Recensione
Honey & Clover
9.0/10
<b>Attenzione! Contiene Spoiler</b>
Una canzone di Ligabue dice "quando tutte le parole sai che non ti servon più, quando sudi il tuo coraggio per non startene laggiù, quando tiri in mezzo Dio o il destino o chissà che, ché nessuno se lo spiega perché sia successo a te, quando tira un po' di vento ché ci si rialza un po' e la vita è un po' più forte del tuo dirle "grazie no" quando sembra tutto fermo la tua ruota girerà… sopra il giorno di dolore che uno ha"
La vita è caratterizzata da diversi periodi, o meglio da diverse fasi. A volta ci sembra di dover superare delle salite insormontabili, a volte si va sparati in discesa. La vita in fin dei conti può facilmente essere rappresentata come il ciclismo. Ci sono momenti di pianura, ma si sa che molte volte dopo una bellissima discesa ci sarà sempre una salita; a volte sembra insormontabile e tante volte sembra di non riuscire mai ad arrivare in cima. Una volta raggiunta però avremmo sviluppato dei potenti muscoli alle gambe che ci renderanno molto più facile il percorso successivo.
La vita è una sfida continua che ha l’obiettivo di farci crescere, l’importante però e non smettere mai di pedalare e soprattutto non guardarsi troppo indietro, perché si rischia di andare a sbattere; a volte fa bene guardare dietro la strada percorsa, ma non sempre si può rimanere con la testa girata. Il percorso è davanti a noi e purtroppo non conosciamo l’arrivo.
Cosa ci permette di avanzare lungo questo percorso? Senza dubbio le nostre gambe, e poi vi è un altro elemento determinate: la bicicletta e soprattutto la ruota. La ruota: questa metafora può essere rappresentata dal destino che scorre inesorabilmente e sul quale viaggiamo, consapevolmente o meno in questo caso non interessa.
Honey e Clover è proprio la storia di questo percorso in bicicletta.
La storia, semplice nel suo plot, in realtà racconta forse l’aspetto più drammatico per l’uomo, infatti mostra la sua esistenza cosi come è. Non ci sono elementi fantastici che in qualche modo servono a fare prendere, quando lo desidera, le distanze allo spettatore; in fin dei conti viene presentata la vita come è realmente: dura ma tante volte piacevole.
Nella vita vi sono momenti difficili, ma forse è la serenità l’elemento predominante. La serie in questione mostra proprio quattro ragazzi che cercano di vivere la loro vita più serenamente possibile. Siamo in una scuola d’arte e il momento fotografato dall’anime è proprio quello del passaggio dall’età adolescenziale all’età adulta.
I quattro protagonisti saranno proprio costretti ad affrontare questo momento estremamente difficile. Non è l’adolescenza che segna il passaggio dall’infanzia alla gioventù, in questo caso il passaggio è ben più grave perché diventare adulti significa caricarsi sulle spalle molte responsabilità; insomma uno zaino pesante sulla nostra bici.
Ognuno cerca di affrontare questo passaggio a modo suo: c’è chi come Mayama è già adulto, fin da subito mostra una grande responsabilità ed è un po’ la guida per gli altri. La sua maturità è fin troppo chiara ma il più delle volte rischia di essere lo spettro di se stessa. Mayama sembra adulto e cerca di sforzarsi di esserlo, a volte prendendo in giro se stesso. L’amore nei confronti di Rika, donna ben più grande di lui, ne è l’esempio. Mayama considera molte volte forzatamente le sue coetanee non adatte, trovandosi a rincorrere un sogno, il sogno di un amore ma soprattutto la consacrazione a uomo che potrebbe ottenere con questo rapporto. Continuando la metafora sportiva Mayama rappresenta un corridore che parte spesso in fuga da solo per distaccare gli avversari, ma rischia di trovarsi troppo presto a corto di fiato.
Morita al contrario è agli antipodi di Mayama, rappresenta la figura dell’eterno Peter Pan che rifiuta la crescita. L’età adulta non gli interessa, anzi trova molto più stimolante aiutare i suoi amici nel raggiungerla; da questo punto di vista è un po’ come un angelo pronto ad aiutare chi ne ha veramente bisogno, ma in fin dei conti è una figura debole. La scusa di essere l’aiuto principale per gli altri alla fine per lui è forse la più importante scusa per convincere se stesso che è giusto continuare a vivere nel limbo. Ha paura dell’età adulta perché forse teme che non potrà essere più di aiuto ai suoi amici superato questo passaggio. Morita è quindi quel corridore che è addirittura disposto a indietreggiare per sorreggere i suoi compagni con il rischio di non vedere mai l’arrivo.
Yamada, splendida ragazza del gruppo, ha anche lei paura di crescere l’età adulta e per ripudiarla in qualche modo rimane aggrappata con tutta se stessa all’amore che l’ha caratterizzata in gioventù, quel Moyama troppo adulto per pensare a lei. L’amore è certamente forte, ma lei non ha il coraggio e la forza di accettare le cose così come stanno e tagliare con il suo passato per guardare avanti. Yamada corre quindi sempre con la testa girata con il rischio di perdere la strada di fronte a sé.
Takemoto invece è pienamente consapevole di quanto duro sia crescere ed è per questo molto debole, e sono proprio queste sue debolezza e consapevolezza che rendono il ragazzo un personaggio estremamente semplice ma al contempo molto determinato. È consapevole dei suoi limiti ma è preparato ad affrontarli con tranquillità, come quando decide di rimandare di un anno la sua laurea per essere più preparato. È un ciclista quindi inizialmente limitato ma che decide di allenarsi per diventare forte, non gli importa di vincere ma semplicemente gli importa raggiungere il traguardo.
È proprio questa la figura su cui l’anime vuole puntare ed è questo il messaggio che l’anime vuole comunicare. Non a caso ci si concentrerà nelle puntate finali sull’attraversamento in bici del Giappone da parte del ragazzo. Si tratta di un viaggio ovviamente molto più interiore che effettivo. La metafora è quanto mai chiara così come è chiaro cosa significhi il mezzo che Takemoto utilizza. Sono chiare anche le difficoltà che il ragazzo deve affrontare e la sua sofferenza, ma anche la tranquillità e la felicità nel momento in cui si è finalmente riusciti a raggiungere l’obiettivo prefissato.
Takemoto tornerà estremamente forte dal viaggio e proprio grazie a questo ritorno riuscirà a comunicare apertamente il sua amore per Hagu; si tratta di qualcosa che non avrebbe mai pensato di fare prima della sua crescita.
L’anime in realtà non ha un vero finale, in questo caso si assiste al tipico discostamento temporale tra messaggio e trama. La storia in realtà potrebbe proseguire, ma il messaggio che si voleva comunicare è finalmente completo con la dichiarazione del ragazzo. In quel momento Takemto ha simbolicamente raggiunto l’età adulta e quindi di per sé l’anime non avrebbe avuto più niente da dire rispetto all’obiettivo morale che si era prefissato; si può pensare infatti che l’anime finisce con la fine della corsa e il raggiungimento del traguardo. La filosofia Giapponese, essendo strettamente impregnata di Buddhismo, tende infatti molto spesso a concentrare tutte le proprie attenzioni più sul percorso che sul raggiungimento dell’obiettivo finale.
In realtà esiste una seconda serie e spero che effettivamente riesca a concentrarsi su un altro messaggio e a non essere una mero racconto di vicende amorose.
Tutto l’anime racconta quindi le difficoltà della vita con serenità e tante volte umorismo; i colori pastello tendono inoltre a rafforzare questo senso di tranquillità mista a inquietudine. Quello che mi ha più colpito in realtà è l’atmosfera che si respira: piena primavera. La giovinezza è infatti la primavera della vita e guardano l’anime si ha la stessa sensazione che si avrebbe stando in aperta campagna in primavera. Sicuramente i colori, e anche le musiche, aiutano molto in questo.
Per raccontare poi il proprio messaggio di crescita l’anime è strutturato in maniera molto particolare, poiché in 25 episodi mostra qualche anno di vita dei protagonisti con dei salti temporali che però si percepiscono a malapena. Si tratta di un modo molto efficace per esprime il tempo che passa nella vita di ognuno di noi, tante volte infatti siamo noi stessi che non percepiamo quanto grandi siamo diventati.
Ritornando al percorso in bicicletta abbiamo detto che è questo strumento il simbolo stesso della vita, e in particolare ci si concentrerà molto sulla ruota. La ruota in sé rappresenta lo scorrere del tempo e delle cose, la ruota verrà proposta nella prima sigla di chiusura, Takemoto è in bici nella seconda sigla di chiusura, una bicicletta vi è anche nella seconda sigla di apertura, molte volte è protagonista dell’anime la ruota panoramica ecc. La ruota gira così come gira la nostra vita. Honey sta per dolce, invece Clover sta per quadrifoglio; quest'ultimo da sempre ha rappresentato la fortuna. Bisogna però riflettere; strappate un quadrifoglio (chi ha la fortuna di trovarlo), prendetelo dallo stelo e ruotatelo velocemente tra le dita, i quattro petali così ruotati tenderanno a non vedersi più e invece si vedrà una ruota. La fortuna infatti nella vita di ognuno di noi gira, così come non è detto che il quadrifoglio rimanga nelle mani delle stesse persone. Difficilmente la fortuna può essere l’artefice del nostro destino; sì certo, a volte una folata di vento ci può fare comodo in bici, ma non è la folata che ci farà arrivare al traguardo anzi, ci renderà più deboli. Se siamo riusciti a superare un salita difficile con l’aiuto del vento, alla prossima salita saremmo sicuramente in difficoltà perché la fortuna non ci ha aiutato a sviluppare quei muscoli alle gambe che ci servono per affrontare le sfide successive.
Un altro elemento che colpisce nell’anime è la capacità, grazie a tutti questi presupposti, di fare immedesimare chi guarda: chiunque di noi vedendolo si ritroverà in molte delle difficoltà affrontate dai protagonisti e riderà delle stesse ricordando quanto era stato duro oltrepassarle. Si proverà un forte senso di empatia verso i protagonisti, poiché quello che affrontano fa parte della vera vita vissuta.
La vita è un percorso in bicicletta, finito Honey and Clover, e finita questa recensione, guardatevi le gambe e verificate effettivamente quanto sono diventate forti. Se sono diventate forti sappiate che tutte le difficoltà che avrete affrontato fino a questo momento non sono state inutili, ma vi hanno rafforzato. Citando Ligabue direi:
"Quando il cuore senza un pezzo il suo ritmo prenderà, quando l'aria che fa il giro i tuoi polmoni beccherà, quando questa merda intorno sempre merda resterà, riconoscerai l'odore perché questa è la realtà,
quando la tua sveglia suona e tu ti chiederai che or'è che la vita è sempre forte molto più che facile, quando sposti appena il piede lì il tuo tempo crescerà…
sopra il giorno di dolore che uno ha."
LightLife
Una canzone di Ligabue dice "quando tutte le parole sai che non ti servon più, quando sudi il tuo coraggio per non startene laggiù, quando tiri in mezzo Dio o il destino o chissà che, ché nessuno se lo spiega perché sia successo a te, quando tira un po' di vento ché ci si rialza un po' e la vita è un po' più forte del tuo dirle "grazie no" quando sembra tutto fermo la tua ruota girerà… sopra il giorno di dolore che uno ha"
La vita è caratterizzata da diversi periodi, o meglio da diverse fasi. A volta ci sembra di dover superare delle salite insormontabili, a volte si va sparati in discesa. La vita in fin dei conti può facilmente essere rappresentata come il ciclismo. Ci sono momenti di pianura, ma si sa che molte volte dopo una bellissima discesa ci sarà sempre una salita; a volte sembra insormontabile e tante volte sembra di non riuscire mai ad arrivare in cima. Una volta raggiunta però avremmo sviluppato dei potenti muscoli alle gambe che ci renderanno molto più facile il percorso successivo.
La vita è una sfida continua che ha l’obiettivo di farci crescere, l’importante però e non smettere mai di pedalare e soprattutto non guardarsi troppo indietro, perché si rischia di andare a sbattere; a volte fa bene guardare dietro la strada percorsa, ma non sempre si può rimanere con la testa girata. Il percorso è davanti a noi e purtroppo non conosciamo l’arrivo.
Cosa ci permette di avanzare lungo questo percorso? Senza dubbio le nostre gambe, e poi vi è un altro elemento determinate: la bicicletta e soprattutto la ruota. La ruota: questa metafora può essere rappresentata dal destino che scorre inesorabilmente e sul quale viaggiamo, consapevolmente o meno in questo caso non interessa.
Honey e Clover è proprio la storia di questo percorso in bicicletta.
La storia, semplice nel suo plot, in realtà racconta forse l’aspetto più drammatico per l’uomo, infatti mostra la sua esistenza cosi come è. Non ci sono elementi fantastici che in qualche modo servono a fare prendere, quando lo desidera, le distanze allo spettatore; in fin dei conti viene presentata la vita come è realmente: dura ma tante volte piacevole.
Nella vita vi sono momenti difficili, ma forse è la serenità l’elemento predominante. La serie in questione mostra proprio quattro ragazzi che cercano di vivere la loro vita più serenamente possibile. Siamo in una scuola d’arte e il momento fotografato dall’anime è proprio quello del passaggio dall’età adolescenziale all’età adulta.
I quattro protagonisti saranno proprio costretti ad affrontare questo momento estremamente difficile. Non è l’adolescenza che segna il passaggio dall’infanzia alla gioventù, in questo caso il passaggio è ben più grave perché diventare adulti significa caricarsi sulle spalle molte responsabilità; insomma uno zaino pesante sulla nostra bici.
Ognuno cerca di affrontare questo passaggio a modo suo: c’è chi come Mayama è già adulto, fin da subito mostra una grande responsabilità ed è un po’ la guida per gli altri. La sua maturità è fin troppo chiara ma il più delle volte rischia di essere lo spettro di se stessa. Mayama sembra adulto e cerca di sforzarsi di esserlo, a volte prendendo in giro se stesso. L’amore nei confronti di Rika, donna ben più grande di lui, ne è l’esempio. Mayama considera molte volte forzatamente le sue coetanee non adatte, trovandosi a rincorrere un sogno, il sogno di un amore ma soprattutto la consacrazione a uomo che potrebbe ottenere con questo rapporto. Continuando la metafora sportiva Mayama rappresenta un corridore che parte spesso in fuga da solo per distaccare gli avversari, ma rischia di trovarsi troppo presto a corto di fiato.
Morita al contrario è agli antipodi di Mayama, rappresenta la figura dell’eterno Peter Pan che rifiuta la crescita. L’età adulta non gli interessa, anzi trova molto più stimolante aiutare i suoi amici nel raggiungerla; da questo punto di vista è un po’ come un angelo pronto ad aiutare chi ne ha veramente bisogno, ma in fin dei conti è una figura debole. La scusa di essere l’aiuto principale per gli altri alla fine per lui è forse la più importante scusa per convincere se stesso che è giusto continuare a vivere nel limbo. Ha paura dell’età adulta perché forse teme che non potrà essere più di aiuto ai suoi amici superato questo passaggio. Morita è quindi quel corridore che è addirittura disposto a indietreggiare per sorreggere i suoi compagni con il rischio di non vedere mai l’arrivo.
Yamada, splendida ragazza del gruppo, ha anche lei paura di crescere l’età adulta e per ripudiarla in qualche modo rimane aggrappata con tutta se stessa all’amore che l’ha caratterizzata in gioventù, quel Moyama troppo adulto per pensare a lei. L’amore è certamente forte, ma lei non ha il coraggio e la forza di accettare le cose così come stanno e tagliare con il suo passato per guardare avanti. Yamada corre quindi sempre con la testa girata con il rischio di perdere la strada di fronte a sé.
Takemoto invece è pienamente consapevole di quanto duro sia crescere ed è per questo molto debole, e sono proprio queste sue debolezza e consapevolezza che rendono il ragazzo un personaggio estremamente semplice ma al contempo molto determinato. È consapevole dei suoi limiti ma è preparato ad affrontarli con tranquillità, come quando decide di rimandare di un anno la sua laurea per essere più preparato. È un ciclista quindi inizialmente limitato ma che decide di allenarsi per diventare forte, non gli importa di vincere ma semplicemente gli importa raggiungere il traguardo.
È proprio questa la figura su cui l’anime vuole puntare ed è questo il messaggio che l’anime vuole comunicare. Non a caso ci si concentrerà nelle puntate finali sull’attraversamento in bici del Giappone da parte del ragazzo. Si tratta di un viaggio ovviamente molto più interiore che effettivo. La metafora è quanto mai chiara così come è chiaro cosa significhi il mezzo che Takemoto utilizza. Sono chiare anche le difficoltà che il ragazzo deve affrontare e la sua sofferenza, ma anche la tranquillità e la felicità nel momento in cui si è finalmente riusciti a raggiungere l’obiettivo prefissato.
Takemoto tornerà estremamente forte dal viaggio e proprio grazie a questo ritorno riuscirà a comunicare apertamente il sua amore per Hagu; si tratta di qualcosa che non avrebbe mai pensato di fare prima della sua crescita.
L’anime in realtà non ha un vero finale, in questo caso si assiste al tipico discostamento temporale tra messaggio e trama. La storia in realtà potrebbe proseguire, ma il messaggio che si voleva comunicare è finalmente completo con la dichiarazione del ragazzo. In quel momento Takemto ha simbolicamente raggiunto l’età adulta e quindi di per sé l’anime non avrebbe avuto più niente da dire rispetto all’obiettivo morale che si era prefissato; si può pensare infatti che l’anime finisce con la fine della corsa e il raggiungimento del traguardo. La filosofia Giapponese, essendo strettamente impregnata di Buddhismo, tende infatti molto spesso a concentrare tutte le proprie attenzioni più sul percorso che sul raggiungimento dell’obiettivo finale.
In realtà esiste una seconda serie e spero che effettivamente riesca a concentrarsi su un altro messaggio e a non essere una mero racconto di vicende amorose.
Tutto l’anime racconta quindi le difficoltà della vita con serenità e tante volte umorismo; i colori pastello tendono inoltre a rafforzare questo senso di tranquillità mista a inquietudine. Quello che mi ha più colpito in realtà è l’atmosfera che si respira: piena primavera. La giovinezza è infatti la primavera della vita e guardano l’anime si ha la stessa sensazione che si avrebbe stando in aperta campagna in primavera. Sicuramente i colori, e anche le musiche, aiutano molto in questo.
Per raccontare poi il proprio messaggio di crescita l’anime è strutturato in maniera molto particolare, poiché in 25 episodi mostra qualche anno di vita dei protagonisti con dei salti temporali che però si percepiscono a malapena. Si tratta di un modo molto efficace per esprime il tempo che passa nella vita di ognuno di noi, tante volte infatti siamo noi stessi che non percepiamo quanto grandi siamo diventati.
Ritornando al percorso in bicicletta abbiamo detto che è questo strumento il simbolo stesso della vita, e in particolare ci si concentrerà molto sulla ruota. La ruota in sé rappresenta lo scorrere del tempo e delle cose, la ruota verrà proposta nella prima sigla di chiusura, Takemoto è in bici nella seconda sigla di chiusura, una bicicletta vi è anche nella seconda sigla di apertura, molte volte è protagonista dell’anime la ruota panoramica ecc. La ruota gira così come gira la nostra vita. Honey sta per dolce, invece Clover sta per quadrifoglio; quest'ultimo da sempre ha rappresentato la fortuna. Bisogna però riflettere; strappate un quadrifoglio (chi ha la fortuna di trovarlo), prendetelo dallo stelo e ruotatelo velocemente tra le dita, i quattro petali così ruotati tenderanno a non vedersi più e invece si vedrà una ruota. La fortuna infatti nella vita di ognuno di noi gira, così come non è detto che il quadrifoglio rimanga nelle mani delle stesse persone. Difficilmente la fortuna può essere l’artefice del nostro destino; sì certo, a volte una folata di vento ci può fare comodo in bici, ma non è la folata che ci farà arrivare al traguardo anzi, ci renderà più deboli. Se siamo riusciti a superare un salita difficile con l’aiuto del vento, alla prossima salita saremmo sicuramente in difficoltà perché la fortuna non ci ha aiutato a sviluppare quei muscoli alle gambe che ci servono per affrontare le sfide successive.
Un altro elemento che colpisce nell’anime è la capacità, grazie a tutti questi presupposti, di fare immedesimare chi guarda: chiunque di noi vedendolo si ritroverà in molte delle difficoltà affrontate dai protagonisti e riderà delle stesse ricordando quanto era stato duro oltrepassarle. Si proverà un forte senso di empatia verso i protagonisti, poiché quello che affrontano fa parte della vera vita vissuta.
La vita è un percorso in bicicletta, finito Honey and Clover, e finita questa recensione, guardatevi le gambe e verificate effettivamente quanto sono diventate forti. Se sono diventate forti sappiate che tutte le difficoltà che avrete affrontato fino a questo momento non sono state inutili, ma vi hanno rafforzato. Citando Ligabue direi:
"Quando il cuore senza un pezzo il suo ritmo prenderà, quando l'aria che fa il giro i tuoi polmoni beccherà, quando questa merda intorno sempre merda resterà, riconoscerai l'odore perché questa è la realtà,
quando la tua sveglia suona e tu ti chiederai che or'è che la vita è sempre forte molto più che facile, quando sposti appena il piede lì il tuo tempo crescerà…
sopra il giorno di dolore che uno ha."
LightLife