Recensione
Il lago dei cigni
9.0/10
Impossibile, per un amante della musica, non conoscere le stupende melodie di Čajkovskij, l'immortale compositore russo noto per il suo contributo al successo di balletti quali "Lo schiaccianoci", "La bella addormentata" e, soprattutto, "Il lago dei cigni", forse il più conosciuto, dato che ancora oggi il candido uccello acquatico in cui era stata tramutata la principessa Odette è strettamente associato all'immagine delle ballerine classiche. Una vicenda, quella del principe Sigfrido e della sua sventurata amante, riproposta in molteplici versioni, tra cui questa della Toei. Diamoci uno sguardo.
Disegni
Le ambientazioni sono indubbiamente suggestive: buona la resa del lugubre maniero in cui vive il minaccioso (qui, in realtà, non troppo) mago Rothbart, e così quella del lago del titolo e del castello del futuro re, che ricorda molto quello, realmente esistente, di Neuschwanstein (e probabilmente non a caso, visto che in tedesco "schwan" vuol dire proprio "cigno"!). Semplice ma grazioso anche il character design, con i personaggi positivi tratteggiati con linee semplici e armoniose e quelli prettamente negativi con una certa, prevedibile (dato il target, presumibilmente infantile) propensione alla caricatura, che serve a smorzarne l'aspetto temibile. Un lavoro di buona qualità, sebbene non superiore alla media delle opere della stessa casa di produzione e dello stesso periodo.
Storia
Ancora una volta, i giapponesi mostrano una spiccata predilezione per la fedeltà all'originale, a differenza degli sceneggiatori americani, che spesso e volentieri stravolgono intere opere per farcirle di contenuti a loro avviso più adatti ai piccoli destinatari del prodotto finale: ecco quindi che le modifiche alla fonte appaiono esigue, con la semplice aggiunta delle classiche mascotte, in questo caso una coppia di scoiattolini innamorati che commentano gli sviluppi della narrazione, stemperano occasionalmente la tensione e, addirittura, cercano, per quanto possono, di aiutare gli eroi (un po' alla maniera di Giac e Gas nella trasposizione Disney di "Cenerentola", per capirci). Da segnalare la scelta degli autori di non attenersi strettamente all'epilogo originario, effettivamente troppo triste e pessimistico, optando invece per una soluzione che non si discosta molto da quelle proposte in tempi più recenti per il balletto.
Personaggi
Su questo piano, gli stereotipi tipici delle fiabe sono serviti: i personaggi si dividono nettamente in buoni e cattivi, in eroe, eroina, aiutante, antagonista, rivale. Se ciò risulta coerente rispetto alle intenzioni degli sceneggiatori, dispiace, comunque, non avere la possibilità di affezionarsi ai protagonisti, come ad esempio poteva accadere con la sfortunata sirenetta Marina, apparsa sugli schermi, sempre ad opera della Toei, ben sei anni prima. Probabilmente, la figura che riceve il migliore trattamento è, curiosamente, il "perfido" Rothbart, che suscita, a dispetto del suo ruolo e delle sue azioni non proprio nobilissime, una certa simpatia, vuoi perché i suoi comportamenti fanno spesso sorridere, vuoi perché, assurdamente, prova un sentimento sincero per Odette, benché lo dimostri volendola ad ogni costo per sé, in una sorta di attaccamento egoistico e a tratti infantile, per alcuni versi simile a quello che, per Freud, è presente nei bimbi in tenerissima età e che ha per oggetto il genitore di sesso opposto (il complesso di Edipo/Elettra).
Musiche
Come non menzionare il commento musicale di questo lungometraggio? Esso è difatti affidato pressoché integralmente alle melodie di Čajkovskij, direttamente provenienti dal balletto. Una scelta d'obbligo, date le pretese di fedeltà del film, che lo impreziosisce straordinariamente, ammantandone alcuni difetti. In una parola: stupendo.
Giudizio globale
Ad essere onesti, il mio vero voto sarebbe un 8.5, ma ho deciso di alzarlo a 9 per un semplice motivo: questa versione de "Il lago dei cigni" ha il grande pregio di essere l'unica trasposizione animata di questo capolavoro tardo-romantico che non ne tradisce vistosamente lo spirito anche se, almeno per i miei gusti, non sarebbe affatto male se qualche produttore giapponese ne facesse un "remake" col character design giusto e, magari, con una sceneggiatura più matura.
Disegni
Le ambientazioni sono indubbiamente suggestive: buona la resa del lugubre maniero in cui vive il minaccioso (qui, in realtà, non troppo) mago Rothbart, e così quella del lago del titolo e del castello del futuro re, che ricorda molto quello, realmente esistente, di Neuschwanstein (e probabilmente non a caso, visto che in tedesco "schwan" vuol dire proprio "cigno"!). Semplice ma grazioso anche il character design, con i personaggi positivi tratteggiati con linee semplici e armoniose e quelli prettamente negativi con una certa, prevedibile (dato il target, presumibilmente infantile) propensione alla caricatura, che serve a smorzarne l'aspetto temibile. Un lavoro di buona qualità, sebbene non superiore alla media delle opere della stessa casa di produzione e dello stesso periodo.
Storia
Ancora una volta, i giapponesi mostrano una spiccata predilezione per la fedeltà all'originale, a differenza degli sceneggiatori americani, che spesso e volentieri stravolgono intere opere per farcirle di contenuti a loro avviso più adatti ai piccoli destinatari del prodotto finale: ecco quindi che le modifiche alla fonte appaiono esigue, con la semplice aggiunta delle classiche mascotte, in questo caso una coppia di scoiattolini innamorati che commentano gli sviluppi della narrazione, stemperano occasionalmente la tensione e, addirittura, cercano, per quanto possono, di aiutare gli eroi (un po' alla maniera di Giac e Gas nella trasposizione Disney di "Cenerentola", per capirci). Da segnalare la scelta degli autori di non attenersi strettamente all'epilogo originario, effettivamente troppo triste e pessimistico, optando invece per una soluzione che non si discosta molto da quelle proposte in tempi più recenti per il balletto.
Personaggi
Su questo piano, gli stereotipi tipici delle fiabe sono serviti: i personaggi si dividono nettamente in buoni e cattivi, in eroe, eroina, aiutante, antagonista, rivale. Se ciò risulta coerente rispetto alle intenzioni degli sceneggiatori, dispiace, comunque, non avere la possibilità di affezionarsi ai protagonisti, come ad esempio poteva accadere con la sfortunata sirenetta Marina, apparsa sugli schermi, sempre ad opera della Toei, ben sei anni prima. Probabilmente, la figura che riceve il migliore trattamento è, curiosamente, il "perfido" Rothbart, che suscita, a dispetto del suo ruolo e delle sue azioni non proprio nobilissime, una certa simpatia, vuoi perché i suoi comportamenti fanno spesso sorridere, vuoi perché, assurdamente, prova un sentimento sincero per Odette, benché lo dimostri volendola ad ogni costo per sé, in una sorta di attaccamento egoistico e a tratti infantile, per alcuni versi simile a quello che, per Freud, è presente nei bimbi in tenerissima età e che ha per oggetto il genitore di sesso opposto (il complesso di Edipo/Elettra).
Musiche
Come non menzionare il commento musicale di questo lungometraggio? Esso è difatti affidato pressoché integralmente alle melodie di Čajkovskij, direttamente provenienti dal balletto. Una scelta d'obbligo, date le pretese di fedeltà del film, che lo impreziosisce straordinariamente, ammantandone alcuni difetti. In una parola: stupendo.
Giudizio globale
Ad essere onesti, il mio vero voto sarebbe un 8.5, ma ho deciso di alzarlo a 9 per un semplice motivo: questa versione de "Il lago dei cigni" ha il grande pregio di essere l'unica trasposizione animata di questo capolavoro tardo-romantico che non ne tradisce vistosamente lo spirito anche se, almeno per i miei gusti, non sarebbe affatto male se qualche produttore giapponese ne facesse un "remake" col character design giusto e, magari, con una sceneggiatura più matura.