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"Gin iro no Kami no Agito", letteralmente "Agito dai capelli d'argento" è un lavoro della Gonzo con regia di Sugiyama (Evangelion, giusto per intenderci) che entra nel cinema mondiale con l'intento di proporsi come alternativa alle case più famose giapponesi e non solo.
L'opera ci vede in un futuro lontano ma non troppo in cui lo scontro tra la natura e l'essere umano ha visto soccombere la nostra specie, che si viene così a trovare segregata all'interno di città "controllate" dall'amica/nemica foresta e da dei druidi che, con il controllo dell'acqua, riescono a influenzare la vita quotidiana di questi superstiti al grande disastro. Ovviamente non tutti gli esseri umani riescono a trovare un connubio così stretto e succube dalla natura, e nascono, da quanto si evince, delle vere e proprie città militarizzate e "indipendenti" dal controllo della foresta.

In questo periodo troviamo i nostri eroi, anzi, a dirla tutta, il nostro eroe, Agito, appunto, che vive in una città neutrale, ovvero in quelle città al limite in cui gli abitanti provano a convivere con entrambe le fazioni (vegetali e umane) in un perenne stato di quiete.
L'avventura inizia quando Agito scopre, in una camera di stasi, la giovane Tula, abitante dell'antica terra sopravvissuta per casualità sino a quei giorni.
Da questo punto in poi c'è tutta la storia vera e propria che preferisco non accennare troppo per evitare la perdita di quella suspense che, nel bene o nel male, il film riesce a trasmettere.

Particolarmente belli sono i disegni, in cui l'impiego di CG è talmente ben fatto che non si riesce a distinguere con semplicità dai disegni veri e propri. Ottime sono le musiche, che incantano e riescono ancora a trasportare all'interno della scena lo spettatore.
Di contro invece andiamo a trovare, soprattutto all'inizio, un linguaggio piuttosto articolato, in cui filosofia e tecnica vengono fusi (molto bene) e in cui vengono presentati una serie di personaggi, tribù, situazioni tali da causare una certa difficoltà di "apprendimento", soprattutto per chi non segue con assiduità questo genere di anime.

Enigmatica, anche se alla fine chiara, è la figura del padre di Agito che, metà uomo e metà albero, non trova un vero significato fino verso la metà finale dell'anime, dove molto viene chiarito e spiegato, e la trama volge in un finale molto poco filosofico e molto ricco d'azione e di passaggi veloci, che compensano l'inizio forse un po' lento.
Per il resto ci sono tutti gli stereotipi classici di una storia d'amore, con Agito ragazzo "monello" e Tula ragazza delicata da salvare - stavo per scrivere: ragazza d'altri tempi… ma forse avreste frainteso.

Di particolare intensità, secondo me, il messaggio soprattutto iniziale del film, in cui la natura non è più "amica" ma ribelle nei confronti dell'umanità che, evidentemente, si è spinta troppo oltre quelle che sono le sue competenze: una natura non più "neutrale" ma viva e attiva, pronta a rimettere in riga, a confinare, la specie che lei stessa ha partorito e che lei stessa può cancellare.
Il coraggio, la speranza, l'amore, e soprattutto la voglia di trovare un compromesso, sono i motori portanti di questo film che, a mio parere, centra tutti gli obiettivi che si era prefissato.
Ripeto ancora, ottimo il disegno e la CG, ottime le musiche, la storia complessa e "difficile" (un po', non troppo) all'inizio sono ciò che di più amo, come prediligo i film lenti all'inizio e poi pronti ad accelerare nel finale.
Insomma, "Origine – Spirit of the past" è un anime che vale la pena d'essere visto e goduto tutto d'un fiato.