Recensione
Death Note
10.0/10
C’era una volta un ragazzo che ricevette un potere dal padre. Era un potere straordinario che gli permise di trascendere il limite umano e volare verso il divino. Quel ragazzo cercò di avvicinarsi troppo agli dei e diventare egli stesso un dio. Ma il potere divino è pesante e non è gestibile da un uomo; le stesse ali con cui aveva raggiunto il cielo decretarono la morte del ragazzo…
<b>-CONTIENE IMPORTANTI SPOILER SUL FINALE-</b>
Penso tutti abbiate riconosciuto la storia di Icaro e suo padre Dedalo; ebbene iniziare con un mito greco è forse il modo più semplice per raccontare la storia di Light. Recensire Death note è molto difficile perché oramai è stato detto tutto su questo favoloso manga, io sfrutterò la mia bassa conoscenza tecnica dei manga per fare una breve analisi su più livelli dei significati dell’opera.
Che Light sia un novello Icaro lo possiamo capire tutti, la stessa raffigurazione che lo ritrae più volte con delle ali può confermare questa ipotesi. Light riceve un potere straordinario, si dice per caso ma in realtà il caso cosa è se non un modo diverso per dire destino, ed io voglio vederla in questo modo. Light usa il suo potere nella maniera più nobile possibile; il suo fine è migliorare il mondo ormai corrotto, trascinato su una strada irreversibile. Che il protagonista sia guidato da questi intenti cosi elevati però è tutto da dimostrare, il fine vero di light è senza dubbio quello di divenire il Dio del nuovo mondo, raggiungere uno stato più elevato di quello di semplice essere umano. Più volte però Light riuscirà nel suo intento e la scena della morte di Rem è forse l’esempio più significativo di questo processo che ormai aveva raggiunto il culmine. Cosi come Icaro però, non vi è l’eccezione a confermare la regola, Light viene ucciso dal suo stesso potere, o meglio dall’incapacità di reggere a lungo un potere cosi grande.
Dal canto suo L ha le stesse ambizione di Light, presentate però in maniera molto più velata; lui vuole diventare il dio di un mondo diverso, il dio del mondo terreno il dio della giustizia terreno. Non si tratta di una forma di giustizia assoluta ma semplicemente della giustizia oramai riconosciuta dagli esseri umani. Anche Near rappresenta con la sua freddezza semplicemente la volontà di un mondo di rimanere uguale a se, di non perdere i suoi principi ormai divenuti giusti semplicemente perché riconosciuti dai più. Loro rappresentano la stabilità o meglio la staticità, Light rappresenta il cambiamento ed il coraggio di voltare pagina. Il mondo di L e Near ha già nel corso del tempo avuto diversi sacrifici per affermarsi cosi come è ora, il mondo di Light necessitava di tante morti anche di persone giuste per arrivare al suo culmine.
La sfida tra questi cervelli, e anche di queste due ideologie, rappresenta l’anima del manga ed il suo punto di forza più importante. Un’altra chiave di lettura per interpretare il manga è vederlo come un lunghissima partita a scacchi. Ognuno fa le sue mosse cercando di anticipare le mosse degli altri, cosi come in una partita a scacchi chi sembra in vantaggio non è detto sia il vincitore, e cosi come in una partita a scacchi chi perde il controllo della situazione è spacciato, e light nell’ultima sfida con Near ormai aveva perso la lucidità e lo scacco matto è stato fatale. Le pedine sono tutti i personaggi che si susseguono, dall’SPK al quartier generale giapponese, da Misa a Mikami. È propri quest’ultimo a sancire la sconfitta di Light, che fa l’errore di considerarlo una semplice pedina ignorando la sua natura umana ed è proprio al volontà di Mikami di affermare se stesso come uomo che sancirà la fine di Light.
Il pericolo di queste storie però è il rischio di pagare alla lunga lo scotto della novità per finire in semplici ragionamenti fini a se stessi atti ed annoiare il pubblico. In Death Note questo non succede perché gli autori sono bravissimi a mantenere sempre desta l’attenzione del lettore, a spingerlo di volta in volta a cercare di comprendere ed anticipare le strategie dei giocatori, cosa che inevitabilmente non succede perché sembrano lontanissime dalla comprensione umana, ma che alla fine si dimostrano di una semplicità disarmante (vedi ultima strategia di Near... ). Funziona tutto come l’uovo di colombo.
C’è chi critica però la seconda parte del manga dopo la morte di L, ma questa critica non è condivisibile perché anche nella seconda l’opera parte riesce a mantenere desta l’attenzione del lettore, i nuovi avversari si dimostrano diversi da L, ma nel contempo molto vicini, spinti da una volontà di imitazione inculcatali dalla Wammy’s house. La parte più criticabile è forse la relativa facilità con cui Near scopre Light Yagami, ma d’altronde far ripetere tutto il ragionamento iniziale di L avrebbe annoiato molto il lettore. Forse il manga stanca un po’ alla fine del volume 11 perché si dilunga a causa nella volontà ammessa dagli autori di vuole raggiungere i 108 capitoli per il forte significato che questo numero ha.
Se si vuole però analizzare la fine dell’opera allora si può portare alla luce un’altra bellissima similitudine, quella tra Light e Cristo. Questa similitudine è molto forte ed è più volte rafforzata dall’iconografia dell’opera, dalle croci e dall’ultima copertina dove Light è crocifisso. Gli stessi ultimi capitoli e la prodigata sofferenza prima di sancire la morte di Light possono essere accomunati alla Passione. In realtà la vera passione Light la prova durante tutta la sua salita al potere, dove la sofferenza per aver rinunciato alla vita ed ai sentimenti traspare solo a malapena (per non dire che non traspare affatto). Le lacrime dopo la morte del padre sebbene possano apparire finte mi sono sembrate una sorta di primo, sebbene limitato, sfogo. Light era consapevole che per proseguire nei suoi scopi doveva rinunciare a tutto, doveva rinunciare ad una vita normale. Cosi come Cristo anche Light cerca di salvare il mondo ma viene ripudiato da un mondo che non vuole cambiare, un mondo ancorato ad modo di pensare ormai radicato ma di sicuro non il più giusto. La “giustizia” è un concetto relativo e le ultime immagine che raffigurano un folto gruppo di poveracci che credono ancora in Kira dimostra che alla fine chi ci rimette in questo mondo sono sempre le persone buone.
Per fare un limitato accenno di tecnica, bisogna dire che i disegni sono stupendi, dai visi traspirano mille emozioni. I disegni non eccedono in pose stilistiche ma rappresentano semplicemente la realtà. La regia è ordinata, abbastanza quadrata. Più volte viene rappresentato in maniera perfetta il modo di controbattere degli avversari.
In conclusione si può porre questa domanda. <b><i>Ma viviamo veramente in un mondo giusto?</i></b></b></b>
<b>-CONTIENE IMPORTANTI SPOILER SUL FINALE-</b>
Penso tutti abbiate riconosciuto la storia di Icaro e suo padre Dedalo; ebbene iniziare con un mito greco è forse il modo più semplice per raccontare la storia di Light. Recensire Death note è molto difficile perché oramai è stato detto tutto su questo favoloso manga, io sfrutterò la mia bassa conoscenza tecnica dei manga per fare una breve analisi su più livelli dei significati dell’opera.
Che Light sia un novello Icaro lo possiamo capire tutti, la stessa raffigurazione che lo ritrae più volte con delle ali può confermare questa ipotesi. Light riceve un potere straordinario, si dice per caso ma in realtà il caso cosa è se non un modo diverso per dire destino, ed io voglio vederla in questo modo. Light usa il suo potere nella maniera più nobile possibile; il suo fine è migliorare il mondo ormai corrotto, trascinato su una strada irreversibile. Che il protagonista sia guidato da questi intenti cosi elevati però è tutto da dimostrare, il fine vero di light è senza dubbio quello di divenire il Dio del nuovo mondo, raggiungere uno stato più elevato di quello di semplice essere umano. Più volte però Light riuscirà nel suo intento e la scena della morte di Rem è forse l’esempio più significativo di questo processo che ormai aveva raggiunto il culmine. Cosi come Icaro però, non vi è l’eccezione a confermare la regola, Light viene ucciso dal suo stesso potere, o meglio dall’incapacità di reggere a lungo un potere cosi grande.
Dal canto suo L ha le stesse ambizione di Light, presentate però in maniera molto più velata; lui vuole diventare il dio di un mondo diverso, il dio del mondo terreno il dio della giustizia terreno. Non si tratta di una forma di giustizia assoluta ma semplicemente della giustizia oramai riconosciuta dagli esseri umani. Anche Near rappresenta con la sua freddezza semplicemente la volontà di un mondo di rimanere uguale a se, di non perdere i suoi principi ormai divenuti giusti semplicemente perché riconosciuti dai più. Loro rappresentano la stabilità o meglio la staticità, Light rappresenta il cambiamento ed il coraggio di voltare pagina. Il mondo di L e Near ha già nel corso del tempo avuto diversi sacrifici per affermarsi cosi come è ora, il mondo di Light necessitava di tante morti anche di persone giuste per arrivare al suo culmine.
La sfida tra questi cervelli, e anche di queste due ideologie, rappresenta l’anima del manga ed il suo punto di forza più importante. Un’altra chiave di lettura per interpretare il manga è vederlo come un lunghissima partita a scacchi. Ognuno fa le sue mosse cercando di anticipare le mosse degli altri, cosi come in una partita a scacchi chi sembra in vantaggio non è detto sia il vincitore, e cosi come in una partita a scacchi chi perde il controllo della situazione è spacciato, e light nell’ultima sfida con Near ormai aveva perso la lucidità e lo scacco matto è stato fatale. Le pedine sono tutti i personaggi che si susseguono, dall’SPK al quartier generale giapponese, da Misa a Mikami. È propri quest’ultimo a sancire la sconfitta di Light, che fa l’errore di considerarlo una semplice pedina ignorando la sua natura umana ed è proprio al volontà di Mikami di affermare se stesso come uomo che sancirà la fine di Light.
Il pericolo di queste storie però è il rischio di pagare alla lunga lo scotto della novità per finire in semplici ragionamenti fini a se stessi atti ed annoiare il pubblico. In Death Note questo non succede perché gli autori sono bravissimi a mantenere sempre desta l’attenzione del lettore, a spingerlo di volta in volta a cercare di comprendere ed anticipare le strategie dei giocatori, cosa che inevitabilmente non succede perché sembrano lontanissime dalla comprensione umana, ma che alla fine si dimostrano di una semplicità disarmante (vedi ultima strategia di Near... ). Funziona tutto come l’uovo di colombo.
C’è chi critica però la seconda parte del manga dopo la morte di L, ma questa critica non è condivisibile perché anche nella seconda l’opera parte riesce a mantenere desta l’attenzione del lettore, i nuovi avversari si dimostrano diversi da L, ma nel contempo molto vicini, spinti da una volontà di imitazione inculcatali dalla Wammy’s house. La parte più criticabile è forse la relativa facilità con cui Near scopre Light Yagami, ma d’altronde far ripetere tutto il ragionamento iniziale di L avrebbe annoiato molto il lettore. Forse il manga stanca un po’ alla fine del volume 11 perché si dilunga a causa nella volontà ammessa dagli autori di vuole raggiungere i 108 capitoli per il forte significato che questo numero ha.
Se si vuole però analizzare la fine dell’opera allora si può portare alla luce un’altra bellissima similitudine, quella tra Light e Cristo. Questa similitudine è molto forte ed è più volte rafforzata dall’iconografia dell’opera, dalle croci e dall’ultima copertina dove Light è crocifisso. Gli stessi ultimi capitoli e la prodigata sofferenza prima di sancire la morte di Light possono essere accomunati alla Passione. In realtà la vera passione Light la prova durante tutta la sua salita al potere, dove la sofferenza per aver rinunciato alla vita ed ai sentimenti traspare solo a malapena (per non dire che non traspare affatto). Le lacrime dopo la morte del padre sebbene possano apparire finte mi sono sembrate una sorta di primo, sebbene limitato, sfogo. Light era consapevole che per proseguire nei suoi scopi doveva rinunciare a tutto, doveva rinunciare ad una vita normale. Cosi come Cristo anche Light cerca di salvare il mondo ma viene ripudiato da un mondo che non vuole cambiare, un mondo ancorato ad modo di pensare ormai radicato ma di sicuro non il più giusto. La “giustizia” è un concetto relativo e le ultime immagine che raffigurano un folto gruppo di poveracci che credono ancora in Kira dimostra che alla fine chi ci rimette in questo mondo sono sempre le persone buone.
Per fare un limitato accenno di tecnica, bisogna dire che i disegni sono stupendi, dai visi traspirano mille emozioni. I disegni non eccedono in pose stilistiche ma rappresentano semplicemente la realtà. La regia è ordinata, abbastanza quadrata. Più volte viene rappresentato in maniera perfetta il modo di controbattere degli avversari.
In conclusione si può porre questa domanda. <b><i>Ma viviamo veramente in un mondo giusto?</i></b></b></b>