Recensione
Terra e...
8.0/10
In matematica due linee parallele sono due linee che non si incontrano mai, o meglio si incontrano ad infinito. Questa prospettiva dell’incontro ad infinito mi ha sempre incuriosito e ho cercato di capire cosa volesse dire, in matematica questo significa che le linee non si incontrano mai, ma filosoficamente questo può avere un significato più profondo; incontrarsi ad infinito può significare incontrarsi solo idealmente. Trasformare la matematica in filosofia di vita non è mai sbagliato ed è proprio da questa filosofizzazione che voglio iniziare la recensione di Terra e… Le due linee sono infatti i due protagonisti, o meglio, i due pilastri dell’anime: Jomy e Keith. In realtà l’aspetto più interessante dell’anime è quello di porre poca attenzione ai protagonisti, che non sono mai cosi chiaramente definiti, ciò a cui si vuole prestare attenzione è la storia, o meglio la trama, o meglio la filosofia che ci sta dietro. Le due linee infatti possono rappresentare la vita dei due ragazzi che corre parallela allo scorrere degli anni.
L’anime è infatti caratterizzato da una particolarità, ovvero il salto temporale. La cronologia infatti salta di parecchi anni poi mostra alcuni episodi temporalmente consecutivi e poi torna a saltare di parecchi anni quasi improvvisamente, facendoci vedere soprattutto l’evoluzione dei personaggi; inevitabilmente tutto ciò influisce però sulla caratterizzazione degli stessi, perdendo la possibilità di vedere la loro evoluzione progressiva e mostrandoci solo la loro crescita a tappe. In questo si sacrificata la caratterizzazione dei personaggi, ma ne guadagna l’architettura della storia. Non sempre infatti le trame degli anime possono evolversi in poco tempo ed è giusto infatti proporle nella loro completezza. Quando guardo un anime infatti tendo sempre a cercare di differenziare la trama (sostanzialmente il racconto, l’intreccio della storia, la cronologia dei fatti) ed il messaggio ad essa associata, a volte il messaggio viene completato prima della trama, a volte, come in questo caso la trama viene estesa per dare coerenza al messaggio.
In questo caso il messaggio però è multiplo e ricco, senza dubbio se si vuole riassumere la trama dell’anime la si può descrivere come scontro razziale perché apparentemente è quello che è. Vi sono due gruppi: gli umani e i Mu e tra i due il contrasto razziale è molto forte; in realtà non è solo questo. Non è solo uno scontro di razze, ma anche uno scontro generazionale ed evolutivo, il passaggio tra il vecchio, l’uomo che vuole conservare il suo status quo, e il nuovo, ovvero i Mu che rappresentano il passo evolutivo per la specie.
La resistenza al cambiamento è forse una delle cose più difficile che nella nostra vita dobbiamo affrontare e questo lo vediamo tutti i giorni dalle piccolezze alle grandi cose, l’anime è esemplare su questo aspetto poiché propone al resistenza al cambiamento evolutivo, non solo a livello di specie ma anche a livello generazionale. Più volte infatti viene proposto il confronto tra la vecchia generazione dei Mu e la nuova, il salto temporale serve a rafforzare ulteriormente questo contrasto proponendo le differenze comportamentali di generazioni diverse.
Da questo contrasto è esemplare la volontà dei giovani di non farsi trascinare nelle vendette e nei sentimenti del passato, la volontà di una generazioni di crearsi da solo il proprio modo di vivere, di non farsi influenzare da ciò che in passato è successo. Al contrario però la pressione della vecchia generazione è troppo forte e si finisce sempre nel cadere nel vortice dei vecchi rancori.
Si è detto dell’evoluzione del proprio comportamento al cambiare dell’età; questo è forse l’aspetto più interessante per i due pilastri dell’anime, che da questo punto di vista sono opposti. Jomy lo possiamo considerare come una retta in crescendo, la sua evoluzione è netta cosi come il suo processo di maturazione; all’inizio è molto immaturo e quasi irritante, pian piano però acquisisce consapevolezza e sicurezza di sé. Keith invece è una retta molto irregolare, quasi una spezzata; inizialmente si avvicina progressivamente a Jomy e lo fa nel furore della gioventù. Il suo spirito indomito si sente, nonostante sia quasi una macchina, arriva addirittura a pensare di ribellarsi alla Madre. Si tratta di un comportamento tipico adolescenziale concretizzato nella volontà di ribellione (da precisare che si tratta di azioni comunque molto composte, ma forti se consideriamo il personaggio ). Con il crescere dell’età adulta quella linea che si stava per incrociare con jomy si allontana repentinamente. Keith subisce quella volontà di conservazione tipica dello status quo che invece preponde nelle persone adulte; insomma, diventa più schiavo degli schemi e più vincolato.
Se il contrasto generazionale è importante lo è forse ancora di più il contrasto evolutivo. Qui abbiamo due sistemi evolutivi diversi, da una parte vi è l’uomo con la sua imperfezione, con i suoi errori ma con una ferrea volontà di migliorarsi. Consapevole delle proprie debolezze dovute alle forti pulsioni emozionali, decide di auto-limitarsi diventando volontariamente schiavo delle macchine, che al contrario rappresentano la pura razionalità. Ciò che ne viene fuori è però un essere che sconfessa se stesso, un essere limitato tanto da perdere il significato della propria esistenza. Dall’altro lato ci sono i Mu che rappresentano l’evoluzione dell’uomo, non nascondono le proprie emozioni; al contrario queste sono espresse esponenzialmente, tanto da essere condivise da tutti, con i poteri psichici non è più possibile nascondere ciò che si prova, l’essere umano non deve più sforzarsi di farlo, al contrario vi è una fortissima empatia che spinge tutti a mostrare ciò che si ha dentro e non avere più paura della componente emotiva, che invece rende schivi perché rappresenta la parte incontrollabile e quindi più tremenda.
I Mu rappresentano il passo evolutivo successivo, perché risolvono questo problema in una prospettiva diversa e quindi non sopprimendo ma esplodendo i sentimenti.
Lo scontro generazionale è forte, gli uomini hanno infatti paura di esseri che non nascondono i sentimenti, di esseri talmente saggi da rappresentare un passo evolutivo troppo lontano da comprendere, e l’uomo teme ciò che non può razionalizzare. Gli uomini quindi studiano i Mu perché ne sono indubbiamente attratti, ma hanno paura che questi possano sconvolgere l’ordine creato.
Evoluzione generazionale, evoluzione razziale, ma anche evoluzione interiore. Quest’ultima è quella che dovrebbe caratterizzare il telespettatore, l’evoluzione che è anche sensibilizzazione su temi importanti come la razza e l’ambiente. La Terra proposta è la meta del viaggio, è l’Eden che si vuole raggiungere, è sostanzialmente un mondo ideale costruito. La Terra rappresenta il ventre che ha generato l’uomo, tornare alla Terra significa tornare al passato, per i Mu poter vivere come gli esseri umani, poter vivere nella loro tranquillità, poter iniziare a vivere, visto che fino a quel momento il loro è sempre stato un nascondersi e non un vivere.
Per gli uomini invece la Terra e un posto da rigenerare, anche per loro la Terra è un ritorno al passato, un passato ricostruito però, un passato dove l’uomo deve essere perfetto. Le macchine vogliono, come un dio, rigenerare la razza umana privata dagli errori e dalle imperfezioni, ricostruire la Terra e far ricominciare tutto di nuovo in un mondo perfetto.
Per entrambi però la Terra è adesso un luogo desolato lontano dai loro sogni. Metaforicamente si capisce che non è possibile iniziare di nuovo operando in maniera separata Mu e umani, razionalità e sentimento infatti si devono fondere, solo cosi sin può rigenerare tutto di nuovo; solo ne finale dove si comprende l’importanza dell’integrazione finalmente si assiste ad una Terra rigenerata.
Si torna quindi indietro, tutta la corsa temporale di centinai di anni mostrata nell’anime sembra quasi non essere mai passata, tutto sembra essere stato un sogno, o meglio un incubo interiore concretizzato nella volontà di voler forzare l’evoluzione, di voler apertamente selezionare i parametri di progresso umano.
L’ultima scena serve proprio ad indicare questo smarrimento, si torna al passato a Keith e Jomy piccoli che giocano, e ci si chiede se quello che si è visto non sia stato un’illusione.
Estendere al massimo il tempo per poi comprimerlo è l’aspetto più sorprendente del finale della storia ed anche più significativo. L’evoluzione dell’uomo non sta nei Mu o negli umani robotizzatiti, il futuro dell’uomo sta semplicemente in se stesso.
È chiaro quindi come quelle due linee inizialmente percepite come dritte in realtà formano un circonferenza che si chiude e fa iniziare tutto di nuovo, una circonferenza che vista da lontano sembra quasi un puntino.
Nel puntino quindi non esistono più le rette che non si incontrano mai perché è tutto unificato, quindi abbiamo quasi dimostrato che filosoficamente il concetto di parallelismo non esistete, percorsi evolutivi diversi portano ad un risultato quasi mai completamente diverso.
LightLife
L’anime è infatti caratterizzato da una particolarità, ovvero il salto temporale. La cronologia infatti salta di parecchi anni poi mostra alcuni episodi temporalmente consecutivi e poi torna a saltare di parecchi anni quasi improvvisamente, facendoci vedere soprattutto l’evoluzione dei personaggi; inevitabilmente tutto ciò influisce però sulla caratterizzazione degli stessi, perdendo la possibilità di vedere la loro evoluzione progressiva e mostrandoci solo la loro crescita a tappe. In questo si sacrificata la caratterizzazione dei personaggi, ma ne guadagna l’architettura della storia. Non sempre infatti le trame degli anime possono evolversi in poco tempo ed è giusto infatti proporle nella loro completezza. Quando guardo un anime infatti tendo sempre a cercare di differenziare la trama (sostanzialmente il racconto, l’intreccio della storia, la cronologia dei fatti) ed il messaggio ad essa associata, a volte il messaggio viene completato prima della trama, a volte, come in questo caso la trama viene estesa per dare coerenza al messaggio.
In questo caso il messaggio però è multiplo e ricco, senza dubbio se si vuole riassumere la trama dell’anime la si può descrivere come scontro razziale perché apparentemente è quello che è. Vi sono due gruppi: gli umani e i Mu e tra i due il contrasto razziale è molto forte; in realtà non è solo questo. Non è solo uno scontro di razze, ma anche uno scontro generazionale ed evolutivo, il passaggio tra il vecchio, l’uomo che vuole conservare il suo status quo, e il nuovo, ovvero i Mu che rappresentano il passo evolutivo per la specie.
La resistenza al cambiamento è forse una delle cose più difficile che nella nostra vita dobbiamo affrontare e questo lo vediamo tutti i giorni dalle piccolezze alle grandi cose, l’anime è esemplare su questo aspetto poiché propone al resistenza al cambiamento evolutivo, non solo a livello di specie ma anche a livello generazionale. Più volte infatti viene proposto il confronto tra la vecchia generazione dei Mu e la nuova, il salto temporale serve a rafforzare ulteriormente questo contrasto proponendo le differenze comportamentali di generazioni diverse.
Da questo contrasto è esemplare la volontà dei giovani di non farsi trascinare nelle vendette e nei sentimenti del passato, la volontà di una generazioni di crearsi da solo il proprio modo di vivere, di non farsi influenzare da ciò che in passato è successo. Al contrario però la pressione della vecchia generazione è troppo forte e si finisce sempre nel cadere nel vortice dei vecchi rancori.
Si è detto dell’evoluzione del proprio comportamento al cambiare dell’età; questo è forse l’aspetto più interessante per i due pilastri dell’anime, che da questo punto di vista sono opposti. Jomy lo possiamo considerare come una retta in crescendo, la sua evoluzione è netta cosi come il suo processo di maturazione; all’inizio è molto immaturo e quasi irritante, pian piano però acquisisce consapevolezza e sicurezza di sé. Keith invece è una retta molto irregolare, quasi una spezzata; inizialmente si avvicina progressivamente a Jomy e lo fa nel furore della gioventù. Il suo spirito indomito si sente, nonostante sia quasi una macchina, arriva addirittura a pensare di ribellarsi alla Madre. Si tratta di un comportamento tipico adolescenziale concretizzato nella volontà di ribellione (da precisare che si tratta di azioni comunque molto composte, ma forti se consideriamo il personaggio ). Con il crescere dell’età adulta quella linea che si stava per incrociare con jomy si allontana repentinamente. Keith subisce quella volontà di conservazione tipica dello status quo che invece preponde nelle persone adulte; insomma, diventa più schiavo degli schemi e più vincolato.
Se il contrasto generazionale è importante lo è forse ancora di più il contrasto evolutivo. Qui abbiamo due sistemi evolutivi diversi, da una parte vi è l’uomo con la sua imperfezione, con i suoi errori ma con una ferrea volontà di migliorarsi. Consapevole delle proprie debolezze dovute alle forti pulsioni emozionali, decide di auto-limitarsi diventando volontariamente schiavo delle macchine, che al contrario rappresentano la pura razionalità. Ciò che ne viene fuori è però un essere che sconfessa se stesso, un essere limitato tanto da perdere il significato della propria esistenza. Dall’altro lato ci sono i Mu che rappresentano l’evoluzione dell’uomo, non nascondono le proprie emozioni; al contrario queste sono espresse esponenzialmente, tanto da essere condivise da tutti, con i poteri psichici non è più possibile nascondere ciò che si prova, l’essere umano non deve più sforzarsi di farlo, al contrario vi è una fortissima empatia che spinge tutti a mostrare ciò che si ha dentro e non avere più paura della componente emotiva, che invece rende schivi perché rappresenta la parte incontrollabile e quindi più tremenda.
I Mu rappresentano il passo evolutivo successivo, perché risolvono questo problema in una prospettiva diversa e quindi non sopprimendo ma esplodendo i sentimenti.
Lo scontro generazionale è forte, gli uomini hanno infatti paura di esseri che non nascondono i sentimenti, di esseri talmente saggi da rappresentare un passo evolutivo troppo lontano da comprendere, e l’uomo teme ciò che non può razionalizzare. Gli uomini quindi studiano i Mu perché ne sono indubbiamente attratti, ma hanno paura che questi possano sconvolgere l’ordine creato.
Evoluzione generazionale, evoluzione razziale, ma anche evoluzione interiore. Quest’ultima è quella che dovrebbe caratterizzare il telespettatore, l’evoluzione che è anche sensibilizzazione su temi importanti come la razza e l’ambiente. La Terra proposta è la meta del viaggio, è l’Eden che si vuole raggiungere, è sostanzialmente un mondo ideale costruito. La Terra rappresenta il ventre che ha generato l’uomo, tornare alla Terra significa tornare al passato, per i Mu poter vivere come gli esseri umani, poter vivere nella loro tranquillità, poter iniziare a vivere, visto che fino a quel momento il loro è sempre stato un nascondersi e non un vivere.
Per gli uomini invece la Terra e un posto da rigenerare, anche per loro la Terra è un ritorno al passato, un passato ricostruito però, un passato dove l’uomo deve essere perfetto. Le macchine vogliono, come un dio, rigenerare la razza umana privata dagli errori e dalle imperfezioni, ricostruire la Terra e far ricominciare tutto di nuovo in un mondo perfetto.
Per entrambi però la Terra è adesso un luogo desolato lontano dai loro sogni. Metaforicamente si capisce che non è possibile iniziare di nuovo operando in maniera separata Mu e umani, razionalità e sentimento infatti si devono fondere, solo cosi sin può rigenerare tutto di nuovo; solo ne finale dove si comprende l’importanza dell’integrazione finalmente si assiste ad una Terra rigenerata.
Si torna quindi indietro, tutta la corsa temporale di centinai di anni mostrata nell’anime sembra quasi non essere mai passata, tutto sembra essere stato un sogno, o meglio un incubo interiore concretizzato nella volontà di voler forzare l’evoluzione, di voler apertamente selezionare i parametri di progresso umano.
L’ultima scena serve proprio ad indicare questo smarrimento, si torna al passato a Keith e Jomy piccoli che giocano, e ci si chiede se quello che si è visto non sia stato un’illusione.
Estendere al massimo il tempo per poi comprimerlo è l’aspetto più sorprendente del finale della storia ed anche più significativo. L’evoluzione dell’uomo non sta nei Mu o negli umani robotizzatiti, il futuro dell’uomo sta semplicemente in se stesso.
È chiaro quindi come quelle due linee inizialmente percepite come dritte in realtà formano un circonferenza che si chiude e fa iniziare tutto di nuovo, una circonferenza che vista da lontano sembra quasi un puntino.
Nel puntino quindi non esistono più le rette che non si incontrano mai perché è tutto unificato, quindi abbiamo quasi dimostrato che filosoficamente il concetto di parallelismo non esistete, percorsi evolutivi diversi portano ad un risultato quasi mai completamente diverso.
LightLife