure le comparse!) e sceneggiature talmente misere dall’essere costretti a riempire gli episodi con continui ed esasperanti primi piani da quindici secondi sugli interpreti. È certamente il primo anime (almeno fra quelli del mio repertorio) da poter essere visto a campione, diciamo un episodio ogni tre e un fotogramma ogni quindici, senza perdere nulla della storia e dei personaggi.
Personaggi stereotipati, disegni anonimi, animazioni assenti (anche qui primo premio per primo anime privo di animazioni) e colonna sonora misera fanno da cornice più che appropriata al quadro finora descritto. Gravemente insufficiente sotto tutti gli aspetti.