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Grazie all'originalità e alla raffinatezza con cui vengono presentate alcune particolari tematiche, è evidente come questo titolo rientri effettivamente tra quei pochi che mettono d'accordo l'intera comunità, o forse quasi. Perché infatti, con un certo rammarico, sono proprio io ad affermare che le storie e le immagini mostrate in "Haibane renmei", nonostante offrano notevoli spunti, non mi hanno coinvolto così tanto da poterne trarre delle vere e proprie emozioni.

Ad ogni modo, dovendo partire dagli aspetti positivi, direi che l'apertura di quest'opera rappresenta già un perfetto esempio di come si riesca ad attrarre all'impatto l'occhio dello spettatore: il risveglio di una giovane ragazza che precipita dal cielo, il tentativo di un corvo di sorreggerla dalla gonna e un mondo che a vista si avvicina sempre di più, non possono essere altro che un'introduzione costruita a meraviglia. Restare inermi a tutto ciò è impossibile, un po' come se si stesse vivendo un sogno: è proprio ciò che accade alla protagonista che, senza un perché, si desta dal sonno dentro a un grande bozzolo, in una realtà che scoprirà presto non essere separata da quella umana, pur non condividendone a pieno le caratteristiche fisiche: gli haibane pertanto si dotano di ali e di un'aureola e contrariamente a ciò a cui si può subito pensare, la definizione di angelo non è altro che una semplice proiezione delle tante possibili che quest'opera ci propone. Un mistero, dunque, che ci accompagnerà accanto a tutti gli altri che emergeranno volta per volta in maniera costantemente lenta e che persisteranno fino alla fine. Tuttavia, questa caratteristica non lascia con l'amaro in bocca perché è l'elemento portante del racconto, nonché la sua parte prettamente più interessante e coinvolgente.

Cos'è pertanto che non mi ha convinto fino in fondo, riguarda pertanto un aspetto che non ha molto a che fare con la storia principale, né con le musiche presenti che, per quanto povere siano, si integrano perfettamente con essa. Il problema, è il modo e la tecnica in quanto stile con cui è stata concepita e su ciò farò due appunti. Il primo si focalizza sui tempi di narrazione: non è assolutamente possibile rendere una serie così prolissa se tutto quel che ha da offrirci è riconducibile a un film di un paio d'ore, anche perché così il senso di poeticità e di enigmatico ne risentono molto. Il secondo fattore è meno fondamentale, ma non per questo irrilevante e concerne i disegni e la grafica in generale: sebbene i volti e i lineamenti dei personaggi siano abbastanza curati, i dettagli sullo sfondo in più di un caso sono realizzati in modo imperfetto, ma anche le ambientazioni lasciano a desiderare. Insomma, queste prospettive deludono e non poco, considerando un'opera che è stata realizzata comunque nel nuovo millennio. Ciò che però risalta è soprattutto la tonalità principale che trasforma totalmente il contesto rendendolo molto più cupo e spento; e se da un lato può essere vero che si fa riferimento a una scelta degli autori, dall'altra può tranquillamente non risultare azzeccata perché rende la visione più tediosa.

Concludo la mia analisi dicendo che "Haibane renmei" è stato il primo anime che mi ha messo seriamente in difficoltà. Ogni volta che cliccavo su un nuovo episodio contavo il numero di quelli rimanenti, segno che non sono riuscito cogliere gli elementi positivi (è indubbio che ce ne sono e sono anche tanti) che l'anime offre. Lo consiglio comunque a tutti e spero che susciti decisamente di più di quel che è riuscito a fare con me.