Recensione
Ninja Sentai Kakuranger
8.0/10
Caratteristica fondamentale dei sentai dei primi anni '90 è il distaccarsi dagli argomenti fantascientifici, dagli asettici robot costruiti dall'uomo, dalle organizzazioni segrete di scienziati che creano supereroi dotati di poteri artificiali, dalle invasioni aliene e dalle organizzazioni criminali in favore di tematiche più fantastiche, che sfociano spesso e volentieri nel misticismo, nella mitologia e nella storia antica.
"Ninja Sentai Kakuranger", la serie sentai del 1994, è stata costruita in maniera assolutamente speculare a quella dell'anno precedente, "Gosei Sentai Dairanger", pur mantenendone alcuni elementi cardine: l'uso di elementi caratteristici della storia/cultura dell'Asia orientale, le arti marziali, la mitologia orientale.
Se "Dairanger" era basato sulle arti marziali cinesi e su culti e creature mitologiche condivise in tutta l'Asia orientale ma originariamente estranei al Giappone, "Kakuranger" invece si concentra interamente su elementi propri della sua terra d'origine: da un lato i ninja, con un gruppo di protagonisti che discende da personaggi storici/leggendari del Giappone; dall'altro gli youkai, le creature mitologiche che affollano le fiabe e le credenze nipponiche.
La serie è impregnata di cultura giapponese in ogni suo elemento, a cominciare dal narratore che introduce gli episodi con monologhi di rakugo e descrive il mostro della settimana con stampe tradizionali, per finire coi robot dei nostri eroi che hanno tutti l'appellativo di "Shogun" e ricordano i castelli tradizionali giapponesi o le gru di origami.
Decisamente tutto un altro mondo per chi questa serie l'ha conosciuta, trasversalmente, attraverso l'adattamento americano "Power Rangers", dove i ninja erano alieni, gli youkai normali mostri artificiali e le mistiche creature che concedono agli eroi i loro poteri dei freddi robot, non c'è che dire.
A questo fascino tutto orientale si aggiunge una piacevolissima atmosfera da b-movie di arti marziali, con tanto di mega-onomatopee che decorano i cazzotti e i colpi speciali sferrati dagli eroi, creando una forte continuità con la serie dell'anno precedente, che nei b-movie di arti marziali all'orientale ci sguazzava felicemente.
"Kakuranger" è un viaggio on the road, a bordo di uno strambo gatto camper senziente che all'occorrenza si trasforma in creperia, per le strade di un bellissimo Giappone anni '90, dove si fondono gli elementi del folklore e della tradizione con quelli della modernità incarnati dai capi di abbigliamento indossati dai personaggi (tipici della moda di quegli anni), dalle sale giochi, dalla musica da discoteca, dal simpaticissimo episodio-citazione di quel "Bishoujo Senshi Sailor Moon" che nel 1994 ci raccontava la sua parte più bella.
Ad accompagnarci in questo viaggio un gruppo di eroi piuttosto strampalato, guidato da un Red Ranger, Sasuke, che per una volta non è il leader, nonostante abbia comunque modo di risaltare per il suo coraggio nel corso della vicenda. La scena, infatti, è tutta per Tsuruhime, l'eroina del gruppo, che è il leader de facto e anche il personaggio dalla caratterizzazione più sfaccettata tra tutti i Kakuranger, dato che tutta la trama principale è incentrata sulle vicende della sua famiglia.
Saizou, Seikai e Jiraiya restano purtroppo personaggi di secondo piano, anche se non mancano diversi episodi a loro dedicati che ne approfondiscono il carattere.
Jiraiya, personaggio di per sé 'trashissimo' nel suo essere un ninja vestito da cowboy che parla mezzo inglese e mezzo giapponese, inaspettatamente è il protagonista di alcuni tra gli episodi più belli e commoventi, quelli che raccontano il suo passato e il suo rapporto col padre e il maestro.
Saizou e Seikai seguono un po' le orme di Boi e Dan, i Ranger blu e giallo del sentai di due anni prima, risultando personaggi allegri e simpatici, ma non molto sfaccettati e sostanzialmente intercambiabili.
E, del resto, in comune con "Kyouryuu Sentai Zyuranger" c'è anche la struttura degli episodi, dove la vittima dello youkai di turno è quasi sempre un bambino con cui gli eroi fanno amicizia e che si trovano poi a dover salvare, nonché anche lo stesso, bellissimo, misticismo secondo cui i vari robot sono delle maestose e sagge divinità che occasionalmente concedono aiuto agli eroi o li mettono alla prova, permettendo loro di ottenere nuovi poteri dopo duri addestramenti.
"Kakuranger" ha la classica struttura ad episodi autoconclusivi tipica di questo genere di produzioni, ma è diviso in due parti ben distinte, caratterizzate da un cambio di robot e da un ben preciso episodio intitolato proprio "Fine della prima parte".
A movimentare gli episodi ci sono storie sempre nuove, che passano con maestria dal comico al poetico, dal malinconico al drammatico, donando una vasta gamma di emozioni agli spettatori, merito anche dei vari youkai che compaiono di episodio in episodio, tutti diversi tra loro e splendidamente caratterizzati.
Lentamente, si fa strada, fra un buffo youkai e l'altro, anche un'epica trama portante, che ci parla di un padre e di una figlia, di maestri e allievi, di sagge divinità e ninja scavezzacollo rinchiusi in anfore mistiche per via di un maleficio. Tutti elementi di gran fascino che pian piano convergono verso un finale di grande intensità, non senza averci regalato qua e là vari momenti di gran coinvolgimento emotivo.
Una piacevole caratteristica di "Kakuranger", come un po' di tutti i sentai degli anni '90, è la grande naturalezza con cui si passa dalla commedia all'azione, dalla quotidianità al dramma in modo convincente, merito delle buone prove di attori, stuntman e doppiatori. I Kakuranger sono, tutto sommato, dei ragazzi abbastanza normali, a cui piace divertirsi, mangiare, scherzare, giocare ai videogiochi, vivere le loro prime esperienze sentimentali, ma sono anche dei ninja, degli eroi, e nella loro storia non mancheranno scene ricche d'azione o di dramma, dove subiranno delle amare perdite, il sangue scorrerà a fiumi e dovranno urlare, rialzarsi, farsi coraggio e combattere in nome del loro destino. Una caratteristica, quella della drammaticità e dell'eroismo, che un po' manca ai più giocosi sentai moderni e che, senza arrivare agli eccessi opposti, decisamente non dispiace.
"Kakuranger" si avvale di attori e doppiatori molto bravi, che sicuramente fanno affezionare ai loro personaggi. Come dimenticare il 'trashissimo' rocker Gashadokuro, splendidamente uscito da una rivista degli anni '80, o il gelido e malefico re dei demoni con la voce di Hidekatsu Shibata? Persino Kazuki Yao, doppiatore che solitamente non amo, riesce ad essere qui divertente e simpatico, nei panni dello spassosissimo ma eroico Ninjaman.
Degna di nota anche la bellissima colonna sonora. Già con la ritmatissima sigla d'apertura e con il delirante balletto (elemento che ritornerà a far parte dei sentai in pianta stabile negli anni successivi) della sigla finale si erano accattivati le mie simpatie, ma l'episodio dove gli youkai organizzano una festa da ballo scatenandosi sulle note tipicamente da discoteca anni '90 di "Move Your Body" degli Eurogroove è una chicca fenomenale.
"Kakuranger" è una bella serie, di per sé. E' divertente, appassiona con l'uso a metà tra il didascalico e il pop che fa degli elementi della cultura giapponese come i ninja e gli youkai, e regala diverse emozioni con una trama principale ricca di misticismo ed epica. Deve però scontrarsi con la pesante eredità del precedente "Dairanger", in cui la storia era gestita molto meglio ed erano presenti molti più personaggi secondari di spessore e intrecci, mentre "Kakuranger" è più schematico, la sua struttura da road movie lo costringe a cambiare comprimari di volta in volta e, dunque, alcuni dei suoi eroi risultano meno caratterizzati di altri, mancando loro delle sotto-trame particolari che possano farli risaltare.
E' comunque una serie estremamente piacevole per vari aspetti, nonché pregna di quell'epica vecchio stile che ai sentai moderni manca quasi del tutto, rendendoli inferiori a serie d'altri tempi come questa.
Consigliatissima a chi vuole approfondire in modo divertente la conoscenza di elementi folkloristici del Giappone come gli youkai e i ninja, e a chi vuole farsi un tuffo nostalgico negli anni '90 della musica da discoteca e dei primi Power Rangers, che hanno pescato a piene mani anche da questa serie, purtroppo privandola di tutti i suoi elementi più belli.
"Ninja Sentai Kakuranger", la serie sentai del 1994, è stata costruita in maniera assolutamente speculare a quella dell'anno precedente, "Gosei Sentai Dairanger", pur mantenendone alcuni elementi cardine: l'uso di elementi caratteristici della storia/cultura dell'Asia orientale, le arti marziali, la mitologia orientale.
Se "Dairanger" era basato sulle arti marziali cinesi e su culti e creature mitologiche condivise in tutta l'Asia orientale ma originariamente estranei al Giappone, "Kakuranger" invece si concentra interamente su elementi propri della sua terra d'origine: da un lato i ninja, con un gruppo di protagonisti che discende da personaggi storici/leggendari del Giappone; dall'altro gli youkai, le creature mitologiche che affollano le fiabe e le credenze nipponiche.
La serie è impregnata di cultura giapponese in ogni suo elemento, a cominciare dal narratore che introduce gli episodi con monologhi di rakugo e descrive il mostro della settimana con stampe tradizionali, per finire coi robot dei nostri eroi che hanno tutti l'appellativo di "Shogun" e ricordano i castelli tradizionali giapponesi o le gru di origami.
Decisamente tutto un altro mondo per chi questa serie l'ha conosciuta, trasversalmente, attraverso l'adattamento americano "Power Rangers", dove i ninja erano alieni, gli youkai normali mostri artificiali e le mistiche creature che concedono agli eroi i loro poteri dei freddi robot, non c'è che dire.
A questo fascino tutto orientale si aggiunge una piacevolissima atmosfera da b-movie di arti marziali, con tanto di mega-onomatopee che decorano i cazzotti e i colpi speciali sferrati dagli eroi, creando una forte continuità con la serie dell'anno precedente, che nei b-movie di arti marziali all'orientale ci sguazzava felicemente.
"Kakuranger" è un viaggio on the road, a bordo di uno strambo gatto camper senziente che all'occorrenza si trasforma in creperia, per le strade di un bellissimo Giappone anni '90, dove si fondono gli elementi del folklore e della tradizione con quelli della modernità incarnati dai capi di abbigliamento indossati dai personaggi (tipici della moda di quegli anni), dalle sale giochi, dalla musica da discoteca, dal simpaticissimo episodio-citazione di quel "Bishoujo Senshi Sailor Moon" che nel 1994 ci raccontava la sua parte più bella.
Ad accompagnarci in questo viaggio un gruppo di eroi piuttosto strampalato, guidato da un Red Ranger, Sasuke, che per una volta non è il leader, nonostante abbia comunque modo di risaltare per il suo coraggio nel corso della vicenda. La scena, infatti, è tutta per Tsuruhime, l'eroina del gruppo, che è il leader de facto e anche il personaggio dalla caratterizzazione più sfaccettata tra tutti i Kakuranger, dato che tutta la trama principale è incentrata sulle vicende della sua famiglia.
Saizou, Seikai e Jiraiya restano purtroppo personaggi di secondo piano, anche se non mancano diversi episodi a loro dedicati che ne approfondiscono il carattere.
Jiraiya, personaggio di per sé 'trashissimo' nel suo essere un ninja vestito da cowboy che parla mezzo inglese e mezzo giapponese, inaspettatamente è il protagonista di alcuni tra gli episodi più belli e commoventi, quelli che raccontano il suo passato e il suo rapporto col padre e il maestro.
Saizou e Seikai seguono un po' le orme di Boi e Dan, i Ranger blu e giallo del sentai di due anni prima, risultando personaggi allegri e simpatici, ma non molto sfaccettati e sostanzialmente intercambiabili.
E, del resto, in comune con "Kyouryuu Sentai Zyuranger" c'è anche la struttura degli episodi, dove la vittima dello youkai di turno è quasi sempre un bambino con cui gli eroi fanno amicizia e che si trovano poi a dover salvare, nonché anche lo stesso, bellissimo, misticismo secondo cui i vari robot sono delle maestose e sagge divinità che occasionalmente concedono aiuto agli eroi o li mettono alla prova, permettendo loro di ottenere nuovi poteri dopo duri addestramenti.
"Kakuranger" ha la classica struttura ad episodi autoconclusivi tipica di questo genere di produzioni, ma è diviso in due parti ben distinte, caratterizzate da un cambio di robot e da un ben preciso episodio intitolato proprio "Fine della prima parte".
A movimentare gli episodi ci sono storie sempre nuove, che passano con maestria dal comico al poetico, dal malinconico al drammatico, donando una vasta gamma di emozioni agli spettatori, merito anche dei vari youkai che compaiono di episodio in episodio, tutti diversi tra loro e splendidamente caratterizzati.
Lentamente, si fa strada, fra un buffo youkai e l'altro, anche un'epica trama portante, che ci parla di un padre e di una figlia, di maestri e allievi, di sagge divinità e ninja scavezzacollo rinchiusi in anfore mistiche per via di un maleficio. Tutti elementi di gran fascino che pian piano convergono verso un finale di grande intensità, non senza averci regalato qua e là vari momenti di gran coinvolgimento emotivo.
Una piacevole caratteristica di "Kakuranger", come un po' di tutti i sentai degli anni '90, è la grande naturalezza con cui si passa dalla commedia all'azione, dalla quotidianità al dramma in modo convincente, merito delle buone prove di attori, stuntman e doppiatori. I Kakuranger sono, tutto sommato, dei ragazzi abbastanza normali, a cui piace divertirsi, mangiare, scherzare, giocare ai videogiochi, vivere le loro prime esperienze sentimentali, ma sono anche dei ninja, degli eroi, e nella loro storia non mancheranno scene ricche d'azione o di dramma, dove subiranno delle amare perdite, il sangue scorrerà a fiumi e dovranno urlare, rialzarsi, farsi coraggio e combattere in nome del loro destino. Una caratteristica, quella della drammaticità e dell'eroismo, che un po' manca ai più giocosi sentai moderni e che, senza arrivare agli eccessi opposti, decisamente non dispiace.
"Kakuranger" si avvale di attori e doppiatori molto bravi, che sicuramente fanno affezionare ai loro personaggi. Come dimenticare il 'trashissimo' rocker Gashadokuro, splendidamente uscito da una rivista degli anni '80, o il gelido e malefico re dei demoni con la voce di Hidekatsu Shibata? Persino Kazuki Yao, doppiatore che solitamente non amo, riesce ad essere qui divertente e simpatico, nei panni dello spassosissimo ma eroico Ninjaman.
Degna di nota anche la bellissima colonna sonora. Già con la ritmatissima sigla d'apertura e con il delirante balletto (elemento che ritornerà a far parte dei sentai in pianta stabile negli anni successivi) della sigla finale si erano accattivati le mie simpatie, ma l'episodio dove gli youkai organizzano una festa da ballo scatenandosi sulle note tipicamente da discoteca anni '90 di "Move Your Body" degli Eurogroove è una chicca fenomenale.
"Kakuranger" è una bella serie, di per sé. E' divertente, appassiona con l'uso a metà tra il didascalico e il pop che fa degli elementi della cultura giapponese come i ninja e gli youkai, e regala diverse emozioni con una trama principale ricca di misticismo ed epica. Deve però scontrarsi con la pesante eredità del precedente "Dairanger", in cui la storia era gestita molto meglio ed erano presenti molti più personaggi secondari di spessore e intrecci, mentre "Kakuranger" è più schematico, la sua struttura da road movie lo costringe a cambiare comprimari di volta in volta e, dunque, alcuni dei suoi eroi risultano meno caratterizzati di altri, mancando loro delle sotto-trame particolari che possano farli risaltare.
E' comunque una serie estremamente piacevole per vari aspetti, nonché pregna di quell'epica vecchio stile che ai sentai moderni manca quasi del tutto, rendendoli inferiori a serie d'altri tempi come questa.
Consigliatissima a chi vuole approfondire in modo divertente la conoscenza di elementi folkloristici del Giappone come gli youkai e i ninja, e a chi vuole farsi un tuffo nostalgico negli anni '90 della musica da discoteca e dei primi Power Rangers, che hanno pescato a piene mani anche da questa serie, purtroppo privandola di tutti i suoi elementi più belli.