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Nella primavera del 2012 Shinichiro Watanabe e Yoko Kanno, musicista e grande compositrice, ci regalano un'altra collaborazione dopo "Cowboy Bebop" del 1998, e ci regalano un altro anime che con tutta probabilità resterà negli annali tra gli anime "belli" del nuovo secolo: stiamo parlando di "Sakamichi no Apollon". La serie è più semplice e "diretta" degli altri lavori del regista, ma colpisce subito, poiché la personalità dei protagonisti principali è sviluppata a tal punto da renderli "reali", quasi conoscenti.
L'anime è ambientato alla fine degli anni '60, e trasmette in modo davvero convincente i sensi di tempo e di luogo: Kaoru Nishimi, uno dei due protagonisti maschili, dopo essersi trasferito per l'ennesima volta, e aver rifatto la routine della presentazione nella sua nuova scuola, incontra l'altro protagonista maschile, Sentaro Kawabuchi, un ragazzaccio all'apparenza, ma che nasconde davvero tante belle qualità. Successivamente Kaoru fa amicizia anche con la capoclasse Ritsuko Mukae, figlia del proprietario di un negozio di vinili. I due ragazzi diverranno grandi amici, e accomunati dalla passione per la musica, inizieranno a suonare del sano jazz nel seminterrato del negozio di Mukae. L'anime ci narrerà sotto forma di uno slice of life dell'amicizia e dei sentimenti d'amore dei tre, senza mai andare troppo a fondo, ma regalando comunque emozioni uniche e indimenticabili.
Gli apici emozionali, davvero sparsi in tutti gli episodi, sono dovuti soprattutto alla Kanno, che ancora una volta compone una colonna sonora da brividi, utilizzando un genere davvero unico come il jazz, che probabilmente pochi hanno mai pensato di usare in una serie animata come genere principale. Il jazz riesce qui a non essere "solo" una colonna sonora, ma diviene parte della vita dei protagonisti. Alla fine alcune scelte sembrano un po' azzardate, e il finale può far storcere il naso, può sembrare che l'anime non sia compiuto e può perfino rimanere l'amaro in bocca, ma se si pensa ai vari avvenimenti accaduti nel corso degli episodi come spezzoni di una normale vita umana, e non come avvenimenti atti a un finale di felicità probabilmente "temporanea" che tutti vorremmo sempre vedere, allora si può dare giusto peso alle scelte fatte dagli autori.
Come sempre la regia di Watanabe è eccelsa e attenta a tutti i particolari tecnici. Mi verrebbe da dire che questo sia un anime d'altri tempi, e non per l'ambientazione, perciò lo consiglio chiaramente a tutti gli amanti dell'animazione.