Recensione
Free!
8.0/10
VECCHIETTA: "Porta questo al tuo ragazzo [Haruka]."
MAKOTO: "Non è il mio ragazzo."
VECCHIETTA: "Non inganni nessuno, mio caro."
(da "50%OFF", una delle abrigded series tratte dall'anime)
Siamo sinceri: nessuno nutriva delle grandi aspettative per questa serie. Tutto quel che si chiedeva alla KyoAni era un prodotto che traghettasse lo spettatore da un capo all'alto dell'estate senza ammorbarlo e/o insultarlo troppo pesantemente nell'intelligenza, possibilmente fujoshi friendly ma non abbastanza da scoraggiare chi non conosce o gradisce siffatto fenomeno; un prodotto fresco, ben confezionato, ma nel complesso bidimensionale, di quelli che si lasciano vedere più che guardare, un po' come un capo di vestiario che si compri più per il prestigio della marca che per una sua intrinseca conformità a quelli che sono i nostri gusti personali. Non era una sfida. Era troppo povera di stimoli per esserlo, troppo alla portata, troppo più simile a un esercizio di stile che a un vero e proprio progetto narrativo e visivo. E così il noto studio di animazione del Kansai ha deciso di alzare la posta facendo di quelli che tutti davano per scontati fossero gli unici argomenti di "Free!", c'est à dire sole, cuore e fancervice, l'impasto di qualcosa di contenutisticamente ben più sfizioso anche se magari non esente da difetti: una bella scommessa per una vittoria, quella sul pregiudizio - anche il mio, devo dire -, se possibile ancor più bella.
"Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo"... ma anche no. Nessuno dei nostri protagonisti ha infatti l'età legale per farsi servire qualcosa di più alcolico di un'aranciata, né anela a grandi rivoluzioni; no, il sogno di Haruka, Makoto, Nagisa e Rin, decisamente più appropriato visto che parliamo di bambini delle elementari, è quello di poter nuotare insieme per sempre. Ma per perfezionarsi in questa disciplina Rin deve partire per l'Australia, circostanza che porta la sua amicizia con gli altri a uno sfilacciamento che potrebbe non essere soltanto fisiologico. Poco tempo dopo ad allontanarsi dal gruppo è Haruka, che improvvisamente non sopporta più di immergersi in quelle acque clorate che gli hanno regalato così tante emozioni: due fatti apparentemente scollegati ma che anni dopo, quando il primo farà ritorno in Giappone, si riveleranno essere le diverse chiavi di lettura di un unico episodio. Toccherà a Makoto e Nagisa cercare di raccogliere i pezzi, fermo restando che il passato è remeabile soltanto fino a un certo punto e che ci sono cose che sono come l'acqua: devono essere lasciate libere di fare il loro corso.
George Bernard Shaw diceva che per ogni problema complesso c'è una soluzione semplice ma sbagliata. Nel caso di "Free!" la soluzione, ovverosia rimettere in piedi il vecchio club di nuoto, è giusta ma insufficiente a raggiungere lo scopo perché Nagisa e Makoto, che hanno avuto l'idea, non hanno sentore di quel che si cela dietro la ritrosia di Haruka a entrare a farne parte e alla iattanza di Rin, per nulla contento di avere di nuovo a che fare con loro. Lo stesso spettatore gode di una visuale appena più ampia, circostanza che potrebbe procurargli qualche mal di pancia giacché per la maggior parte del tempo gli elementi a sua disposizione non sembreranno portare a nulla: perché tanto pathos, perché tanta cocciutaggine nel voler riportare indietro le lancette dell'orologio? Ma soprattutto non si capisce perché tanta sollecitudine nei confronti di Rin, che fino all'ultimo farà di tutto per rendersi gratuitamente indigesto verso chiunque: sua sorella Gou ("È Kou!"), che vuole soltanto vederlo felice; il suo kohai Nitori, un po' appiccicoso ma animato dalle migliori intenzioni; e da ultimo Rei, la new entry del gruppo, che si compiace di considerare un suo rimpiazzo ma che al tempo stesso invidia.
Ci vuole del tempo, insomma. Tempo e anche tanta pazienza, perché almeno per una buona metà della serie il rapporto mostrato-raccontato penderà un po' troppo in favore del secondo onde non scoprire prematuramente le carte. Va detto tuttavia che, eccezion fatta per l'ahimè inutile e quantomai scipita backstory di Makoto, i vari inserti collaterali al filone principale, di durata e contingenza variabili (si va dai tragicomici tentativi di Rei, che non sa nuotare, di intendere ragione dei vari stili allo shopping natatorio, passando per gli insoliti abbinamenti alimentari di Haruka e altre frivolezze assortite), non sono affatto irritanti come si potrebbe credere, ma anzi conferiscono al tutto una freschezza e una leggerezza di cui lo spettatore si sorprenderà ad avere bisogno a fronte di quella che è, a tutti gli effetti, la storia di una riconciliazione sofferta e affatto scontata. Qualcuno potrebbe obiettare che sarebbe bastato chiarirsi immediatamente, magari anche a costo di trascendere a parole o nei fatti, ma vale la pena ricordare che all'epoca Haruka e Rin erano troppo giovani - pardon, piccoli - per reagire in maniera razionale a uno strappo così profondo e ingiusto nei confronti di entrambi. Che poi l'uno o l'altro, quando non addirittura ambedue, possano riuscire indigesti è un altro discorso - non un problema, badate bene, perché i gusti son gusti, ma dovrebbe essere cura dello spettatore fare in modo che ciò non infici la sua visione d'insieme. A tale proposito Makoto, Nagisa, Gou e soprattutto Rei costituiscono dei validissimi alleati in quanto tutt'altro che sacrificati o inerti rispetto a una vicenda che, nel bene e nel male, li condiziona e li spinge a riflettere, a spendersi con convinzione per la riuscita del riavvicinamento anche a costo di prendere qualche rischio o andare contro i propri interessi - tutto, fuorché stare a guardare lo stillicidio del tutto privo di senso di un'amicizia imbrigliata tra rovi invisibili.
(No, non sono una fujoshi e no, non credo che "Free!" abbia inoppugnabili sottotoni omoerotici, ma solo callide e garbate ambiguità inserite al puro scopo di far parlar di sé. C'è solo un motivo per cui l'onore di Gou non è oggetto di disputa da parte dei protagonisti, e non potrebbe essere più semplice di così: la carne al fuoco che c'è già basta e avanza. Questo la preserva dall'ira funesta delle fujoshi con tanto di pedigree, che invece di augurarle la morte per il solo fatto di respirare la stessa aria dei cinque bellocci - magari per annegamento, vista tutta l'acqua che c'è - saranno più inclini a considerarla come la loro ambasciatrice in-universe.)
Un altro appunto che è facile muovere ai personaggi è che di per sé non sono nulla di speciale, o per meglio dire incarnano degli archetipi ampiamente collaudati: Makoto la "mamma", Nagisa il Pollon gender flipped, Rei il tecnico, Haruka il Tronky, Rin l'asso ferito. E allora? L'importante è che l'insieme funzioni, e non c'è dubbio che ognuno di loro sia, nel suo piccolo, indispensabile al fine di mantenere intatto l'equilibrio - che tutti significhino qualcosa per tutti, anche se magari sono troppo inetti o orgogliosi per darlo a vedere. E allora magari è anche giusto che i comprimari si mantengano sullo sfondo, anche se non vedo perché non coinvolgere maggiormente la sensei Amakata dal momento che persino il vecchio coach dei ragazzi, che alcuni fan hanno ribattezzato Macklemore in nome della somiglianza con l'eponimo musicista, è riuscito a ritagliarsi la sua brava nicchia. Mi sento tuttavia di assegnare una menzione d'onore a Mikoshiba, capitano della squadra di Rin, che quando non è impegnato a rendersi ridicolo di fronte a Gou, per la quale ha una comica cotta, si dimostra di una competenza e acutezza più che degne della sua qualifica. Peccato che nell'ottica di una seconda stagione, essendo già al terzo anno, il proverbiale bus sia dietro l'angolo, ma voglio credere che in ogni caso Rin non sarà così ingrato da dimenticare quanto ha fatto per lui.
Per venire finalmente all'impiattamento del prodotto, per utilizzare un'immagine alla MasterChef, tanto vale togliersi il prima possibile il dente e mettere i puntini sulle i: a meno che non si parli di donne di fede islamica - e nemmeno tutte dato che dell'hijab il Corano parla poco (sette volte al netto di centoquattordici sūre da più di seimila versetti l'una ) e in maniera tale da conferire al termine un'accezione molto ampia e sfuggente -, chi dice nuoto dice pelle, perciò è del tutto inutile, nonché francamente imbarazzante, mettersi a saltare su e giù come tante scimmie impazzite a causa dell'ovvia esposizione a cui, nel corso della serie, vanno soggetti i protagonisti. Non è fanservice, questo: è la trama a chiederlo, non le fujhoshi, e nemmeno Gou dal suo lato del Quarto Muro. Certo, qualche espediente gratuito per mettere ancora più in luce la loro - giustificata - prestanza, c'è, ma mai durante le scene di agonismo vero e proprio, sempre ben animate e cadenzate al punto giusto. È vero anche che abbracci, sguardi incatenati, sorrisi complici e altri gesti equivoci non si contano, ma la KyoAni non è certo nuova a flirtare spudoratamente con il suo target di elezione - tutte manovre che effettuate con una mano appena più pesante darebbero fastidio a chi, per vari motivi, non non ne fa parte. E poi al diavolo: la visione di quest'anime rimane, da un punto di vista prettamente grafico, stimolante a prescindere da tutto questo e dall'interesse che il nuoto suscita o meno nello spettatore nella vita quotidiana, grazie a una regia dinamica ma tutt'altro che smaniosa di pavoneggiarsi, un character design gradevole e una fotografia che sa farsi, all'occorrenza, sgargiante e sobria, sguaiata e sommessa, spensierata e suggestiva. Tra l'altro è anche assai ben recitato e puntualissimo per quanto riguarda le musiche, orecchiabili senza per questo risultare invadenti. L'opening è piacevolmente cattiva, mentre l'ending, a cui si accompagna un concept a un tempo esilarante e golosamente perverso, conquista fin dal primo ascolto per la sua vivacità.
Insomma, una bella serie, magari non imprescindibile, ma che non solo non disattende le aspettative, ma addirittura solleva di sua sponte la barra e centra l'obiettivo. Un 8 e mezzo riveduto al ribasso solo ed esclusivamente a causa dell'esecuzione un po' pasticciata dell'intreccio.
MAKOTO: "Non è il mio ragazzo."
VECCHIETTA: "Non inganni nessuno, mio caro."
(da "50%OFF", una delle abrigded series tratte dall'anime)
Siamo sinceri: nessuno nutriva delle grandi aspettative per questa serie. Tutto quel che si chiedeva alla KyoAni era un prodotto che traghettasse lo spettatore da un capo all'alto dell'estate senza ammorbarlo e/o insultarlo troppo pesantemente nell'intelligenza, possibilmente fujoshi friendly ma non abbastanza da scoraggiare chi non conosce o gradisce siffatto fenomeno; un prodotto fresco, ben confezionato, ma nel complesso bidimensionale, di quelli che si lasciano vedere più che guardare, un po' come un capo di vestiario che si compri più per il prestigio della marca che per una sua intrinseca conformità a quelli che sono i nostri gusti personali. Non era una sfida. Era troppo povera di stimoli per esserlo, troppo alla portata, troppo più simile a un esercizio di stile che a un vero e proprio progetto narrativo e visivo. E così il noto studio di animazione del Kansai ha deciso di alzare la posta facendo di quelli che tutti davano per scontati fossero gli unici argomenti di "Free!", c'est à dire sole, cuore e fancervice, l'impasto di qualcosa di contenutisticamente ben più sfizioso anche se magari non esente da difetti: una bella scommessa per una vittoria, quella sul pregiudizio - anche il mio, devo dire -, se possibile ancor più bella.
"Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo"... ma anche no. Nessuno dei nostri protagonisti ha infatti l'età legale per farsi servire qualcosa di più alcolico di un'aranciata, né anela a grandi rivoluzioni; no, il sogno di Haruka, Makoto, Nagisa e Rin, decisamente più appropriato visto che parliamo di bambini delle elementari, è quello di poter nuotare insieme per sempre. Ma per perfezionarsi in questa disciplina Rin deve partire per l'Australia, circostanza che porta la sua amicizia con gli altri a uno sfilacciamento che potrebbe non essere soltanto fisiologico. Poco tempo dopo ad allontanarsi dal gruppo è Haruka, che improvvisamente non sopporta più di immergersi in quelle acque clorate che gli hanno regalato così tante emozioni: due fatti apparentemente scollegati ma che anni dopo, quando il primo farà ritorno in Giappone, si riveleranno essere le diverse chiavi di lettura di un unico episodio. Toccherà a Makoto e Nagisa cercare di raccogliere i pezzi, fermo restando che il passato è remeabile soltanto fino a un certo punto e che ci sono cose che sono come l'acqua: devono essere lasciate libere di fare il loro corso.
George Bernard Shaw diceva che per ogni problema complesso c'è una soluzione semplice ma sbagliata. Nel caso di "Free!" la soluzione, ovverosia rimettere in piedi il vecchio club di nuoto, è giusta ma insufficiente a raggiungere lo scopo perché Nagisa e Makoto, che hanno avuto l'idea, non hanno sentore di quel che si cela dietro la ritrosia di Haruka a entrare a farne parte e alla iattanza di Rin, per nulla contento di avere di nuovo a che fare con loro. Lo stesso spettatore gode di una visuale appena più ampia, circostanza che potrebbe procurargli qualche mal di pancia giacché per la maggior parte del tempo gli elementi a sua disposizione non sembreranno portare a nulla: perché tanto pathos, perché tanta cocciutaggine nel voler riportare indietro le lancette dell'orologio? Ma soprattutto non si capisce perché tanta sollecitudine nei confronti di Rin, che fino all'ultimo farà di tutto per rendersi gratuitamente indigesto verso chiunque: sua sorella Gou ("È Kou!"), che vuole soltanto vederlo felice; il suo kohai Nitori, un po' appiccicoso ma animato dalle migliori intenzioni; e da ultimo Rei, la new entry del gruppo, che si compiace di considerare un suo rimpiazzo ma che al tempo stesso invidia.
Ci vuole del tempo, insomma. Tempo e anche tanta pazienza, perché almeno per una buona metà della serie il rapporto mostrato-raccontato penderà un po' troppo in favore del secondo onde non scoprire prematuramente le carte. Va detto tuttavia che, eccezion fatta per l'ahimè inutile e quantomai scipita backstory di Makoto, i vari inserti collaterali al filone principale, di durata e contingenza variabili (si va dai tragicomici tentativi di Rei, che non sa nuotare, di intendere ragione dei vari stili allo shopping natatorio, passando per gli insoliti abbinamenti alimentari di Haruka e altre frivolezze assortite), non sono affatto irritanti come si potrebbe credere, ma anzi conferiscono al tutto una freschezza e una leggerezza di cui lo spettatore si sorprenderà ad avere bisogno a fronte di quella che è, a tutti gli effetti, la storia di una riconciliazione sofferta e affatto scontata. Qualcuno potrebbe obiettare che sarebbe bastato chiarirsi immediatamente, magari anche a costo di trascendere a parole o nei fatti, ma vale la pena ricordare che all'epoca Haruka e Rin erano troppo giovani - pardon, piccoli - per reagire in maniera razionale a uno strappo così profondo e ingiusto nei confronti di entrambi. Che poi l'uno o l'altro, quando non addirittura ambedue, possano riuscire indigesti è un altro discorso - non un problema, badate bene, perché i gusti son gusti, ma dovrebbe essere cura dello spettatore fare in modo che ciò non infici la sua visione d'insieme. A tale proposito Makoto, Nagisa, Gou e soprattutto Rei costituiscono dei validissimi alleati in quanto tutt'altro che sacrificati o inerti rispetto a una vicenda che, nel bene e nel male, li condiziona e li spinge a riflettere, a spendersi con convinzione per la riuscita del riavvicinamento anche a costo di prendere qualche rischio o andare contro i propri interessi - tutto, fuorché stare a guardare lo stillicidio del tutto privo di senso di un'amicizia imbrigliata tra rovi invisibili.
(No, non sono una fujoshi e no, non credo che "Free!" abbia inoppugnabili sottotoni omoerotici, ma solo callide e garbate ambiguità inserite al puro scopo di far parlar di sé. C'è solo un motivo per cui l'onore di Gou non è oggetto di disputa da parte dei protagonisti, e non potrebbe essere più semplice di così: la carne al fuoco che c'è già basta e avanza. Questo la preserva dall'ira funesta delle fujoshi con tanto di pedigree, che invece di augurarle la morte per il solo fatto di respirare la stessa aria dei cinque bellocci - magari per annegamento, vista tutta l'acqua che c'è - saranno più inclini a considerarla come la loro ambasciatrice in-universe.)
Un altro appunto che è facile muovere ai personaggi è che di per sé non sono nulla di speciale, o per meglio dire incarnano degli archetipi ampiamente collaudati: Makoto la "mamma", Nagisa il Pollon gender flipped, Rei il tecnico, Haruka il Tronky, Rin l'asso ferito. E allora? L'importante è che l'insieme funzioni, e non c'è dubbio che ognuno di loro sia, nel suo piccolo, indispensabile al fine di mantenere intatto l'equilibrio - che tutti significhino qualcosa per tutti, anche se magari sono troppo inetti o orgogliosi per darlo a vedere. E allora magari è anche giusto che i comprimari si mantengano sullo sfondo, anche se non vedo perché non coinvolgere maggiormente la sensei Amakata dal momento che persino il vecchio coach dei ragazzi, che alcuni fan hanno ribattezzato Macklemore in nome della somiglianza con l'eponimo musicista, è riuscito a ritagliarsi la sua brava nicchia. Mi sento tuttavia di assegnare una menzione d'onore a Mikoshiba, capitano della squadra di Rin, che quando non è impegnato a rendersi ridicolo di fronte a Gou, per la quale ha una comica cotta, si dimostra di una competenza e acutezza più che degne della sua qualifica. Peccato che nell'ottica di una seconda stagione, essendo già al terzo anno, il proverbiale bus sia dietro l'angolo, ma voglio credere che in ogni caso Rin non sarà così ingrato da dimenticare quanto ha fatto per lui.
Per venire finalmente all'impiattamento del prodotto, per utilizzare un'immagine alla MasterChef, tanto vale togliersi il prima possibile il dente e mettere i puntini sulle i: a meno che non si parli di donne di fede islamica - e nemmeno tutte dato che dell'hijab il Corano parla poco (sette volte al netto di centoquattordici sūre da più di seimila versetti l'una ) e in maniera tale da conferire al termine un'accezione molto ampia e sfuggente -, chi dice nuoto dice pelle, perciò è del tutto inutile, nonché francamente imbarazzante, mettersi a saltare su e giù come tante scimmie impazzite a causa dell'ovvia esposizione a cui, nel corso della serie, vanno soggetti i protagonisti. Non è fanservice, questo: è la trama a chiederlo, non le fujhoshi, e nemmeno Gou dal suo lato del Quarto Muro. Certo, qualche espediente gratuito per mettere ancora più in luce la loro - giustificata - prestanza, c'è, ma mai durante le scene di agonismo vero e proprio, sempre ben animate e cadenzate al punto giusto. È vero anche che abbracci, sguardi incatenati, sorrisi complici e altri gesti equivoci non si contano, ma la KyoAni non è certo nuova a flirtare spudoratamente con il suo target di elezione - tutte manovre che effettuate con una mano appena più pesante darebbero fastidio a chi, per vari motivi, non non ne fa parte. E poi al diavolo: la visione di quest'anime rimane, da un punto di vista prettamente grafico, stimolante a prescindere da tutto questo e dall'interesse che il nuoto suscita o meno nello spettatore nella vita quotidiana, grazie a una regia dinamica ma tutt'altro che smaniosa di pavoneggiarsi, un character design gradevole e una fotografia che sa farsi, all'occorrenza, sgargiante e sobria, sguaiata e sommessa, spensierata e suggestiva. Tra l'altro è anche assai ben recitato e puntualissimo per quanto riguarda le musiche, orecchiabili senza per questo risultare invadenti. L'opening è piacevolmente cattiva, mentre l'ending, a cui si accompagna un concept a un tempo esilarante e golosamente perverso, conquista fin dal primo ascolto per la sua vivacità.
Insomma, una bella serie, magari non imprescindibile, ma che non solo non disattende le aspettative, ma addirittura solleva di sua sponte la barra e centra l'obiettivo. Un 8 e mezzo riveduto al ribasso solo ed esclusivamente a causa dell'esecuzione un po' pasticciata dell'intreccio.