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La prima volta che decisi di vedere "N.H.K. ni Youkoso!" venni a vedere su Animeclick.it se ne valesse la pena, e dalle varie recensioni quasi osannanti credetti che si trattasse di uno di quei soliti anime osannatissimi e in realtà molto deludenti; quello che mi sono trovato davanti si è però rivelato un piccolo capolavoro. Chiariamoci, non stiamo parlando del miglior anime del decennio, ma è sicuramente qualcosa capace di coinvolgere lo spettatore a 360° gradi.

"Welcome to the N.H.K." parte da una trama semplice: Sato è un hikikomori, un NEET, o, per meglio dire, un recluso sociale. Le sue paure, le sue convinzioni, le sue manie complottistiche lo hanno spinto a chiudersi in casa e a rifiutare ogni contatto umano oramai da anni, quando alla sua porta bussa l'incantevole Misaki, la quale accompagna la zia casa per casa a professare un messaggio divino, come dei veri e propri Testimoni di Geova. Le teorie complottistiche di Sato iniziano a sconvolgerlo sempre più, e quando tenta una reazione, quando prova a trovarsi un lavoro, si trova davanti ancora la bella Misaki e crede che lei sia parte del complotto, che lei sia al servizio della N.H.K., la Nihon Hikikomori Kyoukai, e scappa. Un ulteriore incontro con Misaki al suo parco preferito lo spingerà però a cambiare la sua vita, sottoscrivendo con la ragazza un contratto di vera e propria consulenza.

Per come si sviluppa, "Welcome to the N.H.K." parrebbe nient'altro che un romanzo di formazione, uno slice of life tra i più classici, ma se si pensa che sia solo questo conviene riguardarsi la serie altre due o tre volte. "Welcome to the N.H.K.", attraverso la vita e i problemi di Sato, si propone come un fedele ritratto della società odierna.
Una società crudele coi più deboli: quella N.H.K., quella Nihon Hikikomori Kyoukai, altro non è che la società con cui l'individuo ha a che fare e con cui le persone fragili si scontrano senza successo. Sato è quella persona fragile, una persona che non riesce ad affrontare i piccoli problemi della vita quotidiana e, anzi, per darsi una motivazione li giganteggia, li rende più grandi di quanto lui potrà mai essere. La società è la sconfitta dell'uomo, è ciò che più al mondo rende la persona sottomessa e debole, e in questo anime ce ne rendiamo conto di puntata in puntata: più il tempo passa, più Sato non guarisce, anzi; per quanto Misaki si impegni, per quanto Sato provi a convincersi di voler uscire da quello stato, il nostro protagonista sprofonda nell'oblio, si dedica ai giochi online, si fa truffare perché crede di raggiungere la felicità, partecipa a un suicidio collettivo perché crede che così facendo potrà conquistare l'amata senpai.
Non c'è via di uscita per Sato, e lo spettatore se ne rende conto anche nell'ultima puntata, in quel finale che sa un po' di "ma si sapeva, dai", ma che fa rimanere anche qualche dubbio... ce la farà Sato a non tornare ad essere un hikikomori?
Consigliatissimo, davvero.